Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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ARCHEIPORTYX - Barry Nathaniel Malzberg, Bill Pronzini
Titolo originale: Whither thou, ghost

Lavoravo al tavolo d'ispezione numero tre quando arrivarono l'Archeiportyx in lutto seguito dal suo prete che teneva la scatola con lo spirito del morto.
A Immigrazione Luna concediamo, e qualche volta rifiutiamo, il permesso di accedere alla Terra a tutte le razze della Federazione; la quantità, ma anche le distanze immense dalle quali provengono le creature intelligenti, e talvolta disoneste, dell'universo, non finiranno mai di sbalordirmi. Ma anche in queste condizioni, per cui un ispettore dell'Immigrazione ha la tendenza a diventare un po' cinico fin da giovane, gli Archeiportyx costituiscono un'eccezione.
Sono creature che vivono centinaia di secoli terrestri, ma ci riescono solo grazie alla trasmogrificazione. Un Archeiportyx maturo ha più o meno dimensioni antropoidi, con quattro appendici a mo' di braccia (due più di noi), e un ributtante colorito lavanda, verde o giallo, secondo il sesso a cui appartiene. Più o meno ogni cinquant'anni si ammalano, si deteriorano e cessano di esistere nella forma precedente, i loro corpi si trasformano prima in ectoplasma e poi in vapore. È grazie alla conservazione di questo vapore, o spirito, che raggiungono la loro relativa immortalità. Se rinchiusi e sottoposti a speciale trattamento, gli spiriti, dopo qualche settimana, si condensano diventando un Archeiportyx neonato, che viene al mondo strillando, senza ricordo del passato, e che deve essere rieducato.
Dal momento che la perdita dei vapori può equivalere alla perdita della vita, gli Archeiportyx hanno ideato e fabbricato un ricettacolo di bronzo di forma standard nonché un rigido rituale presieduto dai preti di famiglia. Si ritiene che gli spiriti, durante il periodo metamorfico in cui sono estremamente vulnerabili, debbano essere tenuti sotto costante protezione in uno speciale stato di grazia, affinché gli influssi maligni non possano danneggiarli. Si consiglia inoltre agli affezionati parenti di far compiere lunghi viaggi allo spirito nel periodo della trasmogrificazione, perché secondo un'antica credenza più paesi e mondi visitano più ampia e vasta sarà la mente del reincarnato.
So che sembra complicato, ma queste sono le notizie relative agli Archeiportyx riferita dall'Elenco delle Creature, l'autorevole guida di noi funzionari dell'Immigrazione. Ci sono poi altri aspetti che nessuno di noi addetti al Controllo è ancora ben sicuro di capire.
Quella mattina la fila avanzava lentamente nel capannone della dogana, e l'Archeiportyx in lutto aveva un'espressione scocciata e sonnacchiosa sulla faccia a chiazze verdi quando arrivò il suo turno. Nel primo buco del mento portava uno scintillante frammento di neirconio rosso, troppo piccolo per essere soggetto a tassa d'importazione come pietra preziosa; dal secondo buco sul mento pendeva il ciondolo ellittico, segno di lutto. Il prete, color lavanda, indossava una tunica fluente e teneva la testa china con gesto reverente mentre cantilenava sopra la cassetta di bronzo che reggeva con la seconda e terza appendice.
Parevano perfettamente a posto, e i loro documenti erano in ordine. Il mio primo impulso fu di lasciarli passare senza sottoporli alla solita trafila di formalità, ma un istinto più profondo me lo impedì. È molto importante fare in modo che gli indesiderabili non scendano sulla Terra. Se non fosse per gli Ispettori come me tutti i malintenzionati - trafficanti di droga, propagatori di malattie infettive, imbroglioni, ladri, assassini, contrabbandieri, mercanti di schiavi, pornografi - riuscirebbero a farla franca. Per questo nasce e si sviluppa in noi un particolare istinto grazie al quale li riconosciamo.
Accennai alla cassetta portata dal prete e dissi al dolente, parlando in inglese federale: - Avete lo spirito di un parente, lì dentro?
- Sì - rispose lui. - Lo spirito di mio padre. È trapassato quattro giorni fa e adesso è in stato di incantesimo.
