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HITLER E IL NAZISMO MAGICO - Giorgio Galli

0 - Premessa / I - Tra germania e inghilterra / II - La dottrina segreta / III - Astrologia e geopolitica / IV - Hitler a vienna e a monaco / V - Da thule al partito / VI - Il führer e il vertice / VII - Il potere e la guerra / VIII - Volo in inghilterra / IX - Dalla mesopotamia al volga / X - Il crepuscolo di rienzi / XI - Per non concludere

Premessa

Questo libro è volto a verificare come frammenti di una cultura che sembrava scomparsa in Occidente dopo la rivoluzione scientifica del Cinque-Seicento e l'illuminismo razionalista dell'Enciclopedia, siano riemersi alla fine dell'Ottocento. Questi frammenti sono stati ricomposti in una sorta di nuova dottrina che risaliva alle più remote origini dell'uomo per ritrovarvi poteri e sapienza andati dispersi. Diffusa da pubblicazioni e da associazioni esoteriche negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Francia, questa cultura ha trovato un terreno particolarmente fertile in Germania, ove si collegava allo storicismo romantico da Herder a Schlegel. Una «occulta philosophia» alla Agrippa di Nettesheim ha così prosperato nel paese della filosofia di Kant, di Hegel, di Marx e dello scientismo positivista. Questa filosofia ha contribuito in misura rilevante alla formazione culturale di Hitler e di una parte dell'elite nazista. Ha così esercitato una notevole influenza politica nella crisi tedesca del primo dopoguerra, anche se i suoi sbocchi sono stati determinati da eventi e situazioni ben noti e sostanzialmente chiariti dalla storiografia.
Senza la frustrazione seguita alla sconfitta; senza la crisi economica del 1929, che interruppe un periodo di ripresa; senza le debolezze strutturali del liberalismo tedesco già analizzate da Max Weber; senza la disoccupazione di massa e senza gli errori politici in primo luogo dei comunisti della III Internazionale (la teoria del «social-fascismo»), ma in parte anche della socialdemocrazia (la sottovalutazione dei propositi reazionari dei militari), il nazismo non sarebbe giunto al potere.
Una volta giuntovi, la sua ideologia politica, comprese le componenti razziste che venivano collegate all'«occulta philosophia», lo portavano sulla via non solo della revisione di quanto vi era di ingiusto nel trattato di Versaglia ma della ripresa di una politica espansiva ed imperiale, implicante la possibilità e quasi l'inevitabilità di un nuovo conflitto. Trovatesi ad affrontare la più grande coalizione militare e industriale della storia col debole sostegno italiano e il lontano e strategicamente non coordinato alleato giapponese, il Terzo Reich, che avrebbe dovuto essere nei propositi dei suoi fondatori «millenario», fu travolto, in soli undici anni, dopo una disastrosa sconfitta militare.
Di entrambe queste fasi della storia del nazismo - la conquista del potere e l'avvio alla catastrofe - migliaia di libri hanno illuminato praticamente tutti gli aspetti; sembrerebbe dunque che poco o nulla vi sia da aggiungere.
Ma le caratteristiche di questa «occulta philosophia» e la sua influenza sul processo decisionale di Hitler e di alcuni dei suoi più stretti collaboratori non sono state sufficientemente studiate. Ne deriva che in questa storia complessivamente nota sono rimasti aspetti che gli stessi storici definiscono «enigmi»; e concernono precisamente questioni di fondo: perché Hitler attaccò la Polonia, convinto che l'Inghilterra non sarebbe intervenuta? Perché Hess andò in Inghilterra alla vigilia dell'attacco all'Urss? Perché questa aggressione che fu la premessa della catastrofe, quando lo stesso Hitler aveva affermato, dal Mein Kampf in poi, che mai si sarebbe impegnato in quella guerra su due fronti che già era costata alla Germania la sconfitta nella prima guerra mondiale? La discussione su queste decisioni è parte integrante della storiografia sul Terzo Reich. Ma se molti enigmi sono rimasti tali - e se si è voluta trovare una risposta nella pazzia di Hess o nell'aberrante razzismo biologico di Hitler, cioè nel puro irrazionale - è perché non è stata adeguatamente presa in considerazione la relazione esistente tra una cultura pur vista nel suo enuclearsi (si pensi a Le origini culturali del Terzo Reich di Mosse) e il processo decisionale di Hitler e degli uomini che al vertice del nazismo erano permeati da quella cultura (Hess, Rosenberg, Himmler, Frank, forse Darre, e Bormann). È questa relazione che il libro si propone di descrivere e spiegare. Questo studio è perciò speculare a quello sulle culture alternative ribelli che ho sviluppate in Occidente misterioso. La rivoluzione scientifica e il razionalismo illuminista hanno schiacciato ed emarginato modi di conoscenza che hanno antiche radici nella storia umana e che sono state di volta in volta variamente definite come magia, stregoneria, occultismo, esoterismo, ermetismo, astrologia, alchimia: espressioni di modi di essere e di tentativi di approccio alla realtà che hanno caratteristiche differenziate, ma che la cultura egemone classifica sotto il comune denominatore dell'irrazionalità. Queste culture tentano costantemente di riemergere.
Quelle libertarie ed egualitarie si sono manifestate nei termini che ho descritto in Occidente misterioso. Quelle volte a far acquisire un'eccezionale potenza e a stabilire ferree gerarchie, sono riapparse come componenti di quei fenomeni complessi che sono stati il movimento nazista e il Reich hitleriano. Con questo lavoro ho così tentato di chiarire alcune situazioni e di soddisfare alcune curiosità relative a episodi specifici della storia di tali fenomeni e nello stesso tempo di capire in quali forme le antiche culture o frammenti di esse tendano a riproporsi dopo la loro apparente scomparsa. Come altre volte, nell'affrontare un tema, mi si sono presentati nuovi problemi e sono stato sollecitato da altre curiosità: mentre scrivevo, l'esplodere del caso Heidegger e del revisionismo storiografico in Germania mi inducevano a considerazioni che ho accantonato per mantenere lo studio nei limiti che mi ero proposti. Ma la supposizione che il nazismo sia stato una cultura «altra», i cui rapporti con la nostra vadano meglio chiariti, mi pare confermata, e forse meriterà ulteriori investigazioni.

Introduzione

La prima edizione di questo libro è della primavera del 1989. Coincideva con due anniversari: il centenario della nascita di Hitler (aprile) e il bicentenario della rivoluzione francese (luglio). In autunno, quel 1989 sarebbe entrato nella storia per la rivoluzione all'Est: esattamente un secolo dopo la nascita del führer, cadeva il muro di Berlino, premessa di una Germania nuovamente unita, potenza egemone in Europa. Si tratta di coincidenze significative, per un testo che prende in considerazione gli elementi di cultura esoterica che hanno concorso al formarsi dell'ideologia nazista. Coloro che vivono l'esoterismo come approfondimento della conoscenza e sviluppo della personalità, dubitano che si possa abbinare al nazismo o ne ritengono distorta l'eventuale o parziale presenza nel movimento hitleriano. Non sono in grado di valutare l'esoterismo dall'interno.
Percepisco la tematica dell'iniziazione e della contro-iniziazione solo da quanto ne scrivono i cultori e gli specialisti. La posizione nella quale mi colloco è quella di uno storico e di un politologo il quale ritiene che la cultura esoterica si intrecci con le discipline che pratica in misura maggiore di quanto sia stato sinora valutato dalla storiografia e dalla scienza politica. Il libro è solo un «case-study» a dimostrazione di questo assunto, al quale sto facendo seguire altre ricerche. È in questo quadro che rifletto, a quattro anni di distanza, su alcuni aspetti del testo, sulle valutazioni e sulle critiche che ha suscitato. I punti di maggiore interesse sono due; in stretta connessione: il ruolo di società segrete come la «Golden Dawn» (e le sue derivazioni) in rapporto al nazismo e l'interpretazione della missione di Hess in Inghilterra, nel maggio 1941.
Per valutare l'influenza della «Golden Dawn» occorre partire dalla lista degli appartenenti, di difficile accertamento, come per tutte le società iniziatiche (si veda anche il caso della Thule, analizzato nel capitolo quinto). La lista solitamente presa in considerazione è quella compilata da Yeats. Poiché in essa non figurano Bram Stoker e Thomas Eliot, se ne contesta l'appartenenza, così come si sostiene che Crowley lasciò presto la società. Non sarebbero quindi fondati alcuni collegamenti da me proposti. L'affiliazione di Stoker, di cultura esoterica, è segnalata ne Il mattino dei maghi, testo da utilizzare criticamente, ma non inattendibile a priori. Del John Hugh Elliot figurante nella lista non si hanno notizie biografiche. Non mi pare da escludere che possa essere un'alterazione del nome del grande poeta, i cui interessi per l'esoterismo sono ben noti. Non sappiamo l'evoluzione della «Golden Dawn», dopo che Crowley la lasciò per altre iniziative esoteriche dello stesso tipo.
Ritengo quindi di confermare i collegamenti proposti, arricchiti dalle interpretazioni di due personalità tanto diverse quali Guido Ceronetti e Claudio Mutti. Il primo utilizza Hitler e il nazismo magico per questa interpretazione: «II 17 di questo mese di agosto (1987) Rudolf Hess è morto, strangolandosi (ma come avrà fatto, da solo, così decrepito, novantatré anni, sorvegliato sempre, difficile crederlo). Dal 1941 dopo l'atterraggio in Scozia, vissuto sempre da prigioniero di Stato; Hess l'astrologo, Hess l'iniziato nero. Nel suo segreto spunta lo zoccolo satanico di Aleister Crowley, la Grande Bestia dell'Ordo Templi Orientis, che con la sua setta di occultisti e sessuomani voleva dare una mano a Hess per la pace separata anglo-tedesca desiderata da Hitler» (a pazienza dell'arrostito, Adelphi, pag. 350). Claudio Mutti, studioso della cultura di destra, mi critica su «Orion» perché «in generale, Galli non sottolinea il fatto che nella Golden Dawn l'apporto ebraico era considerevole» e perché ho trascurato il ruolo di un avventuriero dell'occultismo, Tymotheus Ignatz Trebitsch-Lincoln (ebreo ungherese, nato Abrahm Schwartz), «indicato da Guénon come agente controiniziatico». Mutti propone una sua interpretazione sul rapporto tra società occulte inglesi e tedesche: «Fu il tramite attraverso cui uomini e gruppi tentarono di coltivare e di attivare le potenzialità liberali e occidentalistiche insite nel nazismo, in opposizione alla vocazione prussiana e totalitaria, in fin dei conti a vantaggio della Gran Bretagna e del tipo di civiltà da essa coerentemente rappresentato... Se la controiniziazione tentò di attivare le tendenzialità occidentaliste e fìloinglesi del mosaico nazista, le forze tradizionali puntarono invece sull'altra anima del movimento crociuncinato».
È una interpretazione interessante e può essere che tra società occulte inglesi e germaniche si intrecciassero rapporti più complessi di quelli da me segnalati. Rimane comunque il fatto che essi influirono nel maggio-giugno 1941 nel senso da me suggerito: un tentativo di accordo, mediato da Hess, tra Germania e Inghilterra alla vigilia dell'attacco all'Urss (maggio-giugno 1941).
È una tesi corroborata da recenti studi inglesi e confortata da un parere sul mio libro di Emanuele Severino, che scrive: «Anche grandi intellettuali della cultura conservatrice tedesca, come Ernst Jüger e Carl Schmitt, a un certo punto si sono resi conto che il nazismo era una sintesi di magia e di tecnologia avanzata e hanno finito col vedere in Hitler non il salvatore dello Stato tedesco, ma un uomo che si serviva di mezzi razionali per fini folli. Hitler sperava di avere alleata l'Inghilterra nell'attacco contro l'Unione Sovietica? Galli risponde affermativamente e sostiene che quella speranza era fondata sulla convinzione che in Inghilterra fosse presente e operante, in posizioni chiave, quella stessa cultura magica alla quale si ispirava il nazismo. Churchill fu invece l'avversario più irriducibile di Hitler» (La Bilancia -Pensieri sul nostro tempo, Rizzoli, pag. 129). Il tema di una possibile pace tra Germania e Inghilterra e il ruolo di Churchill sono oggetto di studi e dibattiti in Inghilterra, a partire dal libro di un giovane storico, John Charmley, Churchill, the End of Glory, che criticando lo statista da un punto di vista che si può definire di destra (considera che la vittoria laburista del 1945 «ha sovvertito in modo durevole l'ordine sociale» in Inghilterra), riprende comunque, in parte, la versione proposta in Hitler e il nazismo magico.
L'ex sottosegretario conservatore della Difesa, Alan Clarck, recensendo favorevolmente Charmley sul «Times», così ne avalla la tesi di fondo: «Ci furono diverse occasioni in cui un leader inglese avrebbe potuto ottenere prima ragionevoli e poi eccellenti accordi di pace con la Germania... Nella primavera del 1941 la Gran Bretagna aveva recuperato la sua forza militare e non aveva ancora dato agli americani tutte le sue riserve auree. All'epoca, Hitler voleva coprirsi il fianco per attaccare l'Urss. A questo fine, il suo vice, Rudolf Hess, volò in Gran Bretagna con una proposta di pace. Churchill non volle parlare con lui. Questo fu il vero spartiacque: se la Gran Bretagna avesse firmato la pace, la flotta e gli Spitfires avrebbero potuto essere spostati a Singapore. Di conseguenza i giapponesi non avrebbero attaccato e l'Impero in Estremo Oriente sarebbe durato. Churchill non attribuiva all'Impero la stessa importanza che dava alla sconfitta di Hitler. La guerra è andata avanti troppo e, quando abbiamo vinto, la Gran Bretagna era distrutta. Niente restava dei possedimenti oltremare: l'Impero era colpito a morte». Charmley parla di «ossessione antinazista», aggiunge che, se Hitler, il quale apprezzava l'Inghilterra «ariana», avesse vinto all'Est, non vi sarebbe stato lo sterminio degli ebrei (è una nota tesi «revisionista» che esso ebbe inizio dopo la sconfitta in Russia); e ricorda che il dossier sul caso Hess è sparito.
Il «Jerusalem Post» ha criticato Charmley e Clarck con un argomento che ci aiuta a capire la posizione del premier inglese: «Se Churchill non avesse combattuto, il sogno hitleriano di un mondo nuovo tutto nazista sarebbe stato davvero realizzabile». Il fatto è che Churchill teneva moltissimo all'Impero inglese. Lo dimostrano tutta la sua vita e i suoi scritti, compresa la monumentale Storia dei popoli di lingua inglese. L'Inghilterra vittoriana della sua giovinezza di combattente per difendere l'impero (in India) e estenderlo (in Sudafrica), era per Churchill il culmine della civiltà occidentale; e tale rimase per lo statista. Perché dunque «non attribuiva all'Impero la stessa importanza che dava alla sconfitta di Hitler?». Perché, - e questo è il punto che il dibattito non rileva, - il premier percepiva nel nazismo non un semitotalitarismo come quello comunista (che, Charmley osserva, è stato tranquillamente tollerato, diversamente da Hitler), ma una componente «occulta» con fini non negoziabili, «la costruzione di uno spazio eurasiatico che consentisse ai popoli ariani di ritrovare la loro antica saggezza e potenza», per usare le parole di Severino, nel contesto dianzi citato. Il führer avrebbe voluto associare a questo progetto l'Inghilterra, «sorella ariana». Churchill lo riteneva pura follia, dettata da una cultura occulta la cui presenza egli avvertiva e temeva anche in settori influenti (aristocratici, intellettuali) della società inglese. Riteneva di salvare l'occidente da un pericolo «demoniaco» e sperava anche di salvare l'Impero con l'aiuto degli Stati Uniti (di fatto non lo salvò). Ma in Inghilterra vi erano persone disposte a trattare con Hitler, forse addirittura condividendone i fini ultimi, a un livello tale che, per tutelare l'immagine dell'Inghilterra, ai loro nomi non si sarebbe mai dovuti risalire: da qui le manipolazioni segnalate nel libro e la sparizione del dossier su Hess, citata da Charmley. È una interpretazione corroborata dalle reticenze del biografo ufficiale di Churchill, Martin Gilbert, che lo difende dalle critiche di Charmley, ma il cui ultimo libro, pubblicato anche in italiano (Churchill, Mondadori), tace addirittura il nome di Hess e tace anche sul fatto che lo statista, come cancelliere dello scacchiere, era tanto reazionario da voler impiegare le autoblinde contro gli scioperanti nel 1927. Nel mio libro citavo l'episodio, come l'ammirazione del premier per Mussolini, a riprova del fatto che se Hitler fosse stato solo un anticomunista, Churchill l'avrebbe apprezzato. Ma egli vedeva altro nel nazismo: una entità tanto pericolosa da mettere a rischio l'adorato Impero, pur di sconfiggerlo.
Posso aggiungere ora qualche altro tassello del mosaico così ricostruito, in relazione al come si sia formata questa convinzione in Churchill e attorno al ruolo dei servizi segreti.
Sul primo punto è di grande utilità Le tentazioni dell'occulto -Scienza ed esoterismo nell'età vittoriana, Bollati-Boringhieri, un bel saggio di Germana Pareti, del dipartimento di filosofia dell'Università di Torino.
In esso si documenta quanto fossero diffuse tali «tentazioni», in un ambiente che il giovane Churchill frequentava, anche nelle sue componenti politiche, come il Primo ministro e poi ministro degli Esteri Balfour, che comunicava con una defunta fidanzata attraverso medium e scrittura automatica (si tratta dell'uomo che ha dato il suo nome al «piano» che ha insediato la «home» nazionale ebraica in Palestina, nella prima guerra mondiale).
Di questa atmosfera e dei sodalizi ai quali ha dato luogo vi è traccia dove non mi aspettavo di trovarne, nei diari e loro elaborazioni di Virginia Woolf, nei quali Churchill è segnalato tra i frequentatori dei salotti intellettuali e aristocratici da cui nacque il leggendario gruppo di Bloomsbury, con Keynes e lo storico dei vittoriani Lytton Strachey, intimo amico di Toby Stephen, l'adorato fratello di Virginia (Stephen, da nubile), morto giovanissimo. Nella fioritura di gruppi neopagani e nudisti (con omologhi nella contemporanea Germania) spiccano la «Fratellanza Pre-raffaellita», la «Conversation Society», la «Midnight Society», le «Anime» (il sodalizio di Balfour). Spiccano, soprattutto, «Gli Apostoli di Cambridge», un gruppo dalla membership indefinita (come la Golden Dawn) con Toby Stephen, Lytton Strachey, Leonard Woolf (futuro marito di Virginia), costituito da studenti del Trinity College di Cambridge. Va aggiunto che il primo amore adolescenziale della grande scrittrice è Madge Symonds, figlia dello scrittore John Addington Symonds e forse legata da parentela con John Symonds, amico e biografo di Crowley. Fili che si intrecciano. Ma è soprattutto il nome degli «Apostoli di Cambridge» che merita qualche riflessione. Nella nota (32) del primo capitolo ricordavo che il termine «Apostoli» ha una ovvia tradizione in Occidente. Può darsi quindi, che sia una semplice coincidenza il fatto che «club degli Apostoli» fosse quello al quale apparteneva, col duca di Clarence, possibile erede al trono, Druitt Montagne, ritenuto «Jack the Ripper»; e che «Apostoli» fosse la denominazione scelta dal gruppo di Philby che proprio nell'Università di Cambridge si mise al servizio di Stalin negli anni Trenta.
Ma sarebbe una coincidenza ancora più curiosa il fatto che, pochi anni dopo che Jack aveva creato una cattiva fama a un club che prendeva nome dagli Apostoli, la denominazione, così screditata, sarebbe stata fatta propria da un gruppo di giovani intellettuali che pure studiavano a Cambridge e che frequentavano salotti esoterizzanti. Possono essere questi, al principio del secolo, gli anni e gli ambienti nei quali Churchill, all'inizio della sua carriera politica dopo le imprese belliche, avvertì la presenza di una «dottrina segreta», che ritrovò poi, estremizzata, nel nazismo, ma che sapeva presente pure ai vertici della società inglese, ancora nel 1941. Vi è allora l'intreccio coi servizi. Sostengo la tesi che Roger Hollis fosse il «quinto uomo» degli Apostoli di Philby (capitolo nono). Ora una monumentale Storia segreta del Kgb, Rizzoli, scritta da un suo colonnello transfuga, Oleg Gordievskij e dallo storico (di Cambridge!) Chistopher Andrew, è stata lanciata come il testo che per la prima volta rivela il nome del «quinto uomo», che sarebbe John Craincross. Ma la rivelazione sembra fatta al solo scopo di stornare i sospetti da Roger Hollis. Leggiamo: «Se non fosse stato per le teorie cospiratorie che circondavano la carriera di Sir Roger Hollis, Craincross avrebbe potuto essere smascherato come Quinto Uomo prima ancora che Gordievskij ne fornisse le prove irrefutabili» (pag. 235). Ma perché le spie di Cambridge del Kgb sarebbero dovute essere proprio cinque? La fonte è un altro transfuga del Kgb del 1962, Anatoly Golitzin, secondo il quale «come in ogni cellula comunista, anche i doppi agenti in funzione in Inghilterra erano cinque» (cfr. Their trade is trachery di Chapman Pincher, 1981). La fonte è dubbia. Che le cellule comuniste siano sempre di cinque persone è una convenzione, non sempre rispettata. Anche nella Storia segreta del Kgb si dice che «come alcuni dei Fünfergruppen a cui si ispirava, l'anello di cinque di Burgess aveva una composizione fluttuante, che non sempre arrivava a cinque membri» (pag. 231). E comunque perché un solo «gruppo di cinque» e non, in ipotesi, un paio? Dunque il fatto che gli uomini del Kgb a Cambridge fossero precisamente cinque e che, individuatine quattro solo il quinto fosse da identificare, è una mera supposizione. La «rivelazione» su Craincross sembra avere l'obiettivo di chiudere il caso e di porre fine ai sospetti su Hollis e sulle «teorie cospirative che circondavano la sua carriera».E perché gli storici inglesi concorrono a chiudere il caso? È la stessa ragione del comportamento del maggiore tra essi, Trevor Roper (pure collaboratore dei servizi segreti): si vuol stendere a tutti i costi un velo di silenzio sul caso Hess, interrogato, tra gli altri, proprio da Hollis, in grado quindi di informare il Kgb della missione del luogotenente di Hitler e dei suoi risultati. Ne parlo nel capitolo nono, dove segnalo anche che Hollis indagava su Edoardo VIII e Wally Simpson. E a questo proposito vi è un altro tassello del mosaico concernente Churchill.
Anche in questo caso, si parte da un libro che, come la Storia segreta del Kgb, può avere anche una funzione distorcente su un singolo episodio, pur essendo un testo in generale rigorosamente documentato (come è certamente quello di Andrew e Gordievskij). Si tratta della biografia dei duchi di Windsor, scritta da Charles Higham e largamente pubblicizzata sui giornali italiani (settembre 1990). Vi si rivela che Wally Simpson sarebbe stata una spia nazista col nome di «Herr Doktor» e che, oltre che amante di Ciano, come già era stato detto, lo sarebbe stata anche di von Ribbentrop, quando era ambasciatore tedesco a Londra, che le avrebbe mandato 17 rose ogni mattina dopo le notti d'amore trascorse con lei. Dunque un re d'Inghilterra avrebbe sposato una donna che era non soltanto una dissoluta maga del sesso, ma anche una spia di Hitler.
Mi pongo la stessa domanda che mi sono posto per il caso di «Jack the Ripper»: se l'establishment tollera che vengano resi noti fatti gravemente lesivi del prestigio della famiglia reale inglese (ben prima delle recenti, grottesche vicende di Carlo e Diana e quando quel prestigio era ancora elevato), non è per dar prova di una sincerità che induca ad indagare su situazioni ancor più scabrose? Nei due casi specifici: su una cultura occultista ai vertici della società inglese, con riti macabri e, nel secondo caso, con una propensione assai forte all'accordo con Hitler e i suoi progetti? Una traccia ci è fornita proprio dai rapporti tra Churchill e Edoardo VIII, ancora re d'Inghilterra (1936). Lo statista compromise la sua politica volta a mobilitare l'Inghilterra contro Hitler per tentar di mantenere al trono l'uomo che stava per sposare la dissoluta spia nazista. Perché? Nel citato libro di Gilbert, l'episodio è registrato in tre paginette come un insuccesso per Churchill (che difese il re ai Comuni accolto «dalle grida di indignazione e di derisione. Da ogni parte si sentì urlare: "vattene", "imbroglione"») (pag. 257), convinto, come scrisse a Lyod George dopo l'abdicazione, che «sia stata tutto sommato prematura e probabilmente niente affatto necessaria» (pag. 258).
Maggiori particolari fornisce William Manchester, in una biografia autorizzata in più volumi, di grande apprezzamento per lo statista. Nel terzo volume di Churchill, l'ultimo leone -La solitudine, 1932/1938, Frassinelli, si legge come la sua politica di resistenza a oltranza a Hitler sia stata compromessa dal sostegno a Edoardo VIII.
Churchill «voleva un ampio supporto e lo stava ottenendo» (pag. 254) quando fu indetto un grande raduno antinazista all'Albert Hall (3 dicembre 1936) soprattutto per convincere i laburisti, pacifisti per principio, a sostenere il riarmo per far fronte a Hitler. Aveva l'appoggio del leader delle Trade Unions, Walter Citrine, e «il grande raduno superò ogni aspettativa». Più tardi Winston ricordò: «Avevamo la sensazione di trovarci in procinto non solo di conquistare rispetto per i nostri punti di vista, ma anche di renderli dominanti.
"Armi e alleanze" (l'associazione promossa da Churchill, N. d. R.) sembrava sul punto di fare storia. A quanto pare l'unico uomo in grado di farlo naufragare era il re d'Inghilterra.
Si alzò il sipario sull'ultimo atto di uno degli episodi più tristi della carriera di Churchill» (pagg. 254/ 255), il quale «fece un drammatico discorso a favore del re.
Così facendo uccise letteralmente la riunione» (pag. 256, su testimonianza di Lord Strauss, parlamentare e poi membro del gabinetto di guerra).
Manchester osserva che «una certa illogicità cominciò a rinsinuarsi nei ragionamenti di Winston» (pag. 263), il quale «trasse la singolare conclusione che la presenza della donna (Wally Simpson, N. d. R.) era una salvaguardia» (pag. 260) e conclude: «Churchill scrisse: È straordinario come Baldwin (il premier che non voleva il riarmo e sosteneva l'"appsement" con Hitler, N. d. R.) diventi più forte ogni volta che mette a terra qualcuno o qualcosa di importante per il nostro paese». Ma se Edoardo VIII fosse stato importante per l'Inghilterra e per la causa di cui Churchill si faceva portatore, non avrebbe fatto la sua apparizione in Germania, in viaggio di nozze, marciando in mezzo a una strada fiancheggiata da nazisti con il braccio teso e rispondendo al loro saluto nello stesso modo.
La fotografia ritoccata di questa scena, che mostrava Edoardo con la mano destra lungo il fianco, fu pubblicata in tutto il mondo. L'originale qui descritto è in possesso di uno dei pubblici ministeri americani di Norimberga» (pag. 273).
Siamo di fronte a un apparente mistero. Churchill vuole combattere Hitler, ma ritiene «importante per il nostro paese» che il filonazista Edoardo rimanga sul trono, giudica «una salvaguardia» che sposi una donna dal passato quanto meno ambiguo e uno storico come Manchester trova comprensibilmente «una certa illogicità» in Winston. Ma vi è una ipotesi che può spiegare il suo comportamento.
Egli sapeva o supponeva che il filo-nazismo del re non era un'isolata stravaganza. Il sovrano poteva essere il punto di riferimento di gruppi della tradizione esoterica, dei quali era a conoscenza attraverso i citati salotti, che frequentava all'inizio del secolo, forse continuatori degli «Apostoli» del duca di Clarence, gruppi aperti alla «dottrina segreta» che ispirava anche Hitler.
Se Edoardo fosse rimasto sul trono, Churchill, che gli era amico, pensava di poterlo influenzare e controllare, sia per la sua personalità, sia per gli strumenti offertigli dal sistema politico inglese. E anche «la donna» era «una salvaguardia», nel senso che avrebbe potuto essere tenuta sotto controllo e magari sottratta al suo possibile ruolo di amica (o spia) dei nazisti (anche se mi pare da escludere che l'accorto von Ribbentrop potesse comprometterla mandandole rose ogni giorno).
Se invece - possibile considerazione di Churchill - un sovrano «personalità amata e senza eguali», come lo definì all'Albert Hall, fosse stato costretto ad abdicare per una storia d'amore, fosse all'estero pur rimanendo popolare in patria, avrebbe potuto essere (come forse accadde) il punto di riferimento di complotti eversivi per riportarlo sul trono come alfiere della riappacificazione con la Germania di Hitler. Churchill cercava di proteggere la monarchia dai suoi ambigui rapporti con la cultura occultista e nello stesso tempo di garantirsi tutti gli strumenti per uno scontro senza quartiere con Hitler.
Il mosaico si arricchisce con altre figure, che portano a Churchill, attraverso la famiglia von Weizsäcker. Quattro anni fa avevo parlato di Karl Friedrich e dei suoi interessi esoterici. Lo zio, Viktor, è pure un cultore di medicina alternativa. La sua concezione e la sua posizione durante il nazismo richiedono un approfondimento, per il quale il lettore italiano può utilizzare il suo saggio Filosofia della medicina (a cura e con una introduzione di Thomas Henkelmann, Ed. Guerini e Associati). Se Viktor è vicino a Freud e critica Jung, un altro von Weizsäcker, Adolf, seguace di Jung, invita il fondatore della psicologia analitica a tenere un seminario a Berlino, ove il nazismo è appena giunto al potere (tra il 26 giungo e l'1 luglio 1933) e lo intervista alla radio della capitale tedesca per esaltare la sua «costruttiva psicologia», contrapposta alla «distruttiva psicoanalisi» freudiana. Jung poté essere utilizzato dalla propaganda nazista ed egli stesso ammetterà poi: «Sì, sono scivolato» (i particolari nella biografia: Jung, la vita, le opere, il pensiero, di Gerhard Weher, Rizzoli, capitolo «Faccia a faccia col nazionalsocialismo», pag. 268 e seguenti). È in questo contesto che si può meglio capire il ruolo di Ernst, padre di Karl Friedrich, fratello di Viktor, direttore generale del ministero degli Esteri di von Ribbentrop. Nel dopoguerra egli ha tentato di presentarsi (alcuni storici lo presentano) come ostile al nazismo e quasi un «emigrato interno».
Non è così. Ernst von Weizsäcker fu lo stratega della politica estera di Hitler e la «notte dei cristalli» del novembre 1938 lo vede anche protagonista in quanto, commemorando a Parigi von Rath ucciso da un giovane ebreo (fu la motivazione della «notte dei cristalli», con negozi ebrei e sinagoghe distrutti e molte vittime), lanciò una sorta di appello antisemita. L'incarico della commemorazione poteva essere affidato solo a una personalità di assoluta fiducia del regime. Successivamente, nelle sue memorie Ernst von Weizsäcker presentò l'episodio come frutto di un errore di comprensione dei giornalisti presenti, giustificazione evidentemente molto ingenua (cfr. Memoir's of Ernst von Weizsäcker, Ed. Victor Gollancz, London, 1951, pag. 159. La pubblicazione in Inghilterra può essere significativa, visti i legami qui ipotizzati tra la Germania nazista e circoli occultistici inglesi).È appunto nella sua qualità di stratega della politica estera hitleriana che il direttore generale del ministero prepara la visita a Churchill di Konrad Henlein, il leader dei tedeschi dei Sudeti, punta di diamante del piano nazista per smembrare e conquistare la Cecoslovacchia. Seguiamo la dettagliata ricostruzione di Manchester, nel testo citato, per modificarne in parte le valutazioni: «II colonello Malcolm Grahame Christie era un personaggio enigmatico simile a quelli che si trovano nei romanzi di Eric Ambler e nei film di Alfred Hitchcock. Educato in Germania, aveva fatto il pilota di aerei da caccia. Addetto all'ambasciata di Washington e di Berlino, era diventato amico di Goering. Nel 1930 era uscito dalla Raf, ufficialmente per dedicarsi ad affari che richiedevano frequenti viaggi in Germania. In realtà era un agente dello spionaggio. Vansittart era il suo supervisore.
Quando ricevette un messaggio di Henlein che gli chiedeva un colloquio, Vansittart chiese a Christie di organizzargli il viaggio. Davanti a un atteggiamento britannico di risolutezza, i tedeschi dei Sudeti ci avrebbero pensato. A quanto pare, non considerava l'eventualità che Henlein, ardente nazista, potesse essere agli ordini di Berlino». Il 24 aprile Henlein «parlò a un'adunata del partito dei tedeschi dei Sudeti che si tenne a Karlsbad. Lesse un elenco di otto richieste a Praga. La lista portava lo stampo di Hitler: due settimane dopo l'Anschluss (annessione dell'Austria, N. d. R.), Henlein si era precipitato a Berlino. Il führer aveva ordinato che il partito dei tedeschi dei Sudeti avanzasse delle "richieste inaccettabili da parte del governo ceco. Una era il riconoscimento dei tedeschi come entità autonoma all'interno dello Stato e l'altra prevedeva per loro completa libertà di professare l'adesione al carattere e all'ideologia della Germania"» (pag. 361).
Vansittart sapeva dunque perfettamente con chi aveva a che fare: «Scrisse in seguito per i verbali degli Affari esteri che poiché "era impossibile che membri del governo si incontrassero con Herr Henlein per evitare sospetti di negoziati di qualche tipo, era necessario far sì che vedesse non solo me, ma qualche personalità di rilievo della camera dei Comuni". Qui era indispensabile Churchill. Un incontro con Winston poteva convincerlo che il leone britannico era ancora capace di ruggire. Churchill accettò di organizzare un pranzo per Henlein» (pag. 371). Questi era stato preparato da von Weizsäcker: «della massima importanza sarebbero state quelle domande degli inglesi che suggerissero o lasciassero supporre che lui fosse stato istruito da qualcuno. Un grande peso era attribuito al suo incontro con Churchill. Il führer era convinto che sarebbe stato alla guida del prossimo governo in Inghilterra. Infine ci si aspettava da lui una valutazione sulla qualità degli uomini attualmente in carica. Erano deboli? O era tutta una trappola?» (pag. 371).
«Le capacità teatrali di Henlein ebbero effetto. I suoi ospiti inglesi lo ascoltarono con serietà al sentirgli dire che le richieste avanzate a Karlsbad erano punti di contrattazione.
Diede la sua parola d'onore di non aver ricevuto ordini e neppure raccomandazioni da Berlino. Churchill gli domandò se si rendeva conto che un incidente nei Sudeti potrebbe facilmente dare l'Europa alle fiamme. Churchill dichiarò pubblicamente a Bristol che non vedeva il motivo per cui i tedeschi dei Sudeti non avrebbero potuto "diventare partner onorati e fidati di quello che è il più progressista e democratico dei nuovi stati d'Europa".
L'imbeccata di Weizsäcker a Henlein di sfruttare il tradizionale attaccamento al fair play dei britannici, era stata brillante. Henlein assicurò a Hitler che "non c'è da temere alcun serio intervento a favore dei cechi da parte dell'Inghilterra"» (pagg. 371/372).
Questo episodio poco noto è un'altra tessera del mosaico. Troviamo un agente segreto, tanto romanzesco da essere paragonato a un eroe di Eric Ambler. Troviamo sir Robert Vansittart, eminenza grigia del ministero degli Esteri, deciso, come Churchill, a far fronte a Hitler e che, diversamente da quanto ritiene Manchester, sapeva perfettamente che Henlein non diceva una parola se non d'accordo col führer. Non si può assolutamente credere che questi due eminenti inglesi informati ed esperti, che da anni studiavano la politica di Hitler e l'inaffidabilità dei suoi impegni, ad appena due mesi dall'annessione dell'Austria si sarebbero lasciati abbindolare da «un insegnante di ginnastica poco simpatico» (pag. 336), come lo stesso Manchester definisce il leader dei tedeschi dei Sudeti.
In realtà, nella prima metà del 1938 vivo era il dibattito, al vertice dell'elite «ariosofista» del nazismo, sul rischio di un intervento inglese per bloccare l'espansionismo del Terzo Reich o, al contrario, sulla possibilità di trovare in Inghilterra interlocutori per una alleanza «ariana».
Henlein, preparato da von Weizsäcker, che di quel dibattito fu probabilmente tra i protagonisti, venne inviato a Londra per verificare quale ipotesi fosse la più probabile. I suoi interlocutori inglesi sapevano benissimo che non gli si poteva prestar fede, ma intendevano a loro volta capire non già quali fossero i piani di Hitler (li conoscevano benissimo e sapevano che Henlein era un fedele esecutore di ordini), ma su quali interlocutori Hitler puntava in Inghilterra. Fu per nascondere questo vero obiettivo, e non per ingenuità, che Churchill pronunciò il discorso di Bristol. Esso gli serviva anche per ridurre la sua fama di bellicista, in un momento nel quale era politicamente indebolito dalla posizione assunta, per i motivi indicati, a favore di Edoardo VIII.
Churchill tenne ferma una linea politica, che si affermò nel 1940. Quanto alla famiglia von Weizsäcker, si può supporre appartenesse a quei settori intellettuali a contatto con circoli esoterici, disposti in Germania a una apertura di credito nei confronti di Hitler nel periodo 1930/34 e sostenitori della politica di espansione successiva, purché non portasse alla guerra con l'Inghilterra.
Scoppiato il conflitto, fallita la missione di Hess, delineatasi la sconfitta in Russia, in questi stessi ambienti maturò l'operazione Walchiria e von Stauffenberg portò la bomba a Rastenburg, al quartier generale di Hitler, per tentare una soluzione di compromesso; portava al dito l'anello propiziatorio con inciso il verso di George «Finis initium».
Sono convinto che questa interpretazione possa reggere, anche se il mosaico è ancora incompleto. E se il viaggio di Hess è il filo d'Arianna, altri ambiti di indagine si aprono attorno alla tematica proposta quattro anni fa. Concludo, quindi, con due esempi con protagonisti allora non citati: un grande poeta, Fernando Pessoa, e un artista eccezionale, Antonin Artaud. Un altro grande scrittore, Gottfried Benn, era citato una sola volta, di sfuggita, tra parentesi. I primi due sono esoteristi. Il terzo si interessava di esoterismo.
Ora riprendo per accenni le loro vicende, a suffragio di una tesi esposta quattro anni fa: gli ambienti esoterici europei si interessarono a Hitler e al nazismo nella fase ascendente (1930/1934), quasi attendendo un evento epocale, per poi riflettere e differenziare il giudizio sul regime a metà degli anni Trenta, dopo la liquidazione del vertice delle Sa (giugno 1934).
Benn, amico di esoteristi, come Alexander von Bernus, che si riteneva l'ultimo alchimista del XX secolo, accetta dal führer giunto al potere, la presidenza della Camera degli scrittori del Reich, che Hitler aveva offerto in precedenza proprio a Stephan George, il grande poeta esoterista che, morente in Svizzera, non aveva accettato. Nella sua nuova veste, Benn pronuncia alla radio una dura requisitoria contro Klaus Mann e gli scrittori in esilio. Poi, l'1 gennaio 1935, chiude il suo ambulatorio a Berlino, si arruola ad Hannover come medico nella nuova Wehrmacht, anche se non per una sorta di «esilio interno», secondo una versione successiva; il suo sostegno culturale al nazismo è confermato dagli scritti di questo periodo, tra cui una entusiastica recensione al libro di Evola Rivolta contro il mondo moderno, del marzo 1935 (sulla rivista «Die Literatur», di Stoccarda, ora in appendice al libro di Evola L'arco e la clava. Nella primavera del 1936 il suo libro di poesie Ausgewählte Gedichte (Poesie scelte) viene duramente criticato da «Das schwarze Korps», organo delle SS e poi dal quotidiano del partito, il «Volkischer Beobachter». Una vicenda sulla quale tornare.
Fernando Pessoa aiuta l'amico Crowley a organizzare una finta morte in Portogallo nel 1930 per poi ricomparire a Berlino e Guénon ipotizza che nel 1931 sia stato un segreto consigliere di Hitler. Avevo segnalato questa ipotesi senza riferimento alla tuttora misteriosa messa in scena a Lisbona e al ruolo di Pessoa. Ora penso che esso si possa collocare in un interesse dell'intellighenzia di destra portoghese, esoterista, per il nazismo.
Nel 1934 Pessoa scrive Mensagem un libro di poesie per un certame poetico organizzato dalla Segreteria per la propaganda nazionale, «un canto in gloria della nazione e dell'impero», come scrive Octavio Paz che definisce questa opera di Pessoa «interpretazione occultista e simbolica della storia portoghese» (cfr. Octavio Paz, Ignoto a se stesso: Fernando Pessoa).
Nel Libro dell'inquietudine, Feltrinelli, i non molti frammenti datati sono del 1932 e del 1933. Si potrebbero, forse, leggere in relazione agli interessi esoterici dello scrittore e gli eventi tedeschi di quel cruciale biennio. Sempre nel 1934 lavora all'incompleto Faust, Ed. Einaudi, per il quale la curatrice della traduzione italiana parla di «versante teosofico che Pessoa amò e frequentò e che nella sua opera trova la più completa espressione con le poesie esoteriche e con il poemetto Mensagem» (che ebbe un premio dal regime di Salazar). Il Faust si conclude con una evocazione della Morte, che precede di poco quella del poeta, che si spegne nel 1935.
Nella primavera del 1935, col fallimento del suo dramma Les Cenci, Antonin Artaud chiude l'epoca del teatro della crudeltà e si accinge a un viaggio esoterico nel Messico che raggiungerà nel 1936. Al ritorno scrive, nel 1937, Nouvelles révélations de l'Etre, ultima opera prima del ricovero in una casa di cura per malattie mentali. Da qui, nel 1943, scrive una dedica al führer su una copia di quel testo: «A Adolf Hitler, in ricordo del "Romanische Café" a Berlino un pomeriggio di maggio del 1932».
La critica ufficiale sostiene che Artaud (che nel maggio 1932 era effettivamente a Berlino) non ha mai incontrato Hitler e che il suo è un falso ricordo. Ma se teniamo presente la cronologia e le varie fasi degli interessi di ambienti esoterici per il nazismo, non vi è nessuna ragione logica per escludere che Artaud abbia incontrato il futuro cancelliere nel cruciale 1932 (per una analisi più ampia rimando al mio saggio Cultura politica e cultura esoterica: Artaud e Hitler, in «Almanacco letterario 1991», Edizioni della Lisca. Per una analisi delle condizioni psicologiche in cui avviene il viaggio in Messico cfr. il saggio di Marida Tancredi L'illusione autentica. Rito e scrittura. Scrittura del rito in Artaud, in «Klaros -Quaderni di psicologia analitica», giugno 1992). L'approccio avviato da Hitler e il nazismo magico è dunque fecondo di sviluppi. L'indagine su aspetti di notevole interesse solitamente trascurati dalla storiografia merita dunque di essere proseguita.

