Science Fiction Project
Urania - L'autore in appendice
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ROBERT SHECKLEY - Marzio Tosello

Robert Sheckley, uno fra i più divertenti, e per questo inquietanti, fra gli scrittori statunitensi di sf, è nato a New York da una famiglia d'emigranti russi (come Asimov), il 16 luglio del 1928. S'è laureato alla locale università, ha prestato servizio nell'esercito durante gli inizi della guerra di Corea, e ha cominciato a scrivere professionalmente dal 1952 per la rivista "Imagination".
È uno scrittore affascinato dalle infinite possibilità che la metafisica può offrire alla mente aperta di un uomo contemporaneamente disgustato dalle condizioni di vita che offre la società moderna, dalla quale cerca di sfuggire attraverso la strada stretta dell'ironia, del travestimento continuo, nel tentativo, non sempre riuscito, di assumere ruoli diversi per cercare di nascondere la realtà dietro le difese dell'immaginazione. Nella particolare visione di Sheckley il continuo cambiamento, l'indeterminatezza dei ruoli, sono essenziali alla sopravvivenza del singolo.
Prolifico autore di racconti - che spesso s'è trovato a dover ampliare alla dimensione di romanzo con un'operazione tipica del mercato statunitense - ha dato alla sf alcune fra le più dissacranti short-stories di critica alla società. Tra queste ricordiamo "Uccello da guardia", metafora dell'imbarbarimento derivante dalle necessità poliziesche di controllare totalmente gli individui, "La settima vittima" (portato sullo schermo da Elio Petri col titolo "La decima vittima" e ripreso da Sheckley come romanzo con lo stesso titolo del film), un tema, la lotta dell'uomo contro l'uomo a fini spettacolari, che torna spesso nella sua opera (vedi il romanzo che avete appena letto e l'altro splendido racconto "Sprezzo del pericolo", portato sullo schermo un paio d'anni fa in Francia da Yves Boisset) e che ha anche ispirato il Bachman/King di "L'uomo che corre".
Nella vasta messe di racconti ha affrontato tutti i temi più intriganti della sf, portando sulla scena sia gli incubi infantili ("Fantasma Cinque") sia lo stesso Dio ("Ma che pianeta mi hai fatto?" e "Il difficile ritorno del signor Carmody", che è un romanzo-collage di diversi scritti sparsi): si è avventurato in quella zona irta di difficoltà che è il paradosso temporale con "Schiavi del tempo", in cui troviamo una delle frasi chiave per comprendere la sua opera... Quando una delle tante proiezioni dello stesso personaggio che ha scoperto la macchina del tempo incontra uno dei tanti se stesso e gli dice: "... anche se siamo un'unica persona abbiamo punti di vista molto diversi" la risposta che ottiene è "Non è affatto strano: tutti hanno diverse personalità anche in normali circostanze".

Intervista a Robert Sheckley

Robert Sheckley, uno degli autori che possono essere considerati di diritto tra I fondatori della fantascienza moderna, è famoso soprattutto per la sua produzione di racconti brevi, che negli anni Cinquanta hanno dominato Il panorama fantascientifico mondiale, impossibile non ricordare storie come "La settima vittima" (da cui il regista Elio Petrl, nel 1965, ha tratto il quasi omonimo film La decima vittima interpretato da Marcello Mastrolannl e Ursula Andress), "il prezzo del pericolo" e le esilaranti avventure della squadra di decontaminazione planetaria A. A. A. Asso, oltre a centinaia di novelle brevi che hanno decretato la fortuna dell'autore newyorkese. Ha scritto relativamente pochi romanzi, i migliori del quali sono l'Intenso e cinico I testimoni di Joenes, il divertente Gli orrori di Omega e Il parossistico Scambio mentale, che fanno di questo autore uno tra I maestri della difficile arte dell'indagine sociale attraverso la letteratura del fantastico, che In questo humus trova terreno fertile per le sue radici. Ormai settantenne, sposato e con una figlia di quindici anni, recentemente Sheckley ha ripreso vigore e voglia di scrivere; noi l'abbiamo raggiunto negli Stati uniti attraverso le magiche piste di internet. Lo abbiamo invitato a risponderci e... lui l'ha fatto con la verve e l'entusiasmo di sempre, tanto da scalzarci addirittura dalla nostra posizione di intervistatori per prendere in pugno la situazione. A noi non è restato da fare altro che tirarci rassegnati da parte.