- Incantesimo profondo - precisò il prete, e il Consolatore appollaiato sulla sua quarta appendice aprì un occhio peloso e ammiccò nella mia direzione.
I Consolatori dei preti Archeiportyx sono piccole creature verdi pelose appartenenti a una sottospecie, dotate di strabiliante memoria e sbalorditivo talento nel recitare: si dice che siano in grado di citare per giorni interi, senza mai interrompersi, tutta la letteratura Archeiportyx anche se sono dotati di scarsa intelligenza e non capiscono il significato di quello che recitano. Guardai quel particolare esemplare e annuii. Per tutta risposta quello gorgogliò e tornò ad ammiccare. Spostai lo sguardo sul prete che, sempre a testa china, borbottava sopra la cassetta.
- Dove avete intenzione di andare, sulla Terra? - chiesi al dolente.
- In molti posti.
- Il primo quale sarebbe?
- L'Egitto e le vostre grandi Piramidi. Vogliamo che mio padre conosca tutte le meraviglie del vostro mondo, poi, fra quattro settimane, lo riporteremo su Archeiportyx per la reincarnazione.
- Capisco. Però dovrete aprire la cassetta.
Il prete smise di borbottare. - Impossibile - protestò. - Lo spirito è in stato di incantesimo profondo in sintonia con la perfezione del mondo interiore. Se si apre il ricettacolo si sveglierà e forse tenterà di fuggire...
- Se è così, basterà socchiuderla - dissi. - Il Regolamento esige che ne controlli il contenuto.
- È un sacrilegio - protestò di nuovo il prete e poi riprese a cantilenare in Archeiportyx. Nel frattempo, il Consolatore non aveva mai smesso di ammiccare e gorgogliare.
- Dovete aprire la cassetta - insistetti con il dolente. - Altrimenti non posso concedervi il permesso.
- E va bene - si arrese quello, e presa la cassetta dalle appendici del prete la posò davanti a me sul tavolo. Poi spostò indietro il piccolo catenaccio che si trovava sul davanti e girò la cassetta verso di me. Io mi chinai e sollevai adagio il coperchio accingendomi a esplorare l'interno con la lampada-scandaglio. Il prete, a testa china anche lui, mi fissava intensamente. La faccia chiazzata di verde del parente in lutto rimase inespressiva.
Nell'interno della cassetta mi parve di scorgere un barlume; sollevai la testa e ritrassi istintivamente la mano, ma prima che il coperchio ricadesse una stria di vapore giallastro uscì dalla scatola e mi sfiorò l'orecchio destro, risalendo.
- È fuggito! - strillò il prete. - Avete lasciato scappare lo spirito.
- Padre! - gemette il dolente. - Padre, torna indietro!
Ma lo spirito non aveva la minima intenzione di tornare. Una volta liberato, come dice l'Elenco delle Creature, uno spirito Archeiportyx si dirige invariabilmente verso la luce solare e gli spazi aperti. Rimase sospeso vicino a me per un paio di secondi, come se si stesse orientando, poi, mentre cercavo di acchiapparlo, fluttuò in direzione delle sale d'aspetto e degli hangar dove si trovavano le navette dirette alla Terra.
- Scappa! Lo perderemo! - strillava il prete e, sollevando il bordo della tunica con un'appendice, schizzò via all'inseguimento. Il dolente rimase dov'era, come pure la cassetta sul tavolo. - Fermatelo! Fermate quello spirito!
Dopo di che ci fu una gran confusione. Passeggeri umani e no che avevano già ottenuto il permesso e che erano in attesa della prossima navetta, accorsero a vedere cosa stava succedendo. Qualcuno urlò, e un sauropode Arturiano svenne quando lo spirito gli passò volteggiando accanto trascinandosi appresso filamenti gialli come la coda di una cometa. Le guardie, accorse appena avevo premuto il pulsante sotto il tavolo, erano già schierate sul posto. Umani e alieni correvano di qua e di là col naso all'aria facendo un gran fracasso e urtandosi a vicenda. Lo spettro volteggiava sopra la folla come un aquilone, diretto verso l'uscita e inseguito da una buona metà dei passeggeri.