Capitolo I - Tra Germania e Inghilterra

Negli ultimi decenni del XIX secolo e fino al primo conflitto mondiale, sorsero in Germania e in Austria associazioni e cenacoli che avevano analogie in Inghilterra e la cui caratteristica consisteva nel ritenersi depositari di una antica sapienza primordiale che in alcune sue manifestazioni sfociava nell'esoterismo, nell'occultismo, nel magismo. Nel 1867 un gruppo di studenti liceali viennesi fondava una associazione che assumeva la denominazione di Die Telyn, un'arpa i cui suoni paramagici esprimevano la creatività delle popolazioni celtiche del Galles meridionale, che era suonata dai bardi durante i periodici festival poetici. In questa associazione militavano i futuri fondatori della socialdemocrazia austriaca, ma anche giovani entusiasti, ammiratori di Nietzsche e di Wagner che per qualche anno collaborarono con Georg Ritter von Schönerer, il fondatore del movimento pangermanista al quale Hitler si richiamerà esplicitamente nel Mein Kampf. Il cenacolo di Wagner a Bayreuth, centro di propagazione delle teorie razziste di Gobineau e Chamberlain, viene descritto al suo sorgere da un esaltatore dei "grandi iniziati" e della sapienza primordiale quale Edouard Schuré. Entusiasta di Monaco mentre Berlino gli "fece un'impressione ripugnante" (il legame con Monaco e l'iniziale disprezzo per Berlino saranno propri di Hitler), Schuré scrive che il libro di Gobineau Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane "divenne per Wagner una specie di Vangelo. Negli ultimi anni di vita Wagner ai suoi discepoli predicava Gobineau". Il più affezionato di questi discepoli, Ludwig Schemann, autore di Ricordi su Richard Wagner, fonda in Germania la Società Gobineau per propagandarne le tesi. L'opera di Gobineau viene continuata da un gentiluomo inglese, Houston Stewart Chamberlain, genero di Wagner, autore de I fondamenti del secolo XIX.(1899), al quale si richiama anche nel titolo (Il mito del XX secolo) l'uomo forse più rappresentativo della cultura nazista e stretto collaboratore di Hitler, Alfred Rosenberg. Nel 1865, l'architetto Semper, spronato da Wagner, elaborava il primo progetto di quello che sarebbe stato il Teatro di Bayreuth. Nello stesso anno Robert Wentworth Little fonda la Società rosacrociana inglese dalla quale deriverà nel 1887 la Golden Dawn, a sua volta collegata con associazioni tedesche legate alla "dottrina segreta" di madame Blavatskij e all'antroposofia di Rudolph Steiner.
Il ponte rosacrociano tra Germania e Inghilterra risale al XVII secolo nel quadro di una cultura occultistica non estranea all'inizio della guerra dei Trent'anni che devastò la Germania. Frances Yates ha narrato, in una sua interpretazione de L'Illuminismo dei Rosa croce, come le speranze di un sostegno inglese ai protestanti tedeschi, dopo il matrimonio della figlia di Giacomo I con l'elettore del Palatinato, siano state all'origine delle vicende del 1618-1620 con la vittoria dei cattolici a Praga. Esso segnò la sconfitta non solo dei riformati, ma anche di una corrente di pensiero "magico" che aveva trovato il suo centro nella capitale boema, sede della corte di Rodolfo II d'Asburgo. Qui aveva avuto un ruolo di primo piano l'inglese John Dee e dopo i disastri della guerra dei Trent'anni i continuatori di questa cultura alchemica e rosacrociana - la cui nascita data dal 1616, anno della pubblicazione a Kassel del celebre Le nozze chimiche sulle avventure di Christian Rosenkreutz - emigrarono in Inghilterra. Secondo Frances Yates, alla cui ampia documentazione rimando, il movimento "tornò in Inghilterra perché, come ho tentato di dimostrare, fu all'Inghilterra, credo sotto forma di influenza della missione di Dee in Boemia, che lo strano mito rosacrociano deve in gran parte la sua origine". Secondo questa storica, i rosacrociani erano illuministi in potenza e Robert Evans interpreta la loro emarginazione come dipendente dal non aver saputo adottare il principio di causalità, base dell'illuminismo: "furono condannati all'oscurità [perché] la loro cosmologia era fondamentalmente una cosmologia magica". Questi storici e la storiografia inglese recente hanno dato un importante contributo alla comprensione di come nel Cinque-Seicento magia e scienza fossero più intrecciate di quanto non abbia ritenuto la storiografia tradizionale fino alla metà di questo secolo. Ma se i "maghi" rinascimentali furono condannati all'oscurità, è possibile che la loro tradizione culturale si sia trasmessa attraverso piccoli gruppi lungo i due secoli che vanno dalla seconda metà del Seicento alla seconda metà dell'Ottocento. La società rosa-crociana di Wentworth Little è probabilmente la condensazione di questi gruppi. Occorre tener presente questo ponte tra Germania e Inghilterra, i cui piloni sono piccole società esoteriche, quando verrà affrontata la questione dell'enigmatico viaggio di Rudolf Hess nel maggio 1941.
L'esoterismo rosacrociano convergerà con il magismo delle rune (l'interpretazione è di origine austriaca) nella versione germanica di questi gruppi "occultistici" (la società del Vril, la Loggia luminosa, la società Thule) del Novecento. Le premesse sono poste negli ultimi due decenni dell'Ottocento (nel periodo di sviluppo della Golden Dawn), secondo l'accurata ricostruzione di George Mosse: Il più influente dei gruppi occultistici fu quello che si costituì a Vienna, nei due ultimi decenni del XIX secolo, avendo a mentore Guido von List, un erudito austriaco ossessionato dal desiderio di provare che Vienna era stata la città santa dell'antichità. È significativo che le idee di List siano nate in una regione di confine del mondo germanico soggetta a continui scambi con i viciniori paesi slavi. List operava una commistione di natura e storia, ove la prima era intesa quale guida divina dalla quale promanava un'incessante forza vitale. Quanto più una cosa era vicina alla natura, tanto più era vicina alla verità; il passato ariano tedesco era vicinissimo a tutto ciò che era vero; in esso materialismo e razionalismo non avevano avuto posto; si trattava di calamità affatto moderne. Ma come avrebbe potuto l'uomo contemporaneo ritrovare il passato? "Dobbiamo decifrare con le nostre anime il paesaggio che l'archeologia riconquista con la vanga. Chi voglia sollevare il velo del mistero deve rifugiarsi nella solitudine della natura". Ma questa comprensione del passato richiedeva una più profonda iniziazione: era necessario che l'individuo si accostasse al passato storico del Volk, che si impregnasse dell'elemento più genuino della forza vitale, l'antica sapienza germanica. Essa tuttora esisteva, pregna ancora di forza vitale, sia pure in stato di letargo e compito di storici e germanisti era farla rivivere... List si vantava di aver ritrovato il kala, il linguaggio segreto degli antichi germani; poiché alcune delle parole kala ricorrevano anche nella Cabala, List affermava che esse erano il frutto della sapienza germanica. Come madame Blavatskij, List si affermava in possesso di una "scienza segreta" che per mezzo della forza vitale svelava il passato. Questa sua affinità con la teosofia era resa evidente dalla sua credenza che tutte le impressioni necessariamente provenissero da un mondo extrasensoriale e dalla sua fede nella possibilità di comunicare con gli spiriti di età passate. A volte i due movimenti, il nazionalpatriottico e il teosofico, confluivano anche dal punto di vista associativo; così Johannes Baltzli fondatore e animatore della società Guido von List, pubblicava i suoi scritti su numerose riviste teosofiche. List faceva parte del gruppo di germanisti antisemiti capeggiato da Schönerer [con] una visione il perno della quale era costituito dalla figura di un capo, un "uomo forte giunto dall'alto" il cui avvento era inevitabile. List condivideva con madame Blavatskij il concetto di karma, come è dimostrato dal resoconto del sogno circa il capo messianico da lui fatto pubblicare su "Frana", una rivista teosofica tedesca. Le idee di List si diffusero in Germania tramite Alfred Schuler, il cui ambiente era Schwabing, il quartiere degli artisti di Monaco, dove sullo scorcio del secolo si era venuta costituendo una vasta comunità di gente che la pensava allo stesso modo.
Vi faceva spicco il poeta Stefan George e con lui il giovane Ludwig Klages, destinato a divenire uno dei capi della filosofia tedesca. È noto che Schwabing era il quartiere ove Hitler trascorse i suoi anni di Monaco prima della guerra. Probabilmente già allora assorbiva idee che avrebbe rincontrato - come si vedrà - nel 1920; e Mosse così sintetizza: La cerchia in cui Schuler si muoveva ha avuto il proprio agiografo in Franziska von Reventlow, che le dedicò un romanzo autobiografico (Gli appunti del signor Dame, 1902) in cui descrive i membri di questo gruppo esoterico, noti come "I Cosmici". Costoro attribuivano grande valore all'originaria sostanza comune a tutti gli appartenenti alla stessa razza. Tale caratteristica era equiparata sul piano filosofico a un principio cosmico creatore della vita e necessariamente presente in ogni personalità creatrice. L'importanza attribuita al sangue discendeva direttamente dall'antico culto druidico, che i mèmbri del gruppo tentavano di far rinascere. George, alla fine, scelse una strada diversa, ma Schuler e Klages rimasero fedeli alle loro convinzioni ed esperienze giovanili. Il secondo, anzi, provvide ad elaborare una complessa filosofia cosmica. Dalle rune, il cui segreto List studiava, proviene la sigla delle SS. Ritroveremo l'idea di un magico patto tra l'uomo e il cosmo mediato da una personalità creatrice, il capo giunto dall'alto, nelle conversazioni di Hitler che stupivano Rauschning. E poiché sappiamo che Claus von Stauffenberg e suo fratello erano ammiratori di George, mentre l'attentatore del 20 luglio 1944 portava quando fu arrestato un anello con l'iscrizione "Finis initium" (il celebre poema dello stesso George), possiamo supporre che la decisione di eliminare Hitler che stava portando la Germania al disastro, nacque in quegli stessi gruppi iniziatici che erano stati una delle componenti della formazione culturale e della strategia di ascesa al potere del Führer. È una chiave nella quale si può leggere - come vedremo - il romanzo Sulle scogliere di marmo di Jünger, di impostazione esoterica. Continua Mosse: Un altro intermediario tra List e la Germania fu quello strano personaggio noto col nome di Ternhari, che con tutta probabilità non era che un imbroglione e un opportunista, che si presentò a List spacciandosi per il rinato capo dell'antica tribù germanica dei velsunghi.
Diede alle stampe a Lipsia una Lettera sulla svastica la cui copertina era ornata da una figura astrale reggente una svastica fiammeggiante. Tentò nei primi anni del Novecento di costituire una setta; e anche questa, come le altre, finì con l'andare in frantumi perché Ternhari si smarrì in ripicche con gli altri mèmbri. Anch'egli come Schuler aveva i suoi ammiratori e portavoce, il più influente dei quali era quel Dietrich Eckart, che fu il mentore di Hitler agli inizi del movimento nazionalsocialista. Ed effettivamente la Weltanschauung di cui Hitler si fece portatore recava evidenti tracce del pensiero di Schuler e Ternhari. Si continua ad affermare che queste credenze sfociavano nel magico, nell'irrazionale, nel folle; ma ciò che conta è che, all'epoca, esse trovavano un largo seguito perché erano a sfondo magico. Schuler stesso ammetteva che l'esplicazione delle forze cosmiche originarie in un individuo poteva conferire a questi poteri tali da farlo ritenere un mago. Come vedremo, Hitler, abile organizzatore politico, criticherà poi le piccole sette che si logorano nel contrasto tra i mèmbri. Lavorò per fare del piccolo partito nazista una grande organizzazione di massa. Ma dall'atmosfera culturale ora descritta derivò una delle componenti fondamentali del suo pensiero. Credeva in un rapporto particolare, magico, tra forze cosmiche e individui particolarmente dotati. Si noti l'affermazione di Mosse, critico di questo irrazionalismo che prepara il nazismo, secondo cui Ternhari "con tutta probabilità non era che un imbroglione". Perché "con tutta probabilità" e non con assoluta certezza? Perché il personaggio, se non dotato della "buona fede" che Mosse riconosce a Schuler, era in parte autoconvinto di reincarnare in sé un capo di altri tempi. La reincarnazione, parte integrante del credo del kanna, della rinascita era insita in quel tipo di cultura. È attendibile che Heinrich Himmler, lo spietato organizzatore delle SS sul quale si tornerà, si ritenesse la reincarnazione del re di Germania Enrico l'Uccellatore, il personaggio dell'epoca delle leggende di Parsifal e Lohengrin, del mito del Graal, che è un'altra componente della cultura che porterà al nazismo.
Ne è basilare espressione la rivista "Ostara", di cui Hitler è assiduo lettore negli anni viennesi. La pubblicazione, fondata nel 1905, prende nome da un'antica dea germanica della primavera ed è diretta da un seguace di List, già frate e che aveva lasciato la tonaca: Jorg Lanz von Liebenfels, anch'egli un "imbroglione" se, secondo il più accreditato biografo di Hitler, Joachim Fest, si attribuiva "un titolo nobiliare inventato di sana pianta". Bracher si limita a dire che "Adolf Lanz si denominava Lanz von Liebenfels". Queste definizioni, come quelle usate dagli storici per Sebottendorff, fondatore della società Thule sul quale si tornerà ampiamente, meritano di essere ricordate, perché personalità sull'incerto confine tra mistificazione e convinzione di essere degli iniziati sono all'origine dei gruppi occultisti che sono una delle matrici del nazismo.
Essi sono giustamente ricordati per il loro marcato antisemitismo. Lo sono meno o non lo sono affatto per la loro sottolineatura dell'esistenza di doti paranormali e della possibilità di acquisirle.
Lanz istituì un "castello dell'ordine" a Werfenstein, nell'Austria meridionale. Sovvenzioni di industriali gli permisero di acquistare " la sua fortezza dalla quale patrocinava la fondazione e l'organizzazione di un ordine maschile ario-eroico destinato a divenire l'avanguardia di signori biondi e dagli occhi azzurri nel sanguinoso scontro con le razze inferiori e impure". La sua cosmostoria è esposta nel libro Teozoologia ovvero studio sui scimmieschi abitanti di Sodoma e l'electron degli dei. Introduzione alla più antica e alla più nuova concezione del mondo e giustificazione della sovranità e della nobiltà. Gli eroi ariani sarebbero stati dotati di speciali organi elettronici, erano una razza estinta, ma le cui doti paranormali avrebbero potuto esser recuperate attraverso un processo di selezione genetica. Fest commenta: Il sentimento di angoscia dell'epoca, la tendenza a costituire associazioni e gruppi elitari, l'idolatria dilettantesca che nutriva per le scienze naturali, atteggiamenti cementati da una componente che sul piano intellettuale come personale appare in larga misura truffaldina: tutto questo si ritrova nella dottrina di Lanz. Vedremo più avanti il rapporto di Hitler con queste concezioni e in particolare con quella di Lanz. Qui importa notare il "quasi truffaldina" di Fest come il "con tutta probabilità" di Mosse: questi storici in qualche misura attenuano il perentorio giudizio su questi precursori della componente occultistica del nazismo. Va inoltre rilevato - a conferma dell'aspirazione al paranormale - che le doti attribuite da Lanz ai suoi eroi sono molto simili a quelle di personaggi di odierni serial televisivi, tra cui la celebre "donna bionica" (che è bionda e con occhi azzurri, ma che Lanz non avrebbe mai proposta come eroina proprio perché di sesso femminile).
Gli storici non hanno approfondito le attività di Lanz (cui Bracher attribuisce il nome Adolf anziché Jörg). Il castello di Werfenstein non poteva essere solo la redazione di una rivista a diffusione limitata. La definizione di fortezza dell'ordine lascia supporre altre iniziative.
Quali? Forse solo cerimonie e discorsi di un gruppo che "lì, già dal 1907 aveva assunto la croce uncinata come simbolo della lotta ariana". O forse qualcosa di più, cerimonie di un tipo particolare, iniziatico, tentativi di creare le premesse per la vantata possibile riconquista di doti paranormali di tempi antichi.
Ci si può porre il problema se Hitler abbia mai frequentato il castello. Lanz è morto ottantenne, nel 1954, ma ha lasciato poco dietro di sé. Ha sostenuto di aver incontrato a Werfenstein lord Kitchener, il futuro ministro della guerra inglese. Gli storici ritengono l'affermazione inattendibile, ma forse si può essere più cauti se si tiene presente il ponte tra Inghilterra e Germania di cui si è detto. Il rapporto col futuro Führer è invece ritenuto fondato in questo quadro: Lanz proponeva concorsi di bellezza razziali. Hitler si recò da lui per chiedergli alcuni numeri arretrati della rivista, che gli mancavano e ai cui insegnamenti evidentemente si abbeverava con vivissimo interesse; lasciò a Lanz von Liebenfels l'impressione di un giovane pallido e modesto. La definizione di "concorsi di bellezza" lascia perplessi. È di comune sottolineatura nella storiografia il fatto che erano pochi i componenti della élite nazista ad avere i connotatisomatici degli eroi alti e biondi con occhi azzurri e certamente non ne disponeva Hitler. È possibile ipotizzare che il primo stadio del processo di formazione della "nuova razza" (concetto tipico di Hitler) non fosse tanto un insieme di caratteristiche fisiche, quanto la possibilità di un addestramento per l'auspicata riconquista di doti paranormali, "bioniche".
Il clima culturale descritto da Fest e da Mosse lascia capire come convinzioni di questo genere - per quanto infondate - potessero allignare nelle associazioni che sono una delle premesse del processo magmatico che porta al nazismo.
Se si può ipotizzare che Hitler abbia partecipato alle attività svoltesi nel castello di Werfenstein, quello che è certo è che nello stesso periodo matura un'altra componente di quel processo che porterà Hermann Rauschning a definire quello di Hitler, come vedremo, "socialismo magico": magico, ma socialismo, per quel che poteva intendere come socialismo un conservatore prussiano quale il presidente del Senato di Danzica città libera nel primo dopoguerra e occasione dello scoppio del secondo conflitto mondiale.
Il socialismo magico di Hitler ha le sue origini nel socialismo nazionale che alla fine dell'Ottocento si sviluppa, come l'arianesimo occultista di von List, a contatto e in contrasto con l'elemento slavo ai confini delle etnie germaniche. Paradossalmente il primo partito che prende il nome di nazionalsocialista non è tedesco, ma ceco e viene fondato nel 1898 a seguito di una scissione nel sindacato tra i lavoratori di nazionalità boema e quelli di nazionalità tedesca. Questi costituiscono a loro volta nel 1904 a Trautenau, in Boemia, la Deutsche Arbeiterpartei (Dap, partito dei lavoratori tedeschi) che "si appoggiava fortemente alle leghe tedesche di lavoratori di ispirazione nazionalista, il cui centro era Linz, la città in cui in quegli anni il giovane Hitler compiva con scarso successo i suoi studi scolastici... Ben presto gli aderenti al partito si chiamarono semplicemente nazionalsocialisti". Uno dei fondatori era il ventiduenne apprendista tessitore Hans Knirsch, che troveremo dopo il 1918 alla guida del partito nazionalsocialista nei Sudeti annessi alla Cecoslovacchia, il partito che sotto la guida di Konrad Henlein (successore di Knirsch) ebbe un ruolo decisivo nella crisi che portò allo smembramento del paese e al trionfale ingresso di Hitler a Praga nel 1939, preludio della seconda guerra mondiale.
Tra gli aderenti alla Dap numerosi erano i ferrovieri, il cui leader era Rudolf Jung. Un giovane ferroviere di Monaco, Anton Drexler, era a contatto coi ferrovieri della Boemia; divenuto poi fabbro ferraio nelle officine ferroviarie della capitale bavarese, membro della società Thule, fondò il 5 gennaio 1919, con venticinque operai di queste officine, la Deutsche Arbeiterpartei, partito dei lavoratori tedeschi. Già nell'estate del 1918 il Dap in Boemia prese ufficialmente la denominazione di "Deutsche Nationalsozialistische Arbeiterpartei" (partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, Dnsap) e il 24 febbraio 1920 anche il partito fondato da Drexler assunse la denominazione di Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Nsdap), il partito che col nome sintetico di nazista avrebbe preso il potere in Germania e tentato di instaurare il "nuovo ordine" in Europa.
I venticinque punti del programma del partito ricalcavano quelli di Jung e di Drexler, tanto più che Hitler, che presentò ufficialmente il programma, era probabilmente a contatto col piccolo Dap tedesco di Boemia "nel suo periodo viennese, se non già a Linz". Per i cultori delle analogie storiche, si può ricordare un altro periodo nel quale ponte, questa volta tra Inghilterra e Boemia, fu la premessa a un grande conflitto.
Sin dal 1388 Oxford era frequentata da studenti cechi riuniti in un centro, e i figli degli attendenti di Anna di Boemia, sposa di Riccardo II d'Inghilterra, ingrossavano le file di questa colonia mantenendo tuttavia con i loro viaggi rapporti intensi con la patria. Furono essi a introdurre in Boemia gli scritti di Wyclif. Hus stesso ci informa (nel 1411) che egli "e molti membri dell'Università hanno posseduto e letto già da venti anni e continuano a leggere i libri del maestro inglese Wyclif"; e d'altra parte ne abbiamo una prova nei suoi entusiastici commenti, scritti in lingua ceca, in margine a un'opera filosofica (sugli universali) del maestro inglese. Il De Ecclesia che costituisce l'ossatura dell'omonima opera di Hus e ne contiene la tesi, fu copiata da uno studente ceco e da uno boemo (di cui conosciamo persino il nome, Nicola Faulfiss). Questi non sono che alcuni esempi dell'influenza, pacifica e sicura almeno fino al Concilio di Costanza, del pensiero del riformatore inglese su Hus. Lutero nel 1519 a Lipsia difese "le tesi condannate di Wyclif e Hus" ma l'enfasi è posta su quest'ultimo, e anche Melantone, col quale Lutero poi discuterà di Hus, non sembra aver capito la matrice wycliffita del praghese e la sua opera su Wyclif si risolve in una condanna. Del 1529 è poi una lettera di Lutero che contiene un passo prezioso: " Mi accorgo di aver insegnato e sostenuto sin qui tutte le tesi di Hus senza saperlo. Tutti noi siamo ussiti senza saperlo. Anche se Melantone lo ignora, è un ponte che dall'Inghilterra porta alla Riforma, che dalla Germania "torna" in Inghilterra come il magismo rinascimentale. Wyclif e Hus appaiono campioni della lotta contro il papato romano; e nella cattolicissima Austria dell'inizio del Novecento (continuatrice di quella che schiaccia la Praga riformata e magista del 1618) la lotta contro Roma intesa nel senso che gli inglesi definiscono col termine "papismo" è nel programma del movimento pangermanista di Schönerer. Uno dei suoi slogan è "Contro Giuda, contro Roma -Si costruisce il duomo della Germania" (in tedesco l'assonanza tra Rom e Dom rende lo slogan più ritmato). Hitler, il cui disprezzo personale per il cattolicesimo è ben noto (anche se controllato inizialmente durante il conseguimento del consenso e fino all'alleanza con von Papen), raccogliendo in parte l'eredità di Schönerer dal lui ammirato, contrappose alla religione della Roma "papista" non già la critica di Wyclif, di Hus, di Lutero (propugnatori di un diverso cristianesimo), ma una concezione che Pio XI e i suoi collaboratori considereranno neopagana, e che contiene elementi dell'occultismo magico coltivato nei circoli di Lanz e di von List.
Un altro elemento, più inquietante, del rapporto fra tradizione e gruppi occultisti in Inghilterra e in Germania è costituito dalla cosiddetta "magia sessuale", cioè di poteri"speciali" derivanti da pratiche sessuali. È un tema oggetto di recenti studi anche in riferimento a Giordano Bruno, di cui sono noti gli echi del soggiorno inglese e dei viaggi in Germania prima del processo e del tragico rogo del 1600. Queste pratiche possono fare del "mago" un "manipolatore totale", secondo l'espressione di Joan Couliano, allievo e continuatore di Eliade, come lui di origine romena, impegnato a ridurre al minimo i rapporti, invece diretti e intensi, tra il suo maestro e la Legione dell'Arcangelo Michele di Cornelio Codreanu, uno dei più caratteristici movimenti del radicalismo di destra tra le due guerre.
La cultura della magia sessuale, forse rimasta sotterranea in Inghilterra come quella rosacrociana e della quale vi sono comunque indizi nella figura e nell'opera di George Byron, riemerge alla metà del XIX secolo con l'incontro tra l'occultista francese Eliphas Levi che giunge a Londra per vederlo ed Edward Bulwer Lytton, che ha un ruolo cruciale nell'evolversi dalla società rosacrociana nella ermetica Gol-den Dawn (pur fondata dopo la sua morte).
Eliphas Levi è il nome d'arte di Alphonse-Louis Constant, prima seminarista sedicenne e poi rivoluzionario quarantenne nella Parigi del 1848, nella quale fonda "La Tribune du Peuple" e il Circolo della Montagna, con una moglie femminista, Claude Vignon, che appartiene al gruppo delle Vesuviennes, col cui sostegno tenta invano di farsi eleggere deputato. Passato dal socialismo all'occultismo, sceglie il nuovo nome col quale diverrà famoso in quest'ultimo campo e che è al tempo stesso la traduzione in ebraico di Alphonse-Louis, la denominazione di Elifaz, uno dei tre amici che secondo la Bibbia consolano l'afflitto Giobbe.
Giunto a Londra dopo l'avvento del Secondo Impero, Eliphas Levi entra in rapporto di amicizia con Bulwer Lytton, nobile inglese che pratica con grande successo sia la politica che l'occultismo: nel 1831, a soli ventotto anni, è deputato liberale. Nel 1834 pubblica un romanzo di grande successo, Gli ultimi giorni di Pompei. L'anno dopo scrive Riemi, personaggio, questo, che affascinerà Hitler attraverso l'omonima opera di Wagner. Si dimette dal parlamento nel 1841, per tornarvi nel 1852 come deputato conservatore. Nel 1866 diviene Lord Lytton di Knebworth e quindi Pari d'Inghilterra. Nel frattempo ha scritto le opere ispirate dalla tradizione occulta: Zanoni (1849), Una strana storia (1862), Maghi e Magia (1865), cui seguirà La razza ventura, nella quale è ipotizzata la forma di energia (Vril) che darà il nome alla società che col fondatore dell'istituto di geopolitica, Haushofer, contribuirà all'elaborazione dell'ideologia nazista.
La carriera politica di Bulwer Lytton culmina con la carica di segretario di Stato per le colonie e promotore della costituzione del Queensland e della Columbia britannica in colonie separate. Alla morte, nel 1873, viene sepolto nell'abbazia di Westminster. È dunque un inglese dell'aristocrazia e un uomo politico di prestigio quello che si impegna con Eliphas Levi nello studio della magia sessuale nel 1854 e che con lui compie esperimenti nel castello di Knebworth nel 1861. È questo un dato da tenere presente sia per quando verrà fondato The Hermetic Order of the Golden Dawn (abbreviato in Golden Dawn, l'alba dorata), sia per capire il ruolo di Aleister Crowley, le successive scissioni in quella società occulta, i rapporti con le analoghe società tedesche negli anni Venti (il Vril, la Loggia luminosa), i possibili interlocutori ai quali pensava Hess nel maggio 1941.
Nell'anno successivo alla fondazione della Golden Dawn Londra è sconvolta da una serie di crimini sessuali, quelli di Jack lo squartatore, che uccide cinque prostitute londinesi senza essere scoperto. Il mistero su di lui dura tuttora. E sono note le ipotesi secondo le quali il mistero sarebbe dovuto al fatto che in qualche modo quei delitti sessuali avrebbero coinvolto mèmbri dell'alta società. Vi si è vista inoltre la connessione con pratiche esoteriche.
Un recente testo ha avanzato l'ipotesi che the Ripper, lo squartatore, fosse un dottore, Roslyn D'Onston Stephenson, che all'epoca scrisse una serie di articoli su giornali popolari, collegando gli assassinii, tutti accaduti nel quartiere di Whitechapel, a cerimonie di magia nera. Un altro testo riprende la tesi che l'assassino fosse John Druitt Montague: è la tesi tradizionale, poiché dopo la scoperta del suo cadavere gli assassinii cessarono. Ma si aggiunge che in realtà egli non si suicidò gettandosi nel Tamigi, come affermato a suo tempo, bensì fu assassinato. Il suo corpo con le tasche piene di pietre era stato ripescato nel fiume a pochi metri da Osiers, una dimora privata di Cheswick che veniva utilizzata per le riunioni di un club detto degli Apostoli, una società dai fini oscuri alla quale Druitt apparteneva e della quale erano mèmbri molti aristocratici e anche un possibile erede al trono d'Inghilterra, Albert Victor (Eddy) duca di Clarence, nipote della regina Vittoria, a sua volta sospettato di essere the Ripper.
Nel libro si sostiene che il fratello di John Montague, William, sarebbe stato in possesso di prove che dimostrerebbero l'innocenza del duca, i sospetti nei confronti del quale vengono comunque sottolineati. Colin Wilson, uno studioso dell'occulto che verrà citato anche in seguito, sostiene invece, in un libro pure recente, l'innocenza di John Montague Druitt e la colpevolezza del duca di Clarence. Il medico della regine, William Gull, avrebbe attirato sospetti su di sé per stornarli dal duca. Una variante vede inoltre Jack nell'amante dell'omosessuale Eddy, James Kenneth Stephen.
In un testo pure recente di uno scrittore italiano documentato ed equilibrato, Silvio Bertoldi, l'episodio è rievocato in relazione a un possibile matrimonio tra il duca e Elena d'Orleans, futura sposa di Emanuele Filiberto di Savoia.
Prima di conoscere Emanuele Filiberto, tutto aveva lasciato credere che dovesse sposare il duca Alberto di Clarence, primogenito di Edoardo VII e pertanto destinato a regnare un giorno sull'Inghilterra, che ebbe anche un'altra notorietà, più equivoca e torbida, a voler dar credito a certe voci care ai cultori di romanzi polizieschi. Secondo una versione uscita dagli archivi di Scotland Yard, comprovata da referti medici e naturalmente contraddetta con sdegno dalle autorità (alcune delle quali, però, per essersi dimostrate dubbiose, furono poi emarginate), sarebbe stato lui il misterioso mostro di Londra. Cioè il famigerato Jack lo Squartatore, l'assassino mai identificato né catturato di prostitute inglesi. Il mostro colpiva le donne alla gola con un coltello e, volendo credere a simili storie, beveva il sangue delle vittime. Dunque un vampiro? Personalmente ho altre volte utilizzato nei miei studi di politica temi e tesi che sembravano cari ai cultori di romanzi polizieschi. In genere mi sono stati utili per avvicinarmi alla realtà. L'accostamento delle date (il duca di Clarence si ammalò nel corso del 1890 e morì nel 1891 o secondo altri nel 1892) permette un'ipotesi: vi è una tradizione di magia sessuale e di magia nera, che provoca discussioni e divisioni nei circoli occultistici, che si rinverdisce con l'incontro tra Eliphas Levi e Bulwer Lytton, che in parte è presente nella fondazione della "Golden Dawn" (1887), che può essere connessa con gli assassinii quasi rituali del 1888, come tali presentati in una storia ritenuta fantastica negli anni Quaranta, ai quali segue una sorta di epurazione nelle società occultistiche.
Queste vicende coinvolgono settori dell'aristocrazia inglese sino a far cadere sospetti sui membri della famiglia reale. In seguito la tradizione della magia sessuale riappare nella Golden Dawn alla quale aderirà Aleister Crowley, anch'egli a contatto con l'alta società, che sostiene di essere la reincarnazione di Eliphas Levi, perché nasce nello stesso anno in cui questi muore (1875).
Se vi è un ponte occulto tra Inghilterra e Germania che cela una storia segreta, si possono capire la speranza di Hitler di una pace con l'Inghilterra che punti anche sulla famiglia reale (la vicenda del duca di Wìndsor sulla quale si tornerà) e i presupposti sui quali si basava il viaggio di Hess in Scozia. Si può ritenere che le voci concernenti il coinvolgimento di mèmbri dell'aristocrazia e forse della famiglia reale nei riti di società esoteriche inglesi, si siano trasmessi da queste sin dalla fine del secolo a quelle analoghe tedesche che poi sfociarono nel nazismo, ai cui leader tali voci pervennero. Ma per completare il quadro è necessario tornare alla Golden Dawn di fine secolo.
Ne fanno parte Bram Stoker (inventore del personaggio di Dracula, barone vampiro: che fa ricordare il vampirismo di the Ripper e che scrive La vergine di Norimberga dopo un viaggio in Germania nel 1885), narratori fantastici come Arthur Machen, ma anche due tra i più grandi poeti del nostro secolo, William Yeats (che già aveva fondato nel 1885 una Hermetic Society a Dublino) e Thomas Eliot. Yeats unirà la persistente convinzione della validità dell'esoterismo a un preciso impegno politico, divenendo nel 1922 senatore dell'Ulster e contribuendo al mantenimento dell'unione delle contee del Nord con l'Inghilterra. La sua grande amicizia con Ezra Pound lo rafforzerà nella convinzione delle buone ragioni della Germania e del fascismo europeo.
Va dunque tenuto presente che la candidatura, sia pure senza successo, di Eliphas Levi e gli incarichi politici coscientemente assunti da Bulwer Lytton e da Yeats sono la prova che occultismo e anche magia sessuale non implicano soltanto comportamenti stravaganti o pericolosi di personaggi eccentrici, ma scelte politiche coerenti con una visione della realtà nella quale il ruolo dell'impero inglese coesiste con la critica al " papismo " romano e con l'apprezzamento di regimi autoritari in Europa. E poiché quasi ogni storico e ogni biografo di Hitler ha sollevato questioni sulle sue abitudini sessuali, senza entrare nel merito di fatti per i quali manca una sufficiente documentazione, si può supporre che alla cultura "occulta" del futuro Führer non fossero estranei elementi di pratiche aventi una connessione col rapporto tra il sesso e la potenza.
Yeats divenne "gran maestro" della Golden Dawn succedendo a Wynn Westcott e a Mc Gregor Mathers, col quale era in stretti rapporti, così come lo era con madame Blavatskij, da lui molto ammirata. Il matrimonio tra Mathers (comunemente definito mago) e la sorella di Henri Bergson stabilì un legame indiretto tra la tradizione occultista e la filosofia intuizionista dello slancio vitale, che aveva qualche analogia con la misteriosa energia del Vril e che influenzò la cultura europea in modo rilevante. Yeats scelse come nome iniziatico Demon est Deus inversus. La stretta connessione tra magia in genere (e presenza della magia sessuale) e politica è tanto più evidente quanto più viene negata, come in una recente presentazione dell'opera di Yeats che è opportuno citare come esempio della posizione del poeta ancora alla fine della sua vita: Completò il suo nuovo dramma, tra il licenzioso e il mistico, L'uovo dell'airone... Nell'idea di Yeats, un piccolo ordine aristocratico doveva attuare l'unificazione dello Stato, evitando che le famiglie e gli individui spiritualmente parassitari potessero prevalere su quelli creativi; i paesi fascisti, forse più ancora che le democrazie, gli sembravano anteporre la quantità alla qualità. Ciò che viene definito "tra licenzioso e mistico" è in realtà l'eco della magia sessuale e il "piccolo ordine aristocratico" che restaura lo Stato è il progetto politico che getta un ponte alla fine dell'Ottocento tra la Golden Dawn di cui Yeats è gran maestro e le società occultiste tedesche che preparano la cultura del nazismo e di Hitler. In seguito questi ultimi possono avere accentuato tratti populistici, che suscitano critiche del pensiero tradizionalista, che Yeats riecheggia e che possono aver provocato parziali differenziazioni politiche. È un dato politico che emerge per esempio dagli scritti di Evola. E Guénon scriverà al Cairo Il Regno della quantità e il segno dei tempi nel 1945, anno della sconfitta nazista. Ma ciò nulla toglie al tipo di cultura politica che matura negli ultimi decenni dell'Ottocento, con le sue componenti esoteriche. E Yeats rimase ostile alla liberaldemocrazia fino alla fine della sua vita come lo era stato all'inizio. A questo punto si è molto ampliato il quadro che Louis Pauwels e Jacques Bergier hanno avuto il merito di proporre nel 1960, anche se la genericità di talune affermazioni, la mancanza di documentazione per altre e qualche connessione stabilita in modo affrettato hanno facilitato il silenzio della storiografia ufficiale e la critica talora sprezzante di quella tradizionalista e di destra. Scrivono i due autori: Verso il 1880 in Francia, in Inghilterra e in Germania, alcune società iniziatiche e ordini ermetici si fondono e riuniscono potenti personalità. La storia di questa crisi mistica e post-romantica non è stata ancora scritta e meriterebbe di esserlo. Vi si troverebbe l'origine di molte importanti correnti di pensiero, che hanno anche determinato correnti politiche... Alla Golden Dawn era affiliata anche una donna, Florence Farr, direttrice di teatro e intima amica di Bernard Shaw. Ne facevano parte anche Peck, astronomo reale di Scozia, il celebre ingegnere Allan Bennett e sir Gerard Kelly, presidente della Royal Academy. Sembra che questi uomini di prim'ordine siano stati influenzati in modo incancellabile dalla Golden Dawn. Secondo le loro stesse ammissioni, la loro visione del mondo fu cambiata e le pratiche a cui si diedero non cessarono di apparire loro efficaci ed esaltanti... Noi non proponiamo di studiare una filiazione Rosa-Croce-Bulwer Lytton-Little-Mathers-Crowley-Hitler, o un'altra filiazione dello stesso genere in cui si incontrerebbero anche la signora Blavatskij e Gurdjiev. Naturalmente ci sono molte interferenze, passaggi clandestini o palesi da un gruppo a un altro. È una cosa appassionante come tutta la storia minuta. Ma il nostro scopo è la grande storia. Noi pensiamo che queste società sono le manifestazioni di un mondo diverso da quello in cui viviamo. Diciamo che è il mondo del Male nel senso in cui lo intendeva Machen. Lo scrittore Arthur Machen era affiliato alla Golden Dawn. Non poteva ovviamente identificarla con l'essenza del male. Pauwels è stato allievo di Gurdjiev, il "mago" giunto dall'Oriente dopo la prima guerra mondiale, e da lui ha appreso elementi di occultismo e di fantastoria. L'aspirazione a scrivere una grande storia fondata sul conflitto manicheo tra bene e male ha compromesso il contributo arrecato dal Mattino dei maghi alla storia minuta di società segrete che hanno influito su un evento importante quale la formazione culturale di Hitler e di parte della élite nazista. Buona parte della storiografia tradizionale e di destra ha ritenuto che Pauwels (che negli anni Settanta come responsabile del "Figaro Magazine" ha contribuito al rilancio culturale in Francia proprio di una destra che avrebbe nel decennio successivo trovato espressione politica nel Fronte nazionale di Le Pen) insieme a Bergier volesse vedere in Hitler e nel nazismo la "filiazione" dell'occultismo satanico delle sette segrete.
Non si sono fatti quindi progressi nell'approfondire la storia minuta di queste sette, le divergenze e le lotte per la supremazia che, come in tutti i gruppi, hanno portato a scissioni e all'alternarsi di leader. Il dato rilevante rimane comunque quello dei rapporti tra gruppi occultisti dell'Inghilterra e della Germania. Essi maturarono negli ultimi decenni del XIX secolo. Stabiliscono legami tra persone influenti - anche sulla base di una concezione "magica" della realtà -, che si trasmettono per un paio di generazioni. Il retroterra culturale di questi gruppi è frastagliato, ma da luogo a una concezione comune secondo la quale: 1) la storia che conosciamo è solo una parte della storia dell'umanità; 2) alcune elite di iniziati conoscono "tutta" la storia; 3) essi si sono trasmessi questo sapere e conoscenze che conferiscono particolari poteri; 4) coloro che ne dispongono e li trasmettono debbono svolgere anche un ruolo politico per gestire il futuro di una umanità decaduta alla quale occorre restituire doti e caratteristiche andate perdute.
Mancano più di vent'anni alla nascita di Hitler quando vengono fondate Die Telyn e la società rosacrociana inglese; quando Bulwer Lytton ipotizza il potere del Vril e sperimenta la magia sessuale; due soli quando sorge la Golden Dawn, lo stesso anno nel quale Arthur Conan Doyle inventa Sherlock Holmes (che usa stupefacenti), mentre si interessa di fenomeni metapsichici (di cui scriverà una storia: Storia dello spiritualismo, alla vigilia della guerra mondiale) e mentre l'interesse per il mystery poliziesco è implementato dalle imprese di Jack lo squartatore. Il riferimento a Sherlock Holmes non è privo di interesse se si pensa che Il mastino dei Baskerville è una lettura particolarmente amata da Hitler.
Hitler è quindicenne quando sorge il primo nazionalsocialismo boemo; è ventenne quando Liebenfels diffonde Ostara e von List Il segreto delle rune e mentre Steiner 35 dirige la società teosofica tedesca che diffonde le teorie di madame Blavatskij che verranno illustrate nel prossimo capitolo. In questo periodo la Golden Dawn ha superato la crisi provocata dai possibili eccessi della magia sessuale ed è diretta da uomini di grande prestigio.
Il futuro Führer vive a Vienna e a Monaco in ambienti permeati dalla cultura che è stata descritta; ha ventitré anni quando sorge il primo gruppo che prende il nome della mitica Thule, la stessa denominazione della società dalla quale deriverà direttamente il partito nazista.
È in questo contesto che vanno collocate le esperienze e la formazione culturale di Hitler, che egli narrerà in modo selettivo (e forse in parte deformato) nel Mein Kampf e sulla quale sorgeranno non poche controversie di interpretazione, come si vedrà nel quarto capitolo.