Buongiorno, signori. Accomodatevi, sistematevi su Queste sedie rinascimentali dalle alte spalliere. Da esse si gode un'ottima vista del giardino con i suol fiori del male che stanno cominciando a fiorire. Posso versarvi un bicchiere di Chianti-Cola '09, una delle nostre migliori annate? Totò, il mio servitore, mi ha consegnato la lista delle vostre domande, e io sono certo che non avrete nulla da obiettare se le riordino secondo il mio capriccio. No? Benissimo, inlzleremo allora con l'ultima, In cui mi ricordate che sono stato sempre molto bravo nell'uso dell'ironia, Il che dovrebbe consentirmi di andare al di là di una semplice "trovata" per produrre qualcosa d'Interessante, soprattutto oggi che la sf sembra meno legata all'originalità delle Idee rispetto a una ventina di anni fa.

Già, è quello che verrebbe da pensare, no? Sono ancora qui, balzando di trovata in trovata, proprio come se non fossi capace di fare niente di meglio, è risibile, non è vero? Ciò che è accaduto è che quell'amabile forma di folk popolare che sono le ballate fantascientifiche è stata fagocitata da seriosità e ripetitività. "Anche I buoni scrittori, che un tempo conobbero parole migliori, adesso usano soltanto una prosa infarcita di parole sconce...". No, non credo che questo c'entri, il mondo invecchia, maestri miei, e quello che è stato uno strumento delizioso per venti o quarantanni adesso non è nlent'altro che l'aspra nota di un fagotto pieno di spifferi. Le Idee si esauriscono, non vedete? E nessuno viene a rinnovarle. Abbiamo bisogno di una nuova fantascienza che prenda il posto della vecchia, ma da dove dovrebbe venire fuori? Soprattutto al giorni nostri, quando la sf viene insegnata nel corsi universitari.
Francamente, non leggo più molta fantascienza, in effetti, non l'ho mai fatto. Ma adesso men che mai. Perché? Perché mi annoia. Com'è che mi annoia? Non lo so, non la leggo mai. Già il paragrafo di apertura di praticamente tutto quanto venga scritto di questi tempi basta a causarmi un solenne sbadiglio. È a causa del fatto che la roba è peggiorata? Oppure sono io che sono diventato vecchio e altezzoso? O un po' entrambe le cose? Come mai il mondo insiste a procedere così? Perché non c'è più roba buona? Dove sono la gioia, la novità, il piacere, l'umorismo, le discussioni argute, le affermazioni fatte a proposito? Dove sono le riviste pulp degli anni andati?
È possibile che l'esito più grave della seconda guerra mondiale sia stato di produrre una carenza di letteratura pulp in America, condannando in tal modo le più Importanti pubblicazioni del periodo: "Famous Fantastic Mysteries", "Weird Tales", "Unknown worlds"... vedete, amici, la fantascienza, quando io la scrivevo, non era un contenitore di successo. Adesso ci sono un sacco di persone che vogliono sapere dov'è la roba buona. Essa è morta quando il successo ha investito il settore, quando il cinema se n'è appropriato, quando i club del "Libro del mese" hanno iniziato a pubblicarci con appropriati soffietti editoriali tipo "sconvolgerà la vostra mente" e spazzatura simile. Il mondo se ne sta scorrendo via per lo scarico della vasca da bagno, quindi non chiedetemi dove sia finita l'acqua, io sono stato fortunato ad avere vissuto in anni stupendi, e ancora più fortunato a non aver saputo, all'epoca, "quanto" fossero stupendi.