Ma non dal prete Archeiportyx, né da me che lo tenevo d'occhio.
Approfittando della confusione, il prete era sgattaiolato nel deposito bagagli, ora deserto, e io lo seguii senza indugio. Lo raggiunsi mentre si chinava su una valigia, con il Consolatore penzolante da un'appendice.
- Alt, fermo lì! - gridai.
Lui si voltò. - Lo spirito - disse. - Mi pareva che fosse venuto qui...
- Già, certo.
Estrassi la pistola ipnotica e gliela agitai sotto il naso. Poi allungai la mano libera verso il Consolatore che mi guardò spaventato, gorgogliando. Lo capovolsi e lo scossi un bel po' di volte finché non ottenni l'esito voluto. Il Consolatore aprì la bocca e lasciò cadere quello che prevedevo: più di una ventina di rare e preziose gemme di neirconio.
Vediamo un po' se ho capito bene - disse il Sovrintendente, qualche tempo dopo, nel suo ufficio. - Quelli volevano che apriste la cassetta per far fuggire lo spirito. Giusto?
- Giusto - risposi. - Ci contavano. Se non l'avessi fatto io, avrebbero trovato la maniera di farlo loro. Sapevano che lo spirito, una volta liberato, si sarebbe diretto verso la luce e lo spazio aperto, il che significa che si sarebbe diretto oltre la sala d' aspetto e il deposito bagagli, verso gli hangar. L'idea era di creare confusione in modo che il prete avesse la possibilità di entrare nel deposito bagagli e trasferire le gemme dalla bocca del Consolatore in una valigia già ispezionata. Poi, dopo che fosse stato ristabilito l'ordine, lui, il parente in lutto e il Consolatore avrebbero superato l'ispezione, sarebbero saliti a bordo della navetta e, una volta arrivati sulla Terra, avrebbero recuperato le gemme.
- Un piano astuto - commentò il Sovrintendente. - Come avete fatto a capire che si trattava di due impostori?
Se c'è una dote che il Sovrintendente apprezza negli Ispettori, è la modestia. Dissi quindi in tono modesto: - Ecco... intanto il presunto orfano non protestò quando insistetti perché aprissero la cassetta, e anche le proteste del prete furono poco convincenti, mentre invece è noto che gli Archeiportyx hanno una grandissima cura dello spirito dei loro morti e fanno l'impossibile per mantenerli in un costante stato di grazia. Poi notai che il dolente non partecipava all'inseguimento. Solo il prete si era mosso, e non aveva portato con sé la cassetta, forse perché non voleva farmi pensare che ci fosse nascosto qualcosa e lo seguissi. Ma dove avrebbe messo lo spirito se fosse riuscito ad acciuffarlo? Quindi lo spirito non poteva essere quello del padre del presunto dolente, ma con ogni probabilità lo avevano rubato, come le gemme, e il prete non era un prete.
- Ma come avete fatto a capire che erano contrabbandieri?
- Per via del Consolatore
spiegai. - A quanto dice l'Elenco quelle creature amano recitare. È noto che sono capaci di ripetere pagine e pagine di letteratura Archeiportyx per giorni interi, senza interrompersi. Invece quello non parlava. Si limitava a gorgogliare.
- A gorgogliare? - ripeté il Sovrintendente. - Oh, capisco. Non poteva parlare perché aveva la bocca piena di gemme.
Annuii con aria modesta.
- Ancora una cosa prima che torniate al lavoro - disse lui. - Che fine ha fatto lo spirito? L'hanno preso?
- No. Pensiamo che sia uscito dalla Cupola attraverso uno degli sbocchi degli hangar. Chissà se lo ritroveremo mai.
Il Supervisore sogghignò, alzando gli occhi al soffitto: - Se ci sei - disse - batti un colpo.
Ma, come risultò poi, sbagliavo. Lo spirito non era uscito dalla cupola. Lo ritrovammo sei settimane dopo, in un magazzino di attrezzi poco frequentato. Si era reincarnato in un piccolo strillante Archeiportyx giallo del terzo sesso.
Lo portai nell'ufficio del Sovrintendente e glielo deposi sulla scrivania. - Batti un colpo - dissi.

FINE