Capitolo II - La dottrina segreta

Lo stesso intreccio di mistificazione e di autoconvinzione che abbiamo incontrato in situazioni e personaggi tedeschi del capitolo precedente si esprime con particolare evidenza in un fenomeno che ebbe rilievo a cavallo tra Ottocento e Novecento. Si tratta della vicenda della già citata madame Blavatskij e del suo movimento teosofico, che come si è visto appassionava von List.
Sebbene risultasse sufficientemente dimostrato che le manifestazioni psichiche grazie alle quali la signora Blavatskij (Helena Petrovna Han, nata in Russia nel 1831) affermava di entrare in contatto con antichi maestri indiani e tibetani, fossero il frutto di abili trucchi, il movimento da essa fondato continuò ad avere qualche credibilità, tanto che per la sua successione entrarono in competizione Rudolf Steiner e Annie Besant. Il primo, con la sua scuola antroposofica e i suoi metodi educativi, gode tuttora fama di illuminato e di progressista. La seconda, prima di sconfiggerlo nel controllo della società teosofica, era socialista e femminista militante. Questo punto di contatto tra personalità di formazione progressista e una esperienza che poi avrebbe influenzato la destra più radicale sino al nazismo, è rilevante per capire la temperie culturale, anteriore al primo conflitto mondiale, nella quale si formò Hitler.
L'aspetto essenziale della predicazione di madame Blavatskij è la pretesa rivelazione di una "dottrina segreta", di una sorta di controstoria dell'umanità che comporta la trasmissione di messaggi e di qualità particolari a una cerchia di iniziati da parte di grandi maestri del passato. La signora è a Londra nel 1851, in India negli anni successivi; si sa poco di lei fino al 1873, quando giunge a New York ove due anni dopo fonda la Società teosofica (insieme al colonnello Henry Steel Olcott) e pubblica nel 1877 i due volumi di Isis Unueiled (Iside Svelata). Considerato dalla stampa "spazzatura da buttare", questo testo ebbe però fortuna.
La tesi di fondo è che l'universo è permeato da un etere psichico definito Akasa (termine indù che significa spazio), che registra gli eventi, per cui quelli del passato possono essere letti da persone con doti particolari, potenziate dal contatto con quelli che vengono chiamati istruttori occulti. Attraverso queste "registrazioni akasiche" e la lettura del misterioso testo Le stame di Dzyan scoperto nel Tibet, viene ricostruita una fantastoria dell'umanità.
Essa avrebbe avuto origine da esseri extraterrestri (definiti costruttori e formatori), i quali compirono diversi esperimenti di "razze prova", la prima di esseri invisibili, la seconda stanziata nel nord dell'Asia, la terza su un continente nell'oceano Indiano ora scomparso (Mu o Lemuria), la quarta ad Atlantide, la quinta quella attuale.
Per quanto stravagante, questa ricostruzione (che, a parte gli extraterrestri, presenta analogie con la cosmogonia esiodea) ha dato luogo a una letteratura assai diffusa e a molti imitatori. Anche dopo che nel 1884 un rapporto di Richard Hodgson (incaricato dalla Società di ricerche psichi-che, che mirava a dare veste scientifica a fenomeni paranormali) ebbe dimostrato che madame Blavatskij ricorreva a trucchi di vario genere per simulare rapporti con "istruttori occulti", la "veggente" non fu completamente screditata. Da Wurzburg si trasferì a Londra (altro ponte tra Germania e Inghilterra), dove riprese le sue tesi ne La dottrina segreta che ebbe ampia diffusione dopo la sua morte avvenuta nel 1891.
I suoi seguaci continuarono a ritenere questa fantastoria del tutto attendibile e un membro della società teosofica, Scott Elliot, pubblicò due libri (La storia di Atlantide, 1895 e La perduta Lemuria, 1904) nei quali raccontò quanto sosteneva di avere appreso a sua volta dalle "registrazioni akasiche".
Queste furono alla base di una fantageografia che si sviluppò insieme alla fantastoria. Già madame Blavatskij aveva descritto la fine di Atlantide come conseguenza anche di uno scontro tra i suoi sapienti (che usavano poteri occulti a fini malefici) e i saggi maghi di una città chiamata Shambhalah. Scott Elliot continuò il racconto nel testo del 1895, affermando che i potenti maghi di Atlantide insistendo nell'uso dei loro poteri a fini malefici ruppero il legame con gli "istruttori occulti" trasformando la positiva magia bianca in una negativa magia nera. Essa sconvolse l'equilibrio naturale, provocando grandi cataclismi. I maghi malvagi non desistettero, comunque, dai loro propositi. Gli istruttori occulti, definiti dallo scrittore "iniziati", si trasferirono allora in Egitto poco prima che Atlantide fosse definitivamente sommersa.
Si cominciò allora a discutere sulla possibile ubicazione della mitica Atlantide, di cui già aveva parlato Platone e che Scott Elliot collocava almeno in parte nell'emisfero boreale a partire dall'attuale Groenlandia. L'intreccio tra questa fantageografia e l'antica convinzione che la culla dell'umanità fossero le catene montuose tra l'India e il Tibet, fece collocare in quest'ultima regione Shambhalah, sede dei maghi buoni e dell'antica sapienza. E il celebre esploratore svedese Sven Hedin, scopritore delle sorgenti del Brahmaputra, si mise tra il 1899 e il 1902 alla ricerca di Shambhalah. Non la trovò, ma raccontò i suoi viaggi tra la Mongolia e il Tibet nel secondo volume de Im Herzen vom Asien (Nelle nebbie dell'Asia), pubblicato a Lipsia nel 1905. In questa città nel 1912 venne fondata una Germanen-Thule-Sekte che anticipa il Germanen Orden del 1913 e la Thulegesellschaft del 1918, dalla quale deriva direttamente il partito nazista. Sven Hedin sarà poi un sostenitore e un propagandista della Germania nazista durante il conflitto 1939-1945.
Bracher ha colto una parte della realtà quando definisce quegli Orden e Sekte "banditori di teorie germanomani e antisemite con infiltrazioni occultiste, i cui scritti probabilmente suggestionarono a Vienna anche il giovane Hitler". Quelle occultiste non erano semplici infiltrazioni, ma una cultura intessuta di fantastoria e fantageografia (Thule era la mitica Atlantide, patria degli iperborei), al centro della quale stava un potere occulto trasmesso da iniziati. Hitler poteva ritenersi erede di questo potere e non già dei maghi cattivi apportatori di rovina, ma di quelli benefici costruttori di una nuova umanità.
Si possono così spiegare le sue affermazioni a Rauschning, sulle quali si tornerà; e si può anche capire come abbia equivocato la storiografia di destra volta a negare le influenze occulte nel nazismo, criticando come senza fondamento le tesi de Il mattino dei maghi.
Quest'opera effettivamente utilizza Rauschning e altre fonti per presentare Hitler come erede più o meno cosciente dei maghi cattivi ed espressione del "demoniaco", così come demoniaci sarebbero i "superiori sconosciuti" ai quali egli accenna. Ma Hitler riteneva positivo il suo contatto con l'occulto, i superiori sconosciuti erano i saggi " iniziati" del passato. Si può capire come Rauschning abbia ritenuto di essersi imbattuto nelle aberrazioni di un "posseduto": è l'immagine che egli ha trasmesso e che Pauwels e Bergier hanno raccolto.
Si riprenderà questo tema nel quarto capitolo e in parte nel settimo. Ora è necessario ampliare la riflessione sull'origine di una fantastoria che avrebbe indotto un esploratore serio e apprezzato come Sven Hedin prima a ricercare le terre degli Arii e la leggendaria Shambhalah e poi a farsi sostenitore della guerra hitleriana. E per ampliare il campo e risalire alle origini della fantastoria e ritrovare Shambhalah come capitale del mitico regno di Agharti, sede della saggezza primigenia, è necessario ricordare l'esperienza francese, circa la quale già si è accennato a Schuré, autore de I grandi iniziati e a contatto coi circoli wagneriani nei quali si diffondono le teorie del razzismo e del primato ariano.
Schuré esalta continuamente come suo maestro Fabre d'Olivet, che v iene considerato "il primo dei grandi occultisti del XIX secolo". Dapprima membro del club dei giacobini, studioso di ipnotismo e della lingua ebraica, si afferma, nei primi tre decenni dell'Ottocento, fondatore di una scienza che definisce "psicurgia" volta a utilizzare appieno l'energia mentale, usando la quale si possono cogliere verità del passato simili alle citate "registrazioni akasiche". Egli elabora così una straordinaria epopea, volta a dimostrare la prevalenza dei celti su tutti gli altri popoli e il valore esemplare dell'impero teocratico fondato dal druido Ram seimila anni prima di Cristo. Ram diviene Rama in India, Osiride in Egitto, Dioniso in Grecia. Il continuatore di Fabre, Saint-Yves, dapprima modesto insegnante in Inghilterra e poi a Parigi, divenuto marchese d'Alveydre (1880), dopo un fortunato matrimonio, completa la fantastoria con la fantageografia. È importante rilevare che egli vive in Inghilterra (esule durante l'impero di Napoleone III) negli anni nei quali sorgono le già citate associazioni "occulte". È probabile un suo contatto con quegli ambienti e col loro interesse per la politica, tanto che in Francia elaborerà una teoria di governo opposta, così afferma, all'anarchia e che definisce sinarchia, espressione che sarà adottata da un movimento di estrema destra (collegato coi cagoulards che uccidono nel 1937 i fratelli Rosselli), il quale propugna per la Francia una soluzione politica di tipo fascista.
Se questi aspetti vanno tenuti presenti, il contributo specifico di Saint-Yves alla presente ricostruzione è comunque il libro Mission de l'Inde en Europe, scritto dopo un incontro con l'indiano Hardji Schariff nel 1887, distrutto prima della diffusione per il timore che risultasse inattendibile, pubblicato nel 1910. Saint-Yves afferma di aver visitato per sdoppiamento il territorio di Agharti, paese di venti milioni di abitanti del quale Shambhalah potrebbe essere la capitale. È questa la sede dell'antica sapienza dei maghi saggi.
Saint-Yves era stato preceduto nella "scoperta" di Agharti dal viaggiatore e scrittore Louis Jacolliot, console di Francia a Calcutta. Questi non pretendeva di esserci stato. Dopo aver scritto Bible dans l'Inde, Vie de J'ezeus Christna (1868), aveva pubblicato nel 1875 Histoire des Vierges, racconto di viaggi in paesi inesplorati nel quale citava la tradizione indiana che parlava della leggendaria terra. Jacolliot è citato nel fondamentale studio di Leon Poliakov tra i protagonisti antisemiti della costruzione della teoria ariana:È un poligrafo la cui popolarità al suo tempo è attestata dal posto che egli conserva nelle bibliografie e nei cataloghi. Dopo aver salutato "l'India, luogo d'origine del genere umano, vecchia nutrice dalle mammelle prosperose", proponeva un'altra versione della religione indoaria universale. Mosè era Manu (Manu-Manes-Mi-nos-Mosè), Gesù era Zeus (Zeus-Jezeus-Isis-Gesù); queste etimologie intrepide, sostenute dalle apocrife "leggi di Manu" che egli pretendeva di aver ritrovato, permettevano a Jacolliot "di fare risalire all'alta Asia le origini della Bibbia e di provare che, poiché l'influenza e i ricordi del luogo di origine continuano ad arrivare attraverso le epoche, Gesù Cristo è giunto a rigenerare il mondo nuovo seguendo l'esempio di Jezeus Christna, che aveva rigenerato il mondo antico".
Infatti l'Antico testamento non era per Jacolliot che un'accozzaglia di superstizioni, gli Ebrei un popolo "avvilito e stupido" e Mosè "uno schiavo fanatico, educato per carità alla corte dei Faraoni". La Bible dans l'Inde conobbe in alcuni anni otto edizioni e almeno un seguace prestigioso nella persona di William Gladstone. È presumibile che oltre a un "seguace prestigioso" come il primo ministro inglese, Jacolliot ne abbia avuti in Inghilterra altri, meno prestigiosi, ma non poco influenti: gli aderenti ai gruppi rosacrociani e alla Golden Dawn, alla ricerca delle origini della sapienza primordiale.
Questa apertura di riflessione sui rapporti tra l'occultismo inglese e quello francese - già riscontrato nella vicenda di Eliphas Levi e Crowley - ci permette di cogliere due aspetti dei precedenti culturali che influirono sui processi decisionali di Hitler e della élite nazista: il virulento antisemitismo e la valutazione della Francia.
L'antisemitismo nazista ha infatti una componente legata alla cultura esoterica. Da un lato gli ebrei sono visti come una specie di non uomini o di sotto-uomini (frequenti le espressioni di Hitler in proposito), un giudizio negativo anticipato da quello sprezzante di Jacolliot. Dall'altro essi sono temuti come concorrenti in quanto depositari, visti come "degenerati ", di una sapienza originaria, che in qualche modo avevano ereditato e distorto, come i malvagi maghi di Shambhalah. Questo secondo aspetto ha i suoi precedenti negli studi sui poteri occulti garantiti dalla Cabala ebraica ed è giunto alla cultura di massa attraverso il film di successo I predatori dell'arca perduta, che vede nazisti e americani in concorrenza per recuperare antichi poteri di geni del male.
Il secondo aspetto - la valutazione hitleriana della Francia in rapporto all'Inghilterra - è di rilevante importanza sul piano del processo decisionale. Si vedrà nel settimo capitolo che la svolta nella politica hitleriana che porterà alla guerra mondiale parte dalla rimilitarizzazione della Renania (febbraio-marzo 1936) non consentita dal trattato di Versaglia. Il mondo rimase stupito dalla mancanza di reazione da parte della Francia (in grado di sconfiggere rapidamente la divisione tedesca mandata sul Reno), che Hitler aveva previsto, contro l'opposta valutazione dello stato maggiore tedesco.
Questa previsione si basava sulla convinzione del Führer (espressa nel Mein Kampf) che, diversamente dall'Inghilterra, la quale conservava uno spirito imperiale, la Francia era votata a una inarrestabile decadenza, perché dominata dalle influenze ebraiche oltre che massonico-democratiche.
A questa valutazione - che apparteneva alla cultura politica tradizionale - Hitler aggiungeva probabilmente la convinzione di essere dotato di qualche forma di preveggenza e quella che in Francia esistessero gruppi ristretti di formazione culturale "ariana" - era il paese di Gobineau - che potevano appoggiare la sua politica di "restauratore" del ruolo della razza bianca nel mondo. Vi erano inoltre settori importanti dell'alta borghesia francese che stavano per adottare il motto "meglio Hitler del fronte popolare" (che si era costituito e si preparava a vincere le elezioni dell'aprile-maggio 1936).
Effettivamente quando scoppiò la guerra la Francia la combatté senza convinzione sino alla rapida sconfitta del giugno 1940 e si sviluppò un forte movimento per una aperta collaborazione con la Germania. In questo movimento confluirono (e spesso si scontrarono) posizioni diverse, dal populismo originato dalla sinistra già marxista (Doriot, Déat), a una destra nella quale era forte una tradizione con componenti esoteriche (torneremo sulla valutazione, errata ma significativa, secondo la quale il nazismo sarebbe stato una combinazione tra Rene Guénon e le panzerdivisionen).
Questo precedente può spiegare la politica hitleriana verso l'Inghilterra sino al viaggio di Hess del maggio 1941. Questo paese era più solido della Francia. Era un naturale alleato della Germania nel conflitto secolare per il rilancio della "razza bianca" e per la sconfitta del bolscevismo come estrema manifestazione della "congiura ebraica" (con tutta la letteratura in proposito che il Mein Kampf riprende, sino ai famosi Protocolli dei savi di Sion). Hitler rimase convinto sino allo scoppio della guerra che vi fosse in Inghilterra una forte tendenza politica disposta a patteggiare con la Germania la sua egemonia nell'Europa continentale in cambio della continuità dell'impero britannico (oltre che della lotta al comunismo). Questa tendenza era fronteggiata dall'influenza ebraico-democratica, che Hitler vedeva simboleggiata in Churchill, oggetto della sua personale animosità (una questione sulla quale si tornerà).
La tradizione "occultista" che aveva stabilito un ponte tra Germania e Inghilterra, le società "esoteriche" che, come si è visto, comprendevano settori influenti delle "classi alte", da sempre ritenute ostili alla liberal-democrazia, furono alla base del tentativo di cercare interlocutori alla vigilia dell'attacco all'Urss: se ne erano trovati in Francia, perché non cercarli in Inghilterra? Vi fu quasi certamente un dibattito e forse uno scontro nel vertice nazista del quale Hess fu uno dei protagonisti.
Jacolliot è appunto uno dei predecessori francesi della evoluzione politico-culturale sulla quale Hitler contava per presentarsi come campione dell'Europa ariana. L'idea che Cristo abbia avuto esperienze in India nei lunghi anni vuoti che intercorrono tra l'infanzia e la predicazione narrata dai Vangeli, ha dato luogo a una vasta letteratura. Questa idea si collocava nel quadro di una fantastoria e di una fantageografia delle quali madame Blavatskij era stata precorritrice e che all'inizio del secolo avrebbe avuto un ulteriore sviluppo proprio con uno studioso indiano, Lokamanya Bai Gangadhar Tilak.
Prima di trattarne e sempre per capire quanto influente fosse questa corrente culturale che intrecciava occultismo e fantastoria, è opportuno riprendere la riflessione sul fatto che Rudolf Steiner entrò in contatto col movimento teosofico e aspirava ad avervi un ruolo di guida, che poi fu assunto (nel 1908) precisamente da un giovane indù, Jiddu Krishnamurti (che rinunciò al ruolo nel 1929).
Steiner, studioso di Schiller e di Goethe, autore di una Filosofia della libertà che aveva avuto buona accoglienza anche in ambito accademico, era un intellettuale di prestigio quando nel 1900 accettò di tenere una serie di conferenze alla società teosofica di Berlino e continuò a collaborare con la società negli anni successivi. Nonostante la parziale diversità delle posizioni vi acquistò un notevole prestigio, tanto da poter aspirare a dirigerla fino a che il gruppo guidato da Annie Besant non riuscì a imporre il giovane indù. Anche per questo motivo, oltre che per la crescente divergenza di posizioni, Steiner ruppe con la società nel 1912.
Ma i suoi legami con la cultura occultistica continuarono. Nel 1909 aveva raccolto una serie di conferenze tenute a Budapest (egli era nato in Ungheria nel 1861) sotto il titolo "L'esoterismo rosacrociano". Nel libro Memoria cosmica riprendeva la fantastoria di origine blavatskijana. Già nel 1909 si era aperto un conflitto nell'ambito della società teosofica, perché Steiner insisteva affinché essa fornisse il suo appoggio alla rappresentazione di opere di Schuré (già incontrato come ammiratore di Wagner e del suo circolo occultistico-razzista). Ne era protagonista l'attrice Marie von Sievers (che sposò lo stesso Steiner). Nel 1907 era stata rappresentata una ricostruzione dei misteri eleusini. Nel 1909 un secondo esperimento teatrale avrebbe dovuto aver luogo a Monaco, durante il congresso che Steiner aveva promosso all'insegna di una concezione che stava elaborando e che definiva antroposofia in collegamento con la teosofia della società, i cui dirigenti non condivisero l'opportunità dell'iniziativa. Da qui i contrasti sino alla rottura del 1912.
Questi eventi sono significativi, perché dimostrano l'influenza della cultura occultistica nei primi anni del secolo e in particolare nelle stesse zone (come Monaco) nelle quali queste tendenze si sarebbero in parte coagulate nel nazismo. E Steiner diede comunque il suo apporto - oltre che a una teoria educativa per la quale è tuttora apprezzato - a una fantastoria che troviamo anche alle origini della Thule Gesellschaft. Un riassunto di Memoria cosmica è a questo proposito illuminante, tanto più che Steiner come Scott Elliot e madame Blavatskij si basava sulle "registrazioni akasiche", che egli definisce "le cronache di Akasa", per cui "colui che ha acquistato la capacità di vedere nel mondo spirituale arriva a conoscere gli eventi passati nel loro carattere eterno. Essi non si pongono di fronte a lui come testimonianze morte della storia, ma nella loro completa vita. In un certo senso quello che è accaduto avviene davanti a lui. Oggi sono ancora obbligato a tacere l'origine delle informazioni a me date. Anche chi non sa nulla a proposito di queste fonti capirà perché non può essere diversamente. Ma potrà succedere qualcosa che mi permetterà di rompere questo silenzio e forse molto presto ". Colin Wilson, autorevole nell'ambito dei tentativi di analizzare scientificamente i fenomeni parapsichici; rileva ironicamente: "Pare che Steiner non abbia mai mantenuto la sua promessa". Si può comunque osservare che una cesura anche nel comportamento dei gruppi occultistici fu rappresentata dal primo conflitto mondiale. È dopo di esso che questi operano in Germania per un intervento politico diretto, in senso sempre più autoritario, mentre Steiner rimane fondamentalmente un liberal-democratico. Egli abbandona quindi il campo dell'esoterismo per quello della pedagogia, entrando in aperto conflitto coi precursori del nazismo.
Dobbiamo comunque a Wilson un efficace riassunto della tesi di Steiner: "L'essere umano è formato da quattro "corpi". Quello fisico è animato dal corpo etereo, visibile ai chiaroveggenti che lo chiamano "aura", Bergson invece lo chiamava "slancio vitale", mentre Shaw "forza vitale". Vi è poi il "corpo astrale", il quale, secondo gli occultisti, può uscire dal corpo fisico in talune condizioni. Al di sopra di tutto questo vi è l'ego, il principio dell'individuo. L'uomo ha sviluppato lentamente questi corpi, uno per uno, in lunghi periodi di tempo. È la sola creatura sulla terra che possiede l'ego col quale coordina gli altri tre corpi. Lavorando su questi corpi inferiori può creare tre corpi superiori: una coscienza spirituale, un corpo spirituale, un'anima estrema che gli indù chiamano "atman", la cui natura è identica a quella di Dio". In questa sintesi dei principi dell'antroposofia troviamo citati socialisti gradualisti come Shaw e filosofi come Bergson, apprezzato da Gramsci, ma che aveva, come si vedrà, rapporti indiretti con la Golden Dawn. Sono indici dell'influenza culturale dell'occultismo all'inizio del secolo e la possibilità di conseguire poteri superiori sarà alla base del nazismo "magico" di Hitler. I principi ora esposti si collegano a una fantastoria di lungo periodo, nel quale si sarebbero sviluppati questi diversi "corpi".
L'uomo cominciò ad evolversi attorno a una specie di "primitiva nebulosa". Mentre i corpi aumentavano gradualmente di densità, gli uomini persero il loro potere di plasmarsi e cominciarono a divenire schiavi della materia. Con l'evoluzione degli uomini in lemuriani si svilupparono le passioni violente, perché la materia condizionava l'uomo più velocemente di quanto gli occorresse per imparare a controllarla. I suoi desideri malvagi crearono violente forze naturali, le quali distrussero Lemuria. Atlantide esisteva già. Gli atlantidi sono stati i nostri antenati. Poiché la nostra razza - la quinta razza fondamentale - aveva perso i suoi poteri naturali di chiaroveggenza, abbiamo dovuto sviluppare alcune qualità alternative. Abbiamo quindi sviluppato la forza della ragione. La prima sottorazza (della quinta razza), gli indiani, erano essenzialmente "spirituali ". La seconda, i persiani, accettavano la materia e per loro la vita era una battaglia tra la materia e lo spirito, nella quale lo spirito era il bene e la materia il male. La successiva sottorazza, gli egiziani-caldeibabilonesi, si avvicinò di un passo nell'"accettare" la materia. Poi arrivò la sottorazza grecoromana, la quale si spinse persino troppo lontano nell'accettare il mondo della materia. Il compito dell'uomo moderno dovrebbe essere quello di riequilibrare gli opposti punti di vista fra gli indiani e i romani: trattare la materia come un alleato, senza tuttavia arrendersi ad essa. Questa l'impostazione di Steiner alla vigilia del conflitto mondiale, allorché gli venne offerto di proseguire l'attività del suo teatro sperimentale a Dornach, in Svizzera. Qui creò il Goetheanum. Tornò in Germania dopo la guerra per fondare a Stoccarda, nel 1920, la sua scuola a Waldorf, per una educazione basata sullo sviluppo della persona e non sulla disciplina. Fondò anche una clinica e una fattoria per la sperimentazione del metodo biodinamico in agricoltura. Svolse un'azione pionieristica per l'educazione di piccoli handicappati. Fu probabilmente questa una delle ragioni dell'ostilità dell'estrema destra tedesca, che col nazismo avrebbe teorizzato l'emarginazione e la sterilizzazione dei colpiti da tare ritenute ereditarie. Osteggiato, minacciato, distrutto il Goetheanum da un incendio forse provocato da nazisti penetrati in Svizzera, Steiner ne avviò la ricostruzione, ma stanco e malato si spense nel 1925, affidando ai successori la continuazione della sua attività, che nel campo della educazione continua col "metodo steineriano".
Questa vicenda illumina la frattura che si verificò nella tradizione dell'occultismo dopo la guerra, tra alcuni suoi precedenti legati a una tradizione liberale e quelli che avrebbero ispirato scelte autoritarie. L'epicentro della fantastoria di cui abbiamo visto le premesse ebbe comunque uno sviluppo importante nel decennio antecedente il conflitto attraverso l'opera di Tilak.
Propugnatore dell'indipendenza dell'India, per la quale lottò nel partito del Congresso, detenuto per sei anni in carcere in Birmania, aveva quasi cinquant'anni (era nato nel 1856) quando pubblicò nel 1903 a Poona La dimora artica dei Veda (ora ne esiste una traduzione italiana, edizioni Ecig, Genova). Il testo giunse in Europa con l'autore, che nel 1904 a Parigi incontrò probabilmente Rene Guénon, influenzandone l'orientamento verso gli studi induistici. Attraverso lo studio dei testi e dei miti vedici, Tilak (al cui nome sarebbe stato aggiunto l'attributo Lokamanya, Onorato dal mondo intero) giunse alla convinzione che l'Urvolk, gli iperborei che avrebbero dato origine agli Arii, provenivano dal polo artico.
Una sua descrizione delle età geologiche e delle glaciazioni induce Tilak a ritenere che prima di una supposta inclinazione dell'asse terrestre il polo nord godesse di un clima molto favorevole all'insediamento umano. Sarebbe stata questa inclinazione, col conseguente mutamento del clima in gelido, che avrebbe indotto l'Urvolk a scendere verso l'Eurasia, in un processo migratorio che si colloca tra gli otto e i diecimila anni fa. Dai primi insediamenti in India si giunge agli ultimi in Grecia e a Roma, attraverso i Celti e i Germani.
Buon conoscitore della cultura anche scientifica dell'Occidente, Tilak diede un contributo rilevante, nel decennio che precede la prima guerra mondiale, al rinverdimento della tradizione culturale che fa degli Arii e degli indo-germani i detentori di una antica sapienza e i costruttori di civiltà, che è una tradizione fondamentale per capire i precedenti del nazismo, come documenta il citato testo di Poliakov. Tilak morì nel 1920. Ma la sua fantastoria basata su mutamenti cosmici avrebbe trovato presto un continuatore particolarmente influente in Austria e Germania: l'ingegnere austriaco Hans Horbiger. Contemporaneamente un'altra avventurosa fantastoria rinverdiva il mito di Agharti, la "inafferrabile", secondo la traduzione dell'espressione che ne aveva dato Jacolliot.
Nel 1924 veniva pubblicato a Parigi il libro Bestie, uomini e dei di Ferdinand Ossendowski.
Ingegnere, ministro delle finanze del governo "bianco" dell'ammiraglio Kolchak, egli aveva combattuto contro i bolscevichi nella Divisione asiatica di cavalleria del barone Roman Fiodorovic von Ungern-Sternberg, l'ultimo residuo degli eserciti controrivoluzionari che tentavano di difendere una Mongolia e una Siberia sottratte al controllo del governo sovietico. Sconfitti e fucilati sia Kolchak che von Ungern-Sternberg (quest'ultimo nel settembre 1921: un anno dopo l'armata rossa sarebbe giunta a Vladivostok), Ossendowski riusciva invece a giungere in Occidente dopo quella che egli presentava come una rocambolesca fuga nel corso della quale avrebbe anche attraversato (senza lo "sdoppiamento" di Saint-Yves) la terra di Agharti. Nel libro esaltava l'epopea della Divisione asiatica e del "barone pazzo" (come affettuosamente lo chiamavano anche gli amici) che la guidava.
Egli era affiliato a una setta che praticava il tantrismo (al quale dedicherà la sua attenzione Julius Evola), parlava dell'Agharti e di Shambhalah (definita terra degli iniziati), vedeva nella rivoluzione russa la vittoriosa congiura delle forze del male analoghe a quelle che avevano sommerso le antiche terre della saggezza e cui andava contrapposto il principio solare, simboleggiato dalla svastica che campeggiava sulle sue insegne. Nell'ultimo rapporto ai suoi ufficiali tenuto ai primi d'agosto del 1921, li informava che invece di ripiegare verso Est (e una possibile salvezza) intendeva dirigersi a Ovest e poi a Sud per raggiungere una fortezza spirituale tibetana dove mantenere viva la fiaccola della liberazione del mondo dalle forze del male.
Verso Ovest andò invece incontro alla morte, piccolo episodio di una decisione presa per ragioni inerenti alla cultura "occulta", che anticipa decisioni di ben più ampia portata sulle quali influì la stessa cultura e prese da un altro leader sulle cui insegne campeggiava la svastica: Hitler, come si vedrà nei capitoli successivi.
Secondo il suo racconto, toccò invece ad Ossendowski raggiungere Agharti e viverne le esperienze. Il libro venne criticato da Sven Hedin, che trovava inattendibile la descrizione degli itinerari tra gli Aitai e la Zugaria. Trovò invece un difensore in Rene Guénon, che presentò il libro a Parigi e in seguito nella sua pubblicazione Il Re del Mondo. Guénon aveva già scritto Introduzione generale allo studio delle dottrine indù (1921), non era ancora come sarebbe poi diventato, la maggiore autorità del pensiero tradizionale, ma il suo avallo a Bestie, uomini e dei fu di grande importanza, anche perché lo studioso francese era un critico risoluto delle componenti spiritistiche fortemente intrecciate con la fantastoria e la fantageografìa (ispirate dalle rivelazioni di anime trapassate).
L'influenza e la voga dello spiritismo erano dilagate in Europa dopo la genesi negli Stati Uniti, in quello stesso marzo 1848 che aveva visto nel nostro continente le rivoluzioni e nella cittadina di Arcadia, presso New York, l'inizio della celebre storia delle medium sorelle Fox. La teosofia di madame Blavatskij si era diffusa quando l'ondata spiritista (o spiritualista) era giunta al culmine, nonostante le molte delusioni e mistificazioni tra i suoi adepti, tra i quali scoppiavano periodicamente contese feroci.
Guénon imposta il problema rilevando che "sarebbe un grave errore confondere occultismo e spiritismo. Non esiste infatti tra i due movimenti alcuna analogia, ma al contrario un chiaro antagonismo che si rivela in termini più accesi e violenti negli spiritisti e con maggior discrezione negli occultisti". In realtà possiamo constatare talvolta una confluenza e talvolta una contrapposizione tra i due movimenti e aspetti occultisti e componenti medianiche sono stati in seguito rilevati negli studi sulla personalità di Hitler.
Lo studioso francese scrive comunque nel 1921 La teosofia, storia di una pseudo-religione (nello stesso anno della Introduzione) e L'erreur spirite (nel 1923), nei quali critica tanto il blavatskijsmo quanto il Circolo di studi esoterici, che sviluppava le tesi medianiche proposte dal 1890 dal direttore del laboratorio di ipnoterapia dell'Ospedale della Carità di Parigi, Gerard Encausse, divenuto celebre come Papus. Si può ritenere che Guénon "si senta più vicino a Eliphas Levi", ma nel complesso egli si qualifica per lo sforzo di precisare la dottrina esoterica tradizionale in contrapposizione alle frequenti mistificazioni spiritistiche. È quindi sulla base di questo suo prestigio che acquista rilevanza l'avallo a Ossendowski, nei termini che ribadisce nel 1927
Dopo aver ricordato il testo di Saint-Yves "prima del quale non era stata fatta menzione in Europa né dell'Agharti né del suo capo, il Brahmatma, se non da uno scrittore di scarsa serietà, Louis Jacolliot", Guénon continua così: Ossendowski [scrive] racconti quasi identici a quelli di Saint-Yves; e i molti commenti che hanno accompagnato questo libro ci offrono l'occasione di rompere il silenzio sulla questione dell'Agharti. ne Il Re del Mondo, del quale è utile citare l'inizio, un passaggio fondamentale e la conclusione. Spiriti scettici o malevoli non hanno mancato di accusare Ossendowski di aver semplicemente plagiato Saint-Yves, [ma] le concordanze non ci convincono affatto della realtà del plagio; è nostra intenzione del resto non addentrarci in questa sede in una discussione che, in fondo, ci interessa ben poco. D'altra parte, se Ossendowski avesse parzialmente copiato la Mission de l'Inde non vediamo perché avrebbe omesso certi passi di grande effetto, né perché avrebbe cambiato la forma di certe parole, scrivendo per esempio "Agharti" invece di "Agartha", il che invece si spiega molto bene qualora egli abbia ottenuto da fonte mongola le informazioni (gli avversari di Ossendowski hanno voluto spiegare questo fatto sostenendo che egli aveva avuto tra le mani una traduzione russa de Mission de l'Inde, la cui esistenza è molto problematica, dato che gli eredi stessi di Saint-Yves lo ignorano. È stato anche rimproverato a Ossendowski di scrivere "Om" mentre Saint-Yves scrive "Aum"; ma se "Aum" è la rappresentazione del monosillabo sacro scomposto nei suoi elementi costitutivi, è pur sempre "Om" la trascrizione corretta che corrisponde alla pronuncia reale, sia in India, sia in Tibet e Mongolia)... Ma intendiamo rimanere assolutamente estranei a qualsiasi polemica e questione personale; se citiamo Ossendowski e Saint-Yves è solo perché quello che hanno detto può servire come punto di partenza per considerazioni che nulla hanno a che vedere con quanto si potrà pensare dell'uno e dell'altro. Guénon definisce "di scarsa serietà" Jacolliot, che si era limitato a riportare quanto aveva sentito; non riserva lo stesso giudizio per Saint-Yves e per Ossendowski, che ad Agharti sostenevano di essere stati, o "sdoppiati" o di persona. E scende in dissertazioni quasi filologiche sull'uso dei termini o resistenza di traduzioni. Questo non ci dovrebbe stupire, se considerassimo i dibattiti che si svilupparono nel periodo in esame in ambito esoterico con lo stesso criterio col quale giudichiamo polemiche politiche o controversie scientifiche.
Anche in questi campi personaggi di prestigio e studiosi autorevoli dibattono con asprezza, per esempio, attorno all'interpretazione di una frase di Marx o di Engels o sulla teoria dei quanti. Gli scontri tra persone, gruppi e correnti della cultura esoterica, a parte l'ambito specifico, non hanno una portata o un significato diverso.
Un brano centrale de Il Re del Mondo stabilisce una relazione tra Agharti e le concezioni sui diversi "corpi" (alla Steiner) e tra macrocosmo e microcosmo (secondo l'astrologia e l'alchimia rinascimentali). Scrive Guénon riprendendo i due autori citati: Il capo supremo dell'Agallili porta il titolo di Brahatma [sarebbe più corretto scrivere Brahmatma], supporto delle anime nello spirito di Dio; i suoi due coadiutori sono il Mahatma, rappresentante dell'anima universale, e il Mahanga, simbolo di tutta l'organizzazione materiale del Cosmo: questa è la divisione gerarchica che le dottrine occidentali rappresentano mediante il ternario spirito, anima, corpo e che è qui applicato secondo l'analogia costitutiva del Macrocosmo e del Microcosmo. L'espressione "Re del Mondo" intesa in senso stretto in rapporto col mondo terrestre sarebbe assai inadeguata; ben più esatto sarebbe attribuire al Brahatma quella di "Signore dei tre mondi"... Dice Ossendowski: "il Re del Mondo è raggiante di luce divina". La Bibbia ebraica dice esattamente lo stesso di Mosè quando scese dal Sinai... La funzione di legislatore che è propria di Mosè presuppone necessariamente una delega del potere che il nome di Manu designa; "II Re del Mondo" disse un lama a Ossendowski "è in rapporto con tutti i pensieri di tutti coloro che dirigono il destino dell'umanità. Conosce le loro intenzioni e le loro idee.
Se esse piacciono a Dio, il Re del Mondo le favorirà col suo aiuto invisibile; se dispiacciono a Dio, il Re provocherà il loro fallimento. Tale è il potere dato all'Agharti mediante la scienza misteriosa di Om". È facile constatare come le etimologie sono analoghe a quelle di Jacolliot: Mosè, Manu; vi è il riferimento a una scienza misteriosa che, essendo Shambhalah il centro di Agharti, è analoga a quella dei buoni maghi dei teosofi. Vi è un fondo comune in questa sorta di "filosofia occulta" tra Guénon e coloro coi quali egli polemizza. E quando si ricordino le discussioni storiografiche attorno al rapporto tra Hitler e la religione, al problema di quale fosse il dio al quale faceva appello alla fine dei suoi proclami con i quali annunciava sempre nuove invasioni, il "Gott mit uns" [dio con noi] che orna anche la fibbia dei cinturoni dei corpi scelti SS, il riferimento possibile è al dio di questa cultura che mette la misteriosa scienza di Om al servizio delle imprese che egli approva.
Poco prima del brano ora citato, Guénon precisava: "La confusione tra l'aspetto luminoso e l'aspetto tenebroso costituisce propriamente il satanismo; e appunto in tale confusione cadono, involontariamente e certo per ignoranza (il che è una scusa, ma non una giustificazione), coloro che credono di scoprire un significato infernale nella designazione di Re del Mondo". Guénon, che avrebbe poi scritto Considerazioni sulla vita iniziatica (1946) e altri scritti sulla pseudoinitiation, tocca qui il punto centrale del dibattito in ambito esoterico: il massimo della prassi negativa (quello che i marxisti "ortodossi" imputano ai "revisionisti", per fare una comprensibile analogia col pensiero politico) è trasformare ciò che è divino in ciò che è demoniaco, sostituendo all'"iniziazione" che porta alla luce una "controiniziazione" che porta alle tenebre. È la massima accusa che gli esoterici possono scambiarsi e che interessa la presente riflessione sia in rapporto a personaggi come Aleister Crowley, sia in rapporto allo stesso Hitler, che si ritiene in relazione col dio della luce e che, anche in ambito esoterico, potrebbe essere invece considerato legato alla confusione con l'aspetto tenebroso che costituisce il satanismo. Diviene in questo modo più comprensibile la posizione degli studiosi della destra esoterica che contestano le analisi in questo campo supponendo che chi indaga sulle origini "occulte" del nazismo voglia fare di Hitler un demone e quindi "demonizzare" (espressione di moda) i maestri dell'esoterismo compreso Guénon, il quale, per venire alla conclusione, spiega perché ora e non prima si possa parlare dell'Agharti.
Nelle circostanze in mezzo alle quali viviamo attualmente, gli avvenimenti si svolgono con una tale rapidità che molte cose le cui ragioni non appaiono nell'immediato potrebbero trovare, prima di quanto si creda, applicazioni molto impreviste, se non del tutto imprevedibili. Vogliamo astenerci da ciò che, in qualche modo, possa assomigliare a una "profezia", teniamo tuttavia a citare, per concludere, una frase di Joseph de Maistre, che è ancor più vera oggi di un secolo fa: "Bisogna tenerci pronti per un avvenimento immenso dell'ordine divino, verso il quale procediamo a una velocità accelerata che deve colpire tutti gli osservatori. Temibili oracoli annunciano già che i tempi sono giunti ". De Maistre, come Guénon, era passato attraverso la Massoneria, ritenuta una possibile forma di iniziazione. Entrambi vi avevano poi visto una degenerazione. La frase ora citata è simile a quella di Steiner alla vigilia della prima guerra mondiale: stanno verificandosi eventi che rendono possibili rivelazioni, concernano esse "cronache akasiche" o "Agharti".
Guénon evoca "temibili oracoli" in quel 1927 nel quale Hitler bacia le mani a Houston Stewart Chamberlain morente (aveva assunto la cittadinanza tedesca), raccogliendone l'eredità per la fondazione di un Reich millenario degli ariani europei in termini che Mosse così rievoca: Chamberlain era un devoto ammiratore di Hitler, il quale, nel corso di una drammatica messa in scena, si recò a visitare il morente e ormai paralizzato apostolo del germanesimo, chinandosi a baciargli le mani. Aveva scritto per il futuro, tenace nelle proprie idee e nell'annunciare che il futuro sarebbe stato luminoso. Hitler guidava allora un piccolo partito col 3% dei voti. Ma se poteva contare sull'appoggio di "superiori sconosciuti", gli "oracoli" stavano annunciando il giungere dei tempi, anche se il grande evento atteso sarebbe poi stato giudicato più "demoniaco" che divino. Ma Hitler era conscio dell'occulta grandezza del suo destino, cui in quegli stessi anni lo chiamava anche un altro cultore della fantastoria, Hans Horbiger, il cui giovane collaboratore Horst Wessel, ucciso in uno scontro coi comunisti, sarebbe divenuto con l'Horst Wessel Lied e con la biografia scritta da Hans Heinz Ewers l'eroe delle SS.
La cosmogonia glaciale di Horbiger era stata pubblicata nel 1913 da Philip Fauth e le sue tesi vennero rilanciate nel dopoguerra. Vi si sostiene che la dinamica cosmica deriva dallo scontro tra la forza di attrazione del fuoco e quella di repulsione del ghiaccio. Il sistema solare nasce dalla collisione tra un enorme corpo celeste ad altissima temperatura e un pianeta gigante formato dall'accumularsi del ghiaccio cosmico. La forza iniziale dell'esplosione li allontana, la gravitazione li attira verso la più vicina delle masse maggiori.
Così la luna cade sulla terra, provocando immani cataclismi. Nel corso di milioni d'anni nuove lune captate dalla terra si formano. Horbiger sostiene che quella attuale è la quarta.
Ogni luna ha determinato un'epoca geologica, perché sono la sua dimensione e la sua forza di gravita a determinare le forme di vita sulla terra. Nel momento in cui il satellite è più vicino e dimensione e forza di gravita maggiori, si hanno sulla terra forme di vita gigantesche, perché maggiore è il peso che debbono sopportare.
Gli uomini risalgono alla seconda epoca geologica; quindici milioni di anni fa, nasce una civiltà di giganti telepati dotati di enorme energia psichica, distrutta dalla caduta della seconda luna. I giganti superstiti si adattano al periodo della terza luna, più piccola e lontana. Ne rimane il ricordo nella mitologia, mentre nascono i nostri avi, più piccoli e meno dotati, ma che si evolvono sino a costruire la civiltà mondiale di Atlantide, sotto la guida dei re giganti superstiti che sono ben consci che anche la terza luna cadrà: il che avviene centocinquantamila anni fa. L'umanità decade allo stadio animale. Nascono razze nane sotto un cielo senza luce. Per centotrentamila anni, si ha una nuova evoluzione concentrata nelle zone del pianeta che si trovano vicino al polo artico, ove sorge la nuova e più modesta Atlantide che cresce sino a che, dodicimila anni fa, si forma la quarta luna. La sua influenza determina nuovi cataclismi, rimasti nel ricordo nei miti della genesi e del diluvio.
I giganti degenerano, le civiltà decadono, ma in alcuni luoghi, dalla Cina all'Egitto, lentamente si ricostruiscono, nel ricordo di doti e di sapienze antiche, embrioni di nuove strutture sociali. Ma gli uomini di quest'epoca hanno dimenticato grandezze e apocalissi del passato e l'origine del rapporto tra l'uomo e gli eventi cosmici, ai quali si può risalire soltanto conoscendo le grandi leggi dell'universo, che non sono quelle di Newton e di Einstein. La loro scoperta a opera di Horbiger segna la fine di un'epoca e il preannunzio di una nuova. I seguaci della nuova dottrina ritroveranno l'antica sapienza e gli antichi poteri.
Le idee di questa cosmogonia circolavano soprattutto a Vienna e a Monaco alla vigilia della guerra e il venticinquenne Hitler con ogni probabilità le conobbe. Nel dopoguerra Horbiger rilanciò le sue idee con una vera e propria macchina propagandistica e attraverso la rivista mensile "La chiave degli avvenimenti mondiali" che volgarizzava la "Wel" ("Welteislehre", teoria del ghiaccio cosmico). In questo periodo, tra il putsch del novembre 1923 e la successiva detenzione, Hitler è già una figura nazionale. Incontra Horbiger, anche se la descrizione dei loro rapporti a opera di Pauwels e Bergier è solo in parte accettabile: II capo nazista ascoltava con deferenza questo scienziato visionario. Horbiger non ammetteva di essere interrotto mentre parlava e rispondeva fermamente a Hitler: "Maul zu!", Zitto! Egli portò all'estremo la convinzione di Hitler: il popolo tedesco, nel suo messianismo, era avvelenato dalla scienza occidentale. La dottrina del ghiaccio cosmico avrebbe fornito il contravveleno necessario. Conferenze riunirono i teorici del nazionalsocialismo e quelli del ghiaccio cosmico: Rosenberg e Horbiger, circondati dai migliori discepoli. Le affinità del pensiero di Horbiger con i temi orientali delle epoche antidiluviane appassionarono Himmler. La dottrina di Horbiger si associava strettamente al pensiero del socialismo magico. Questo Hitler che si fa imporre il silenzio da Horbiger è poco attendibile. Ma l'influenza dell'ingegnere austriaco su una parte dell'elite nazista è sicura. Essa converge con le altre impostazioni fantastoriche che sono state descritte nel periodo in cui Chamberlain trasmette la sua eredità e Guénon predica ne Il Re del mondo imminenti svolte della storia nel nero periodo del Kali-Yuga: L'Agharti, si dice, non fu sempre sotterranea, né lo rimarrà per sempre. Ossendowski precisa che il centro è divenuto sotterraneo più di seimila anni fa, data che corrisponde con sufficiente approssimazione all'inizio del Kali-Yuga, o età nera, l'età del ferro degli antichi occidentali; la sua ricomparsa deve coincidere con la fine di tale periodo, [per cui] nel periodo attuale del nostro ciclo terrestre, il Kali-Yuga, questa "terra santa" difesa da "guardiani" che la nascondono agli sguardi profani garantendone tuttavia certe relazioni esterne, è di fatto invisibile, inaccessibile, ma soltanto per coloro che non possiedono le qualità richieste per penetrarvi. Ora, la sua localizzazione in una determinata regione deve essere considerata come letteralmente effettiva, oppure soltanto simbolica, o l'una e l'altra cosa insieme? A tale domanda risponderemo semplicemente che, per noi, i fatti geografici e quelli storici hanno, come tutti gli altri, un valore simbolico che, del resto, nulla toglie della loro realtà propria in quanto fatti, anzi, conferisce loro, oltre quella reale immediata, un significato superiore. Guénon sanziona questa identità tra il reale e il simbolico nel 1927. L'anno dopo gli muore la moglie. Nel 1929 pubblica La crisi del mondo moderno dove insiste sul periodo del Kali-Yuga. Nel 1930 si stabilisce definitivamente al Cairo, dove si risposerà con una donna islamica. Horbiger muore settantenne nel 1931. Intanto un tradizionalista italiano rivisita la tradizione della macrostoria da Esiodo a Tilak a Guénon; è Julius Evola, che quando Hitler è già da un anno cancelliere del Reich pubblica la sua opera Rivolta contro il mondo moderno (che anche nel titolo riecheggia quella di Guénon di cinque anni prima). In essa ricompare la mitica Shambhalah di Agharti, a oltre mezzo secolo di distanza da quando Elena Blavatskij ne aveva fatto la città dei buoni maghi.
Continua così una tradizione culturale (o, se si vuole, una mitografia) che accompagna due generazioni di intellettuali ("visionari", secondo Pauwels e Bergier) che, tra i primi annunci di una "dottrina segreta" e l'arrivo di Hitler alla cancelleria di Berlino, saldano un passato di catastrofi e di sapienza, di apocalissi e di particolari rapporti tra l'uomo, il cosmo e "superiori" con doti paranormali, a un futuro che sta per iniziare e nel quale antichi valori riprenderanno vigore nel corso di conflitti cosmici.
Nel Mattino dei maghi questa tradizione mitografica viene sintetizzata in termini approssimativi, probabilmente attraverso una versione di Gurdjieff del quale Pauwels fu per qualche tempo allievo: Secondo una leggenda tibetana, trenta o quaranta secoli fa esisteva nel Gobi un'altra civiltà.
In seguito a una catastrofe, forse atomica, il Gobi fu trasformato in un deserto e gli scampati emigrarono, alcuni verso la punta Nord dell'Europa, altri verso il Caucaso. Il dio Thor delle leggende nordiche sarebbe stato uno degli eroi di questa migrazione [che] componevano la razza fondamentale dell'umanità, il ceppo ariano. Dopo il cataclisma, i maestri dell'alta civiltà, i detentori della conoscenza, si installarono in un immenso sistema di caverne sotto la catena dell'Himalaya. Nel cuore di queste caverne si scissero in due gruppi, seguendo l'uno "la via della mano destra", l'altro "la via della mano sinistra". La prima via avrebbe avuto il suo centro ad Agharti, città nascosta del bene, tempio della non partecipazione al mondo. La seconda sarebbe passata per Shambhalah, città della violenza e della potenza, le cui forze comandano agli elementi, alle masse umane e affrettano l'arrivo dell'umanità alla cerniera dei tempi. Ai maghi condottieri di popoli sarebbe stato possibile fare un patto con Shambhalah. Come la mitologia greca dalla quale sono deducibili fasi della storia anteriore a quella conosciuta, questa fantastoria contiene immagini e simboli talvolta bivalenti. Shambhalah può identificarsi con Agharti o essere il suo opposto. La saggezza contemplativa o la guida dei popoli possono essere in contrapposizione o due aspetti compatibili. Il reale e il simbolico, come afferma Guénon, possono coesistere. Una parte della concezione di Hitler (e di altri leader nazisti) e influenzata da questa tradizione culturale, che si diffondeva negli anni della loro giovinezza e della loro formazione.