È vero: come voi dite, nella prefazione di una mia antologia ho scritto che non posso parlare di me stesso come un unico me stesso, bensì che sono soltanto uno dei tanti personaggi che scrivono le mìe storie e vivono la mia vita. Volete sapere che cosa ne pensano l'uno dell'altro, i miei "me stessi"?

Ebbene, lasciatemi entrare, ora parlo per conto di Sheckley. so che non gli assomiglio molto. Per certi versi ho un aspetto migliore.
Sì, avete indovinato, io sono quello agitato. Qui, molti degli altri stanno facendo rumore per attirare l'attenzione. Là c'è Sheckley Il Grande Amatore, affetto da sifilide terziaria mentale ma ancora in grado di reggere il suo atto. Lo Sheckley che sta scrivendo questa roba evidentemente non ha tutte le rotelle a posto. Continua a rantolare così. Dove sono alcuni degli Sheckley più accettabili, che potrebbero venire qui a dire due parole? Quando la domanda "chi slete" è stata pronunciata per la prima volta, c'è stata una generale sensazione di disagio. Chi è stato a dirlo? Nessuno ha voluto assumersene la responsabilità. Al concilio degli Sheckley, tenutosi recentemente, abbiamo cercato di nominare quello sobrio di noi perché facesse da portavoce a tutti.
Niente da fare. Le altre entità-Sheckley mezzo impazzite, con gli occhi di fuori e con tutte le colpe del proprio talento, insistevano nei loro discorsi. Cosa avevano da dire? Quasi niente. Tranne voler far notare la confusione del loro stato interiore, il modo in cui il mondo ha continuato a mutare i suoi criteri d'approccio, la tristezza del color pulce, e altri argomenti evidentemente inammissibili. Ma cosa è accaduto allo Sheckley che getta un'occhiata d'insieme su tutto ciò? Ahimè, sta dormendo, è mattino presto, qui, dopo la più lunga notte dell'anno, sta buttando giù parole per vedere se riesce a ritrovarci, in ciò fallendo, deve ricorrere alia macchina da scrivere, sperando di trovare nell'automaticità qualche espressione di quell'unicità che altri hanno assicurato essergli propria. Di essa, apparentemente, non ce n'è più nemmeno una traccia. I vari Sheckley invitati a delineare loro stessi si rifugiano nella timidezza dicendo: "Chi, io?", come se il concetto di "altro" non fosse mai entrato nelle loro menti. Questo vecchio esemplare qui nell'angolo sta brontolando: "è sempre stato così, una moltitudine ingestibile, una folla di perdenti". Lo Sheckley Fan Club, composto Interamente da entità Sheckleiane dismesse, si sforza di essere udito fra un tramonto e l'altro. E alla radio Debussy continua a suonare serenamente, come a dire, "pace alle tue sciocchezze". Questo è più o meno tutto quello che ho ha dire sull'argomento.

Mi chiedete adesso di rammentare qualche momento significativo della mia fase produttiva, un periodo lungo oltre quarantanni. Be', proprio una domanda difficile, vediamo cosa vi posso raccontare.