Capitolo III - Astrologia e Geopolitica

Uno sviluppo contemporaneo a quello ora descritto è il riemergere della cultura astrologica, che si incontrò con una nuova disciplina emergente - la geopolitica - nelle persone di Karl Haushofer e del suo giovane amico e allievo Rudolf Hess. Dalla geopolitica derivò direttamente la teoria nazista dello spazio vitale (Lebensraum); e quando il gruppo dirigente hitleriano decise di mettere in pratica la teoria con la conquista della Russia europea (piano Barbarossa, 1940-41), si sviluppò nel vertice del Terzo Reich un dibattito nel quale l'astrologia ebbe un ruolo rilevante, sino a influenzare la preparazione della missione di Hess in Inghilterra alla ricerca di un possibile accordo prima di iniziare la campagna dell'Est.
Per valutare appieno quello che avvenne nella primavera del 1941, è necessario risalire agli stessi decenni che videro l'ascesa e il declino di madame Blavatskij. Ma prima di entrare in questo campo "occulto", è opportuno rilevare come nei primi due decenni del secolo la geopolitica si venne formando come disciplina tradizionale con tre centri di riflessione: la Svezia, l'Inghilterra e la Germania. Per quanto concerne le ultime due nazioni, si può rilevare che anche questa disciplina contribuisce a costruire uno dei piloni del ponte di cui si è detto. Processato a Norimberga, Haushofer citerà i precursori inglesi (e anche americani) della disciplina, per escludere che fosse connaturata al solo nazismo. Citerà anche lord Kitchener, che abbiamo incontrato tra i possibili frequentatori di Lanz von Liebenfels.
La Svezia merita una segnalazione particolare, perché la cultura del radicalismo di destra vi ha avuto un peso superiore a quello che generalmente si ritiene. Già si è citato il nome di Sven Hedin, che cercava Agharti, che contestò a Ossendowski di essere giunto là dove lo svedese non era arrivato e che godeva di molto prestigio presso Hitler. Ingmar Bergman, l'artista svedese più noto di questo secolo, fu nazista in gioventù, come l'intera sua famiglia.
E la geopolitica ebbe uno dei suoi fondatori in Johan Rudolf Kjellén (nato nel 1864, morto nel 1922), che inventò il termine, fu deputato conservatore al parlamento svedese dal 1911 al 1917 e che pubblicò nel 1916 Lo stato come forma di vita, edito in tedesco a Lipsia (la città della prima società Thule e dove era stato pubblicato Sven Hedin). Pure a Lipsia uscì nel 1921 l'ultima stesura de Le grandi potenze di oggi, che aveva avuto già numerose edizioni in Germania durante la guerra.
La popolarità di Kjellén nell'impero del Kaiser dipendeva dalla sua asserzione che la Germania era la naturale e legittima rappresentante dell'intero continente europeo (tesi che sarà ripresa da Carl Schmitt alla fine degli anni Trenta). Egli vedeva nell'asse Berlino-Bagdad la linea di espansione della Germania come grande potenza (espose la tesi ne Il problema politico della guerra mondiale, 1916). E nelle proposte che Hess porterà in Inghilterra nel 1941 vi è la richiesta dell'autonomia dell'Iraq, nel frattempo ribellatesi contro il mandato britannico.
Contemporaneo di Kjellén e come lui deputato conservatore al parlamento (dal 1910 al 1922) è lo studioso inglese sir Halford Mackinder (nato nel 1861, tre anni prima di Kjellén, morirà nel 1947), direttore della celebre London School of Economics prima della guerra.
Egli pubblicò nel 1919 Democratic Ideals and Reality, che segue il saggio del 1904 (l'anno in cui divenne direttore della London School) The Geographic Pivot of History (il perno geografico della storia). Nel 1919-20 Mackinder rappresentò l'Inghilterra presso l'armata bianca durante la guerra civile in Russia. Egli sviluppa la tesi secondo la quale la storia è determinata in buona parte dalla contrapposizione e dalle strutture politiche delle potenze terrestri e di quelle marittime, altra idea che sarà ripresa da Carl Schmitt.
È sulla base della geopolitica che - secondo questa impostazione - si può discutere il problema, che fu centrale - al momento della decisione per la guerra - tanto per la Germania del Kaiser che per quella di Hitler: è possibile oppure no un'intesa con l'Inghilterra per una divisione dei compiti nella comune egemonia mondiale, eventualmente sulla base della difesa del primato della razza bianca eurocentrica, tenendo conto non solo dell'unificazione del globo (che ha dato luogo a quella che Mackinder definisce l'età post-colombiana), che mette in movimento grandi masse umane in Asia, Africa, America; ma anche della concorrenza dei nascenti imperi della Russia e degli Stati Uniti?2 Si tornerà su tale questione. Ora importa rilevare che è in questo contesto culturale che si colloca l'opera di Haushofer, nato a Monaco (città cruciale per il nazismo) nel 1869, nello stesso decennio di Kjellén e Mackinder. Di famiglia aristocratica, intraprende la carriera militare nello stato maggiore, dal quale viene inviato in missione in Giappone nel 1907, dove rimane sino al 1910, anche come addetto militare dell'ambasciata a Tokio. È di questo periodo il suo incontro con culture orientali, compreso lo Zen, dalle quali fu notevolmente influenzato. Forse incontra anche Gurdjieff, durante un viaggio in Siberia.
Generale durante la guerra, sul fronte est e in Alsazia, Haushofer incontra Hess verso la fine del conflitto. Congedato come generale della riserva dopo la sconfitta, Hess diviene suo aiutante di campo. Haushofer insegna ora geopolitica all'università di Monaco. I rapporti tra i due si fanno molto stretti, Hess diviene amicissimo anche del figlio del generale, Albrecht. È tra la fine del 1918 e il 1920 che da un lato la Thule diventa la matrice del partito nazista e dall'altro sorgono la "Loggia luminosa" e la "Società del Vril". Hess è certamente nella Thule. Il ruolo di Haushofer, come vedremo, è meno evidente. Egli pubblicherà presto, nel 1923, Geopolitica dell'Autodeterminazione e fonderà alla fine dello stesso anno la rivista "Zeitschrift für Geopolitik". Nello stesso periodo Hitler, detenuto dopo il fallimento del putsch del novembre 1923, pensa di scrivere il Mein Kampf, sulla cui redazione Hess e Haushofer avranno un'influenza determinante.
Gli storici sottovalutano il peso di Haushofer e lo citano, riduttivamente, solo a proposito di Mein Kampf. Fest scrive: Hess, a quanto risulta già nel 1922, avrebbe fatto da tramite tra Hitler e il proprio maestro, il quale aveva elaborato l'originale e fruttuoso spunto di geografia politica, la "geopolitica" dell'inglese sir Halford Mackinder, facendone una filosofia di espansionismo imperialistico.
Il concetto hitleriano di conquista non era affrancato da una confusa consapevolezza della forza di quello che Mackinder aveva definito "il cuore della terra": l'Europa orientale e la Russia europea; rese invincibili dall'enorme estensione territoriale che le proteggeva da ogni attacco, erano di conseguenza la "cittadella del dominio mondiale", come aveva proclamato il fondatore della geopolitica. "Chi domina il cuore della terra" affermava Mackinder "domina il mondo". A quanto sembra l'apparente razionalismo di siffatte formule pseudoscientifiche, addirittura magiche, trovò pieno riscontro nella particolare struttura dell'intelletto di Hitler, agli occhi del quale anche la scienza aveva molti lati oscuri. Innestata su queste concezioni "magiche" intrecciate con la fantastoria che abbiamo descritto (le antiche terre sede di antica sapienza), la geopolitica divenne una struttura portante dell'ideologia e della politica estera naziste. Ed è supponibile - come si vedrà nel prossimo capitolo - che Hitler abbia incontrato Haushofer già nel 1920, allorché, al vertice della Thule, si decise il passaggio dalla setta "occulta" al partito di massa.
Nonostante l'intuizione di Fest sulla relazione tra geopolitica ed esoterismo, se l'apporto di Haushofer è sottovalutato per quanto concerne la sua disciplina specifica, l'interesse per l'astrologia è del tutto ignorato dalla storiografia più solida. Ma va preso in considerazione.
Il rapporto tra Hitler e Hess si fondava anche sull'interesse per le culture "altre": altre geograficamente, come quelle dell'Asia orientale (giapponese e zen) per Haushofer o islamiche per Hess (nato ad Alessandria d'Egitto); ma anche "altre" dal punto di vista storico del razionalismo occidentale, come le culture ermetiche e astrologiche. Il generale Haushofer ne era venuto a contatto, dopo il suo ritorno dal Giappone, nei tre anni precedenti il conflitto, proprio nell'ambiente dello stato maggiore tedesco. È un dato poco noto, ma significativo del clima culturale che viene qui descritto, che ai vertici della macchina militare germanica, ritenuta un modello di logica, la cultura occulta era oggetto di interesse. Il fondatore della Thule, von Sebottendorff, afferma addirittura: "L'antroposofo Steiner prima della guerra aveva lavorato a Berlino in collaborazione con Lisbeth Seidler, nota in seguito come la Veggente di Sklarek. Costoro, valendosi del loro ascendente sul generale Moltke, presso i quali entrambi avevano sempre libero accesso, per aver ritardato il tempestivo afflusso di adeguati rinforzi, avevano compromesso l'esito della battaglia della Marna, risoltasi in una sconfitta". È ovviamente del tutto inverosimile che antroposofi e veggenti abbiano determinato l'insuccesso tedesco. Ma i loro rapporti con il nipote del vincitore di Sadowa e di Sedan e comandante dell'esercito all'inizio della guerra (formalmente in subordine solo al Kaiser) sono un dato di fatto. A Moltke succedette poi come comandante effettivo (anche se con l'incarico di quartiermastro generale formalmente in subordine a Hindenburg) Erich Ludendorff, che svolse il ruolo di capo di stato maggiore sino alla sconfitta finale.
Conquistatore di Liegi, aveva aperto ai tedeschi la via di Parigi nell'agosto 1914. Trasferito sul fronte orientale ove incombeva la minaccia dei russi, li aveva sconfitti, a fianco sempre di Hindenburg, a Tannenberg e ai laghi Masuri, aprendo la strada di Varsavia. Il generale più popolare in Germania insieme a Hindenburg, era anche un seguace della filosofia occulta. È accanto a Hitler nel putsch del novembre 1923 e le sue divergenze col nazismo in crescita deriveranno appunto dalla sua convinzione che il "movimento" si stava troppo discostando dalle sue radici esoteriche.
In questo ambiente, l'interesse di Haushofer per le culture "altre", potenziato dall'incontro con Hess, trovava incoraggiamenti piuttosto che ostacoli e si collocava perfettamente nella ripresa degli studi astrologici in Germania e in Europa. E anche in questo caso si cammina "sulle orme di madame Blavatskij". Nell'agosto del 1917, mentre la Germania era duramente impegnata in guerra, due eminenti studiosi, il filologo Franz Boll e l'orientalista Carl Bezold, pubblicavano a Heidelberg una breve Storia dell'astrologia, che a settant'anni di distanza ha ancora una validità che ne suggerisce un'edizione italiana con prefazione di Eugenio Garin, il quale scrive: Esauritasi rapidamente la prima edizione, la seconda, uscita circa un anno dopo, poté tenere conto delle osservazioni di filosofi, storici ben noti, da Diels a Nilsson, da Warburg a Mauthner. Il fortunato volumetto, tuttavia, aveva origini assai più lontane: riprendeva il testo di alcune lezioni che Boll aveva tenuto ai corsi estivi dell'agosto 1913 ad Amburgo ove allora lavorava Aby Warburg, "uno che sapeva tutto sull'astrologia". Scomparsi Bezold e Boll, fu proprio per iniziativa della biblioteca Warburg che Wilhelm Gundel, che agli studi sull'astrologia ha dato contributi fondamentali, curò la terza edizione dell'opera, valendosi dei suggerimenti di Aby Warburg e del più giovane Fritz Saxl, che fin dagli studi universitari aveva interessi astrologici e che intorno al 1910 aveva indirizzato il suo lavoro verso l'iconografia dei pianeti. Ritroviamo i nomi di questi due pionieri degli studi sui rapporti tra arte e astrologia -Warburg e Saxl - in un testo che non ha però nulla dello stile accademico e che ci porta a una fase non della prima, ma della seconda guerra mondiale, allorché lo scrittore Ellic Howe lavorava al Psychological Welfare Executive, l'ufficio inglese per la guerra psicologica. In essa l'astrologia ebbe un ruolo importante, sul quale si tornerà. Howe non se ne occupò più sino a parecchi anni dopo il conflitto, anche se "continuava a interessarmi il fenomeno della sopravvivenza dell'astrologia. Perché sprecare il proprio tempo per studiare la storia moderna di una superstizione screditata? Warburg e Saxl - due storici di preparazione tutt'altro che "occulta" - la pensarono diversamente e gettarono le basi della più importante raccolta astrologica del ventesimo secolo, oggi al Warburg Institute dell'Università di Londra". Howe tornò dunque allo studio dei rapporti tra astrologia e nazismo e ci fornisce un inquadramento storico del problema, che ci riporta al clima culturale soprattutto tedesco anteriore al primo conflitto mondiale, quando Hess aveva meno di vent'anni, Hitler venticinque, mentre Haushofer era un brillante ufficiale quarantenne dello stato maggiore di quello che era considerato il miglior esercito del mondo.
Howe ricorda che mentre in Francia l'astrologia fu letteralmente riscoperta nell'ultimo decennio del secolo scorso e in Germania nei primi decenni di questo secolo, il fenomeno astrologico che si ebbe in Inghilterra fra il 1890 e il 1900 rappresentò il più vigoroso proseguimento di un fenomeno durevole... Certi almanacchi profetici popolari continuarono a uscire ogni anno, sempre vendutissimi: per esempio la "Vox stellarum", di cui nel 1770 si stamparono più di centomila esemplari. Si osservarono focolai di rinnovato interesse per l'astrologia tra il 1790 e il 1800 e di nuovo tra il 1820 e il 1830: ma una vera e notevole ripresa si ebbe soltanto dopo il 1890. Il fenomeno, del resto, non fu in gran parte che un aspetto della maggiore influenza che le dottrine teosofiche ed esoteriche in generale esercitarono nel trentennio che va dal 1885 circa allo scoppio della prima guerra mondiale. Di esse si è parlato nel capitolo precedente. Il fatto che nel paese di Bacone, di Newton, della rivoluzione scientifica e di quella industriale, l'astrologia abbia mantenuto una ragguardevole diffusione, merita attenzione da parte degli storici della cultura. Suggerisce quanto siano profonde le radici di convinzioni delle quali l'occultismo "colto" della Golden Dawn è un'altra manifestazione. E il londinese "Daily Express" "fu il primo quotidiano importante a pubblicare una rubrica astrologica". Ma, aggiunge Howe, "fu in Germania che l'astrologia ebbe il risveglio maggiore, suscitando una vastissima ondata di interesse specialmente nel periodo tra le due guerre". Il "risveglio" è però anteriore e si collega a madame Blavatskij. Fu il suo collaboratore Franz Hartmann a divenire in Germania prima della guerra "uno dei più prolifici scrittori di teosofia, magia e occultismo della sua generazione", e fu il suo discepolo e segretario Hugo Vollrath che fonda, nel 1909, "Frana - Rivista per le scienze segrete sperimentali".
Viene pubblicata a Lipsia, dove come sappiamo sorgerà la prima setta Thule e verranno pubblicati gli scritti di Sven Hedin e di Kjellén. Il primo direttore della rivista fu un viennese, Karl Brandler-Pracht. Nel 1912 "Frana" inizia la pubblicazione di un supplemento astrologico (la "Astrologische Rundschau").
Nel 1914 c'erano varie piccole società astrologiche in Germania e un gruppo ancora esiguo di uomini che, a torto o a ragione, erano considerati astrologi esperti. Ma... un numero sorprendentemente alto di tedeschi, compresi molti uomini e donne di ottima cultura, cominciò a studiare astrologia all'inizio degli anni Venti. Le conseguenze della disfatta, con tutti i suoi problemi e le sue incertezze, indussero molti a rivolgersi agli "astri" in cerca di informazioni e pronostici che annunciassero giorni migliori. La situazione è collocata in un più ampio contesto dagli studiosi già citati: L'illuminismo degrada l'astrologia al ciarpame di curiosità della "storia della stupidità umana", così radicale è stata la sua opera in questo campo che il colto filisteo dei giorni nostri confesserà terror panico per il numero 13 piuttosto che rispetto per la già così potente teoria astrale... Nei romantici tedeschi, specialmente in Novalis e in Gorres ma anche in Schlegel, fiammeggia tutto un patrimonio ideale astrologico... La mistica dottrina dell'Unico in Stirner ha strette parentele con l'astrologia. Ma si tratta di sopravvivenze il cui significato originario, per la coscienza comune, a poco a poco svanisce. In tutti i paesi esistono ancora delle società astrologiche, centinaia di migliaia di almanacchi astrologici vengono pubblicati di anno in anno in lingua inglese, appaiono regolarmente riviste e manuali; per lo più, essi non colpiscono l'intenditore che per la povertà di idee e l'eterna, superficiale rimasticazione di antiche formule ischeletrite. Gli autori ne deducono che "non occorre essere dei profeti per ritenere impossibile una rinascita dell'astrologia - almeno nella sua antica forma fantastica - degna di essere presa sul serio. Decidere infatti se le alterne risposte del futuro debbano sempre apparire, come sembrava fino a pochi anni fa, così dissimili dai presupposti fondamentali dell'astrologia, sarebbe temerario a così breve distanza dal crollo di una visione del mondo vecchia di millenni; tanto più temerario in quanto la recente cosmofisica e biologia ha già cominciato a tener conto del ruolo del Sole, della Luna e degli astri sugli eventi terrestri". Queste considerazioni sono degli anni Venti. Oggi sappiamo che l'astrologia popolare si è ulteriormente espansa. E sarebbe appunto "temerario" ipotizzare futuri rapporti tra i "presupposti" dell'astrologia e gli sviluppi della scienza. Importa rilevare che appunto all'inizio di quel decennio si ha un innesto del risveglio dell'astrologia sulla tradizione che si collega a Schlegel e alle sue "colonie indiane". Non ci si può dunque meravigliare che anche Hitler si interessi di astrologia.
Dobbiamo le più fondate notizie a uno studio commissionato nel 1943 dal servizio segreto degli Stati Uniti (Oss) a un gruppo diretto dall'autorevole psicanalista Walter Langer, che aveva lasciato Vienna nel 1938. Lo studio è stato reso noto solo all'inizio degli anni Settanta.
Su questo punto si parte dalla testimonianza di uno dei primi leader nazisti, poi in conflitto con Hitler ed emigrato in Canada, Otto Strasser.
Secondo Strasser, durante i primi mesi del 1920 Hitler prese regolari lezioni da Hanussen, astrologo e indovino. Si trattava di un uomo straordinariamente abile. A quanto se ne sa,non si interessò mai particolarmente al movimento. È possibile che Hanussen fosse in contatto con un gruppo di astrologi molto attivi a Monaco. Attraverso Hanussen, anche Hitler può aver avuto contatto con questo gruppo, visto che von Wiegand afferma: "Quando incontrai per le prime volte Hitler a Monaco nel 1921 e nel 1922 egli frequentava un ambiente in cui la fede nei portenti delle stelle era largamente diffusa. Si mormorava molto dell'avvento "di un nuovo Carlo-magno e di un nuovo impero". Se Hitler credesse o meno, a quel tempo, in simili previsioni e prospettive, non riuscii mai a farglielo confessare.
Non affermava ma neppure negava la sua fede. Comunque non era contrario a fare un uso occulto delle profezie per incrementare la fiducia popolare in lui e nel suo allora giovane e combattivo movimento". Langer commenta:È probabile che qui abbia avuto inizio e si sia più tardi ingigantito il mito del sodalizio di Hitler con gli astrologi. Moltissimi commentatori hanno attribuito la sicurezza di Hitler al fatto che egli è un fervente iniziato all'astrologia e che è in costante contatto con gli astrologi che lo ragguagliano sulla linea di condotta da tenere. Quasi sicuramente questo è falso. Tutti i nostri informatori che lo hanno conosciuto abbastanza intimamente definiscono assurda l'idea. Sono concordi nel ritenere che nulla sia più alieno dalla personalità del dittatore che l'aspettarsi soccorsi da espedienti di questo genere. È anche indicativo che Hitler, qualche tempo prima della guerra, avesse proibito in Germania la pratica di predire la fortuna e di leggere le stelle. Il principio cui si ispira Hitler è affatto particolare. Sembra accertata la sua convinzione di essere stato inviato dalla provvidenza alla Germania con una precisa missione da compiere. Una "voce interiore" gli detta via via i passi da compiere. Esperienze del genere dovevano accordarsi perfettamente con le profezie degli astrologi di Monaco e probabilmente Hitler tra sé e sé si convinse che se qualcosa di vero quelle predizioni contenevano, non poteva riferirsi che alla sua persona. Per il futuro Führer, dunque, l'astrologia, in vigorosa ripresa in Germania, era solo un pezzo del mosaico di fantastoria, fantacosmogonia, occultismo e antiche culture sul quale si basava la sua formazione. Ma nel nazismo nascente vi era chi, come Hess, la riteneva una scienza riscoperta e che si combinava con la geopolitica haushoferiana per indicare il destino della Germania. È in questo panorama che il risveglio astrologico completa in Germania il quadro degli anni Venti di Horbiger e di Ossendowski: le pubblicazioni del generale Haushofer a quel tempo cinquantenne sono della fine del 1923, l'uscita di Bestie, uomini e dei è dell'anno successivo, Horbiger lancia nel 1925 un appello agli scienziati tedeschi perché abbraccino le sue teorie per sconfiggere la scienza giudaica. Il trentenne Hess è uno dei più stretti collaboratori di Hitler.
L'elaborazione del substrato esoterico del nazismo - con posizioni diverse tra i singoli leader - e l'adozione di decisioni in un confronto influenzato da questo substrato, spiega le sorti dell'astrologia in Germania e anche i provvedimenti alla vigilia della guerra e quelli successivi al viaggio di Hess in Inghilterra nel maggio 1941. Una cronologia chiarisce la questione, anche perché vi è un episodio specifico connesso al periodo di prigionia di Hitler durante il quale viene scritto il Mein Kampf, col ruolo determinante di Hess e di Haushofer.
Va tenuto presente che Hugo Vollrath rimane nei primi anni Venti il più importante editore di testi di astrologia, mentre si afferma la quarantenne Elsbeth Ebertin.
Era sconosciuta negli ambienti astrologici tedeschi prima del 1914, ma dieci anni dopo aveva un'invidiabile reputazione di sibilla. In origine era stata grafologa. La prima delle sue molte pubblicazioni astrologiche apparve durante la prima guerra mondiale. Nella primavera del 1923, mentre era occupata a stendere l'edizione per l'anno successivo della sua pubblicazione annuale "Ein Blick in die Zukunft" ("Uno sguardo sul futuro"), Hitler e il partito nazista erano alla ribalta della scena politica bavarese. La signora Ebertin si preparava a fare una serie di previsioni di carattere generale sulle persone nate con il Sole in Ariete quando le arrivò da Monaco la lettera di una fanatica seguace di Hitler. La corrispondente le mandava la data di nascita di Hitler, non l'ora; e desiderava sapere che cosa ne pensasse del suo oroscopo. La Ebertin pubblicò la risposta, senza però fare il nome di Hitler, nell'edizione 1924 dell'almanacco, che fu messo in vendita alla fine di luglio del 1923: "Un uomo d'azione nato il 20 aprile 1889, con il Sole in 29° Ariete al momento della nascita, può esporsi a pericolo personale con iniziative eccessivamente imprudenti e anche, con molta probabilità, scatenare una crisi incontrollabile", scrisse. "Le sue costellazioni indicano che va preso molto sul serio; è destinato ad avere funzioni di Führer nelle battaglie future. Sembra che l'uomo al quale mi riferisco, con questa forte influenza dell'Ariete, sia destinato a sacrificarsi per la nazione tedesca, ad affrontare tutte le circostanze con audacia e coraggio, anche se si tratterà di vita o di morte, e a dare impulso improvviso a un movimento tedesco di libertà. Ma non anticiperò il destino. Il tempo lo dimostrerà, ma l'attuale stato di cose, al momento in cui scrivo, naturalmente non può durare". Commenta Howe: Nessuna di queste affermazioni era totalmente priva di senso. Si noti, tuttavia, che Frau Ebertin non suggeriva né date, né particolari. Nondimeno, siccome il suo annuario conteneva essenzialmente profezie a breve scadenza, si doveva dedurre che quest'uomo nato sotto il segno dell'Ariete, chiunque egli fosse, avrebbe fatto meglio a non intraprendere azioni sconsiderate in un prossimo futuro. Ogni nazionalsocialista di Monaco che avesse letto "Ein Blick in die Zukunft" avrebbe riconosciuto Hitler senza molta difficoltà, specialmente in quanto la Ebertin usava il termine "Führer". L'autrice mandò una copia dell'almanacco appena pubblicato al "Volkischer Beobachter" e la copia fu mostrata a Hitler. La profezia, comunque, si realizzò ben presto. Infatti il putsch di Monaco dell'8 novembre 1923 fallì, Hitler e i leader nazisti furono arrestati. Il racconto di Howe continua così: Questi emozionanti avvenimenti fruttarono un bei po' di pubblicità personale alla Ebertin.
Si trovava a Monaco in settembre e nell'edizione del 1925 dell'almanacco che fu scritta nel 1924 dichiarò che sarebbe andata a Monaco perché aveva intuito che si sarebbero verificati importanti avvenimenti e voleva assistervi. Lasciava capire che un anno prima, quando aveva scritto la "profezia" su Hitler, sapeva poco o niente dei nazionalsocialisti. E continuava: "Non avevo l'ora della sua nascita e perciò formulai un oroscopo provvisorio per il giorno". Accennò di averlo preparato sulla base della posizione del Sole a mezzogiorno del 20 aprile 1889. Ma a mezzogiorno il Sole era già fuori dell'Ariete ed era passato in Toro. Perché dunque diceva esplicitamente che quando Hitler era nato il Sole si trovava nell'ultimo grado dell'Ariete? La risposta è che la Ebertin conosceva benissimo l'importanza politica del personaggio ed era arrivata di colpo alla conclusione che quell'uomo turbolento e aggressivo doveva avere il Sole nell'igneo segno dell'Ariete, più che nel Toro, segno terrestre e presumibilmente più docile. La Ebertin asserì che "dopo l'8 novembre non aveva avuto più pace, perché era assediata dai membri dei partiti politici di Monaco, di destra e di sinistra, che volevano tutti conoscere il futuro. [Aggiunse che] diversi buoni amici mostrarono a Hitler il brano in questione. Mi dissero che per tutta risposta avrebbe esclamato impaziente: "Che c'entrano con me le donne e le stelle?". Ella spiegò che nel frattempo aveva scoperto l'ora di nascita di Hitler: alle 18,30, ora segnata sul registro battesimale. Per la prima volta fu così pubblicata l'informazione che sarebbe poi diventata così interessante per gli astrologi tedeschi ". Intanto la Ebertin aveva scritto, col giornalista L. Hoffmann, Il corso delle stelle e gli eventi mondiali, che Howe definisce "uno dei trattati astrologici più affascinanti del secolo". Ci si può chiedere quale effetto abbia avuto su Hitler la "profezia" che dapprima aveva appreso con fastidio.
Come è notissimo, egli modificò la propria strategia dopo il putsch: non più colpi di Stato, ma marcia all'interno delle istituzioni; occorreva avere l'esercito non come avversario, ma come alleato. Con questa impostazione giunse al potere nel gennaio 1933 ed essa fu certamente dettata dalla negativa esperienza bavarese. Ma il fatto che un'astrologa avesse predetto il cattivo esito di "iniziative imprudenti" e che Hess - cultore della materia - non avesse mancato di sottolinearlo, fu certamente inserito dal futuro Führer nella combinazione di aspetti della sua esperienza (come la salvezza in trincea e le "voci di dentro") dei quali si sarebbe avvalso per future decisioni.
Si spiega così, nonostante la diffidenza verso l'astrologia, quello che Langer definisce una disponibilità a "un uso occulto delle profezie", strumentale da parte di Hitler, frutto di una convinzione profonda in altri leader nazisti come Hess. Il ruolo dell'astrologia fu dunque oggetto di valutazioni differenti al vertice del movimento e poi nel Terzo Reich. Si spiegano così le sue alterne vicende sino alla crisi del maggio 1941, l'alternarsi di buoni e cattivi rapporti tra il vertice nazista e gli astrologi sino all'inizio della guerra, allorché da un lato l'attività degli astrologi venne strettamente controllata, ma dall'altro venne arruolato al servizio della Germania in guerra quello che era forse l'astrologo più celebre del momento, lo svizzero Karl Ernst Krafft.
Per completare ora il quadro del ruolo dell'astrologia in Germania sino all'arrivo di Hitler alla cancelleria e per sottolinearne l'influenza culturale nel periodo nel quale i leader di un piccolo gruppo minoritario pensavano di costruire il "Reich millenario", è necessario ricordare la cronologia, tenendo presente che Monaco e Lipsia, già centri di iniziative esoteriche (e la prima anche capitale del nazismo), ebbero sempre un ruolo di primo piano.
A Monaco si tenne il primo congresso delle associazioni astrologiche tedesche (nel 1922) e a Lipsia il secondo congresso (nel 1923). Qui fu fondata - e vi trovò sede - una organizzazione unitaria che si definì Ufficio astrologico centrale. Howe rileva che Quanto al numero, le opere di astrologia contemporanea erano impressionanti. Una valutazione approssimativa fa pensare che in una ventina d'anni, tra il 1920 e il 1940 circa, fossero lanciati sul mercato almeno cinquecento libri e pubblicazioni varie, quasi tutti prima del 1935. In cinque anni [dal 1926 al 1931] non ci furono meno di ventisei almanacchi astrologici, quasi tutti curati da professionisti. Nel 1928 una mezza dozzina di pubblicazioni mensili o bimestrali provvedeva ad alimentare gli interessi di coloro che si occupavano di astrologia. A un certo punto l'"Astrologische Rundschau", che non fu certamente una rivista popolare - il suo contenuto non sarebbe stato comprensibile al pubblico medio - ebbe una circolazione mensile pagata di seimila copie. Lo sviluppo del prestigio culturale e del giro d'affari dell'astrologia comportò vivaci contese per il controllo delle sue istituzioni. Vollrath che aveva perso il controllo dell'Ufficio astrologico centrale (il quale al culmine della sua influenza era presieduto da Hubert Korsch) fondò l'Associazione astrologica (maggio 1924), fiancheggiata dalla Casa editrice teosofica che "fu relativamente insignificante fino al 1933, l'anno in cui Vollrath e la sua cricca tentarono di creare un movimento astrologico nazionalsocialista". Intanto l'Ufficio astrologico centrale pubblicava il mensile " Zenit " (dal gennaio 1930 al dicembre 1938).
Appunto il fatto che "Zenit" - organo ufficiale dell'Ufficio ma proprietà personale di Korsch - tendeva a monopolizzare il campo, determinò un'opposizione che si espresse al congresso di Erfurt (giugno 1932) e che era guidata da Reinhold Ebertin, figlio di Elsbeth. I dissidenti fondarono la "Astrologische Zentralverband" (Lega astrologica centrale) e la polemica tra i vari gruppi era in pieno sviluppo all'inizio del 1933, quando Hitler giunse al potere.
Seguiremo l'evoluzione di questa situazione del Terzo Reich. Per intanto va registrata l'inclusione della cultura astrologica (intrecciata con la geopolitica) nel quadro della componente esoterica dell'ideologia nazista. E va in particolare rilevato che la corrente che più vi si avvicina è quella che connette l'astrologia con la teosofia. Per quanto riguarda Hitler personalmente, Langer conclude con una osservazione di grande rilievo e cioè che egli "non parlò esplicitamente di eventuali connessioni" della sua persona con le profezie astrologiche perché "forse intuiva che all'inizio dell'attività politica pretese simili avrebbero potuto più facilmente danneggiarlo che favorirlo. Tuttavia non era contrario a un uso politico delle profezie pur di perseguire i suoi fini". La riflessione può essere ampliata e ci fornisce una chiave interpretativa del Mein Kampf, che rimane una delle fonti principali sulla giovinezza del Führer, difficile da ricostruire perché, come osserva sempre Langer, "il compito si complica[va] particolarmente a causa della scarsità di notizie attorno agli anni formativi della sua vita, tanto più che il dittatore aveva fatto del suo meglio per cancellare o distorcere il poco che se ne sapeva". Oggi non ne sappiamo molto di più, nonostante la grande mole di materiale a disposizione, spesso usato senza tener conto di possibili nuovi approcci. Lo stesso Langer non è quasi per nulla utilizzato, nonostante l'eccezionale livello del suo lavoro. Egli poi, pur parlando degli astrologi di Monaco, non cita gli Ebertin, così come non cita Krafft, gli uni e l'altro ben noti sin da allora al servizio segreto britannico (come risulta dal libro di Howe), che peraltro a quanto pare non ne segnalò i nomi al servizio segreto americano per il quale Langer lavorava. È quindi necessaria una impostazione interpretativa chiara. Il primo punto da sottolineare è che la sua biografia contiene la parte fondamentale del programma politico di Hitler, che egli cominciò a realizzare sin dalla sua ascesa al potere. È una valutazione comune di tutti gli storici che Hitler venne sottovalutato - prima dai suoi avversari interni e poi sul piano internazionale - perché si riteneva che gli obiettivi che egli proclamava - dalle enunciazioni razziste alla ripresa di una politica estera da grande potenza - fossero soprattutto propagandistici.
In altri termini, il Mein Kampf venne letto come un testo volto a ottenere il consenso o tutt'al più come il programma massimo del nazismo, che si sarebbe stemperato e diluito come tutti i programmi massimi dei partiti - una volta che fosse giunto al potere.
Effettivamente Hitler alla Cancelleria del Reich dimostrò anche un elevato grado di realismo in politica economica interna, combattendo la disoccupazione ed elevando il livello di vita non solo col riarmo, ma con l'impostazione quasi keynesiana di Schacht; e in politica estera chiedendo la revisione delle clausole del trattato di Versaglia che collocavano la Germania in una situazione di minorità internazionale e la privavano di territori sicuramente abitati da Tedeschi (mentre i famosi 14 punti del presidente americano Wilson, sulla base dei quali il Reich guglielmino chiese l'armistizio, sancivano il principio dell'autodeterminazione).
Ma l'Hitler della realpolitik non poteva far dimenticare e non era in contrasto con l'autore del Mein Kampf e Göbbels riassunse la situazione più chiaramente di ogni storico futuro quando affermò, prima del 1933, che si meravigliava che lo lasciassero sedere in quel parlamento che voleva distruggere e rilevò dopo il 1933 che se fosse stato francese e avesse visto al governo a Berlino l'uomo che aveva scritto il Mein Kampf avrebbe subito deciso per la guerra.
La modifica di una linea strategica indicata nel libro - la necessità per la Germania di evitare una futura guerra sui due fronti - provocò una forte incertezza nel vertice nazista, come si vedrà più avanti. Ma nel complesso il Mein Kampf deve essere accettato come indicazione di un programma politico e non come un puro strumento di propaganda. Se mai si può ritenere che contenesse non il programma massimo del nazismo - come pensavano i suoi concorrenti - bensì il programma minimo, essendo quello massimo la costruzione di una società e di un uomo "nuovi", sulla base delle premesse esoteriche sin qui descritte.
Questa interpretazione ci porta a capire quello che il libro dice e anche ciò che non dice. In primo luogo Hitler cerca certamente di "cancellare e distorcere" alcuni aspetti dei suoi anni di Linz, Vienna e Monaco. Egli vuol presentarsi come uno studente povero e un talento misconosciuto, che affronta con fermezza le difficoltà derivanti da questa situazione. In realtà le ricostruzioni storiche successive sono attendibili quando ci presentano invece una persona al limite dell'emarginazione sociale e scarsamente in grado di reagire in una situazione difficile.
Senza la guerra, la sconfitta e gli eventi politici successivi, la complessa personalità di Hitler sarebbe stata logorata dalle sue stesse componenti autodistruttive, che erano rilevanti e che sarebbero riemerse nel periodo delle sconfitte, dal 1943 in poi. Sono questi aspetti della personalità che il libro cancella e distorce.
Ma in secondo luogo il libro è scritto anche per completare quel processo di non esplicitazione del programma ultimo (esoterico) del nazismo, processo iniziato, come si vedrà nel capitolo quinto, allorché un gruppo di persone decide di passare dalle sette "occulte" al partito potenzialmente di massa. È a questo punto che l'osservazione di Langer può essere estesa. Non solo le "pretese" di rappresentare l'adempimento di profezie astrologiche, ma tutte quelle che si riferivano a una missione le cui radici si collocavano nella fantastoria e nella fantacosmogonia, non dovevano essere esposte pubblicamente, perché avrebbero potuto danneggiare il movimento anziché favorirlo.
È una situazione ben nota nelle culture e nei gruppi esoterici. Vi sono diversi gradi di iniziazione o diversi livelli di informazione. Gli adepti conoscono solo una parte della "gnosi". Tutta la verità e i fini ultimi vengono appresi via via che si sale nella scala gerarchica. Se applichiamo al nazismo questo schema, ne possono apparire più chiari aspetti sin qui poco studiati.
La Germania dei primi anni Venti presenta una situazione politica nella quale l'impostazione nazional-popolare e nazional-rivoluzionaria del nazismo ha buone possibilità di far acquisire consenso. In questa prospettiva viene elaborato il programma del partito e viene scritto il Mein Kampf. È opportuno accantonare nelle esposizioni pubbliche le premesse esoteriche (tra l'altro fonte di contrasti a livello di setta), per concentrare l'attenzione sui problemi immediati e sulle soluzioni proposte dal Nsdap.
Nella seconda metà degli anni Venti la stabilizzazione e la ripresa economica ridurranno di molto la capacità di aggregazione del programma, anche se il Mein Kampf otterrà un certo successo editoriale. Ma la crisi del 1929 consentirà di riprendere e concludere la marcia iniziata nel 1920, una tappa fondamentale della quale sarà la conquista della Cancelleria (30 gennaio 1933). Da qui, come si è detto, verrà perseguita l'applicazione del programma noto, per la cui attuazione si è conquistato il potere. Ma i grandi obiettivi suggeriti dalla fantastoria e dalla fantacosmogonia rimangono un impegno a lungo termine da realizzare.
È lungo questa linea di sviluppo che si colloca la stesura del Mein Kampf, con le sue enunciazioni, le sue distorsioni e cancellazioni e i suoi silenzi, nell'inverno 1923-24. Ed è quindi particolarmente significativa la sua elaborazione, alla quale concorrono Hess (che dapprima si rifugia a casa di Haushofer, che lo aiuta a espatriare in Austria, ma poi si costituisce e verrà incarcerato con Hitler) e lo stesso teorico della geopolitica.
Vi è una quarta persona che concorre alla stesura, è un ex sacerdote cattolico, Bernhard Stempfle, già membro, come Hess, della società Thule. Nella storiografia ufficiale compare così: "Alla correzione del libro, quanto mai necessaria, provvide un ex religioso, un pubblicista antisemita che, per ricompensa di questo incarico di fiducia, venne ucciso nella sanguinosa giornata del 30 giugno 1934". E: "Tra gli assassinati del 30 giugno vi era padre Stempfle, che era stato tra i curatori del Mein Kampf, ma in seguito si era allontanato dal partito". Nel testo di Sebottendorff viene presentato in questo modo: "Ariano, professore, consulente scientifico e collaboratore dell'Istituto Rehse di Monaco.
Propugnatore di antica data del movimento nazional-popolare, interessatesi alla difesa dell'identità razziale tedesca sin dal 1918. Nel 1919 [operò] per consentire l'ingresso in Baviera del corpo franco di Epp. Editore di una rivista intitolata "Proiettili illuminanti" nel 1918-1919. Dal 1922 al 1925 ha diretto il "Miesbacher Anzeiger"". Queste scarne notizie segnalano un fatto e pongono un problema. Il fatto è che sono tre persone formatesi nella cultura "occulta" del nazismo (Hess, Haushofer, Stempfle) che collaborano con Hitler alla elaborazione del Mein Kampf: elaborazione, perché Haushofer, Hess e lo stesso Hitler conoscevano abbastanza il tedesco per scrivere un testo politico. Non si tratta quindi di correggere il compito di un alunno poco pratico della lingua, ma di concorrere all'elaborazione del libro essoterico del movimento, dietro il quale sta la sua concezione esoterica.
Il problema è perché Bernhard Stempfle sia stato ucciso il 30 giugno 1934. Che sia stato ucciso "per ricompensa di questo incarico di fiducia" è un'affermazione sarcastica che non chiarisce nulla. Per proporre un'interpretazione va ricordato che il 30 giugno 1934 venne liquidato il vertice dell'ala populista del nazismo (Röhm, capo delle Sa; Gregor Strasser, pure ritiratesi), personalità che Hitler temeva come concorrenti (nella cerchia di von Papen e dell'ex cancelliere generale Schleicher), nonché il comunista che aveva ucciso Horst Wessel, il collaboratore di Horbiger.
Non si trattò di una strage indiscriminata (anche se lo stesso Hitler ammise che qualcuno era stato ucciso per errore), ma dell'uccisione selezionata di uomini ritenuti, a diverso titolo, pericolosi per il regime. Quanti? Una ottantina, secondo la versione ufficiale. Da due a quattrocento, secondo l'emigrazione tedesca. Oggi è ritenuta attendibile la cifra di un paio di centinaia.
Perché, tra queste persone da uccidere in quanto ritenute pericolose (e che non complottavano, ma solo avanzavano richieste che Hitler non poteva accogliere, come quella di Röhm di liquidare la Reichsweher e di fare delle Sa il nucleo di un "esercito popolare"), venne incluso Stempfle? La sola interpretazione attendibile è quella di un contrasto all'interno della cerchia esoterica del nazismo. Esso può essere collegato - come si vedrà - all'emarginazione di Ludendorff; al fatto che nel 1933 si cominciò a parlare del "Vril" e delle sette segrete. Stempfle poteva essere pericoloso perché sapeva dei due livelli (essoterico ed esoterico) ai quali poteva essere letto il Mein Kampf (a questo punto venduto a centinaia di migliaia di copie) e alla cui redazione aveva contribuito.
Probabilmente era in contrasto con gli altri membri della società Thule, ora giunti al vertice dello Stato, sulle modalità e i ritmi di attuazione del programma esoterico. È in questo quadro che si può collocare anche l'uccisione, dopo la conquista del potere da parte di Hitler, del suo "maestro" Eric Hanussen con l'amante, la "veggente" Adrianna Bierdzynska.
Si possono collegare il fatto e il mistero in una spiegazione che ci permette di capire che cosa sia il Mein Kampf, di come le questioni connesse alla formazione giovanile di Hitler si intreccino con l'elaborazione delle dottrine esoteriche di cui si è descritto il percorso dagli ultimi decenni dell'Ottocento sino all'inizio del potere nazista. È in questo quadro che vanno collocate la personalità e il processo formativo del Führer a partire dagli anni di Vienna e di Monaco.

Capitolo IV - Hitler a Vienna e a Monaco

Lo studio della personalità e della formazione culturale di Hitler è, come si è visto, reso difficile dalla scarsità di fonti per il primo trentennio e dall'utilizzazione problematica di una delle principali, oltre a testimonianze individuali: l'autorappresentazione del Mein Kampf, usata fino al 1945 a fini apologetici e poi con intenti ovviamente critici e negativi.
A cento anni di distanza dalla nascita, il ruolo di Hitler nella storia è tanto definito che non si vede che cosa vi si possa aggiungere di nuovo. È invece utile tentare di capire se sul processo evolutivo della sua personalità abbia influito il riemergere, nella realtà culturale dei primi anni del secolo, di orientamenti e tendenze che sembravano scomparse da tempo dalla storia d'Europa. È troppo difficile entrare nel merito di un dibattito che fa del futuro Führer, da un lato, un disadattato sociale che eccezionali circostanze portano al vertice dello Stato e, dall'altro, una personalità distorta nella quale si concentra il "negativo" della storia tedesca (l'antisemitismo, il nazionalismo, la frustrazione per una minorità che va dalla guerra dei trent'anni alla sconfitta del 1918 e appena interrotta dalla parentesi del secondo Reich).
L'obiettivo specifico di questa ricerca si ispira alla metodologia del già citato storico McGrath, che studiando il fenomeno culturale del rapporto tra politica ed estetica nella Vienna degli ultimi decenni dell'Ottocento rifiuta di "invocare nozioni vaghe come quelle di "spirito dei tempi" o di "idee che erano nell'aria". Essendo invece convinto che le idee hanno sede in certi intellettuali e in certi libri, in tempi e luoghi determinati, ho cercato di spiegare sviluppi paralleli attraverso connessioni documentabili". È un metodo che occorre adottare con la maggiore obiettività possibile per studiare il primo trentennio della vita di Hitler: a partire dal suo rapporto con la politica, per il quale è fondamentale l'osservazione del suo maggior biografo:È importante il fatto che Adolf Hitler, che sarebbe divenuto una delle figure politiche di maggior momento del secolo, fino al trentesimo anno d'età non si sentì per niente attratto dalla politica. Alla stessa età, Napoleone era già primo console; Lenin, dopo anni di deportazione, era in esilio; e Mussolini caporedattore [in realtà direttore, N. d. R.] dell'"Avanti!". Hitler invece non era stato indotto a compiere neppure un passo decisivo, da quelle idee che presto l'avrebbero spinto, in maniera irresistibile, al suo tentativo di conquista del mondo; non era entrato nelle file di nessun partito, di nessuna delle numerose organizzazioni dell'epoca - eccezion fatta per la Lega antisemita viennese - allo scopo di promuovere l'attuazione delle proprie idee. Hitler stesso, il 23 novembre 1939, al culmine della propria potenza ha fatto, di fronte ai capi militari tedeschi, la stupefacente affermazione che, nel 1919, era diventato un uomo politico soltanto dopo una dura lotta interna: sarebbe stata "la più difficile delle sue decisioni"... Ancora nella fase culminante della guerra, Hitler ha affermato che avrebbe preferito di gran lunga girovagare per l'Italia quale "pittore sconosciuto" e che era stato spinto sulla strada, a lui sostanzialmente estranea, della politica, dalla minaccia mortale che pesava sulla sua razza. Fest, dopo aver confutato altri storici, come Maser, che credono invece a una precoce politicizzazione di Hitler, conclude che "soltanto motivi strettamente personali, e la successiva constatazione delle sue persuasive capacità oratorie, lo indussero a rinunciare alle riserve nei confronti della carriera politica". Altrove il biografo rileva che "Hitler stesso ha più tardi affermato di non aver avuto "nessun predecessore", eccezion fatta per Richard Wagner, espressamente riferendosi non solo al musicista e al drammaturgo, bensì anche alla schiacciante personalità, "la massima figura di profeta che il popolo tedesco abbia mai avuto"; esprimeva la propria ammirazione per il coraggio e l'energia con cui Wagner "senza voler essere propriamente un politico", aveva influito sulla situazione politica". Nei capitoli precedenti abbiamo incontrato personalità della storia della filosofia occulta che non furono principalmente politici, pur se furono impegnati anche in politica. Un pittore come Rembrandt è entrato, attraverso la presentazione che ne ha fatto lo scrittore "volkisch" Julius Langebehn, insieme al veggente Swedenborg, tra coloro che hanno espresso l'essenza dell'anima ario-tedesca. Se assumiamo che questa letteratura abbia influito sul giovane Hitler, diviene comprensibile come personalità decisive per il destino della razza grazie a doti particolari, ma al di fuori della politica, abbiano potuto essere il suo modello sino alla svolta del 1919.
La questione è complicata dal fatto che Hitler, pur affermando di aver letto moltissimo, e a fondo, nel periodo viennese e di aver avuto come unici amici i libri, non cita mai opere e autori, tanto da far ritenere ai suoi critici di disporre soltanto di una cultura imparaticcia e superficiale, fatta di opuscoli di propaganda. In realtà, in base a molte testimonianze coeve, da Speer ai "discorsi a tavola", il Führer appare uomo di discrete letture.
Le stesse testimonianze sono concordi nel presentarci un Hitler dalla doppia personalità: il politico calmo e ponderato e il veggente invasato; l'oratore didascalico ed espositivo che si trasforma in un profeta esagitato. Per approfondire questo aspetto in ordine al nostro tema, è utile prendere in considerazione quanto scrivono intellettuali di destra per discutere la storiografia che ha sottolineato questo aspetto. Citiamo esemplificativamente Rauti e Sermonti in veste di storiografi: Se Hitler fosse stato davvero quel pazzoide farneticante il cui ritratto ci è stato consegnato dalla propaganda ufficiale dei vincitori, non si spiegherebbe come mai abbia potuto tener testa per quasi sei anni alla più massiccia coalizione di forze, di mezzi e di popoli che la storia abbia mai conosciuto... Il fatto è che Hitler ha perso e che quindi le sue ire, i suoi scoppi di furore, le sue stesse decisioni operative appaiono nell'ombra fosca e degradante della sconfitta. E basta poco ad aggiungere i tocchi sensazionalistici del suo sguardo vitreo, della bava alla bocca, del suo rotolarsi sui tappeti, come è stato descritto a più riprese.
Mentre Churchill... non urla, al massimo grida: non da in smanie, batte solo i pugni sul tavolo; non strappa i rapporti dei generali sotto il loro naso, al massimo li redarguisce. Se fosse stato lui lo sconfitto, sarebbe apparso incommensurabilmente ridicolo anche quel suo fumare venti sigari al giorno... mentre medici di fama avrebbero certo fatto notare che l'incredibile quantità di alcool da lui ingurgitata quotidianamente era la meno idonea ad assicurargli lucidità mentale... Per non parlare di ciò che si sarebbe certamente scritto sulle connessioni tra gli atteggiamenti di Roosevelt e le sue condizioni fisiche... Se Roosevelt avesse perso, si sarebbe anche data, crediamo, una qualche importanza al fatto che egli era membro di numerose associazioni segrete: le "Aquile", i "Phi Beta Kappa", l'"Ordine reale di Elan", nonché della massonica "Holland Lodge". Evola non esclude invece una fenomenologia particolare; e scrive: Una ricerca seria sui collegamenti iniziatici di Hitler con società segrete non conduce troppo lontano. Quanto a Hitler medium e alla sua forza magnetica, sono necessarie alcune precisazioni. Che il Führer dovesse questa forza a pratiche iniziatiche ci sembra una fantasia; altrimenti ci si dovrebbe mettere a supporre assurdamente qualcosa di simile anche nei riguardi dell'eguale forza psichica suggestiva posseduta da altri capi, da Mussolini, per esempio, a Napoleone. Quanto alla qualità di medium (che, sia detto per inciso, è opposta a quella di una qualificazione iniziatica), essa può venire riconosciuta, con certe riserve, a Hitler, in quanto egli sotto più di un riguardo ci si presenta come un invasato. (è il tratto che lo distingue, ad esempio, da Mussolini). Proprio quando egli fanatizzava le folle, dava l'impressione che un'altra forza lo trasportasse, avendolo, appunto come un medium, anche se di un genere tutto particolare ed eccezionalmente dotato. Chi ha udito parlare Hitler a folle deliranti non può non aver avuto questa impressione. Date le riserve da noi espresse nei riguardi di supposti "Superiori sconosciuti", non è agevole stabilire la natura di tale forza superpersonale. Torneremo nel prossimo capitolo sulla questione delle società segrete, anche se appare ovvio a prima vista che esse, nella situazione inglese e tedesca già descritta, non abbiano nulla in comune con quelle alle quali fanno riferimento Rauti e Sermenti. Li si è citati come controtestimonianza rispetto a una storiografia tutta negativa. Ma il confronto con Evola permette di ribadire che la personalità di Hitler aveva aspetti particolari.
Se si rifiuta la tesi evoliana di una assoluta contrapposizione tra doti dette medianiche e una pretesa iniziazione, si può avanzare un'ipotesi plausibile: Hitler disponeva di alcune qualità percettive molto accentuate; le letture e la frequentazione dei gruppi che sono stati citati (come quello di Lanz von Liebenfels) gli consentono di perfezionare queste caratteristiche e soprattutto lo convincono di avere una particolare missione per la gente ario-tedesca; ritiene di poterla svolgere come artista (nonostante che in questo campo non avesse alcun talento), vivendo un ruolo wagneriano di grande anche se indiretta influenza sulla politica.
Con questa formazione e mantenendo questi rapporti costruiti negli anni di Vienna e di Monaco, dopo la partecipazione alla guerra ritiene di avere (e viene orientato ad assumere) un ruolo decisamente politico, nel quale quelle caratteristiche personali potranno esplicarsi. Vediamo i punti di sostegno di questa interpretazione.
Nel Mattino dei maghi (che Evola si limita a definire "ricco di divagazioni"), mentre altri studiosi di destra lo reputano poco attendibile, si scrive:Hitler nasce a Braunau, città legata a una singolare tradizione: è un vivaio di medium. È la città natale di Willy e Rudi Schneider, le cui esperienze psichiche furono considerate sensazionali una trentina d'anni fa. Hitler ebbe la stessa nutrice di Willy Schneider. Uno dei medium più conosciuti è la signora Stokhammes, che nel 1920 sposò a Vienna il principe Gioacchino di Prussia. Da Braunau uno spiritista di Monaco, il barone Schrenk-Notzing fa venire i suoi soggetti, uno dei quali è precisamente cugino di Hitler. La "tradizione" di Braunau andrebbe verificata attentamente. Teniamo presente però che il dibattito sui medium era particolarmente vivo durante l'adolescenza e la giovinezza di Hitler. Se ne discuteva nell'ambito della cultura "occulta" della quale si è parlato nei due primi capitoli e che era una componente del movimento nazional-popolare ("volkisch"). In questa atmosfera (non idee nell'aria, ma gruppi specifici, contatti, letture) una personalità come quella di Hitler poteva ritenersi dotata in modo particolare e "diverso" rispetto alle convenzioni sociali (che lo emarginavano come studente presto povero e "artista" senza prospettive).
Da qui la plausibile tendenza a coltivare queste doti a contatto con gruppi (da Lanz nel 1909 a von Sebottendorff e Hanussen nel dopoguerra), nei quali trance vera o simulata o per autoconvinzione e presunzioni iniziatiche si intrecciavano diversamente da quanto lascia supporre la classificazione di Evola, da lui ritenuta rigorosa in quanto studioso della tradizione iniziatica.
A questo punto l'influenza di Wagner sul giovane Hitler può essere verificata su due aspetti specifici: il ruolo di personaggi eccezionali avviati a un destino eroico e tragico e il vegetarianesimo. Circa il primo aspetto è nota la permanente ammirazione di Hitler per un'opera minore, il Riemi. Il personaggio è il protagonista di un romanzo del già citato Bulwer Lytton, narratore del paranormale, che entusiasma il giovanissimo Hitler ancora a Linz: Kubizsk [August, figlio di un imbianchino, intimo amico di Hitler adolescente, N. d. R.] ha descritto l'estasi di Hitler quando entrambi assistettero a una rappresentazione: commosso dal destino del tribuno del popolo e ribelle che cade tragicamente vittima dell'incomprensione del mondo circostante, Hitler avrebbe condotto l'amico sul Freinberg, una collina nei pressi di Linz dove, dominando la città buia, avrebbe cominciato a parlare: "Come un fiume straripa dalla diga infranta, le parole sgorgavano da lui, e in una serie di immagini grandiose, irresistibili, mi espose il proprio futuro e quello del suo popolo".
Quando, oltre trent'anni dopo, i due amici si ritrovarono a Bayreuth, Hitler affermò: "Tutto è cominciato in quel momento". Occorre essere cauti davanti a questi stereotipi, simili a quelli dei giovani borghesi francesi che, ammirando Parigi dall'alto, si ripromettono di conquistarla o quelli dei giovani rivoluzionari russi che, ammirando Mosca dalla collina dei Passeri (ora Lenin), si impegnano a rigenerare la loro terra. Ma l'episodio può essere valutato se si pensa che per il giovanissimo Hitler il Rienzi era solo il tribuno della musica di Wagner; poi, nel dopoguerra, incontrando i militanti della società del Vril, apprende l'opera di Bulwer Lytton, che al gruppo ha suggerito il nome; scopre Rienzi tra i suoi personaggi che si costruiscono un grande e tragico destino e può rivisitare la serata sul Freinberg come il preannunzio della strada da seguire. A questo preannunzio occorre tener fede, sviluppando le doti personali con mezzi eccezionali. Si è visto che in questo periodo uno dei suoi maestri è l'astrologo Hanussen.
Cresce così la doppia personalità: accanto allo scaltro politico realista, il fanatico autoconvincentesi di avere una missione e un destino del tutto particolari, garantiti sia da preannunzi della giovinezza (tra frustrazione e forte sensibilità), sia da un processo di potenziamento che passa dal gruppo di Lanz a quelli del primo dopoguerra. Doti di tipo medianico si saldano a quella che i tradizionalisti possono anche definire iniziazione, con la mediazione della profetica personalità di Wagner.
La ritroviamo anche nella questione del vegetarianesimo. Esso è espressione di quell'amore per gli animali che trova un'altra manifestazione, nella Germania dell'Ottocento, nella promozione di iniziative contro la vivisezione, alle quali Wagner da la sua entusiastica adesione. Fest sottolinea, nel proporre analogie tra Hitler e il cantore di Parsifal, "il vegetarianesimo, in Wagner destinato alla fine ad approdare alla ridicola chimera, doversi l'umanità redimere mediante l'uso di alimenti esclusivamente vegetali". Anche Hitler diviene sempre più decisamente vegetariano via via che cresce il suo potere e si immedesima nel suo ruolo, così come raccoglierà l'altra eredità wagneriana della bontà verso gli animali. Eccone la probabile origine: Friedrich Schlegel supponeva che avrebbe dovuto formarsi nel nord dell'India un popolo nuovo che spinto "da qualcosa di più elevato dell'incentivo del bisogno", si fosse diretto verso ovest. Le nazioni non sono altro che delle colonie indiane. Si domandava in seguito se queste colonie fossero state costituite da guerrieri o da preti e propendeva per la seconda ipotesi. Ma quale poteva essere stata la molla che mise in movimento preti e guerrieri, quali le cause di "questa prodigiosa rivoluzione e di questo turbamento nella coscienza umana"? In risposta egli azzardava un'ipotesi ancora più azzardata, quella di un crimine originario che avrebbe potuto trasformare i pacifici vegetariani dell'India in carnivori, ormai spinti da qualche oscuro istinto ad allontanarsi: "Questo turbamento sconosciuto di cui parlo non ha forse dovuto perseguitare l'uomo in fuga come si racconta a proposito del primo omicida che il Signore avrebbe contrassegnato con un marchio sanguinoso e farlo precipitare sino all'estremo limite della terra?". Questa antropodicea vegetariana sarà ripresa e sviluppata da Richard Wagner, liberata da ogni riferimento al mito biblico. Questa ipotesi, avanzata da Schlegel nel Saggio sulla lingua e la saggezza degli Indiani (1808), precede tutta la letteratura su un antico "peccato" che trovava espressione anche in De Maistre16 e che sarebbe stata interpretata, nelle fantastorie citate, come un peccato contro l'armonia della natura, perpetrato da cattivi maghi inebriati di potenza e causa della distruzione di Atlantide, dei conflitti espressi nei simboli di Agharti e di Shambhalah. I germani debbono riscoprire la sapienza che permetta di riscattare quella colpa antica.
Così il vegetarianesimo mediato da Wagner e il collegamento con l'antica tradizione indoariana (o indo-germanica) si fondono, nella visione di Hitler, in un processo di formazione personale che deve andare di pari passo con quello della rigenerazione collettiva del popolo tedesco. Le pratiche vegetariane come quelle sessuali sono una modalità di questo processo di autoformazione e vengono variamente interpretate dai vari gruppi della cultura occultista e iniziatica coi quali Hitler è in contatto. Fino ai trent'anni, il futuro Führer si forma in questa visione e con questi rapporti; e questo spiega la sua posizione rispetto alla politica.
Egli ne ha data una spiegazione in termini accettabili, come rileva anche Fest: Se il partito cristiano-sociale, accanto alla sua accorta capacità di dominare le grandi masse, avesse avuto anche un'esatta concezione del significato del problema razziale, quale era stata fatta propria dal movimento pantedesco [...] oppure se il movimento pantedesco avesse aggiunto, alla sua esatta nozione del problema ebraico e del significato del pensiero nazionale, l'abilità pratica del partito cristiano-sociale, ne sarebbe derivata quell'organizzazione politica che già all'epoca avrebbe potuto condizionare con successo il destino tedesco. Fest descrive questa posizione, espressa nel Mein Kampf, come "il pretesto di cui si è servito Hitler per giustificare la sua mancata adesione all'uno o all'altro dei suddetti partiti". È comunque una giustificazione comprensibile sul puro piano della logica politica e di partito. Del resto lo stesso Hitler, avendo precisato che il suo impegno direttamente politico non è anteriore al 1918, poteva ritenere sufficiente la motivazione indicata. Ma il punto chiave rimangono la sua formazione e le sue aspirazioni, nei termini descritti.
Sia Fest che Bracher ironizzano sul "granitico fondamento" del suo pensiero che Hitler afferma costruito negli anni viennesi, e su queste affermazioni: "Tutto il tempo che mi rimaneva libero dal lavoro, lo dedicavo incessantemente allo studio. In pochi anni creai così le basi del mio sapere delle quali mi servo ancora oggi [anni Venti, N. d. R.]. In questo periodo si formarono in me un'immagine e una concezione del mondo, che divennero fondamento granitico della mia azione. Ho dovuto aggiungere ben poco a ciò che ho imparato allora e non ho dovuto mutare nulla ". Bracher commenta ironicamente: "Chi mai potrebbe affermare altrettanto delle sue impressioni di ventenne!" e osserva che "Hitler non da mai un'indicazione precisa delle sue letture; i suoi "libri" sono, come egli stesso ha accennato parlando della genesi del suo antisemitismo, opuscoli polemici che acquistava "per pochi centesimi"". Già si è detto che in realtà libri Hitler ne ha letti molti. Secondo la presente interpretazione, egli non cita quelle letture di fantastoria e di fantacosmogonia che non corrispondono all'immagine che vuol dare della sua formazione nel Mein Kampf, nel quale le sottostanti convinzioni esoteriche costituiscono il fondamento, davvero "granitico", del suo programma politico, la cui esposizione è lo scopo del libro.
Lo stesso Bracher fornisce una preziosa indicazione, come quella di Fest citata all'inizio del capitolo e, seguendo la stessa impostazione, scrive: Hitler cercò sempre di distanziarsi con scherno dai "sonnambuli volkisch e dai predicatori erranti". Questa differenza nell'organizzazione dell'agitazione fu chiara sin dall'inizio, i nazionalsocialisti volevano infatti essere non una setta dottrinaria senza base di massa e forza politica, ma un partito di vaste proporzioni. Hitler venne a contatto con la Dap (Deutsche Arbeiterpartei) come uomo di fiducia dei circoli militari di Monaco. Fu una felice coincidenza. Prima che, nel marzo 1920, il temuto congedo militare lo immettesse nuovamente nella vita civile, gli si era aperto un nuovo vasto campo per far valere quelle qualità di agitatore che andava scoprendo in se stesso. È interessante notare come Hitler non abbia mai fatto parte di una delle tante sette völkisch. Egli quindi formò il suo pensiero e i suoi strumenti propagandistici per la sua ascesa politica non nei circoli dei teorici del razzismo, ma nelle concrete circostanze locali e nazionali e soprattutto nella lotta contro Versailles. La "felice coincidenza" è indicata nel fatto che Hitler "il 12 settembre 1919 stava ispezionando una delle riunioni settimanali del Dap; entusiasmato da un discorso di Gottfried Feder contro il capitalismo, partecipò animatamente alla discussione. Poco più tardi entrò nel partito come propagandista". Si tratta di una versione sulla quale la storiografia postnazista converge con l'apologia del periodo hitleriano nel presentare quella del 1918-19 come una svolta dal rifiuto della politica all'impegno in essa, che gli apologeti presentano in chiave di chiamata per una missione e i critici in chiave di sfruttamento opportunistico delle circostanze. Ma in realtà se è vero che l'apporto specifico di Hitler è l'azione per il passaggio dalle sette dilaniate dai contrasti al grande partito di massa - i precedenti sono diversi. Con ogni probabilità risalgono all'incontro con Hess durante la guerra.
È anche interessante notare l'espressione "sonnambulo", che nel contesto citato Hitler usa in senso negativo, mentre la userà in altro modo in un momento decisivo della sua iniziativa politica, la decisione di rimilitarizzare la Renania nel marzo 1936.
Il libro di Langer inizia così: Al tempo della rioccupazione della Renania, Hitler usò una straordinaria metafora per descrivere il suo modo di procedere. Disse: "Seguo il mio cammino con la precisione e la sicurezza di un sonnambulo". Persino a quel tempo, la frase colpì l'opinione pubblica mondiale come un'asserzione quanto meno insolita, da parte del capo indiscusso di sessantasei milioni di persone e nel pieno di una crisi internazionale. Hitler intendeva così in un certo modo rassicurare quelli tra i suoi seguaci più polemici che nutrivano qualche dubbio sulla saggezza della sua condotta. In ogni caso, appare quale un'autentica confessione, e se i suoi seguaci dubbiosi ne avessero veramente inteso il significato e le implicazioni il loro dubbio avrebbe potuto alimentarsi da motivazioni ben più inquietanti di quelle affiorate dalla sua decisione di rioccupare il Reno. Di fatto, il cammino di questo sonnambulo lo portò a battere molte strade che nessuno aveva mai percorso, che lo portarono infallibilmente all'apice del successo e gli conferirono un potere mai raggiunto prima. E continuò ad attirarlo per quella via finché oggi [autunno 1943, N. d. R.] si ritrova sull'orlo del baratro. Dunque Hitler si vive non come un "sonnambulo" volkisch (i militanti di piccole sette frequentemente in lite), perché ha costruito un partito e ha conquistato il potere. Ma del sonnambulo ha la sicurezza e la precisione di chi cammina secondo un itinerario indicategli da particolari doti di percezione. Questa prima parte del libro di Langer si intitola "Hitler: come crede di essere" e l'espressione è la chiave per capire la personalità che si è formata negli anni di Vienna e di Monaco. Le letture e i piccoli gruppi (oltre alla Lega antisemita alla quale aderisce nel 1908) contribuiscono alla formazione di una personalità che avrà nuovo sviluppo nell'esperienza di guerra.
Come è noto, allo scoppio della guerra Hitler si arruola volontario e viene assegnato come soldato semplice al XVI reggimento di fanteria bavarese. In questo reggimento un altro volontario ha il grado di tenente: l'appena ventenne Rudolf Hess, in precedenza in forza al I reggimento. Un altro tratto comune tra la storiografia nazista e quella del dopoguerra, oltre al rilevare il carattere di eccezionalità dell'impegno di Hitler in politica (la sconfitta del 1918), è il far risalire allo stesso periodo del dopoguerra l'incontro a Monaco tra il futuro Führer e il suo futuro luogotenente: non si sarebbero conosciuti durante la guerra, pur combattendo nello stesso reggimento.
Si può prendere in considerazione una realtà diversa. Hess e Hitler si conobbero al fronte.
Si stabilì un legame che avvicinò Hitler ad associazioni come i "Germanen Orden" e poi alla società Thule, alla quale Hess apparterrà. Si è già visto quali fossero le convinzioni del futuro luogotenente (Vertreter, che letteralmente può essere tradotto rappresentante personale) di Hitler in materia di astrologia e di attenzione per il paranormale, per il quale anche Hitler aveva particolarmente predisposizione. È legittimo supporre che queste tendenze si accentuassero durante un conflitto la cui caratteristica - messa recentemente in luce da uno storico della letteratura di grande valore, Paul Fussell - è anche una ripresa di fantasie e superstizioni, che egli raccoglie nel IV capitolo sotto il titolo "Mito, rituale e "romance"". Ecco due situazioni molto esemplificative: Una delle leggende più antiche e famose ha una paternità conosciuta: gli angeli di Mons, che si riteneva fossero apparsi in cielo durante la ritirata britannica da Mons nell'agosto 1914 e che l'avessero protetta, sono una leggenda che sviluppa un racconto breve in cui peraltro non si parla affatto di angeli. Il 29 settembre 1914, Arthur Machen pubblicò sull'"Evening News" una storia manifestamente inventata, The Bowmen: i fantasmi degli arcieri inglesi morti ad Agincourt erano scesi in soccorso dei loro compatrioti in difficoltà lanciando frecce che avevano ucciso i tedeschi senza lasciare visibili ferite. Machen descrive questi arcieri come "una lunga linea di ombre circondate da un alone luminoso".
Fu appunto l'alone l'origine di tutto: in capo a una settimana gli arcieri creati da Machen si erano trasformati in veri e propri angeli, cosicché quella che era stata un'invenzione letteraria divenne senz'altro un fatto reale. L'autore era angustiato e imbarazzato per questa deformazione, ma gli fu assicurato, specialmente da parte del clero, che sbagliava: gli angeli - angeli-arcieri secondo alcune versioni - erano reali ed erano apparsi in cielo nei pressi di Mons. Esprimere dubbi in proposito divenne antipatriottico. Sappiamo che Machen era affiliato alla Golden Dawn. Amava il soprannaturale e quindi era meno angustiato e imbarazzato di quanto Fussell suppone, tanto più che, parlando più tardi della vicenda e confermandone l'origine dalla sua fantasia, rivelò di aver ricevuto lettere di soldati che gli confermavano di aver visto gli arcieri. È impossibile dire se Hess o altri, con la sua formazione culturale, sapessero di Machen e avessero attribuito un particolare significato esoterico alla sua invenzione. Ma nelle trincee i miti diventano riti: La conta per tre: nessun soldato la dimenticherà: si faceva la conta, uno, due, tre, il numero uno di sentinella, il due e il tre alla comandata... Dobbiamo ora prendere in esame il rapporto tra questo principio pratico, empirico, del numero tre nella procedura militare e le triadi magiche o mistiche del mito, dell'epica, del dramma, del rituale, del "romance", del folclore, della profezia e della religione. In questa dominante atmosfera di ansietà, la triade militare acquistò qualcosa del mito o della profezia. Le ben note triadi del mito e del rituale tradizionale cedettero, per così dire, una parte dei loro significati e delle loro implicazioni alle triadi militari. La visione tripartita ha radici talmente remote nel mito, nella religione e nel folclore indoeuropei che non è possibile risalire alle sue origini. È impossibile non essere colpiti dalla somiglianza tra questo convenzionale modello "romance" e l'esperienza standard riattivata e formalizzata nelle memorie sulla guerra. Se nella leggenda di Mons ritroviamo la Golden Dawn, nei miti triadici ritroviamo la tradizione indoeuropea. In questa "dominante atmosfera" si collocano episodi nei quali si intersecano preveggenza e segni del destino e uno di essi è oggetto di una descrizione da parte di Hitler: Stavo consumando la cena in trincea, insieme con parecchi commilitoni. All'improvviso mi parve di udire una voce che mi diceva: "Alzati e allontanati da qui". Era così chiara e insistente, che obbedii automaticamente, come a un ordine militare. Mi alzai subito in piedi e camminai per una ventina di metri lungo la trincea, portando con me il gavettino con la cena. A questo punto mi sedetti e ricominciai a mangiare, poiché la mia mente era di nuovo in pace. Mi ero appena sistemato, quando un lampo e un'assordante deflagrazione esplosero nella parte di trincea che avevo appena lasciato. Una granata vagante aveva dilaniato il gruppo di soldati con i quali stavo cenando, e nessuno era sopravvissuto. Anche in questo caso, occorre guardarsi dagli stereotipi. Migliaia di combattenti delle trincee hanno descritto episodi simili, una voce o un presentimento che aveva loro salvato la vita, allontanandoli da un luogo di morte. Ma l'episodio ora narrato va inquadrato nella situazione che Fussell ha descritto meglio di ogni altro (il riemergere di un'antica cultura della "superstizione"), per capire la personalità di Hitler, sicuro che gli fosse riservato un grande futuro, per il quale leggi misteriose lo proteggevano (in futuro la sua convinzione sarà rafforzata dal fatto di riuscire a sfuggire a vari attentati); nel potenziamento di questa convinzione a contatto prima della guerra coi gruppi che abbiamo citato e probabilmente di Rudolf Hess durante la guerra stessa sta una chiave del suo ruolo futuro.
Si può così condividere l'opinione di Langer che "la fede nel destino e nella missione affiorò pienamente durante la prima guerra mondiale, a partire dalla quale ebbe un ruolo predominante nella sua condotta. Mende (un suo camerata) riferisce per esempio: "A questo proposito, viene in mente una strana profezia: poco prima del Natale 1915, Hitler asserì che a un certo momento avremmo sentito parlare molto di lui. Dovevamo soltanto aspettare che quel momento arrivasse"". Tutte le fonti concordano nel descrivere un Hitler chiuso e poco comunicativo durante l'intero conflitto. Questa asserzione è stata quindi fatta in un momento particolare. E il momento non si riferiva al conflitto, tenendo conto di una singolare testimonianza.
Al processo di Norimberga, l'ufficiale che per lunghi anni svolse le funzioni di aiutante di campo del comandante il reggimento, testimoniò che era stata avanzata la proposta di promuovere Hitler sottufficiale, ma che si era rinunciato a farlo "perché non eravamo riusciti a scoprire in lui le richieste doti di comando". Hitler rimase quindi caporale e si potrebbe ironizzare sui criteri di giudizio nell'esercito del Kaiser, che non permettevano di scoprire doti di comando in un uomo che avrebbe dimostrato di esserne fornito in sommo grado. Ma probabilmente la valutazione era esatta nel momento in cui venne formulata. Le doti di Hitler potevano emergere in un gruppo particolare, tra individui caratterizzati dal suo stesso processo di formazione, dalle stesse letture, dalle stesse convinzioni di un antico potere che venivano scoprendo. Fu in questo gruppo - tra la Thule Gesellschaft e la fondazione del partito - che Hitler sarebbe emerso, con il suo dinamismo, dopo la sconfitta tedesca.
Si può spiegare così un apparente mistero, che ancora affascina gli storici e che all'inizio degli anni Settanta Langer esprime con chiarezza riferendosi a una situazione che lo aveva colpito trent'anni prima e che perdurava: Evidentemente Hitler era qualcosa di più dell'imbianchino pazzo illustrato dalle vignette popolari. Fin dall'età di venticinque anni, aveva mostrato molte delle caratteristiche che noi oggi associamo agli "hippies" degli anni Sessanta. Era un inconcludente, sembrava mancare di ogni senso di identità, appariva privo di una qualsiasi linea di condotta o ambizione, si riduceva a vivere nel sudiciume e nello squallore, lavorava solo quando gli capitava e quindi sporadicamente; passava la maggior parte del tempo cullando il sogno romantico di essere un grande artista, era anticonformista e violento a parole contro le deficienze della società, ma debole nelle azioni concrete. Persino il suo stato di servizio militare testimoniava di una certa incompetenza. Dopo aver passato quattro anni in un reggimento che aveva subito gravi perdite, non era mai stato promosso a un grado superiore a caporale. Nondimeno, questo incapace, apparentemente scialbo e malaccorto, si dimostrò in grado, nel giro relativamente breve di qualche anno, di percorrere la sua strada fino ai più alti incarichi politici... Come si poteva sperare di districare, in un breve periodo di tempo, tutti gli enigmi psicologici sottesi a una simile trasformazione?32 Il breve periodo di tempo si riferiva al citato incarico che il servizio segreto degli Stati Uniti aveva affidato a Langer. Ma a quarant'anni di distanza e in presenza di una letteratura immensa, non si può dire che gli "enigmi psicologici" siano stati "districati". Ma se, al di là della psicologia, si vogliono verificare influenze culturali, la situazione può essere più chiara; a partire dall'altra affermazione di Langer che "il dittatore è uomo di vaste letture nei campi più disparati del sapere", anche se ritiene che "avevamo a che fare, molto probabilmente, con uno psicopatico nevrotico". Hitler leggeva davvero molto negli anni di Vienna e di Monaco. Leggeva soprattutto di "dottrine segrete". Iscritto alla Lega antisemita nel 1908, a contatto con Lanz von Liebenfels nel 1909, frequenta probabilmente le sue riunioni più o meno iniziatiche, se si vuol dare a questo termine un significato generico e non quello specifico di "cultori della tradizione". Alcune sue doti percettive, che possono anche essere definite medianiche, si potenziano attraverso questi contatti. Sono così spiegabili le versioni di Pauwels e Bergier e di Evola. L'atmosfera della guerra, col suo emergere di superstizioni e di miti, e il rapporto con Hess sviluppano una personalità che è caratterizzata da attitudini percettive e da una formazione culturale le quali convergono nella convinzione di un destino ricco di prospettiva: dapprima come artista e profeta del germanesimo sulla scia di Rembrandt e di Wagner.
Questa convinzione si trasferisce a livello politico in occasione della sconfitta della Germania, che Hitler apprende all'ospedale di Pasewalk, in Pomerania, dove era stato ricoverato perché accecato dai gas durante la battaglia di Ypres. Il significato simbolico di questa cecità accompagnata dall'illuminazione (circa il suo futuro destino di leader politico) è stato oggetto di molte analisi nelle biografie di Hitler. Al di là di questo simbolismo, quando ritorna a Monaco col suo reggimento in attesa di essere smobilitato, si sa che il futuro Führer diviene fiduciario di ufficiali (Röhm, Mayr) che lo trovano atto alla diffusione fra soldati frustrati e influenzabili dalla propaganda comunista. È in questa situazione che solitamente viene individuato l'inizio della carriera politica di Hitler: uomo di fiducia dei militari, prima tra i soldati e poi a contatto coi gruppi di destra.
Il rapporto va rovesciato: Hitler era già a contatto con questi gruppi, a Monaco prima della guerra e poi probabilmente attraverso Hess nelle licenze durante il conflitto. Egli ha dagli ufficiali il compito di stabilire contatti che aveva già. E partecipa - con gli eredi e i continuatori della tradizione "occultista" che è stata descritta - alla costruzione di un nuovo strumento politico, quello che sarà il partito nazionalsocialista.
Hitler non è dunque sbucato dal nulla nell'inverno 1918-1919 per divenire, un anno più tardi, un personaggio della scena politica bavarese. Ha invece ripreso contatti che preesistevano e a trent'anni ha ritenuto che la politica fosse un campo idoneo all'uso delle nozioni e delle qualità di cui credeva di disporre.
a nell'aria da decenni, ma all'insegna restrittiva della teoria della razza. Società segrete come quella di Thule, come il Vril, come l'Ahnenerbe di Friedrich Hielscher innestarono i miti indoeuropei sul malcontento di Versaglia. È sulla base di un altro mito antichissimo, quello dell'eterno ritorno che Eliade dimostrò essere indoeuropeo, costituirono un'ideologia che preconizzò da una parte il ritorno ai "miti barbari" di Odino, Thoer, Freir e dall'altra la lotta al monoteismo ebreo-cristiano che li aveva distrutti. Il nazismo si costituì un'organizzazione precisa sin dal 1933, basata sulle tre funzioni, ovvero la Partei (sovranità magico-giuridica), la Reichwehr (la funzione guerriera) e l'Arbeitfront (l'organizzazione del lavoro). Utilizziamo per ora il giudizio sui primi anni Venti, mentre per il seguito si vedrà più avanti. È dunque nel clima politico oltre che culturale che segue la pace di Versaglia che le società segrete occultiste acquistano un rilievo appunto politico. In Inghilterra la situazione opposta (vittoria e non sconfitta nella guerra) lascia questo associazionismo al livello precedente, senza influenza politica palese. Ma il ponte tra Inghilterra e Germania permane; ne vedremo più oltre le caratteristiche.
Per quanto riguarda la situazione tedesca, la società Thule diviene la matrice del partito, mentre il Vril è l'istituzione della sfera iniziatica. Il partito è a Monaco, il Vril a Berlino. I rapporti tra i due livelli sono sovente conflittuali. Il problema è di quanto di iniziatico si debba apportare nell'iniziativa politica. È un'impostazione che può apparire strana solo se si trascura il retroterra culturale che abbiamo descritto.