A parte la faccenda del mio primo racconto venduto all'età di ventidue anni alla rivista "imagination" per settantacinque dollari (si trattò di un periodo importante, per me. Cominciavo a imparare come comporre storie sul sottoscritto), i più grandi eventi della mia vita sono stati per lo più, o forse del tutto, degli "anti-climax". Prendete le mie vendite cinematografiche. Ne ho fatte parecchie, ma quella che ricordo meglio è una che andò male, perché costituì una graziosa storiella. Che è la seguente: Il mio agente stava negoziando con qualche grossa compagnia italiana la vendita di un mio racconto (non La decima vittima. Questo accadde in seguito, con il suo carico di aneddoti). Non rammento più quale fosse il racconto In questione, solo che il mio agente mi telefonò per mesi, ogni paio di giorni, per tenermi aggiornato, io seguivo senza fiato il prosieguo delle trattative, i problemi che emergevano e che venivano risolti, i prezzi sul quali si trattava e ci si accordava. Finalmente, un giorno il mio agente mi telefonò per dirmi: "Bob, oggi pomeriggio a Roma firmano il contratto". Fu l'ultima volta che sentii parlare di quella faccenda.
Di fronte a un argomento come questo, uno può scegliere se maledire la stupidità del mondo oppure trarne una storia. Così, molte delle grandi cose che mi sono accadute erano grandi solo per modo di dire. Più che cose "grandi" erano cose "grosse". Che spesso avevano un esito grottesco.
Il primo libro che vendetti, Mai toccato da mani umane. La mia prima antologia, venduta a Bantam Books. Un'editrice di tascabili. Con un'altra editrice, raffinata, vecchio stile e di buon nome, che avrebbe pubblicato l'edizione rilegata.
Ero colmo di gioia. Andai a parlare con il curatore dell'edizione rilegata e saltò fuori che non aveva letto le mie storie. Aveva accettato il libro perché la sua compagnia avrebbe ricevuto metà del mio anticipo dall'editrice del tascabile, è così che si fanno queste cose, mi dissero. Non per mancare di rispetto, beninteso...
Mi ripresi il libro. L'editrice di tascabili non poteva pubblicarlo indipendentemente dall'altra. Una questione di contratti. Avevo appena demolito la mia prima vendita per una questione di principio, il mio agente mi lasciò per un'altra questione di principio.
Fortunatamente, avevo ancora una casa editrice nel mio cilindro. Proposi loro il libro, lo comprarono. E io mi misi a scrivere Molto rumore per nulla e Guerra e pace.
Se non riesci a rendere divertente la tua storia, un po' d'incoerenza ottiene a volte lo stesso effetto.

Terminiamo con una domanda inevitabile, che non potevate non farmi, visto che vi siete messi in contatto con me attraverso internet. Che cosa ne penso del Villaggio Telematico Globale.

Io penso che l'esistenza di internet fornisca a troppe persone la scusa per pontificare sul concetto di Villaggio Globale. Questa è un'idea che trovo estremamente disastrosa. La mia idea del modo in cui il mondo dovrebbe essere è fermamente basata su Plinio ed Erodoto: un mondo vario e dal molti colori, colmo di gente che non vive come me, che non prova emozioni simili, che non ha abitudini identiche alle mie. Un mondo che contenga uomini che portino la propria testa sottobraccio, che vivano in luoghi come la Città degli immortali di Borges, che non siano miei fratelli e neppure miei amici, bensì persone da osservare e irridere. Comprendere tutto significa essere annoiato da tutto, il mondo presente è noioso. Tutti hanno le stesse motivazioni, le stesse virtù, gli stessi risentimenti, lo stesso amore per Dio e odio per il diavolo, la stessa indistruttibile credenza in una vita migliore fondata su più sport, più sesso, più televisione... E questo non è bello.
Ecco perché preferisco starmene nello studio della mia immaginazione. È un posto dove ho abitato fin dalla prima infanzia. Non vedo ragioni per abbandonarlo. È conveniente, dato che per ognuno di noi è impossibile prendersi una vacanza dai propri preconcetti.
Ora però smettiamola con queste vanterie. Non sono fatto per subire schermaglie, neppure da me stesso.

Bibliografia

Romanzi:

Gli orrori di Omega, U 258 e 581, Classici Urania 79;
I testimoni di Joenes, U 313, Cl. 16;
Il difficile ritorno del signor Carmody, U 530, Cl. 50;
Opzioni, U 689;
Il matrimonio alchimistico di Alistair Crompton, U 757;
Scambio mentale, Cl. 73;
Dramocles, dramma intergalattico, U 974;
Vittime a premio, U 1041.

Antologie:

Mai toccato da mani umane, U 285, Cl. 11;
Ma che pianeta mi hai fatto?, U 500; Giardiniere di uomini U 604;
Il robot che sembrava me, U 768;
Fantasma Cinque, U 880.

Nella collana I Massimi sono stati pubblicati:

Testimoni, Orrori, Scambio mentale;
Anonima Aldilà.

FINE