Capitolo V - Da Thule al partito

Hitler riprende nel dopoguerra i contatti col mondo delle sette e delle società segrete, in una situazione per valutare la quale occorre partire dall'osservazione di uno dei tre maggiori studiosi del secolo (con Max Weber e Mircea Eliade) in materia di significato sociale della religione, Georges Dumézil. Egli dice: Già a metà degli anni Venti il mondo degli studi si avviava a stabilire quel che oggi è chiaro: l'originalità unitaria indoeuropea, capace di esplicitare il mondo attraverso un'organizzazione sociale nettamente gerarchizzata. In Germania tutto questo era invece comprensibile se pensiamo al rapporto tra il dover essere e l'essere, tra la deontologia e la realtà, nella tradizione razionalistico-illuminista al tempo della rivoluzione francese (da una parte Robespierre e Saint-Just, dall'altra Napoleone e Fouché) e nella tradizione marxista al tempo della rivoluzione russa (da una parte Trotzkij, dall'altra Stalin).
Un primo contrasto sorge probabilmente proprio con la conquista del potere e questo spiega il destino di Bernhard Stempfle e di altri. Ed è nel 1933 che notizie sul Vril giungono in Francia e Pauwels le apprende dalla cerchia di un altro occultista, Gurdjieff, che proprio allora chiude il suo "priorato" di Avon: Il dottor Willy Ley, uno dei più grandi esperti del mondo in materia di missili, fuggì dalla Germania nel 1933. Da lui abbiamo appreso l'esistenza a Berlino, poco prima del nazismo, di una piccola comunità spirituale. Aggiungeva sorridendo che i discepoli credevano di conoscere certi segreti per cambiare la razza. Questa società berlinese si chiamava "Loggia luminosa" o "Società del Vril". La "Loggia luminosa" aveva amici tra i teosofi e nei gruppi Rosa-Croce. Secondo Jack Belding, autore del libro I sette di Spandau, Karl Haushofer avrebbe fatto parte di questa loggia. Si trova la stessa indicazione in Le Stelle in tempo di guerra e di pace, di Louis de Wohl, che durante la guerra diresse l'ufficio di investigazione su Hitler e i nazisti per il servizio di informazioni inglese. Si è contestato il valore di questa testimonianza, anche per la tendenza di Pauwels a non approfondire e a sensazionalizzare (de Wohl non diresse nulla; era però un consulente dei servizi segreti inglesi). La documentazione raccolta nei precedenti capitoli fa ritenere del tutto accettabile il ruolo di Haushofer nella elaborazione e gestione di una dottrina segreta,al di là della sua adesione formale alla setta. È importante stabilire che vi è un punto di riferimento istituzionalizzato della dottrina segreta e della sua pratica occulta che sorge contemporaneamente alla trasformazione della società Thule, che ora occorre ricostruire puntualmente.
Essa deriva dal "Germanenorden" (Ordine dei germani) e il suo promotore è una figura singolare, già citata, Rudolf von Sebottendorff. Nato come Rudolf Glauer nel 1875, figlio di un ferroviere (categoria che, come si vede, ha un ruolo particolare nelle società prenaziste), fu adottato nel 1911 dal barone Heinrich von Sebottendorff (l'adozione non venne mai riconosciuta in Germania, tuttavia egli ne usò costantemente il nome). Di professione elettricista sulle navi, si stabilisce a Costantinopoli nel 1900, ottiene la cittadinanza turca e la sua formazione culturale avviene a contatto col sufismo islamico, premessa dei suoi studi occultistici e astrologici (pubblicherà una Storia dell'astrologia nel 1924). Ha questi interessi in comune con Rudolf Hess, nato ad Alessandria d'Egitto, che vi compie gli studi sino a 15 anni e vi ritorna poi fino alla guerra, perché vi risiede la famiglia (il padre è commerciante). È probabilmente attraverso quanto ha appreso per questa via che Hitler darà sovente giudizi positivi sull'Islamismo e per cui vi saranno divisioni SS islamiche. Chi ama le coincidenze, può rilevare che nella cosmopolitica Alessandria nascono anche due intellettuali di punta (non occultisti) del fascismo italiano, il futurista Filippo Tommaso Marinetti e il poeta Giuseppe Ungaretti, ammiratore di Mussolini che scrive su "Il Popolo d'Italia " del periodo squadrista. Von Sebottendorff studia invece la Cabala, i testi alchemici e rosacrociani, le pratiche occulte dei dervisci. Torna in Germania e, come altri occultisti citati nel secondo capitolo, fa un ottimo matrimonio (con la signora Berta Anna Iffland) che gli mette a disposizione notevoli risorse finanziarie, utilizzate in qualche misura, allorché entra nel 1916 a far parte del "Germanenorden", per riorganizzarlo in Baviera dopo la crisi dell'inizio della guerra e una scissione (von Sebottendorff si schiera col gruppo del cancelliere dell'ordine, Hermann Pohl, nominato Walvater).
Nel gennaio 1918 esce, finanziato da von Sebottendorff, il mensile "Runen"; nello stesso mese di gennaio Anton Drexler, membro dell'Ordine, fonda una "Libera associazione di lavoratori per una giusta pace", in luglio la sede dell'Ordine è fissata all'albergo Quattro Stagioni di Monaco e von Sebottendorff acquista il "Münchner Beobachter", che poi diventerà, come "Volkischer Beobachter", il quotidiano del partito nazista. Il 18 agosto l'inaugurazione della sede coincide con l'adozione del nome "Thule Gesellschaft" da parte dell'Ordine bavarese. Negli stessi giorni la controffensiva alleata in Francia è il preannuncio della sconfitta tedesca e "Ludendorff deve riferire al Kaiser che l'esercito del Reich aveva cessato di essere una perfetta macchina bellica". Proprio mentre si delinea questa sconfitta, le società segrete si riorganizzano per un maggiore impegno in un futuro incerto e proprio Ludendorff, coi suoi interessi occultistici, vi avrà un ruolo di primo piano sino al putsch del novembre 1923. Alla vigilia dell'armistizio Drexler fonda il circolo politico operaio. La Thule ha a questo punto 1500 membri in Baviera e 250 a Monaco.
Proclamata la repubblica in Germania e in Baviera (qui sotto la guida di Kurt Eisner), la Thule organizza subito una Lega di combattimento, tra i cui capi è Rudolf Hess; in dicembre prepara un complotto (che fallisce) per assassinare Eisner. Il 21 dicembre von Sebottendorff è a Berlino, ove il Germanenorden celebra la vecchia festa nordica del solstizio d'inverno e viene stilato il programma del "partito social-tedesco" di Alfred Brunner. Il 5 gennaio 1919 Drexler fonda il già citato Dap, che il 18 gennaio assume la denominazione di nazionalsocialista. Il 21 febbraio il conte Arco-Valley uccide Eisner. In aprile viene proclamata la Repubblica dei consigli. Sette mèmbri della Thule sono arrestati e saranno fucilati. Il 2 maggio i corpi franchi occupano Monaco e abbattono l'effimera repubblica. Con loro combatte Heinrich Himmler (futuro capo delle SS), ancora studente. È una cronologia da tener presente, sia in rapporto al ruolo di Hitler, sia in rapporto al carattere "occulto" della Thule. Questa la ricostruzione di Fest: Alla fine di novembre [1918 Hitler] fu dimesso dall'ospedale [...]. Rientrò a Monaco e si presentò al battaglione di deposito del suo reggimento, [...] se ne restò in disparte, in piena contraddizione con la sedicente decisione di darsi alla politica. Ai primi di febbraio [1919] finì per offrirsi volontariamente per il servizio di sorveglianza di un campo per prigionieri di guerra presso Traunstein. [Poi] fece ritorno a Monaco, [...] alloggiò alla caserma Türkenstrasse, [il che] lo obbligava ad assoggettarsi ai voleri dell'esercito rosso e a portarne il bracciale, [e ciò] dimostra chiaramente quanto poco fosse sviluppata [...] la sua coscienza politica. [Ma], stando alle sue affermazioni, per il suo atteggiamento politico si sarebbe addirittura deciso di arrestarlo; ma Hitler avrebbe volto in fuga, imbracciando il fucile, il reparto incaricato della bisogna. [...] Otto Strasser ha chiesto pubblicamente: "Si può sapere dov'era Hitler quel giorno [2 maggio]? In quale angolo di Monaco si nascondeva il soldato che avrebbe dovuto combattere nelle nostre file?". [...]. Egli si mise a disposizione della commissione d'inchiesta, fornendo informazioni ai fini delle istruttorie in corso. Svolse il suo compito in maniera tanto soddisfacente da essere inviato subito dopo a un corso di indottrinamento civico. E per la prima volta Hitler cominciò a richiamare su di sé l'attenzione. È una versione che accomuna la storiografia, nazista e post-nazista, secondo la quale Hitler si avvicina concretamente alla politica e al partito fondato da Drexler soltanto nell'estate 1919 (ne riceve la tessera il 16 settembre). Hitler col bracciale dell'esercito rosso non fa meraviglia. Persino i mèmbri della Thule si iscrissero a una Lega Spartachista per muoversi liberamente. Non contrasta con l'ipotesi che i rapporti con la società e con Hess fossero anteriori e che vennero messi in ombra allorché fu presa la decisione di accantonare l'esoterismo per costituire un partito "sociale" e di massa, il cui vertice conservava però intatte le proprie convinzioni derivate dai filoni culturali più volte descritti.
Ma intanto von Sebottendorff si allontana dalla Thule nell'estate 1919, durante quello che è probabilmente il primo conflitto nell'ambito della cultura "occulta" che confluisce nel nazismo e che fornisce la chiave interpretativa del testo pubblicato nel 1933.
Esso ha lo scopo di mettere in luce positiva il comportamento dell'autore durante l'effimera Repubblica dei consigli e di "acquisire benemerenze presso il nuovo regime con la sua pretesa di essere stato il precursore del movimento nazionalsocialista", le cui origini erano però già state codificate da una storiografia ufficiale. Si tratta quindi di un documento da accogliere con cautela per quanto riguarda la vera natura della Thule, tanto più che dopo la riconquista di Monaco da parte della destra egli aveva lasciato la città forse anche per "una atmosfera di ostilità all'interno della stessa Thule [a causa della] leggerezza che aveva determinato la caduta nelle mani della polizia dei Rossi dell'elenco degli affiliati". Si tratta di un elenco sulla cui base si asserisce che Hitler, Rosenberg e Haushofer non avevano nulla a che fare con la Thule, che "ben lungi dall'essere la potente e misteriosa associazione segreta del leggendario caro alla letteratura del nazi-occultismo, non ha avuto neanche risvolti esoterici né tampoco occultistici. Indipendentemente dalla figura del suo principale animatore (che ebbe effettivamente interessi di natura anche esoterica: e ciò trasse in inganno i ricercatori superficiali) ". Ma chi sostiene questa tesi rileva tuttavia che "il Germanenorden [è] una società segreta dagli intenti vagamente occultistici" e che Walter Nauhaus (uno dei sette fucilati) è "un giovane studioso di tradizioni esoteriche e di cultura nordica", che suggerisce il nome della società "in ricordo della mitica isola situata all'estremo nord, patria della nazione ariana: questo richiamo era perfettamente cosciente in chi lo promosse" per cui Evola "ha commesso un errore di sottovalutazione quando scrive che si deve mettere sotto cauzione che il nome prescelto attesti un serio e cosciente riferimento al simbolismo nordico polare". La "cauzione" era suggerita a Evola appunto dall'intento di negare ogni carattere iniziatico alla società.
Esso risulta però chiaramente da un'esposizione dello stesso von Sebottendorff, che afferma: "Al candidato veniva spedito il foglio di arruolamento n. 1 [forse più esattamente di "iscrizione", N. d. R.] cui veniva accluso un modulo attestante la non contaminazione razziale del proprio sangue... Una volta espletata la compilazione di questo modulo, al candidato veniva rimesso il foglio di arruolamento n. 2... e qualora gli accertamenti eseguiti risultassero conformi alle condizioni poste, il candidato era invitato a presentarsi a una riunione indetta dall'Ordine. Superato poi ancora un periodo di prova, poteva infine essere affiliato al grado di amicizia, affiliazione che veniva consacrata mediante la celebrazione di un solenne giuramento di fedeltà assoluta. A questo primo grado o grado di amicizia erano ammesse a partecipare anche donne e fanciulle". A questo primo grado ne seguivano altri, come in ogni società iniziatica; nel 1933 non se ne parla perché la storiografia nazista ufficiale ritiene che la componente esoterica dell'ideologia non vada evidenziata. Eppure l'autore non può astenersi dal precisare che "l'incontro di Hitler con personalità di rilievo affiliate alla società Thule e la conseguente azione di collegamento e sostegno che la stessa ha svolto nei suoi confronti, hanno segnato l'inizio e l'evoluzione complessiva dell'azione politica da lui intrapresa". Ci si può chiedere quali fossero tali "personalità" se "non furono membri della Thule Gottfried Feder, Alfred Rosenberg e Dietrich Eckart. Furono mèmbri invece Rudolf Hess e Hans Frank, il futuro governatore generale della Polonia, pur se non rivestirono posizioni di rilievo, in considerazione della giovane età". In realtà, la Thule non era né molto potente né molto misteriosa; il suo "occultismo" non va preso sul serio nella misura e nel senso in cui si riferiscono alla tradizione iniziatica gli studiosi del tradizionalismo. Ma era un centro di aggregazione di personalità formatesi sulla "dottrina segreta" di cui si è detto. Hess, che guidava le formazioni di combattimento della Thule, aveva la stessa età nella quale Balbo, Grandi, Farinacci, alla stessa epoca, erano leader di primo piano del fascismo italiano. Ufficiale combattente in fanteria, poi ufficiale in aeronautica dopo essere stato più volte ferito, era un uomo la cui maturità non va misurata solo sui ventisei anni d'età. E i suoi interessi occultistici sono fuori discussione.
Discutere sui vari gradi di iniziazione, sui soci onorari ed effettivi, su chi fosse compreso e chi non e per quali motivi e quale fosse l'elenco caduto nelle mani della polizia della Repubblica dei consigli e se Anton Drexler (il fondatore del partito di cui Hitler sarebbe divenuto il Führer) "era stato fatto membro onorario della Thule probabilmente per poterne controllare meglio le mosse", sono questioni che sarà difficile chiarire anche in futuro sulla base della documentazione, esistente. Sta di fatto che la matrice del gruppo di intellettuali che è all'origine del nazismo è una associazione nella quale è dominante la cultura occultista, la dottrina segreta, quale è maturata nei decenni precedenti.
Nello stesso periodo la sua diffusione in Germania è attestata da Mosse: "L'idea di un Führer acquistava tanto maggiore significato in quanto costituiva una meta per le aspirazioni di List e forniva una reale via d'uscita in tempi di disordini e inquietudini nazionali. E fu effettivamente negli anni incerti attorno al 1920 che l'opera di List conobbe nuova notorietà. La più vasta delle associazioni impiegatizie tedesche, la Deutschnationale Handlungsgehilfen Verband (Unione tedesca nazionale degli impiegati di commercio), lodò quest'uomo quasi dimenticato che era stato un faro di luce e di speranza in anni di tenebre". Ma per quanto idee come la magia delle rune di List fossero diffuse, le concezioni esoteriche non potevano essere proposte come programma politico di un partito che puntava a essere di massa, tanto più quando erano a disposizione argomenti più facilmente popolarizzabili: la pugnalata alle spalle (opera soprattutto di ebrei) come causa della sconfitta; l'ingiustizia di Versaglia per i territori tedeschi sottratti alla Germania e per le enormi riparazioni di guerra da pagare; le incertezze della classe politica di Weimar; il pericolo comunista.
Il gruppo di intellettuali della Thule tenne per sé l'esoterismo e l'occultismo e mise in primo piano l'organizzazione politica. Von Sebottendorff, criticato e che probabilmente non era d'accordo, fu messo da parte. Lascia Monaco, rileva il già citato periodico "Astrologische Rundschau" (ottobre 1920), vive in Svizzera (1923-24) e in Turchia (192931), con viaggi negli Stati Uniti e nel Messico. Torna in Germania nel 1933 per pubblicare Prima che Hitler venisse mentre Hitler è già cancelliere del Reich e probabilmente riprende un dibattito sul ruolo dell'occultismo nel nuovo regime (di cui sono probabilmente altri indizi le rivelazioni di Ley, il comportamento di Gurdjieff, l'uccisione di Stempfle, di Hanussen, dell'astrologo di Röhm, Karl Gunther Heimsoth.
Una prova evidente dello scontro nel 1920 è la rottura tra von Sebottendorff e Dietrich Eckart, legatissimo a Hitler, che gli dedicherà pagine commosse nel Mein Kampf (era morto nel 1923) e che viene da taluni presentato come il suo mentore. Il fondatore della Thule così descrive la vicenda: L'inimicizia di Eckart nei confronti di Sebottendorff risale alla fondazione della rivista "In buon tedesco", il cui primo numero era stato pubblicato il 7 dicembre 1918. Eckart si era rivolto a Sebottendorff tramite il Fratello in Thule Kneil per ottenere il finanziamento.
Dato però che l'onere di finanziare tanto la Thule che il "Beobachter" ricadeva già interamente su Sebottendorff, questi aveva rifiutato. La relazione apparsa sul n. 42 della rivista "In buon tedesco" chiarisce l'indirizzo seguito da Dietrich Eckart per rendere incisivo l'impegno della società Thule nella lotta politica. Il quadro è chiaro. In termini di scienza politica, si può dire che all'oltranzismo occultista di von Sebottendorff si confrappone l'atteggiamento degli intellettuali politici che insistono nel collocare momentaneamente l'esoterismo in secondo piano per sviluppare una azione politica diretta sulla base di un programma immediato. Il loro successo è dimostrato dall'evoluzione degli avvenimenti.
Nell'agosto 1919 esce l'edizione nazionale del "Münchner Beobachter" che reca sulla testata la dicitura "Volkischer Beobachter"; in settembre Hitler prende contatto col Dap il giorno 12, vi aderisce il giorno 16 e pochi giorni dopo diviene uno dei sette mèmbri del comitato direttivo presieduto da Karl Harrer, della Thule (che nel frattempo è guidata prima da Hans Dahn, poi da Johannes Hering). Il 16 ottobre vi è la prima riunione pubblica del Dap. Il primo oratore è Johannes Dingfelder, "secondo il cui pensiero la natura prima o poi sarebbe divenuta sterile, i suoi prodotti si sarebbero rarefatti e anche quei pochi sarebbero stati divorati dai parassiti", sintesi di preoccupazioni che oggi si direbbero ecologiche, delle quali è indice anche il fatto che tra i fondatori della Thule vi è "il dottor Gaubatz, sindaco della Lega Bavarese per la protezione degli uccelli", alla quale si interessò anche Hitler: è la conferma del filone culturale naturista che risale a Wagner.
Nel gennaio 1920 Harrer lascia la presidenza del Dap, che il 2 marzo diviene ufficialmente partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori (Nsdap). Il programma è elaborato da Hitler, Feder e Drexler. Il simbolo è la croce uncinata, già usata all'inizio del secolo e le cui più recenti vicende sono così descritte: Ai primi di maggio del 1919, nel corso della cerimonia commemorativa dopo l'inumazione di Heila von Westarp [segretaria della Thule, fucilata, N. d. R.] il palco degli oratori era stato addobbato da una bandiera strappata ai comunisti sulla quale la mano di una Sorella aveva sovrapposto alla falce e al martello la croce uncinata in campo bianco.
Contemporaneamente il dottor Friedrich Krohn, socio della Thule e membro del Germanenorden sin dal 1913, aveva proposto la croce uncinata come simbolo del partito nazionalsocialista. Il 20 maggio 1920, nel corso della fondazione del gruppo locale Sternberg, proponeva questo simbolo nella sua forma sinistrogira. Hitler lo modificò nel senso destrogiro. È importante stabilire che egli è alla testa del partito pochi giorni dopo la sua iscrizione e pochi mesi dopo è tanto autorevole da deciderne il simbolo, anche se non è detto che la modifica abbia un significato particolare.
Uno studioso delle tendenze culturali qui analizzate e che sostanzialmente concorda con Evola circa il rapporto tra società segrete e nazismo, rileva: "Un aspetto della questione è la possibile esistenza di una vera e propria dottrina occulta del nazionalsocialismo, esternata dallo svastika invertito (cioè destrogiro: con le punte rivolte verso destra). In realtà lo svastika, nelle molte culture che lo hanno utilizzato, era sia sinistrogiro che destrogiro, ma ciò non significava affatto che questa diversa posizione delle sue braccia avesse un senso di volta in volta opposto: cioè solare e polare nel primo caso, il contrario nel secondo. E infatti scrive Rene Guénon: "Quanto al senso di rotazione indicato dalla figura, esso ha un'importanza del tutto secondaria e non influisce sul significato generale del simbolo. In effetti si trovano entrambe le forme senza che questo implichi necessariamente l'intenzione di stabilire tra loro un'opposizione qualsiasi". Parole del 1931, quando ancora si discuteva sul simbolo scelto da Hitler non ancora al potere". In realtà, una "vera e propria dottrina occulta del nazionalsocialismo" in senso forte, come "corpus" organico, probabilmente non è mai stata compiutamente elaborata. Esiste invece una componente culturale basata sulla fantastoria, sulla fantacosmogonia e sulle leggi occulte che le guiderebbero. Il gruppo di intellettuali che trasforma la Thule in partito vi crede. E la scelta del simbolo è in questo senso importante, per le interpretazioni che vi sono connesse anche se la forma destrogira o sinistrogira non "implica necessariamente" versioni diverse o opposte. Questo dibattito ha senso nelle scuole occultiste. Il fatto però che Hitler sia arbitro di scegliere il simbolo è indicativo della sua influenza.
Tutte le versioni ufficiali, naziste e post-naziste, apologetiche o critiche, non chiariscono da che cosa essa possa derivare. Non dalla precedente attività politica, inesistente. Non da un mandato dell'esercito: Mayr e Rohm, cui Hitler è tenuto a rispondere, sono ufficiali inferiori, il primo non lascia tracce, il secondo se ne andrà presto in Bolivia, perché non ha prospettive in Germania e diverrà uomo di primo piano solo anni dopo e come capo delle Sa. Le piccole sette sono notoriamente gremite di personalità che si ritengono importanti, che vogliono primeggiare e anche la storia tedesca di questo periodo lo dimostra. E allora come è possibile che un uomo senza storia, appena entrato nel partito, ne è subito chiamato alla guida, ne elabora il programma, ne sceglie il simbolo carico di significato? La risposta è che Hitler è già conosciuto in un microcosmo che parte da Lanz e passa per Hess e Haushofer e forse anche per Ludendorff, il grande condottiero. È per questa via che Hitler viene accreditato e presto anche Drexler e Feder saranno accantonati per lasciargli la guida del partito. Egli parlerà delle sue doti - indubbie - di oratore e di organizzatore, che però si manifesteranno dopo e non prima. Il punto di partenza è la fiducia di un gruppo di intellettuali - Hess, Frank, Feder, Rosenberg, Eckart, Himmler e Max Erwin von Scheubner-Richter, un nobile baltico che a Riga aveva avviato alla politica Rosenberg e che verrà ucciso a fianco di Hitler nel putsch del 9 novembre 1923. Fest lo presenta così: Un avventuriero dal passato burrascoso, dotato di uno straordinario talento per redditizi traffici politici dietro le quinte. Si deve in misura cospicua proprio alla sua capacità di procurare fondi se Hitler poté contare negli anni dell'esordio sulla sicurezza materiale. [...] era una sorta di eminenza grigia con uno straordinario fiuto per i segreti, ma anche con un eccezionale savoir faire; buon parlatore, aveva legami con industriali, membri della ex casa regnante dei Wittelsbach, nonché con le autorità ecclesiastiche. L'influenza da lui esercitata su Hitler fu indubbiamente cospicua: unico fra i suoi seguaci caduti, fu da lui rimpianto come insostituibile. Nello stesso anno muore anche Eckart. Ma intanto il gruppo di intellettuali cui si è aggiunto Bormann si è cementato e consolidato alla guida del partito, indipendentemente dalle cariche formali. È il gruppo al quale si aggiungeranno altri membri, che verranno emarginati (come i fratelli Gregor e Otto Strasser) o che marceranno con Hitler fino alla catastrofe, come Göring, già unito al vertice sin dal 1920 col prestigio di eroico ultimo comandante della squadriglia von Richthofen; e come Göbbels, che si staccherà dagli Strasser per unirsi a Hitler. Von Ribbentrop verrà aggregato per le sue supposte doti diplomatiche; Julius Streicher diverrà famoso per il suo antisemitismo, di particolare virulenza anche tra i nazisti. Ma è il gruppo che gestisce a Monaco il passaggio dalla Thule al partito (e al quale è collegato Ernst Jünger, il cui ruolo verrà chiarito in seguito) che comincia a decidere e deciderà (talvolta non concorde) al momento delle grandi scelte politiche: il cancellierato nel 1933, l'orientamento verso la guerra nel 1938-39, l'attacco all'Urss nel 1941 con la speranza di raggiungere un accordo con l'Inghilterra.
Hitler si presenta nei primi anni Venti, a suo dire, come il tamburo che sveglierà la Germania, come l'araldo che ne preannunzia la rinascita. È il portavoce di un gruppo formatesi nella dimestichezza con la cultura occulta, il quale ritiene di conoscerne le leggi che portano al successo, e talvolta si divide nella loro interpretazione.
Questo gruppo non compare né nella autopresentazione del nazismo, né nella storiografia posteriore. Ma si troveranno le sue convinzioni in tutte le svolte decisive, sino alla congiura del 20 luglio, che vede coinvolto Albrecht, figlio di Karl Haushofer e grande amico di Hess.
Il rapporto tra Hitler e questo gruppo può permettere una interpretazione che utilizza anche la critica di Evola al supposto ruolo dei "Superiori sconosciuti".
Insisto sul termine di "gruppo di intellettuali" per Hitler, Hess, Himmler, Rosenberg, Frank, Haushofer, perché la storiografia - integrando le fonti dell'autorappresentazione nazista con la memorialistica negativa posteriore - tende a presentare l'Hitler leader del Nsdap come la prosecuzione del vagabondo di Vienna, circondato da rozzi avventurieri ed agitatori da birreria, che sarebbero la cerchia ristretta di veri sodali e collaboratori del Führer. Ecco qualche passaggio di Fest: In seno al partito Hitler continuò a restare circondato da gentucola, quando non da tipi decisamente loschi: tra i suoi rari amici contavano Emil Maurice, tipico attaccabrighe ed eroe delle risse da osteria, e Christian Weber, un enorme, panciuto ex mercante di cavalli, che aveva lavorato come buttafuori in un'equivoca birreria. [...] Anche il garzone macellaio Ulrich Graf apparteneva alla cerchia degli intimi, che costituiva in pari tempo una sorta di guardia del corpo. Essa comprendeva inoltre Max Amann, che era stato sergente di Hitler, un gregario ottuso e robusto che ben presto si sarebbe messo in luce come amministratore del partito e della casa editrice. [...]La figura dominante dell'entourage [...] era quella del giovane Hermann Esser, che aveva lavorato come referente per la stampa al Gruppenkommando della Reichswehr. Questi aspetti sono certamente presenti nel primo nazismo. Ma sottolineando esclusivamente tali caratteristiche, si rischia di perdere di vista quella di gran lunga più importante: un gruppo di intellettuali formatesi nell'ambito di una cultura ben definita, la quale costituisce il maggior legame tra essi e la ragione per la quale scelgono Hitler come leader, soprattutto per impulso di Eckart che già nel 1919, in una sua poesia dal tono abilmente arcaicizzante aveva profetato l'avvento di un salvatore nazionale. [...] Non senza meraviglia, egli scorse in Hitler la vera incarnazione di tale modello e già nell'agosto del 1921, in un articolo apparso sul "Volkischer Beobachter" salutava in lui, per la prima volta, il Führer, il duce. Hitler ha definito pubblicamente il poeta "amico paterno", riconoscendosi anche allievo di questi. In ogni caso, si direbbe che Eckart, accanto a Rosenberg e ai "tedeschi baltici", abbia esercitato il più duraturo influsso ideologico su Hitler in quel periodo. Più che di influsso ideologico, si può parlare di una comune convinzione culturale di un gruppo nel quale Hitler si dimostra particolarmente fornito di caratteristiche che appaiono doti quasi medianiche e che gli fanno assumere la leadership.
Al gruppo reca inizialmente un sostegno decisivo Ludendorff, che ne condivide le componenti culturali di derivazione occultista (grazie anche alla forte ispirazione della moglie, la dottoressa Mathilde von Kemnitz), che ottiene importanti fondi dall'aristocrazia e dall'alta borghesia e che ha il prestigio del grande condottiero della guerra. Il generale sarà uno dei promotori e marcerà alla testa del corteo la cui dispersione segna la sconfitta del putsch del 9 novembre 1923.
Si sostiene che la sua accusa a Hitler di essere fuggito durante lo scontro è all'origine della rottura. Ma essa ha anche ragioni più profonde, che si possono definire ideologiche e che attengono alla cultura qui descritta. Ludendorff, come già von Sebottendorff, insiste nel voler mettere in primo piano rispetto al programma politico una impostazione così riassunta: Ludendorff [...] si lasciava irretire, in maniera sempre più condizionante, dalle oscurità pseudoreligiose di un'ideologia settaria, nella quale convivevano fede nelle antiche divinità germaniche e pessimismo nei confronti della civiltà. Hitler stesso da un pezzo aveva preso le distanze da atteggiamenti del genere, nei quali ritrovava l'oscurantismo dei suoi primi anni, quello di Lanz von Liebenfels e della Thule Gesellschaft con le sue fantasticherie e nel Mein Kampf aveva dato mordace espressione al disprezzo che nutriva per questo romanticismo nazional-popolare, il quale d'altro canto costituiva, sia pure in forma rudimentale, il nocciolo delle sue stesse concezioni. Si può riscrivere così: il gruppo di Hitler metteva in secondo piano le componenti esoteriche, pur perduranti, dell'ideologia, rispetto all'impostazione programmatica.
Ludendorff era di parere opposto. Da qui la rottura. Il generale fonda un suo Tannenberg Bund con scarsa influenza (prenderà poco più dell'Ilo dei voti come candidato alle elezioni presidenziali del 1925). Il Bund sopravviverà sino alla morte del generale, nel 1937, e verrà sciolto subito dopo. Due giorni dopo che Hitler era stato designato cancelliere da Hindenburg, Ludendorff aveva scritto al vecchio maresciallo: "Lei ha consegnato il paese a uno dei massimi demagoghi di tutti i tempi. Le profetizzo che quest'uomo fatale trascinerà il nostro Reich nell'abisso e sarà causa di inimmaginabili miserie per questa nazione. Le generazioni future La malediranno nella tomba per questa sua decisione". Questo linguaggio apocalittico riflette la cultura nella quale è germogliato. Per gli occultisti intransigenti Hitler è un demagogo perché ha messo in sordina l'esoterismo a favore di un nazionalsocialismo "popolare". E la figura del salvatore promesso si capovolge in quella del "falso profeta". Eppure vi è una legittimazione del dibattito a livello della tradizione esoterica, perché "nonostante il rapporto di reciproca diffidenza coi nazionalsocialisti ", il Bund può operare sino al 1937. Questa legittimazione del dissenso in termini velati ed esoterici è importante da tener presente per valutare quanto avverrà alla vigilia della guerra con la pubblicazione di Sulle scogliere di marmo.
Von Sebottendorff, al contrario del generale, ritiene che Hitler, da cancelliere, lascerà maggiore spazio alla impostazione esoterica. La Thule si era formalmente sciolta nel 1930, l'anno del primo grande successo elettorale del partito da essa derivato (17% dei voti). Il suo fondatore ritiene di poter riprendere l'attività interrotta nell'estate 1920. Ma la pubblicazione di Prima che Hitler venisse non gli rida spazio; "l'effetto sarà esattamente l'opposto. Dopo che il libro esce in seconda edizione nel 1934, viene immediatamente ritirato dalla circolazione (da cui l'aura di mistero che l'ha sempre circondato) e il suo autore arrestato, sia pure per breve tempo. Ecco von Sebottendorff riprendere la via della sua terra d'elezione: la Turchia: durante la seconda guerra mondiale lavorerà per il servizio segreto tedesco". Ludendorff, meno informato sul gruppo al vertice del potere, è tollerato. Von Sebottendorff non può invece operare in Germania, ma il suo ruolo in Turchia non va sottovalutato, perché si svolge nell'area (il Medio Oriente) che peserà sulle decisioni di Hitler nel maggiogiugno del 1941 (come si vedrà nel capitolo VIII).
Quanto a Lanz von Liebenfels che nel 1915 ha suggerito il termine "ariosofia" per definire la dottrina segreta degli Arii, negli anni Venti e Trenta opera in Austria e non influisce sulla situazione tedesca. Hitler metterà a tacere anche lui dopo l'annessione del 1938. E i vari pezzi del mosaico sono tanto difficili da mettere insieme che Mosse, il quale pure ha individuato "le origini mistiche del nazionalsocialismo" sottovaluta il peso di quello che definisce anche "Thule Bund", mentre Allaud nel suo ampio studio su Hitler e le società segrete non parla di List e von Liebenfels.
Si tratta ora di completare il quadro con alcune notazioni; sull'anno 1933 - quello della presa del potere da parte del gruppo guidato da Hitler e che è stato descritto - che integrando quanto si è detto. È sempre nel 1933 che modifica la sua attività - chiudendo il suo "priorato" di Avon e ritirandosi a Parigi - uno dei maestri della cultura occulta, Georges Ivanovic Gurdjieff.
Nato nel 1877 in Georgia, avviato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica o, in alternativa, a quella medica, le rifiuta entrambe per andare alla ricerca delle fonti del sapere in quel Tibet già meta di altre personalità di questa cultura. Torna in Russia nel 1913 e scrive un libro (Incontro con uomini straordinari) nel quale prospetta i poteri ancora sconosciuti che l'uomo avrebbe dentro di sé. Intende insegnarli a un piccolo e selezionato gruppo di discepoli (tra i quali il più noto sarà Uspenskij), che raccoglie attorno a sé a Mosca.
Allo scoppio della rivoluzione si trasferisce col suo gruppo nel Caucaso settentrionale, vicino alla natìa Georgia, ma anche sede di una di quelle "colonie" indiane di cui aveva parlato Schlegel. L'avanzata dell'Armata rossa induce il gruppo a trasferirsi prima a Costantinopoli e poi in Germania. È un itinerario analogo a quello di von Sebottendorff e ci si può chiedere se i due si siano incontrati tra il 1920 e il 1922, quando il fondatore della Thule viaggia nelle sue due patrie.
Nel 1922 Gurdjieff si trasferisce in Francia, e qui una sua seguace gli regala castello e terreno ad Avon, presso Fontainebleau, dove sorge quello che diviene il "priorato", dal nome del castello che è appunto Prieuré. Qui giunge, per seguire il maestro, la celebre scrittrice Katherine Mansfìeld, ammalata di tisi e che dovrebbe risiedere in località prescritte da medici. Segue invece il consiglio di Gurdjieff, si stabilisce ad Avon e vi muore dopo appena ottantaquattro giorni, dando luogo a vivaci polemiche sulle cause della morte (assenza di cure, pratiche anomale).
Gurdjieff ne esce indenne, i seguaci aumentano fino al 1933 allorché, inopinatamente, il maestro decide di chiudere il "priorato" e di trasferirsi a Parigi, con la motivazione di sentirsi invecchiare. In realtà ha cinquantasei anni, è in ottima forma e infatti continua la sua attività, seppure più ridotta, nella capitale francese. È qui che lo conosce e ne segue gli insegnamenti Louis Pauwels, che sintetizza la sua esperienza nella valutazione che ha suscitato la critica dei tradizionalisti: Gli intellettuali detrattori della nostra civiltà sono sempre stati nemici del progresso tecnico. Per esempio Rene Guénon e Gurdjieff o gli innumerevoli induisti. Ma il nazismo fu il momento in cui lo spirito di magia si impadronì delle leve del progresso materiale. In un certo senso, l'hitlerismo era il guenonismo più le divisioni blindate. I seguaci di Guénon ritengono l'accostamento del tutto arbitrario. Durante la guerra lo studioso tradizionalista è al Cairo e non per attendervi le divisioni di Rommel. Gurdjieffrimane in Francia. È nel suo ambiente che gli autori de Il mattino dei maghi apprendono non poche notizie che utilizzeranno nel libro e ricordano in questi termini il primo approccio con le teorie di Horbiger: Eravamo nel 1948 e io credevo in Gurdjieff e una delle sue fedeli discepole mi aveva cortesemente invitato a passare qualche settimana in famiglia a casa sua, in montagna.
Una notte stellata e fredda il rilievo della luna appariva nettamente. "Bisognerebbe dire piuttosto una luna", disse la mia ospite, "una delle lune". Ci sono state altre lune nel cielo. Questa è l'ultima, semplicemente. È certo. Il signor Gurdjieff lo sa e altri lo sanno. 36È dunque un personaggio che ha le stesse concezioni di Horbiger, in buona parte condivise da Hitler, che abbandona Avon per una vita più discreta a Parigi, dove morirà nel 1949, dopo altri sedici anni di predicazioni. Poiché è quindi dubbio che la decisione sia stata dettata dall'età, si può aggiungere questa scelta alle altre indicate: Ludendorff profetizza catastrofi e sventure; von Sebottendorff torna in Germania; Ley l'abbandona; il primo sarà a sua volta costretto a lasciare il Terzo Reich in quel 1934, anno nel quale viene ucciso Bernhard Stempfle, insieme all'astrologo di Rohm, Karl Günther Heimsoth, e ad Hanussen. Sembra che l'avvento e il primo anno di potere di Hitler abbiano suscitato interessi e spostamenti al vertice dell'occultismo in Germania e in Europa. È nel 1933 che Guénon definisce arbitrario l'uso del simbolo della svastica da parte dei nazisti. Si può supporre che alcuni attendessero grandi eventi, altri volessero invece farsi da parte e qualcuno cadesse vittima delle sue illusioni.
Il paragone, in termini di scienza politica, può essere ancora quello delle attese suscitate da un evento rivoluzionario: vi è chi crede giunto il giorno delle grandi scelte, chi rimane deluso e ostile per il loro rinvio, chi consolida la posizione raggiunta: è il caso di Hitler e del suo gruppo. È in questo quadro che dobbiamo risalire alle tracce della Golden Dawn, il silenzio sulla quale nel primo dopoguerra è determinato dalla situazione già indicata, che impedisce alle sette inglesi di assumere il peso politico che hanno avuto in Germania. Ma i collegamenti permangono, non solo attraverso l'adozione simbolica del termine Vril, di cui già si è detto, ma attraverso la personalità di Aleister Crowley.
Si è vista la Golden Dawn guidata da Mathers e da Yeats. Il primo (del quale va ricordato il rapporto con Bergson) in un Manifesto ai membri del secondo ordine, del 1896 affermava: Sui capi segreti, ai quali mi riferisco e dai quali ho ricevuto la saggezza del secondo ordine che vi ho comunicato, non posso dirvi niente. Ignoro anche i loro nomi terrestri e non li ho visti che molto raramente nel loro corpo fisico. Essi mi incontrarono fisicamente in tempi e luoghi fissati precedentemente. Credo che siano esseri umani viventi su questa terra, ma che possiedono poteri terribili e sovrumani. Mi sentivo a contatto con una forza così terribile che non posso paragonarla se non all'effetto sentito da chi sia stato vicino a un fulmine durante un violento temporale. A Mathers successe Yeats, dal nome "occulto" Demon est Deus Inversus. È prima della sua gestione che Crowley aderisce alla società. Da qui le versioni che collegano la Golden Dawn al satanismo, così come il capovolgimento dei bracci della svastica segnerebbe il passaggio dall'iniziazione alla contro-iniziazione.
Nato nel 1875, da ricchissima famiglia, educato in un collegio protestante, alcuni dati della sua vita possono essere dedotti con cautela da un'autobiografia scritta nel 1930 (The Confessions of Aleister Crowley). L'adesione alla società è della fine del secolo. Come altri personaggi della vicenda esoterica si può permettere l'acquisto di un castello a Loch Ness, in Scozia, presso il lago del leggendario (e mai visto) mostro. Il suo nome occulto è Perdurabo. Come altri "maestri" già citati, compie viaggi in Egitto, in India e in Estremo Oriente. Concentra i suoi interessi sulla magia sessuale e sul tantrismo. Nel 1904 afferma di ricevere The Book of Law (Il libro della legge), da parte dell'entità Aiwass. In seguito fonda un suo ordine (Astrum Argentinum). Secondo una pubblicazione come il "Reader's Digest", piuttosto aliena da fantasticherie, "i suoi scandali venivano messi a tacere dai servizi segreti britannici di cui, nel 1910, era diventato un agente". L'anno dopo pubblica Book four, esposizione dei principi dello yoga e della magia. Alla vigilia della guerra il suo enorme patrimonio sembra si sia dissolto in viaggi, orge ed esperimenti. Egli lascia l'Inghilterra per gli Stati Uniti, ma ritorna in Europa nel 1919, di nuovo provvisto di ragguardevoli risorse finanziarie. Riprende contatto con la società occultista Ordo Templi Orientis di Theodor Reuss (che aveva conosciuto a Londra nel1912) della quale costituisce una sezione inglese. È un altro pilone del ponte di cui si è detto nel primo capitolo. Fissa la sua residenza in una villa a Fontainebleau (dove si sistemerà anche Gurdjieff) e viaggia in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Italia, dove nel 1920 fonda l'Abbazia di Thelema a Cefalù, in Sicilia. Nel 1923 Mussolini gli impedirà di risiedervi e Crowley si stabilisce a Parigi. Qui pubblica nel 1929 Magie in Theory and Practice. Torna in Inghilterra nel 1932, alla vigilia dell'avvento al potere di Hitler.
L'accostamento è importante per chiarire i precedenti del viaggio di Hess del maggio 1941, alla ricerca di interlocutori per una possibile pace. Sulla base di quali possibili rapporti anteriori, in ambienti dell'aristocrazia inglese in rapporto con le società occulte, un settore del vertice nazista pensava di poter trovare interlocutori prima della scelta decisiva dell'attacco all'Urss? Si tenterà di rispondere a questa domanda nel capitolo ottavo. Ma la figura di Crowley, maestro dell'occultismo e al contempo agente dei servizi segreti inglesi, leader in Gran Bretagna di una società che è analoga a una setta occultista tedesca, merita di essere tenuta presente, tanto più che nel 1940 scrisse a Churchill, mandandogli un talismano "per far cessare le incursioni aeree" e affermerà in seguito: "In verità, sono stato io a vincere la guerra!". Si può naturalmente pensare alle fantasticherie di un folle, anche se Crowley rimase lucido e coerente nelle sue convinzioni sino alla morte (avvenuta nel 1947). Ma poiché ancora nulla è stato chiarito su quanto accadde tra Germania e Inghilterra tra il maggio e il giugno del 1941, anche alcune affermazioni stravaganti possono aiutare a capire brandelli di eventi dei quali la storiografia tradizionale poco si occupa. Torniamo comunque per il momento al 1933, nel quale si è conclusa la prima fase del lungo cammino delle società tedesche della tradizione occultista, nell'ambito delle quali si è formata la cultura di una parte del gruppo dirigente nazista. Un suo esponente è cancelliere del Reich. Le società segrete non servono più, ma la loro cultura influenza il processo decisionale del vertice del Terzo Reich e forse qualche forma istituzionale permane attorno ad Haushofer e al Vril. Un'altra parte di questa tradizione culturale troverà invece espressione ufficiale - come si vedrà - in iniziative collegate alle SS.
Naturalmente i successi di Hitler sono dovuti alle cause di fondo che la storiografia ha già analizzato: la frustrazione di Versaglia, la crisi economica del 1929, il sostegno fornito a Hitler dalle classi dirigenti dell'economia e dell'esercito, l'incertezza del comportamento politico dei gruppi liberali e la dura lotta all'interno della sinistra tra socialisti e comunisti.
Tutto questo è ben noto e nulla può essere aggiunto alle puntualizzazioni storiografiche in merito. Ma vi sono ancora questioni aperte proprio dal punto di vista storico. E quella della cultura occulta del Terzo Reich è una di esse.

Capitolo VI - Il Führer e il vertice

Quale è stato il ruolo personale di Hitler nella parabola nazista dal trionfo alla catastrofe? È una domanda che appassiona non solo gli storici, ma anche l'uomo della strada. Le risposte variano in una gamma che va dalla convinzione che senza il suo Führer il nazismo sarebbe stato ben diverso, all'asserzione che qualunque gerarca avrebbe potuto svolgere la sua funzione.
A conclusione di una rigorosa puntualizzazione di questi aspetti, lo storico Klaus Hildebrand osserva: "Si può dire che il pendolo oscilli tra il polo rappresentato dalla tesi della "centralità di Hitler" a quello rappresentato dalla teoria del fascismo, tra l'accusa di personalizzazione e l'inclinazione alla spersonalizzazione della storia, tra demonizzazione e sottovalutazione della politica di Hitler e del Terzo Reich. Che la personalità del dittatore comunque non possa essere considerata intercambiabile, è una tesi che trova largo consenso nella ricerca. Alla domanda insistentemente riproposta circa la grandezza storica di Hitler, si può in certa misura rispondere, per quanto possiamo valutare oggi le cose, con le parole di Karl Dietrich Erdmann: "Si può attribuire una grandezza a un uomo che considerava la coscienza una invenzione degli ebrei?... La grandezza storica di Hitler, che disorientò le menti per poi mettere il mondo a ferro e a fuoco dopo pochi anni di ascesa vertiginosa del suo potere e trascinare il suo popolo nel proprio tracollo, è diabolica". Si notino i termini "demonizzazione" e "diabolica", che si collegano a questa valutazione: "La forza d'urto specifica del Terzo Reich... trova in fondo il suo movente e la sua direzione, la sua misura (o meglio dismisura) e il suo obiettivo nella mentalità da desesperado di Hitler (da una parte catturato dagli influssi del suo tempo, dall'altro proteso alla loro radicalizzazione), quella mentalità sfuggente sulla quale in tempi relativamente precoci già Alfred Weber aveva acutamente attirato l'attenzione". In realtà la mentalità qui definita da "desesperado" o "sfuggente" trova la sua spiegazione nella cultura che abbiamo descritto. Hitler ritiene che le ragioni della sua azione stiano in un passato lontano, in una saggezza magica da recuperare e nella quale sta la chiave del futuro. Se si stabilisce con chiarezza questo punto, le sue azioni appaiono coerenti. Egli si ritiene il depositario di doti particolari, il protagonista di un destino senza pari.
L'approccio qui proposto non intende stabilire un rapporto tra questa personalità e l'intero partito o l'intera società tedesca, ma tra di essa e il gruppo di intellettuali di cui è stato descritto il processo formativo. È in questa cerchia ristretta e sulla base di questa cultura che dal 1933 vengono prese decisioni fatali per la Germania e per l'Europa. Gli obiettivi sono quelli indicati dal Mein Kampf: la creazione di un'Eurasia dai confini orientali indefiniti; una intesa con l'Inghilterra per il condominio mondiale, in competizione con gli Stati Uniti e forse con un'Asia orientale a egemonia giapponese; la Germania è la base di questa sistemazione del globo, che deve preludere alla creazione di una nuova civiltà "ariana" e di un uomo nuovo che recuperi antiche e perdute virtù; gli ebrei che contrappongono a questa prospettiva il loro sogno di dominio mondiale vanno emarginati (tesi fino al 1941) e poi puniti per aver mobilitato l'alleanza antiariana (tesi dal 1941 in poi).
Rosenberg e Frank, del gruppo della Thule, avranno ruoli decisivi in questa marcia verso l'Est, il primo come responsabile nel 1941 dei territori russi occupati e il secondo già dal 1939 come governatore della Polonia. Hess e i due Haushofer collaboreranno a questa strategia con un intreccio di geopolitica e astrologia. Himmler vuol trasformare le SS in un ordine nel quale l'iniziazione si intreccia con la spietatezza. Anche coloro che al vertice nazista hanno una diversa formazione culturale, sono influenzati da quella di origine occultista. Göring, pragmatico, ha qualche condiscendenza per la teoria della terra cava degli emuli di Horbiger. Göbbels, espressione del nazismo "sociale" di Rohm e de" fratelli Strasser, si interessa di Nostradamus e degli astrologi. Persino il gelido von Ribbentrop si abbandona a fantasticherie a proposito del duca di Windsor. Questo gruppo è però anche caratterizzato dal realismo politico. È concorde nel distruggere i concorrenti esterni e anche interni (il 20 giugno 1934) sulla base di calcoli precisi (per esempio l'idea di Röhm di fare delle Sa la base di un esercito "popolare" in antitesi alla Reichswehr avrebbe fatto perdere al Nsdap il suo appoggio, ancora decisivo all'epoca). Imposta una politica economica che, grazie a Hjalmar Schacht (che sarà poi emarginato), assume a metà anni Trenta alcune caratteristiche keynesiane, con la spesa pubblica usata per sconfiggere l'occupazione non solo in funzione del riarmo, ma anche con investimenti civili (le autostrade, i quartieri cittadini) e il miglioramento del livello di vita (fino alla Volkswagen).
Il realismo politico si intreccia però con il perseguimento dei fini ultimi, non accantonati con la trasformazione delle sette occultiste nel grande partito. E si delinea quindi prima lo scontro tra i nazisti e i gruppi conservatori che li hanno portati al potere per fini più limitati (la grande industria, i proprietari terrieri dell'Est, l'esercito) e poi un dissenso nella stessa ristretta cerchia di vertice sui fini e sui modi della politica mondiale. Il problema è quello che Hitler ha esposto nel Mein Kampf e che travaglierà la Germania nazista sino ai suoi ultimi giorni: come assicurarsi il consenso dell'Inghilterra alla creazione dell'Eurasia (che MacKinder identificava con il declino dell'impero britannico), garantendole un grande futuro su una base di parità col Terzo Reich? Hitler vuol bruciare i tempi. La tranquilla rimilitarizzazione della Renania e le imprese del Giappone in Manciuria e in Cina e di Mussolini in Etiopia gli fanno supporre che le grandi democrazie siano imbelli. Alla fine del 1937 - come si vedrà - informa gli alti quadri militari dei suoi progetti che possono comportare un conflitto (di dimensioni ancora imprecisate) negli anni a venire. Incontra resistenze che supera con i cambi al vertice all'inizio del 1938 e con l'assunzione diretta della carica di "comandante supremo delle forze armate". Ma prima di analizzare la situazione che si determina nella cerchia ristretta del vertice nazista, è opportuno qualche cenno sulle personalità la cui formazione culturale sarà determinante nel processo decisionale.
Di Hess già si è detto. Il fatto che sia il numero due del partito, il successore designato alla sua guida se Hitler dovesse mancare e alla guida della Germania, terzo nella successione dopo Göring, dice molto sull'importanza rivestita dai mèmbri della Thule. La designazione di Göring al momento della dichiarazione di guerra si spiega probabilmente col fatto che occorreva fornire garanzie che non tutto il potere e tutto il futuro fossero nelle mani degli "occultisti". Hildebrand ricorda il maresciallo come punto di riferimento di forti gruppi conservatori che "nella seconda metà degli anni Trenta [pensavano] a un nazionalsocialismo moderato con caratteristiche "normalfasciste" [sullo stile del modello italiano] eventualmente affidato a Göring". Già si è accennato ai rapporti tra Hitler e Rosenberg (che tra l'altro aveva studiato architettura, disciplina assai amata dal Führer). Alfred Rosenberg guida il partito in difficoltà mentre Hitler e Hess sono incarcerati. Nel 1930, anno del decollo del partito, pubblica con Il mito del XX secolo (che riecheggia Houston Stewart Chamberlain), il solo testo ideologico del nazismo (col Mein Kampf) rimastoci, sul quale Hitler sembra avanzare riserve, affermando di non averlo mai letto completamente (il che è poco probabile).
Rosenberg sembra meno preoccupato di Hess riguardo alla necessità di neutralizzare l'Inghilterra prima del "Drang nach Osten" e pare dell'opinione che gli slavi, una volta distrutto il potere sovietico, possano avere un ruolo subordinato ma con qualche dignità nell'ordine nuovo hitleriano. Dopotutto gli slavi erano di razza bianca. Un'eco di questa impostazione - all'opposto della quale si colloca Himmler - si trova in una spiegazione fornita da Hitler del patto russo-tedesco dell'agosto 1039.
L'8 marzo 1940 egli scrive a Mussolini: La Russia, dalla vittoria definitiva di Stalin, sta subendo senza dubbio una trasformazione dei principi bolscevichi nella direzione di una forma di vita nazionale russa. Coloro che hanno fatto del nazionalsocialismo il più mortale nemico del comunismo sono stati quelli che sotto una guida giudaico-internazionale hanno lo scopo fondamentale di annientare i popoli non ebrei, o meglio le loro forze guida. Ma se il bolscevismo si sviluppa in un'ideologia di Stato nazionale russo e in un'idea economica, esso rappresenta allora una realtà contro la quale non abbiamo né interesse né una ragione di combattere. In realtà la creazione dell'Eurasia era compatibile con l'esistenza di uno "Stato nazionale russo" subalterno alla Germania, ma non con l'esistenza dell'Urss del 1939-41.
Quando Hitler inizia la guerra all'Est, la questione si ripropone: Hitler affidò l'organizzazione in senso strettamente politico del territorio sovietico da conquistare ad Alfred Rosenberg che il 2 aprile (1941) ricevette l'incarico di costituire "l'ufficio politico centrale per il lavoro in oriente" e il 20 aprile fu nominato "incaricato per la risoluzione centralizzata delle questioni dell'Est europeo" (che si sarebbe trasformato in ministero per i territori occupati con Rosenberg Reichminister, N. d. R.). Per eseguire il suo compito nello stile di Hitler gli mancava l'energica brutalità. Essendo viceversa di natura un po' contorta, egli lo concepì soprattutto nel senso di considerazioni teoriche preliminari ed espose a Hitler in parecchi memorandum le caratteristiche di una suddivisione del territorio orientale. Il 20 giugno dichiarò in un discorso programmatico ai suoi più stretti collaboratori - sicuramente senza rendersi conto delle estreme conseguenze delle sue parole, se interpretate secondo la concezione di Hitler - che per quanto riguardava l'imminente guerra a Oriente non si trattava di una "crociata contro il bolscevismo", bensì di "promuovere una politica mondiale e rafforzare il Reich". Il nemico non era solo Stalin ma l'intero "popolo della grande Russia". Che Rosenberg abbia pronunciato la frase tra virgolette è poco probabile, stante il suo progetto come poi viene descritto e il suo comportamento successivo.
Per quanto riguarda il primo: "Il programma di Rosenberg che prevedeva una [limitata] assistenza agli ucraini e agli altri popoli dell'Unione Sovietica non grandi russi, aveva le stesse scarse possibilità di successo presso i russi quante ne avevano coloro che sostenevano la tesi contraria - che l'obiettivo della politica tedesca in oriente doveva essere quello di accattivarsi i "grandi russi". Per Hitler "i russi" erano semplicemente un'unica grande massa slava, che per ragioni di pura politica di potenza dovevano essere raccolti in diverse "entità statali"". Un altro storico così descrive il progetto di Rosenberg: "Il piano era di separare dalla Russia le nazionalità che facevano parte dell'Urss come minoranze a cominciare dall'Ucraina e tendeva perciò a stimolare in quelle popolazioni sentimenti nazionali separatisti, mentre il commissario del Reich per l'Ucraina, Koch, mirava semplicemente a condurvi una politica di sfruttamento di tipo coloniale secondo le idee di Göring e Bormann. Da ciò le divergenze. Hitler approvò sostanzialmente i concetti di Koch e proibì a Rosenberg l'impiego di "appartenenti a razze straniere" nei suoi uffici. Vi si trovavano infatti numerosi emigrati russi, con i quali Rosenberg era rimasto in contatto sin dal 1919". È notissimo che la campagna tedesca all'Est si tradusse comunque in una guerra di sterminio, che costò all'Urss venti milioni di morti. Questo stile di guerra è connesso alla cultura che qui si sta descrivendo. Ma appunto per valutarne la portata è necessario precisarne i connotati. Il vertice nazista discute progetti maturati sin dal dopoguerra. Da esso Rosenberg deriva un'idea della struttura gerarchica del nuovo ordine che è in parte analoga a quella dell'Hitler 1940 e diversa da quella di Hitler che decide la guerra all'Est e vi si trova impegnato con difficoltà sempre maggiori (la scelta di Hitler a favore di Koch segue un incontro dell'8 giugno 1943).
Rosenberg pensa dunque di potenziare le formazioni russe del generale Vlasov formate da prigionieri e farne una sorta di armata nazionale (in contrasto con la citata affermazione del "popolo della grande Russia" come nemico). La Russia, senza ucraini e nazionalità non russe, sarebbe stata una delle "entità statali" subordinate alla Germania. Ma Hitler diffida perché Rosenberg tiene "nel suo carrozzone" 9 (cioè nel ministero) emigrati russi e dice: Già nel 1921 ho avuto in proposito una discussione con Rosenberg e gli ho detto: Rosenberg, gli emigrati non servono a nulla, mettetevi in testa che le rivoluzioni vengono fatte solo da gente che è nel paese. Tutto questo mi sono sforzato di spiegare a Rosenberg e tuttavia egli ha ancora, da quella volta, quel carico nel suo carrozzone. Ma c'è dell'altro. È vero che Rosenberg è uno dei più acuti pensatori di tutti i problemi ideologici. Ma proprio l'occuparsi di questioni così vaste ha fatto sì, devo dirlo, che egli abbia assai pochi contatti con i comuni problemi della vita di ogni giorno. Koch disse chiaramente in faccia a Rosenberg: "Camerata Rosenberg, è molto semplice ciò che voi dite, ma dovete ammettere che la politica che volete intraprendere, come l'istituzione di scuole superiori, la formazione di comitati nazionali e così via, potrò attuarla solo se darò a questa gente anche un'occupazione. Perché se non do loro la possibilità di essere attivi in qualche campo, tutto questo lavoro che voi fate non porterà ad altro che ad accumulare un'energia rivoluzionaria che un giorno finirà per scatenarsi contro di noi. Voi volete istituire scuole superiori e medie per poter costituire qui lo Stato nazionale ucraino, il quale dovrebbe un giorno scendere in campo contro la Russia. Ma io non sono in grado di far aggiustare gli stivali dei lavoratori che devono lavorare sul posto perché qui non c'è nessun artigiano, perché 500 mila ebrei sono stati allontanati. Che cosa è allora più importante: che faccia imparare agli ucraini ad aggiustare gli stivali o che li mandi alle scuole superiori, per metterli in grado di costruire lo Stato ucraino?" Rosenberg non sapeva che cosa rispondere. "Il bravo Koch", come lo definisce Hitler, ricorda i suoi guai con un altro leader della Thule, Frank, governatore generale della Polonia: Ho avuto un'esperienza di questo genere nel Governatorato generale. Non c'è un'economia ordinata. Frank mi fa rilevare che ha solo 11 mila poliziotti in un paese di 147.000 chilometri quadrati, con più di 16.500.000 abitanti. I poliziotti li deve adoperare tutti per mantenere l'ordine a Cracovia, a Varsavia e negli altri centri. Come potrebbe controllare le questioni del mercato, dei viveri e così via? Sono problemi che non si sa come risolvere. È uno squarcio che getta luce sugli uomini della Thule proiettati alla conquista del mondo e ai quali Koch segnala i problemi quotidiani. Rosenberg non sa cosa rispondere a un funzionario che interpretava le sue gerarchie globali come un mezzo per far combattere i russi contro gli ucraini. Ma è tenace nei suoi progetti di proporre a Hitler sempre nuove iniziative; e il Führer osserva: Mi fido solo dei musulmani e di nessun altro. Veri turcomanni sono i musulmani. I georgiani non sono un popolo turcomanno, bensì una razza tipicamente caucasica, probabilmente addirittura con qualche infiltrazione di sangue nordico. Perciò, nonostante tutti i chiarimenti sia di Rosenberg che dei militari, non mi fido neanche degli armeni.
Considero le unità armene altrettanto infide e pericolose. Gli unici fidati sono i maomettani puri. Anche Keitel è preoccupato per la propaganda del "comitato nazionale" di Vlasov: "Ho già posto la questione esplicitamente a Rosenberg: che cosa vi proponete in realtà di fare con i comitati nazionali? Rispose che era d'accordo che si mettessero insieme questi volontari ausiliari (così li chiamava) e gli appartenenti alle unità di combattimento - le chiamava così - russe, ucraine, caucasiche, tartare e così via con la denominazione di "armata di liberazione russo-ucraina"". Hitler sostiene che "ciò che conta non è tanto che ci siano queste unità, quanto il fatto che non dobbiamo lasciar adito a nessuna illusione sulla misura di ciò che essi possono attendersi o che noi possiamo concedere, il fatto cioè che non si deve formare un orientamento in seguito al quale ormai bisogna fare uno Stato politico, come nel 1916 fu costituito lo Stato polacco. Ludendorff dovette poi ammettere l'errore". Keitel quindi conclude: "Informerò dunque il ministro Rosenberg che in base alle vostre decisioni il suo piano non viene preso in considerazione, che non lasceremo più agire il signor Vlasov tra i russi di qua delle linee". Si noti come ricompaiono, nel periodo più tragico della campagna all'Est, i nomi del periodo "occultista": Frank, Ludendorff, Rosenberg. E per concludere con quest'ultimo, il biografo di Hitler sintetizza il suo pensiero così: Si interessava di Schopenhauer e di dottrine filosofiche indiane. La tesi dell'identità tra comunismo e giudaismo internazionale ha costituito il contributo principale dell'ideologo principe della Nsdap, che considerava i suoi postulati ideologici quali verità di fede e prese a elaborare incredibili miscugli di sistemi ideologici, grandiosi nella loro assurdità. Il percorso dalla filosofia indiana e dalle dottrine segrete alla macrostoria e alle cosmogonie può dar luogo a convinzioni tanto forti da indurre Rosenberg a progettare con l'ataman ucraino Paul Skoropadskij una rivoluzione in Russia, nel 1921, quando il giovane architetto di Riga guida una piccola formazione politica a Monaco. Vent'anni dopo le armate con la svastica di allora hanno conquistato l'intera Ucraina. Rosenberg vuol garantire agli slavi un ruolo nel nuovo ordine. Hitler rifiuta. Ma nell'ora della sconfitta tornerà all'idea del 1939 e vedrà nello Stato grande-russo degli slavi il dominatore del futuro. Dice il 18 marzo 1945 ad Albert Speer, ora ministro per gli armamenti e che ha sempre goduto la sua particolare fiducia: "Se la guerra sarà perduta, anche il popolo sarà perduto. Non è assolutamente necessario preoccuparsi di salvare quanto occorre perché il popolo tedesco sopravviva. Il nostro popolo ha dimostrato di essere il più debole; l'avvenire appartiene esclusivamente al popolo dell'Est, che è il più forte". Nello stesso periodo, redigendo il suo testamento politico, Hitler sosterrà di aver sperato "per un anno intero" in una intesa con una Russia nazionale nella quale Stalin avesse distrutto l'influenza giudaica. Poiché nel testamento si continua a presentare gli ebrei come responsabili della guerra e nemici dell'umanità, affermando che l'avvenire appartiene "al popolo dell'Est" Hitler sembra implicitamente ritenere, nella sua logica, che esso si è sottratto a tale influenza e che Stalin sia l'erede di Pietro il grande, al quale il Führer fa esplicito riferimento.
In sostanza, nei "grandiosi sistemi ideologici" di Hitler e Rosenberg si oscilla tra la convinzione che l'Eurasia sarà edificata dalla Germania, coi russi in posizione subalterna, la vocazione per la guerra di sterminio e la convinzione finale che ha vinto il più forte e che forse l'Eurasia avrà un'impronta slava. Si tratta di interpretazioni sempre nel quadro degli anni della Thule e di Horbiger, per cui "è significativo il fatto che Hitler abbia lodato la capacità di Rosenberg di "vedere tutto in dimensioni grandiose". Numerosi sono i passi del Mein Kampfin cui egli conferisce alle sue immaginazioni un carattere universale, coinvolgendo l'intero cosmo. Egli implicava, nell'evento drammatico, le "stelle", i "pianeti", "il creatore del mondo", i "milioni di anni". Questi " postulati grandiosi nella loro assurdità "sono alla base della formazione dell'uomo che, forse più ancora di Hitler, è visto come il genio del male, l'uomo al quale alcuni storici attribuiscono la decisione del genocidio ebraico, che dal 1929, anno che segna con la crisi economica il preludio dell'ascesa nazista, guida le SS: Heinrich Himmler. Anch'egli è collocato da Fest nella categoria dell'assurdo, un uomo" che è giunto a insolita potenza e quindi nella condizione di poter realizzare sanguinosamente le sue folli idee".
Ma non si può spiegare un periodo politico con le categorie dell'assurdo e della follia.
Himmler realizza con l'impero delle SS "i progetti elaborati nell'ambito della cultura occultista. Le sue idee sulla creazione biologica di una nuova razza derivano direttamente da Lanz von Liebenfels. Adotta cure omeopatiche (come Hess) e coltiva l'erboristeria non per "singolari interessi", ma per la tradizione di Schlegel e Wagner di un peccato originario che ha sedotto gli Arii e dal quale occorre riscattarsi. Se Hitler a trent'anni non è in prima linea contro la Repubblica bavarese dei consigli, il diciannovenne Himmler è nei corpi franchi che l'abbattono. Nel putsch del 9 novembre 1923 è l'alfiere della bandiera del partito. Coi suoi militi nero-teschiati che portano sulle mostrine le magiche rune di von List, distrugge il 30 giugno 1934 il nazismo populista di Rohm e di Strasser in nome di un nazismo iniziatico per cui "Joachim Gunthe scrive in una rivista tedesca che "l'idea vitale che animava le Sa fu vinta da un'idea puramente satanica, quella delle SS"". La cultura di destra considera invece le SS "l'ultimo grande baluardo conosciuto del pensiero esoterico occidentale" anche se la componente iniziatica non vi si afferma definitivamente contro quella tecnocratica.
A sua volta, un intellettuale cattolico di grande autorevolezza, don Giuseppe Dossetti, prende lo spunto dalle stragi compiute dalle SS sull'Appennino tosco-emiliano per una valutazione che ricorda il libro di Schlegel Sulla lingua e la sapienza degli indiani e il fatto che "chi vada in India non può non rimanere impressionato lungo tutto il corso del Gange dalla moltitudine di templi con la svastica", ma giunge alla conclusione che quelli dell'organizzazione di Himmler sono "delitti castali" derivati "da un rituale solenne e meticoloso da cerimonia demoniaca [per] l'infiltrarsi profondo nel razzismo, specie nelle SS, della "magia" e del "demoniaco" sviluppatesi anche sulla base della dottrina nazionalsocialista del diritto e dello Stato elaborata non in modo segreto ed episodico, ma in modo pubblico e sistematico, in modo formale e accademico, come frutto maturo di antecedenti ben noti della filosofia tedesca e soprattutto hegeliana [che] nel presupposto dell'ineguale distribuzione dello "Spirito obiettivo" fra i singoli individui [giustifica] le imprese più criminose [per] i massimi portatori dello "Spirito obiettivo", mentre in sintesi "le stragi hanno una loro connotazione che evidenzia il rituale e il sacrificio: certamente nelle intenzioni degli autori e anche in una certa consapevolezza delle vittime [cattoliche], di "scatenamenti" delle Potenze spirituali negative che i più ancora non vogliono denominare per un falso pudore ormai ben costruito [che consentono] folli e spietate aberrazioni". Si ripropone così, con una impostazione teologica, ben diversa da quella laica del Mattino dei maghi, la tesi dei "Superiori sconosciuti", delle "Potenze spirituali negative", di Satana che ispirerebbe Himmler. In realtà dietro di lui come dietro alle altre personalità descritte sta la dottrina segreta nel senso di una storia da ritrovare e da ricostruire attraverso l'Ahnenerbe erede del Vril, la ricostruzione in chiave aria delle leggende del Graal e dei Templari, il ritorno alle sorgenti indo-tibetane della sapienza antica.
Va dunque ricordato che "Ordo Templi Orientis" è la società tedesca collegata a quella inglese omonima di Crowley. I cavalieri del Tempio e del Graal (i primi accusati tra l'altro anche di cripto islamismo, l'Islam apprezzato da von Sebottendorff, da Hitler, da Hess) rivivono nelle "fantasie di un gigantesco impero che si estendesse fino agli Urali, nell'esorbitare delle concezioni geopolitiche in spazi dilatati e in divisioni del mondo, nelle visioni eugenetiche comportanti il genocidio di interi popoli e razze, nei sogni superiori e nelle fantasmagorie di purezza del sangue e Santo Graal [con] rigorismo inflessibile che non arretrava di fronte a nessuna conseguenza". Così Hans Frank partiva da Nietzsche per proporre come meta finale "il bando di tutto ciò che si ricollega a Stati, guerra, politica e via dicendo per posporli all'alto ideale dell'attività culturale". Ma intanto i cavalieri del Graal dovevano combattere e Himmler salda guerra ed eugenetica con la proposta di concedere un secondo matrimonio accanto al primo come "alto riconoscimento concesso agli eroi della guerra, agli insigniti della croce tedesca in oro e della croce di cavaliere", poi estensibile "agli insigniti di croce di ferro di prima classe, oltre che agli insigniti di borchie d'oro per il combattimento all'arma bianca", sulla base del concetto espresso da Hitler nel Mein Kampf: "Al miglior combattente spetta la donna più bella. Se l'uomo tedesco deve essere pronto, come soldato, a morire incondizionatamente, deve avere anche la libertà di amare incondizionatamente". In questo clima culturale si forma attorno a Himmler una cerchia di personaggi fantasiosi e spieiati, le cui biografie andrebbero attentamente ricostruite, a partire da quella di Reinhard Heydrich, il numero due delle SS, plenipotenziario nel protettorato di Boemia e Moravia, il solo importante leader nazista che gli inglesi si prefiggono di uccidere inviando un commando collegato con la resistenza cecoslovacca.
Nascono leggende come quella di Rudolf Rahn, stretto collaboratore del plenipotenziario SS in Italia Karl Wolff, che sarebbe in realtà Otto Rahn, autore di testi dell'esoterismo nazista come Crociata contro il Graal (pubblicato all'inizio del potere nazista) e La corte di Lucifero in Europa (1937, anno del gran rapporto di Hitler ai quadri delle forze armate in vista di una possibile guerra). In questi testi si sostiene che la repressione contro i catari mirava anche a distruggere i cercatori del Graal. Nel 1939 Otto Rahn muore durante una spedizione alpinistica, Wolff stende il suo necrologio, ma in realtà si trasformerebbe in Rudolf. Wolfram Sievers, allievo di Friedrich Hielscher, fondatore dell'Ahnenerbe, ne diviene amministratore generale come colonnello delle SS, quando la società si trasforma in istituzione ufficiale dell'organizzazione di Himmler, con lo scopo di "ricercare la localizzazione, lo spirito, gli atti, l'eredità della razza indo-germanica", per cui vengono compiute numerose spedizioni sino nel Tibet, ma anche per ricostruire la vicenda del Graal.
Himmler stesso si circonda di studiosi dell'occulto come Hess che si interessava di astrologia e vive un rapporto particolare con Enrico l'Uccellatore che per Bracher è un "culto" e per Il mattino dei maghi la convinzione di esserne "la reincarnazione". Questo primo re dei Germani è oggetto di ammirazione anche per Rosenberg, al punto che lo definisce "l'Unico". Per Mosse "Himmler è un credente nelle forze spiritualistiche, credeva nel "Karma" ed era convinto di essere l'incarnazione di Enrico detto l'Uccellatore: anzi tutta la sua mentalità era satura di quel misticismo della natura di cui abbiamo avuto occasione di parlare. Né ne andava immune lo stesso Hitler, che nutriva una vera passione per opere quali quelle del mistico della natura Edgar Daque. Questi parlava di "sonnambulismo naturale", riteneva che le magiche forze della natura erompessero dai sogni, per quanto la cultura le avesse sublimate e falsate; unica valida introduzione al cosmo era proprio questo contatto con la forza vitale scaturente dalla natura". Mosse aggiunge: Nel Mein Kampf Hitler aveva rivolto aspre critiche ai "riformatori religiosi" di estrazione nazional-patriottica e, per chi abbia presente il misticismo naturistico e l'esoterismo della "scienza segreta" di Hitler, ciò potrà sembrare contraddittorio, laddove invece le ragioni che inducevano il futuro Fiihrer a tali critiche sono illuminanti: in sostanza erano di incapacità di fare degli ebrei il fuoco della propria ideologia e ciò ci riporta ancora una volta alla nostra tesi, aver Hitler trasformato la rivoluzione tedesca sognata dai seguaci del Volk in una rivoluzione antigiudaica. I concetti spiritualistici e teosofici venivano così a essere relegati sullo sfondo e i loro assertori messi a tacere o ignorati. Nonostante preminenti personalità del partito, da Himmler a Rosenberg, a Darre a Hitler stesso, in privato facessero propria questa o quella versione di tali idee, in generale il partito ufficialmente appoggiava soltanto il risvolto antiebraico dei culti spiritualisti. Si può discutere la tesi che riduce il nazismo a una rivoluzione antigiudaica. Forse questa è una componente della più ampia "dottrina segreta" nella quale la lotta contro gli ebrei fa parte del recupero di una antica sapienza. In ogni caso antisemitismo e occultismo si fondono perfettamente nella personalità di Himmler, così come la fusione tra il concetto di "Karma" e il culto di Enrico l'Uccellatore, che è il sovrano che nel mito wagneriano accoglie Lohengrin, figlio di Parsifal, sfortunato cercatore del Graal.
Walter Schellenberg, alto ufficiale delle SS, capo dell'ufficio esteri della polizia di sicurezza (Sichereitsdienst), stretto collaboratore di Himmler, così ce lo presenta in un momento particolarmente significativo: Dopo il 25 luglio 1943 Hitler impartì istruzioni per l'Operazione Quercia per liberare Mussolini. Ma non si sapeva dove si trovasse il Duce. In quella situazione, Himmler sfruttò ancora una volta la sua passione per l'occultismo e non senza un certo successo. Raccolse alcuni rappresentanti delle scienze occulte arrestati dopo la fuga di Hess in Inghilterra e li chiuse tutti insieme in una villa sul Wannsee. Veggenti, astrologi e radiestesisti ebbero l'ordine di tirar fuori dal cappello il Duce scomparso. Dopo un po' un maestro del pensiero annunciò che Mussolini si trovava su un'isola a ovest di Napoli. Effettivamente il Duce era stato portato in un primo momento a Ponza. Bisogna dire, in tutta giustizia, che quell'uomo, a quel tempo, non aveva nessun contatto con l'esterno. Quell'uomo "non è altri che Wilhelm Wulff, che lavorò all'Istituto del Pendolo, costituito a Berlino nella primavera del 1942; un gruppetto di persone si radunava ogni giorno in casa dell'ammiraglio von Schroederstrasse, nei pressi del Tirpiz Ufer. Molti di loro erano stati arrestati al tempo dell'"Aktion Hess" e successivamente rilasciati, ma adesso partecipavano tutti a un'attività occultistica che si svolgeva sotto gli auspici dell'autorità. Wulff era stato introdotto nell'istituto dal dottor Wilhelm Hartmann, un astronomo di Norimberga, vagamente interessato all'astrologia. Si ritrovò in compagnia di uno stretto gruppetto di spiritisti, medium, radiestesisti, astrologi, astronomi e matematici. Non aveva potuto fare a meno di ridere, soprattutto perché lo Stato si proponeva adesso di sfruttare proprio quelle persone che aveva di recente perseguitato". L'espressione "fuga" (di Hess) è impropria. Si trattò di un viaggio dopo un dibattito e forse uno scontro all'interno del vertice nazista. E gli sviluppi del dibattito (o scontro) permettono di capire perché parte degli arrestati venne rilasciata e riutilizzata dopo un anno. Di ciò si parlerà nel capitolo nono. Qui è importante stabilire la componente occultista del pensiero di Himmler e il suo ruolo forse di maggior protettore dei maestri dell'occulto dopo la missione di Hess.
Il pensiero esoterico della ristretta cerchia al vertice nazista rimane "sullo sfondo", come sostiene Mosse, perché in primo piano vengono presentati aspetti più semplici e "popolari" del programma, tra cui appunto la "rivoluzione antigiudaica". Che essa sia l'essenza - e non una componente per quanto fondamentale - può essere oggetto di riflessioni ulteriori. È certamente l'aspetto del programma che è condiviso anche da chi non accetta le convinzioni esoteriche ma ne è in qualche misura influenzato, come avviene, nel vertice, per personalità quali Göring e Göbbels.
Il creatore della Luftwaffe e dittatore dell'economia del piano quadriennale rappresenta l'ala conservatrice e "moderata" del regime, in buoni rapporti con le classi superiori. Ma anche se non si occupa dell'occulto, aiuta nelle ricerche un eroe dell'aviazione tedesca nella prima guerra mondiale, Karl E. Neupert, sostenitore della teoria del mondo cavo. Gli studiosi tradizionalisti che contestano, come si è detto, la versione del Mattino dei maghi sull'occultismo nazista e ne correggono imprecisioni anche a proposito del "mondo cavo", rilevano però che "nel 1942 Hermann Göring, che aveva stima per l'ormai settantenne Neupert in quanto eroe dell'aviazione germanica, per verificarne la teoria fece organizzare, con l'assenso di Adolf Hitler e Heinrich Himmler, una spedizione scientifica segreta nell'isola di Rugen sul Baltico". Göring intendeva soltanto aiutare una persona che stimava, ma certamente sapeva che presso Hitler e Himmler ogni progetto che mettesse in discussione la scienza acquisita (sovente definita ebraica) a favore di concezioni che in qualche modo potessero essere presentate come "ariane" aveva una pronta accoglienza. E Neupert aveva al suo attivo due libri che, pur presentando una cosmologia opposta a quella di Horbiger, si collocavano nel clima culturale della seconda metà degli anni Venti che preludono al trionfo nazista. I due libri (La nostra conoscenza dell'Essere scritto insieme a Johannes Lang; e La battaglia contro la concezione copernicana del mondo) pubblicati nel 1926 e nel 1928 vendettero circa 20.000 copie.
La concezione della terra cava ha origine con la moderna astronomia, allorché il secondo astronomo reale d'Inghilterra, Edmund Halley, avanza la tesi che la Terra contenga al suo interno tre pianeti dalle dimensioni approssimative di Venere, Marte e Mercurio. Se si ricorda che troviamo astronomi nella Golden Dawn, se ne può dedurre la continuità di tradizioni culturali alternative alla scienza che conosciamo. Il matematico Leonard Euler accettò l'ipotesi di una Terra cava, sostituendo però i tre pianeti con un piccolo sole centrale. Un altro matematico, lo scozzese John Leslie, parlò invece di due soli. Queste tesi trovarono un fervente sostenitore in un personaggio fondamentale della cultura del Massachusetts, Cotton Mather, molto noto per il ruolo che ebbe nella persecuzione delle streghe di Salem, che ne parlò nel suo libro Le meraviglie del mondo invisibile. Fu attraverso Mather che la teoria tornò in Inghilterra, affascinando il capitano John Cleves Symmes, un cui discepolo pubblicò nel 1926 La teoria delle sfere concentriche di Symmes che avrebbero costituito l'interno della Terra. Tra le opere letterarie che ipotizzano il mondo cavo, oltre al celebre Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, si può annoverare il citato libro di Bulwer Lytton sulla razza futura, elemento di collegamento tra queste teorie e l'occultismo anglotedesco.
Dopo alcuni decenni di oblio, la teoria della Terra cava venne ripresa ne La cosmogonia cellulare (1870), dallo statunitense Cyrus Reed Teed che in tre decenni fondò un movimento con duemila seguaci e una casa editrice (The Guiding Star Publishing House), che pubblicava la rivista "The Flamming Sword" (la spada fiammeggiante). Nel 1908 Reed Teed rimase ucciso in uno scontro con la polizia. Fu attraverso alcuni fascicoli della rivista rinvenuti durante la prigionia in Francia che Neupert scoprì la teoria della Terra cava, che diffuse in Germania sino al punto di interessare il vertice nazista.
La spedizione all'isola di Rugen, guidata da uno specialista in radiazioni a microonde e infrarossi, Heinz Fischer, aveva lo scopo immediato di verificare la teoria di Neupert attraverso la localizzazione precisa della flotta inglese a Scapa Flow. Ma dopo cinque giorni di tentativi la spedizione venne smobilitata. Neupert finì in un campo di concentramento "in seguito a circostanze che non abbiamo chiare", ma che possono rientrare nel periodico dibattito "occultistico" nel vertice nazista, nel quale era dominante la concezione horbigeriana. La teoria della Terra cava venne accantonata e con essa l'occasionale presenza di Göring in una vicenda connessa alla componente occultista della cultura nazista.
Più complessa la posizione di Joseph Göbbels, il ministro della propaganda che Bracher presenta come "il razionalista in una cerchia di fanatici ideologi o di rozzi irrazionalisti", definizione sommaria per il vertice nazista con componenti occultiste. È il solo non appartenente al gruppo di Monaco (come Göring) e della Thule che avrà ruoli di primo piano nel Terzo Reich (oltre a von Ribbentrop giunto al nazismo solo al momento della vittoria, che però sembra piuttosto un supposto esperto di settore che appartenente alla ristretta cerchia che prende decisioni globali: uno Schacht della politica estera senza la preparazione di Schacht).
I rapporti di Göbbels con Hitler negli "anni della lotta" hanno fasi alterne. Vi è esaltazione per il comportamento al processo: "Quello che ha detto in quell'occasione costituisce il catechismo di una nuova fede politica. Ha saputo rendere con parole salvifiche il nostro tormento". Si delinea poi un contrasto dopo la liberazione di Hitler e al congresso di Hannover (novembre 1925). L'ala "settentrionale" e "sociale" del partito di cui è leader Gregor Strasser ha in Göbbels un portavoce che giungerebbe a chiedere di "espellere dal partito nazionalsocialista il piccolo borghese Adolf Hitler", che avrebbe accantonato la componente anticapitalista del programma. Poi Göbbels lascia Strasser per Hitler, che gli affida l'organizzazione del partito a Berlino, ove è debole: ancora nelle ultime elezioni prima della conquista del potere - novembre 1932 - la Nsdap vi ha il 18% dei voti, contro il 32 a livello nazionale; socialisti e comunisti hanno ancora la metà dei suffragi.
È comunque con Göbbels che il partito si insedia stabilmente nella capitale e i suoi rapporti col Führer si fanno strettissimi sino agli ultimi giorni della Cancelleria, dove il ministro della propaganda si suiciderà con la famiglia, in una situazione che Dossetti così descrive ricordando una frase del 1935: "Hitler solo non ha mai ingannato. Egli solo ha sempre avuto ragione. Adempì come un servo di Dio la legge che gli era stata data e fu così, nel senso migliore, fedele alla sua storica missione". Chi aveva scritto queste parole, dopo il suicidio del "servo di Dio", adempì al suo dovere castale uccidendo se stesso, la moglie e sei figli. Non poteva essere altro che questa la fine di colui che con intelligenza luciferina aveva manipolato non solo le opinioni, ma anche le coscienze di molte decine di milioni di uomini. Il riferimento al dovere castale e all'intelligenza luciferina ci fa riflettere sulla possibilità che negli ultimi anni Göbbels si sia avvicinato, nei suoi sempre più stretti rapporti con Hitler, a quella concezione da "dottrina segreta" del nazismo che non aveva mai conosciuto e che aveva osteggiato quando appariva in piena luce, come nella vicenda Hess che lo disorientò, come appare dal suo diario:Uno sciocco come questo era il sostituto del Führer. È quasi inconcepibile. Le sue lettere sono cosparse di teorie dell'occultismo mal digerite. Il professor Haushofer e la moglie di Hess sono stati la mente diabolica di tutta questa faccenda. Essi hanno spinto il loro grand'uomo a fare la sua parte. Presumibilmente Hess si è fatto fare oroscopi, aveva avuto visioni e roba del genere. Idiozie. E questo è uno dei governanti della Germania. Si può far risalire tutta la storia alla sua ossessione mistica sulla vita sana e tutte quelle sciocchezze sul mangiare grassi. Completamente pazzo. Mi piacerebbe bastonare di santa ragione quella sua moglie, i suoi aiutanti, i suoi dottori. Questo diario ci aiuterà a capire, in altre parti, il senso vero del viaggio di Hess, che Göbbels ignorava. Non ignorava invece l'interesse di vertice per l'occulto, che pensava però marginale mentre era fondamentale. Quando lo riteneva marginale, ne tenne conto nella impostazione della sua propaganda. Forse avvertì dopo il 20 luglio 1944 e negli ultimi mesi, quanto importante fosse la dottrina segreta e negli ultimi giorni - come si vedrà - si dedicò con Hitler allo studio di oroscopi astrologici. Ma all'inizio della guerra si occupa dell'utilizzazione delle profezie di Nostradamus. E qui si imbatte in quella cultura astrologica che poi deplorerà in Hess. La sua storia si intreccia con quella tragica dello svizzero Karl Ernst Krafft.
Si tratta di una personalità tra le più rilevanti dell'astrologia tra le due guerre, le cui ricerche interessarono Jung48 col quale ebbe rapporti, che alla vigilia del conflitto aveva pubblicato un Trattato di astrobiologia e che era anche uno studioso di Nostradamus, veste sotto la quale venne chiamato a collaborare al ministero della propaganda del Terzo Reich. Troviamo in proposito due scarne notazioni nel diario di Göbbels: "Organizzo un comitato di esperti che si occupi di Nostradamus e di astrologia. Fornirà il materiale necessario per la mia propaganda". E: "Discussi a fondo i versi di Nostradamus in collaborazione col servizio segreto per usarli in Francia e nei paesi neutrali". È la sintesi di una vicenda più complessa. Da un lato Krafft era già noto alla Gestapo. Dall'altra l'utilizzazione di Nostradamus era suggerita da varie parti.
Uno degli amici e sostenitori di Krafft era l'astrologo F. G. Görner, di Mannheim, dove lo svizzero tenne conferenze nel corso del 1935, quando la posizione del nazismo verso gli astrologi oscillava tra la diffidenza e l'alta considerazione al punto da farne dei funzionari di una scienza di regime. Krafft pubblicava allora bollettini economici su base astrologica (i Wirthschaftsberichte). Tra gli abbonati vi era Eduard Hofweber "intimo amico di Rudolf Hess al quale mandava i bollettini. I rapporti tra Hofweber e Krafft interessarono la Gestapo. [Durante una conferenza] di Krafft due individui chiaramente spie della Gestapo comparvero in sala e rimasero ad ascoltare per un po'". Quando Göbbels invitò Krafft in Germania tra i suoi esperti, dato il riferimento esplicito del suo diario ai servizi segreti, sapeva dunque di chi si trattasse e del collegamento con Hess, per cui il suo stupore del maggio 1941 appare eccessivo e forzato. E se il "razionalista" ministro della propaganda si interessava di Nostradamus e di astrologia, era perché sapeva che questo tipo di cultura aveva prestigio nel vertice nazista, anche se egli ignorava quanto fosse profondo il suo coinvolgimento con la "dottrina segreta".
L'origine della fortuna di Nostradamus tra i nazisti risale alla pubblicazione ad opera di un funzionario delle poste di Berlino, C. Loog, nel 1921 de Le profezie di Nostradamus che ebbe diverse edizioni sino alla quinta nel 1940. Loog sosteneva, ovviamente come altri, di aver trovato una particolare chiave interpretativa. In base a essa sosteneva che "Nostradamus indica chiaramente che nel 1939 ci sarà una crisi nel resuscitato stato di Polonia contemporaneamente all'ultima e più grande crisi britannica" di una sequenza di sette crisi iniziate nel 1649 (decapitazione di Carlo I Stuart).
Un altro amico di Krafft, "il dottor H. H. Kritzinger, nel suo libro Misteri del sole e dell'anima (uscito nel 1922 ma ancora in circolazione nel 1939), citava l'interpretazione di Loog. Il libro venne letto dalla signora Göbbels poco dopo lo scoppio della guerra, che lo segnalò al marito al quale più o meno nello stesso periodo almeno quattro persone avevano mandato una copia del libro col brano che si riferiva alla predizione del 1939", indice chiaro di che tipo di pubblicazioni costituisse una lettura comune nel vertice nazista.
Racconta Kritzinger: Il colonnello von Herwath che lavorava al ministero della propaganda, mi avvertì che il dottor Göbbels voleva parlarmi. Restai con lui quindici minuti dalle 12,50 alle 13,05 del 4 dicembre 1939. Era stato il modo in cui la profezia di Loog si era avverata a impressionare Göbbels e altri personaggi del ministero della propaganda. Intravedevano infinite possibilità per la guerra psicologica e credevano chiaramente che ogni esperto di Nostradamus fosse in grado di sfornare altri sbalorditivi esempi del genere a uso della propaganda a favore della Germania. "Cosa hanno da dire i suoi amici astrologi a proposito della situazione attuale?" mi domandò. Gli riferii che Daladier, il primo ministro francese, si sarebbe presto ritirato dalla politica. "In base a che cosa ha fatto questa profezia?" mi domandò. Gli spiegai che si basava su un confronto tra l'oroscopo di Daladier, quello di Churchill e di altri leader alleati. Allora Göbbels disse: "Voglio che qualcuno lavori per me su Nostradamus. Se ne può occupare lei?". Kritzinger rifiutò. Propose Loog. Neanch'egli accettò. Kritzinger suggerì allora a Göbbels il nome di Krafft, che ammirava la Germania nazista, accettò e ai primi di gennaio del 1940 giunse a Berlino. Era stato preceduto da una previsione sull'attentato a Hitler organizzato alla Burgerraukeller di Monaco l'8 novembre 1939, in occasione della celebrazione dell'anniversario del putsch del 1923. Riprenderemo il tema a proposito dei vari tentativi di uccidere il Führer. Per intanto stiamo al tema dell'atteggiamento di Göbbels: Il [suo] interessamento per l'astrologia e le finte profezie ai fini della propaganda è nei verbali delle riunioni segrete che si tenevano quotidianamente al ministero della propaganda. Una mezza dozzina di minute fatte in un periodo di sei settimane (30 ottobre13 dicembre 1939) [lo] indicano. Il 30 ottobre Göbbels chiese un rapporto immediato sul contenuto dei periodici astrologici e degli almanacchi. Il 2 novembre, in seguito a certe voci le cui origini si potevano far risalire a indovini, veggenti, astrologi, gli uffici del partito ebbero ordine di vigilare. Il 10 novembre Göbbels ordinò che le pubblicazioni astrologiche fossero attentamente esaminate per trovarvi tutto ciò che potesse venire interpretato come predizione dell'attentato a Hitler. Il 22 novembre decise di bandire tutte le pubblicazioni astrologiche. In quella stessa riunione si stabilì di procedere alla preparazione di un volantino su Nostradamus. Il 5 dicembre il dottor Karl Bömer ebbe l'ordine di abbozzarne il testo col colonnello von Herwath. L'11 dicembre il ministro chiese copia di tutti gli almanacchi astrologici per il 1940. Il giorno dopo ne fu proibita la vendita. Il 13 dicembre parlò della propaganda basata su materiale astrologico e lodò il volantino su Nostradamus.
Nelle minute non ci sono altri cenni all'astrologia e a Nostradamus fino al 27 marzo 1940. Si può supporre che nel novembre 1939 fosse in corso una consultazione nel vertice nazista circa le prospettive di pace con l'Inghilterra e, come variante, l'inizio della campagna in Occidente che la prudenza dei generali fece rinviare per ben ventinove volte sino al maggio 1940, espressione del perdurante contrasto tra Hitler e parte degli alti ufficiali. L'attentato e le previsioni astrologiche si intrecciavano in un quadro nel quale, sulla base della cultura occultista, il vertice soppesava i fattori favorevoli e quelli contrari. Il quadro degli incontri di Hitler ricostruito da Hillgruber, sebbene incompleto, permette di registrare, in un periodo nel quale il Führer vedeva soprattutto militari, quattro incontri con Rosenberg tra l'1 novembre e l'11 dicembre, di cui uno anche con Hess (3 dicembre).È il periodo nel quale anche Göbbels si interessa degli astrologi, che hanno col nazismo il rapporto già descritto. La messa al bando delle pubblicazioni segna il prevalere della diffidenza di Hitler sulla fiducia di Hess, che ad ogni modo continua a intrattenere i suoi rapporti. Krafft viene comunque chiamato a Berlino per essere utilizzato come interprete di Nostradamus. Ma poiché era noto soprattutto come astrologo, forse Hess pensava di utilizzarlo come tale in seguito. Il suo arrivo contribuì a far supporre che anche Hitler volesse utilizzare gli oroscopi.
Il tipo di dibattito che si sviluppò nel vertice nazista (e che forse coinvolse alcune decine di persone a conoscenza della "dottrina segreta") richiede un approfondimento al quale è dedicato il prossimo capitolo. I tratti culturali di Hitler, Himmler, Rosenberg, Frank, Hess, Haushofer qui tracciati valgono a confermare la cultura comune di un gruppo passato dalle letture e dai piccoli gruppi esoterici sino all'esperienza della Thule, alla costruzione del partito, alla conquista del potere e alla gestione del Terzo Reich per la preparazione della grande guerra ariana.
Quando essa divenne una prospettiva concreta a partire dal novembre 1937, i gruppi conservatori cominciarono a preoccuparsi, nel timore che al realismo sino ad allora dimostrato da Hitler sia in politica interna (col quasi-keynesismo descritto) sia in politica estera (con l'obiettivo dichiarato della mera riparazione delle "ingiustizie" del trattato di Versaglia) stesse per sostituirsi il messianismo visionario di cui il Mein Kampf era il documento più evidente, ma del quale non mancavano altri indizi.
Ma lo stesso vertice nazista era diviso sulla possibilità di non dover combattere una guerra su due fronti, contro i franco-inglesi a ovest e i russi a est. Hitler nel suo libro garantiva che l'avrebbe evitata a ogni costo. Ma era possibile neutralizzare l'Inghilterra in vista del Drang nach Osten? Quali lumi poteva dare la cultura esoterica e quale rapporto con analoghe culture in Inghilterra poteva essere instaurato? Per ricostruire questi eventi e questo dibattito è necessario utilizzare una serie di indizi solitamente trascurati dagli storici. Il significato che assumono l'esilio di Thyssen e di Rauschning, gli scritti di grandi intellettuali del regime come Jünger e Schmitt, vanno esaminati alla luce di quanto appare sin qui sufficientemente documentato: che le decisioni di Hitler e di una parte ragguardevole del vertice nazista erano ispirate, oltre che da normali considerazioni attinenti alle "categorie del politico" (per usare la terminologia di Carl Schmitt) a una dottrina segreta basata sulla convinzione che i suoi cultori potessero padroneggiare forze e doti particolari e che fossero disponibili canali per un rapporto privilegiato con omologhi nella società inglese.
L'infondatezza di questi presupposti ha esercitato una influenza che non va sottovalutata nel processo decisionale del vertice nazista nell'adozione delle due scelte che gli risultarono fatali: la guerra del 1939 e l'attacco all'Urss del 1941.

Capitolo VII - Il potere e la guerra

Tra il 1937 e il 1939 si moltiplicano i segnali di ciò che sta per accadere. Nel quarto anniversario dell'ascesa alla Cancelleria, Hitler fa prorogare per quattro anni la legge che gli conferisce pieni poteri. Esce a Zurigo il secondo volume della biografia di Konrad Heiden con l'indicazione dell'obiettivo finale del Führer nella "creazione di una nuova élite ariana e del suo dominio mondiale", dove per "élite ariana" va intesa non la Germania, ma la nuova umanità eurocentrica prevista dalla dottrina segreta. La visita di Mussolini in Germania (settembre) pone le premesse per l'Asse, che deve premere sull'Inghilterra per indurla alle trattative per il condominio mondiale. In novembre Schacht lascia il ministero dell'economia nazionale. Il suo compito è concluso. Si prepara l'economia di guerra. In marzo Pio XI aveva emanata l'enciclica Mit brendenner Sorge che, nonostante la cautela successiva e la decisione di trattare con Hitler, viene ritenuta da alcuni storici l'espressione della preoccupazione del pontefice per il "neopaganesimo" nazista. Mentre la Germania si è ormai lasciata alle spalle l'umiliazione di Versaglia e il prestigio di Hitler è al culmine, l'uomo che più di ogni altro aveva contribuito al suo successo sin dai primi anni Venti con enormi finanziamenti, il magnate dell'acciaio Fritz Thyssen, lascia il paese; e metterà in guardia le pur avversate democrazie contro il pericolo costituito da Hitler in scritti dai titoli chiarissimi: "I Paied Hitler" (New York 1941) e " I Made a Mistake When I Backed Hitler" (in "American Magazine", nn. 16-17, 1940): ho pagato Hitler e ho commesso un errore a sostenerlo.
Thyssen è un uomo avventuroso e fantasioso. Quando nel 1923 i francesi avevano occupato la Ruhr per un ritardo nel pagamento dei debiti di guerra, aveva sostenuto la costituzione di squadre di volontari per la lotta armata, progetto che la Reichswehr aveva bloccato. In esilio, presenta un Hitler che ormai diffida anche della Gestapo4 e che addirittura avrebbe nelle vene sangue ebraico, perché figlio di un Rothschild. Attribuisce comunque al Führer "qualche volta un'intelligenza sorprendente, una miracolosa intuizione politica priva di qualsiasi senso morale, ma straordinariamente precisa. Persino nella situazione più complessa, percepisce per istinto che cosa è possibile e che cosa non lo è". Ma Thyssen ha capito che ora Hitler ha perso questa percezione. Spinto dalle sue convinzioni cosmiche, inizia a percorrere una strada che lo costringerà ad affrontare in armi la più grande coalizione della storia. La premessa è nel rapporto che egli tiene il 5 novembre 1937 agli alti ufficiali delle tre armi e al ministro degli esteri (Constantin von Neurath, che si dimetterà nel febbraio 1938 per essere sostituito da von Ribbentrop, già ambasciatore a Londra).
Si è visto che la politica estera di Hitler era già esposta nel Mein Kampf. Era stata ulteriormente precisata in un cosiddetto Secondo libro (Zweites Buch) o libro segreto, steso dal futuro Führer nel 1928, non pubblicato, il cui testo è stato ritrovato e reso noto dagli americani. Nel rapporto del 1937 (rapporto Hossbach, dal nome del colonnello e aiutante di campo di Hitler che ne ha tenuto una sorta di verbale, ritenuto complessivamente attendibile), gli indirizzi già noti ricevono una scansione temporale: "Hitler passò in rassegna gli obiettivi riguardanti l'Austria e la Cecoslovacchia che intendeva conseguire possibilmente nel corso dell'estate 1938 e considerò la necessità di risolvere la "questione territoriale" entro il 1943-45", con la creazione dello "spazio vitale" a oriente.
Una "grande Wehrmacht" doveva garantire questi sviluppi. E si pone il problema dei rapporti tra nazismo ed esercito, che Dumézil ha definito nei termini della tripartizione descritta e che è utile per capire la costante, tensione tra il vertice nazista e le forze armate sino all'attentato del 20 luglio 1944.
In tutti i sistemi politici si pone il rapporto tra potere politico e potere militare. Il primo tende ad affermare, nelle società moderne, la sua preminenza, talvolta contestata tanto nelle democrazie rappresentative che nei paesi del "socialismo reale". Il problema si è sempre posto anche in Germania, nella quale parte della storiografia ha dato per scontata una prevalenza del potere militare, per cui anche il nazismo sarebbe stata un'espressione del militarismo germanico. Un'altra parte della storiografia (particolarmente tedesca) ha invece presentato poi la casta militare come uno dei punti di riferimento della resistenza antinazista.
In realtà, il vertice nazista si riteneva superiore ai militari in quanto detentore di doti particolari e della autentica dottrina (segreta) del corso storico. Nella tripartizione della tradizione aria, Hitler e il gruppo della Thule si ritenevano non tanto "politici", quanto depositari dell'autentica saggezza della razza. In quanto tali, la loro preminenza era fuori discussione e i militari costituivano un semplice strumento tecnico, del quale diffidare anche per la ristrettezza delle loro concezioni e per il loro carattere "reazionario". Secondo Fest "Himmler udì una volta Hitler borbottare riferendosi ai generali: "quelli mi spareranno addosso ancora una volta"", come nel 1923.
Per tenere al passo le forze armate nella nuova fase, Hitler assume dunque direttamente, come si è detto, il loro comando e sostituisce con uomini più malleabili il ministro della guerra von Blomberg e il capo di stato maggiore dell'esercito barone von Fritsch, entrambi allontanati con accuse disonorevoli (rispettivamente di aver sposato una prostituta e di omosessualità; fondata la prima, non la seconda). Keitel viene messo a capo dell'Oberkommando e von Brauchitsch dello stato maggiore dell'esercito il quale non reagisce, come non aveva reagito all'uccisione di von Schleicher il 30 giugno. Ma i rapporti rimangono di reciproca diffidenza.
La sua origine è duplice. Una parte dei generali ritiene che il Führer stia preparando una guerra che non può vincere. La storiografia è concorde nel ritenere che egli non pensava a un conflitto mondiale (anche se era cosciente della sua possibilità) ma a una serie di campagne singole e limitate, che si concludessero rapidamente senza neanche incidere sul livello di vita in patria (Hitler ricordava le conseguenze negative che il suo declinare aveva avuto nel 1914-18). Tale fu infatti la "guerra lampo" fino al giugno 1941: Austria e Cecoslovacchia vennero liquidate senza conflitto; Polonia, Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Jugoslavia, Grecia con campagne di poche settimane.
Ma una parte dei generali temeva un conflitto mondiale, quale poi si verificò. Era convinta (diversamente da Hitler) che l'Inghilterra non avrebbe mai accettato quel "condominio" che aveva già rifiutato nel 1914 e che avrebbe portato a una Europa "tedesca" come premessa per la creazione del Lebensraum euroasiatico (che secondo Mackinder sarebbe stata la fine dell'egemonia britannica). Questo settore della casta militare era tanto convinto che sarebbe scoppiato un grande conflitto che il Terzo Reich avrebbe perso, da prendere in considerazione la possibilità di deporre Hitler alla vigilia della crisi di Monaco e dopo la campagna di Polonia.
Non vi era in questa che rimase una velleità alcun amore per la pace e nessuno spirito liberal-democratico. Vi era la convinzione di una futura sconfitta. Questi generali ebbero torto a breve termine, perché per un triennio (estate 1938-estate 1941) a Hitler riuscì la tattica delle singole iniziative "lampo". Ebbero ragione a lungo termine, perché dall'estate 1941 il Terzo Reich fu impegnato su più fronti e dall'inverno si trovò in guerra anche con gli Stati Uniti.
Un secondo settore di militari pare aver avuto un atteggiamento che riguarda la tesi qui presentata. Uomini come Fromm e Olbricht erano convinti che gli obiettivi nazisti andavano al di là non solo di "rivedere" Versaglia, non solo del condominio in Europa, ma si ispiravano a concezioni del mondo - la fantastoria, la fantacosmogonia, il recupero di antiche sapienze e la costruzione di una nuova umanità - che erano pura follia. Se qualcuno di loro ebbe l'idea che questa dottrina influiva anche nel ritenere che si potesse arrivare a un'intesa con l'Inghilterra trovando interlocutori che ne condividessero le premesse, la convinzione che la strategia del Führer era votata al disastro dovette ulteriormente consolidarsi essendo certi che tali interlocutori non esistevano.
Solo su questa base si può spiegare un fatto, che non ha precedenti nella storia e nella cultura germanica: alti ufficiali, compresi quelli dei servizi segreti, fornirono false informazioni al Führer e informazioni vere e preziose ai nemici della Germania. Ciò non decise affatto le sorti del conflitto - la Germania, col debole alleato italiano e la lontana e autonoma iniziativa del Giappone, non sarebbe stata in grado comunque di reggere lo scontro nelle dimensioni che assunse alla fine del 1941 - ma indica quale frattura culturale ebbe luogo in Germania alla fine degli anni Trenta.
Eredi di una tradizione militare in cui la fedeltà al Paese in guerra è il principio fondamentale (e vi si attennero sino al 20 luglio 1944 i militari della prima tendenza indicata), ritenevano il "nazismo magico" di Hitler una concezione di tale assurdità e pericolosità da indurii a infrangere quel principio e a collaborare con le nazioni nemiche della Germania.
Sulla base di queste premesse, la storia delle forze armate tedesche andrebbe rivisitata, fino alla congiura del 20 luglio 1944. Qui è importante rilevare che conservatori come Thyssen e militari di cultura conservatrice e reazionaria intuirono nel nazismo quella componente di cultura occulta che spiega i loro comportamenti, altrimenti non comprensibili dopo quanto avevano fatto per portare Hitler al potere.
Ma all'inizio del 1938 questi indizi erano appena percepibili. Hitler proseguì nel suo indirizzo. Quindici giorni dopo il rapporto Hossbach ricevette al "nido d'aquila" lord Halifax, ministro degli esteri del nuovo governo Chamberlain che "gli prospettò le linee politiche di appeasement con la possibilità di modifiche territoriali (sistemazione in senso tedesco delle questioni austriaca e cecoslovacca e del problema di Danzica) in cambio dell'inserimento del Reich germanico in un durevole sistema pacifico europeo. Hitler chiese mano libera a oriente, ma non si tirò affatto indietro di fronte all'eventualità di dover realizzare i suoi obiettivi programmatici in conflitto con la Gran Bretagna". Da qui l'accelerazione espansionistica, con l'incorporazione dell'Austria (marzo 1938), dei Sudeti (ottobre) e poi dell'intera Cecoslovacchia (protettorato di Boemia e Moravia e Stato indipendente di Slovacchia, marzo 1939).
Ma al vertice culturale e politico del "nazismo magico" vi è la percezione del rischio. Si può correre l'alea del conflitto con l'Inghilterra. Si può anche iniziarlo e premere militarmente su Londra perché accetti il "condominio mondiale". Ma un accordo è necessario prima di poter marciare a oriente. Hess e Haushofer esprimono questa posizione. Himmler, Rosenberg e forse Frank ritengono che l'intesa con l'Inghilterra non sia indispensabile.
Hitler è sempre stato, dal Mein Kampf, sostenitore di quest'ultima tesi. Ma nel 1938 oscilla, forse perché i suoi ininterrotti successi dalla Renania in poi gli hanno dato "la sicurezza del sonnambulo".
Un indice del fatto che questo dibattito continua sino allo scoppio della guerra (per riprendere nel 1940) è dato da un fatto singolare quale la pubblicazione nel 1939 di Sulle scogliere di marmo di Ernst Jünger. Si tratta di una narrazione tanto trasparente della situazione del potere nazista, che Göbbels ritenne che se ne dovesse proibire la pubblicazione. Hitler l'autorizzò. La motivazione venne e viene indicata nel fatto che il Führer aveva grande stima di Jünger, un eroe del primo conflitto mondiale i cui scritti erano la bibbia del nazionalismo guerriero e avevano portato al nazismo masse di giovani lettori.
La motivazione è del tutto inconsistente. Nella Germania nazista non solo gli eroi di guerra dovevano stare zitti se non erano in sintonia col regime, ma per quanto grande fosse il loro prestigio (come von Schleicher) o il loro contributo alla vittoria (come Röhm) venivano eliminati freddamente se ritenuti pericolosi. Dopo il 20 luglio marescialli e generali carichi di gloria e di decorazioni vennero impiccati e appesi a ganci di macelleria. Questa segnalazione è particolarmente appropriata, perché proprio nel libro di Jünger vi è una anticipazione di questa scena.
Jünger era certamente un intellettuale di fama. Il suo libro Der Arbeiter12 del 1932 delinea il ruolo del lavoratore (nella Germania che Hitler controllerà l'anno dopo) in sintonia con la triplice funzione aria di cui tratta Dumézil. È un eccellente scrittore. Ma il suo libro del 1939 dimostra che egli è anche un compartecipe e un rappresentante della componente occultista del nazismo. È impossibile dire quante centinaia di quadri dirigenti della Germania di quell'anno la condividano e sappiano che le decisioni al vertice vengono prese anche in base ad essa. Ma si può dire con certezza che Sulle scogliere di marmo ha potuto essere pubblicato nonostante il parere di Göbbels (di altra formazione culturale) e per ordine di Hitler, perché questi ha voluto lasciar percepire che cosa si stava preparando e forse ha ritenuto di poter trarre segnali da come il libro sarebbe stato accolto.
La trama del racconto è semplice. Un paese felice - che nella descrizione fisica è la Dalmazia, recentemente visitata dallo scrittore e definita Grande Marina mentre nell'analogia è la Germania - è insidiato da un potere barbaro (rappresentato dal Forestaro) che alla fine vincerà. Il narratore e il fratello Ottone (identificabilissimi nello stesso Jünger e in suo fratello, già guerrieri e ora studiosi di quelle erbe che appassionano anche Himmler) assistono e poi partecipano ai tentativi di resistenza contro quel potere barbaro e magico che alla fine prevarrà. Si salvano rifugiandosi in una mitica Burgundia (si noti che Himmler intendeva fare della Burgondia, poi Borgogna, lo "Stato delle SS" in cui costruire l'uomo nuovo).
Il lettore del 1939 non meno che quello di oggi non può non vedere in questo testo riferimenti chiarissimi a Hitler e alla Germania. Per dimostrarlo è necessaria una serie di citazioni per la cui interpretazione va tenuto presente quanto è stato detto sinora sulla dottrina segreta.
Già il libro inizia con "la tristezza del rammemorare il tempo felice irrimediabilmente trascorso" perché "infine avvenne che simili a grigie ombre i geni primordiali di quella terra si avvicinarono, da innumerevoli evi quivi dimoranti, con rudi volti legnosi la cui espressione era a un tempo serena e orrenda". Il loro capo è così descritto: Noi conoscevamo il Forestaro da tempo, quale antico signore della Mauretania. Anche le serate asiatiche che offriva agli adepti erano celebri. Nei suoi occhi brillava una spaventevole giovialità. Udii più tardi fratello Ottone dire a proposito dei tempi trascorsi in Mauretania che un errore diverrebbe colpa quando vi si insistesse; e il detto mi parve tanto più vero, ripensando alla situazione nella quale ci trovavamo allorché quell'ordine ci attrasse nel suo ambito. Ci abbandonammo alla magia dei tempi passati o di irraggiungibili utopie e come sempre, ove il dubbio si accompagna alla pienezza della vitalità, ci convertimmo alla violenza. Cominciammo a sognare la potenza e il prevalere e a fantasticare circa le forme, che audacemente ordinate e composte si muovono incontro a contrasto nel mortale duello della vita per riuscire alla rovina o al trionfo. Era inevitabile che i Mauretani si avvicinassero a chi nutriva simili inclinazioni; e noi fummo iniziati dal Capitano, che aveva repressa la grande ribellione nelle province iberiche. Chi ben conosce la storia degli Ordini segreti sa che difficilmente se ne può determinare la estensione; ed è nota la loro feracità, per cui formano rami e colonie; e qualora vogliasi seguirne le tracce, ci si perde in un labirinto. Ciò era vero anche per i Mauretani, e particolarmente riusciva strano al novizio il vedervi riunite nelle stesse stanze e in pacifici colloqui gli appartenenti a fazioni che nutrivano l'una per l'altra un odio mortale. I Mauretani esigevano che la forza fosse usata senza passione alcuna e al modo degli dei, e secondo questa esigenza le loro scuole educavano una razza di spiriti chiari, liberi e sempre tremendi. Comunque la loro azione si esplicasse, nella ribellione o nel ristabilire l'ordine, "Semper victrix ", non valeva per i membri, ma solamente per il capo; e questi non era se non la dottrina. Nel variare dei tempi e nel selvaggio tramutarsi delle vicende, l'Ordine consisteva incrollabile. Una volta il Capitano come in sogno disse: "Nessun bicchiere di spumante fu mai tanto delizioso come quello che ci fu offerto presso le nostre macchine, la notte quando bruciammo Sagunto fino a farne cenere". E noi pensammo: meglio vivere la rovina insieme a costui, piuttosto che il vivere assieme a coloro che la paura costringe a strisciare nella polvere. Per i Mauretani il mondo si riduceva a una carta incisa per amatori mediante compassi e lucenti strumenti di misurazione. Perciò sembrava strano imbattersi in figure quali il Forestaro in quest'atmosfera chiara, senz'ombra e assolutamente astratta. Ma quando lo spirito libero fonda per sé le proprie signorie, gli autoctoni della potenza gli si accompagnano sempre come la serpe striscia verso il fuoco. Essi sono gli antichi conoscitori della violenza e vedono apparire l'ora nuova per ristabilire la tirannia che dall'inizio vive nei loro cuori. In questa guisa nei grandi Ordini si formano le vie segrete e le arcate a volta, la cui direzione e l'avvio nessuno storico può indovinare; e anche sorgono i più sottili contrasti, che si esprimono nell'intimo ambito della potenza; e siano i contrasti tra il pensiero e la sua raffigurazione oppure fra gli idoli e lo Spirito. Un brano di questo genere è sufficiente per confutare l'ipotesi che l'allegoria di Jünger possa neanche lontanamente riferirsi a Stalin, il Forestaro che insidia la civiltà; e che per questo Hitler ne abbia permessa la pubblicazione. Nel testo si avverte invece chiarissima l'eco di Agharti e di Shambhalah, del contrasto antico tra gli "spiriti liberi" e gli "autoctoni della potenza" e del dibattito in corso mentre si prepara "il mortale duello per riuscire alla rovina e al trionfo" tra chi vuol coprirsi le spalle con l'Inghilterra per marciare a oriente e chi ritiene di poterne fare a meno. Il riferimento alle "serate asiatiche" è quel tanto che la trasfigurazione narrativa esige; del resto sono ben note le serate hitleriane che si protraevano sino a tarda notte. E la "spaventevole giovialità" del Forestaro può richiamare i pranzi alla Cancelleria che lo stesso Hitler definiva, secondo Speer, "Ristorante all'allegro cancelliere". Che la sommariamente tratteggiata descrizione fisica del Forestaro non corrisponda a quella del Führer (piuttosto a Göring, come è stato osservato), è ovviamente il minimo che Jünger poteva fare dopo una descrizione ambientale tanto chiara e una sintesi come questa: "Alla guisa come nella montagna una folta nebbia è nunzia di tempesta, una nube di terrore precedeva il Forestaro. Il terrore lo circondava e io sono certo che la sua forza consisteva nella sua tremenda fama assai più che in lui stesso". Le citazioni si possono moltiplicare sino al tentativo di uccidere il Forestaro prima della catastrofe finale del quale sono protagonisti "due uomini l'uno dei quali batté il segno che serve ai Mauretani per riconoscersi nell'oscurità. Egli mi disse il suo nome, Braquemart, di cui mi rammentavo, e mi presentò l'altro, il giovane principe di Sunmyra, fra i maggiorenti della nobiltà, di Nuova Burgundia". Questa la descrizione successiva: Braquemart andava incontro al pericolo sportivamente; aveva animo fermo e di quella specie che non teme gli ostacoli, ma a questa virtù purtroppo si accompagnava facilmente la inclinazione a dispregiare. Come tutti gli ambiziosi di potenza e anche di strapotere, trasponeva i suoi selvaggi sogni nel regno dell'utopia. Egli opinava che all'inizio due razze diverse esistessero sulla terra, i padroni e gli schiavi, le quali con l'andare del tempo si erano mescolate tra loro. Per cedeste idee era discepolo della vecchia testa vulcanica e al modo di costui esigeva la nuova determinazione delle due razze; come già vari altri, anch'egli credeva di aver ritrovata la prima sede della specie umana. Noi pure avevamo assistito alla riunione in cui aveva riferito di scavi archeologici; e udimmo allora che in un lontano deserto aveva scoperto una strana landa. Alti zoccoli di porfido si elevavano là sopra una grande pianura. Era salito sopra di essi e aveva trovato sulle terrazze rovine di castelli principeschi e di templi del Sole e quindi ricostruì fantasticamente quella civiltà e i nidi d'aquila dei primi padroni di questo nostro mondo... Può sembrare bizzarro che Braquemart volesse opporsi al Forestaro, benché molto vi fosse di simile nel loro pensiero e nel loro agire. Tuttavia vi era diversità nel proposito dell'uno e dell'altro, poiché il vecchio ambiva popolare la Marina di selvagge fiere, mentre Braquemart la riteneva terra per schiavi e da dominarsi con eserciti di schiavi. Si trattava insomma di uno fra i vari conflitti interni dell'Ordine dei Mauretani, che non serve qui lo spiegare in ogni suo aspetto. Braquemart non è tanto un individuo identificabile, quanto espressione di una corrente di pensiero della dottrina segreta, con l'eco delle antiche civiltà di schiavi e padroni alla Horbiger e il deserto (Gobi?) sede primaria dell'antica civiltà. E chiaro è il riferimento ai conflitti interni sul tipo di società da costruire, mentre si prepara il conflitto che ne segnerà la prima fase dell'avvento.
Il contrasto ha la forma di un dibattito quando si decide la guerra dell'autunno 1939.
Quando si delinea, nel 1944, la sconfitta, una parte degli iniziati (della cerchia di Haushofer come il figlio Albrecht; e come von Stauffenberg, del quale si sono viste le ascendenze culturali) si allea coi generali (alcuni di quelli che vedono la sconfitta e quelli che temono l'occulto) per eliminare Hitler (simboleggiato dal Forestaro) e tentare di salvare alcune strutture del Terzo Reich. Lo stesso Jünger, capitano a Parigi (ove tiene un diario sul quale si tornerà), è in collegamento coi congiurati. Ma già nel 1939 ne prevede la sconfitta21 e nei panni del protagonista e di fratello Ottone tenta, nel libro, di scoprire come si è concluso il loro tentativo. Lo constatano nella sinistra radura di Köppels-Bleck, già sede di antichi riti sanguinosi: II mio occhio scoprì fra i teschi da lungo tempo scarnificati, ancora altre due teste nuove, erette in cima a lunghe pertiche: quelle del principe e di Braquemart. Dalle punte di ferro, al cui uncino erano infilate, essi fissavano i bracieri, che andavano ingrigendo nello spegnersi. Al giovane principe i capelli erano divenuti bianchi, ma i tratti del viso erano più nobili ancora e di quella suprema bellezza che soltanto il dolore educa e forma. I tratti del viso di Braquemart erano invece immutati: dall'alto della sua stanga egli guardava con lieve ribrezzo e con scherno Köppels-Bleck, e l'espressione era di calma voluta, come di chi sia preso da crampi dolorosi e non ne lasci apparire traccia nel volto; né mi sorprese vedere fisso nell'occhiaia il monocolo ch'egli usava portare quand'era vivo. I suoi capelli erano ancora neri e lucenti, e compresi che al momento giusto egli aveva ingoiata la pastiglia che ogni Mauretano porta con sé. Questi uncini ricordano appunto quelli di macelleria ai quali verranno impiccati molti congiurati del 20 luglio 1944. Jünger dunque non soltanto descrive il conflitto all'interno della cerchia di iniziati, ma ne prevede l'esito. E proprio perché Braquemart è il personaggio-simbolo di un gruppo, ha al tempo stesso il monocolo degli ufficiali che Hitler disprezzava e la pastiglia di veleno con la quale, "al momento giusto", ormai prigioniero, si suiciderà Himmler, che ovviamente non parteciperà alla congiura, ma che tenterà soluzioni politiche del conflitto sempre per salvare alcune strutture del Terzo Reich. Nello stesso periodo in cui permette questa descrizione allegorica del dibattito nella cerchia dei cultori della dottrina segreta, Hitler mette la sordina ai dati storici reali del suo processo di formazione. Come nel 1934 fa tacere von Sebottendorff, nel 1938, occupata l'Austria, costringe al silenzio von Liebenfels.
Già proprio nel 1934, mentre i rapporti tra nazismo e astrologi erano di convergenza, un seguace di von Liebenfels era stato emarginato: "Nel numero di aprile (1933) dell'"Astrologische Rundschau" [del quale era stato editore von Sebottendorff, N. d. R.] Theobald Bacher affermava con sicurezza che "la consapevolezza delle proprie eredità nazionali e i legami di sangue con la razza ariana sono indissolubilmente legati con la scienza astrologica". A eccezione di "Zenit" molti periodici di astrologia cominciarono a pubblicare articoli, nei quali si spiegava come l'astrologia era una scienza squisitamente nordica. Il più offensivo e violento, da questo punto di vista, durante il 1933-34, fu il "Mensch im Ali" [L'uomo nel cosmo], di Reinhold Ebertin [figlio di Elsbeth, N. d. R.], forse perché il suo periodico era temporaneamente unito a quello del professor Ernst Issberner-Haldane "Die Chiromantie". Issberner-Haldane, nato nel 1886, era un noto chiromante di Berlino, specializzato in presunte diagnosi mediche formulate sulla base dell'aspetto delle unghie dei suoi pazienti. Malgrado le stupidaggini e le allusioni razziste, il suo libro autobiografico Der Chiromantie fu bandito nel 1934. Issberner-Haldane era uno dei discepoli di Lanz von Liebenfels, il fondatore viennese del Movimento Ariosofico, che era al tempo stesso occultista e antisemita in modo patologico". Il libro fu bandito proprio per il legame del suo autore con von Liebenfels. La cui posizione è così descritta da Fest: "In seguito [dopo il suo processo di formazione, N. d. R.] Hitler ha espresso apertamente scetticismo e imbarazzo nei confronti della dottrina di Lanz; è certo, comunque, che dopo l'Anschluss del 1938, pose il veto alla pubblicazione dei suoi scritti. L'influenza di questo settario, al contrario di quanto afferma espressamente Daim, non può essere ricercata in singoli particolari, e Hitler indubbiamente non può essere ritenuto un "allievo" di Lanz [...]; d'altra parte è innegabile che il complesso delle concezioni di Hitler siano state improntate, rafforzate e approfondite dall'influenza di Lanz ". Scompaiono dunque dalla circolazione i testi che hanno contribuito alla formazione di Hitler, ma viene pubblicato un romanzo allegorico, di un intellettuale di grande prestigio come Jünger, che descrive le radici della componente occultista della cultura nazista e la sua influenza nel dibattito di vertice. Esso si concluderà con la decisione di rischiare la guerra senza avere certezze sull'atteggiamento dell'Inghilterra, pur nella speranza che si rassegni a sacrificare la Polonia come aveva fatto per la Cecoslovacchia.
Un indizio di questo dibattito e di quello che sta maturando è deducibile dal comportamento di un'altra personalità di grande cultura (come Heidegger e Benn) che è molto amico di Jünger e che è legato alla tematica dei rapporti tra il nazismo e il grande pensiero germanico. Schmitt è un giurista cattolico, conservatore, teorico di soluzioni autoritarie, uomo di punta del regime nell'ambito giuridico. Pensa allo "Stato totale" prima di Hitler, vuole capovolgere il corso della storia dalla rivoluzione francese, anzi dal cosiddetto dispostismo illuminato, in poi. Non ha nulla a che fare con la cultura dell'occulto, con la dottrina segreta che è stata descritta nei primi capitoli. Ma attraverso la stretta amicizia e le confidenze di Jünger avverte quanto sta maturando; si spiegano così i suoi comportamenti e i suoi scritti tra il 1936 e il 1938 e soprattutto il rapporto con la personalità e col pensiero di Hobbes e col suo celebre e mostruoso Leviatano.
Nel 1936 Schmitt è un uomo autorevole; presidente dell'associazione dei giuristi tedeschi, è considerato il costituzionalista del regime. Si è iscritto al partito solo nel 1933, ma dopo il 30 giugno 1934 si è assunta la responsabilità (e il merito) di aver confermato con la sua autorevolezza di scienziato del diritto che Hitler aveva perfettamente ragione di impersonare la giustizia germanica quando faceva ammazzare dalle SS non solo i leader delle Sa, ma anche vecchi amici di Schmitt come il generale Schleicher.
Questo è Schmitt che nelle celebrazioni del terzo centenario della pubblicazione del Discorso sul metodo tiene una conferenza dal titolo "Lo Stato come meccanismo in Hobbes e in Cartesio", nel quale questi due filosofi sono presentati come espressione della razionalità che fonda il pensiero moderno. Nel secondo "non si trova nulla delle immagini miti-che e demoniache di cui Hobbes è tanto ricco". Ma anche queste immagini, come la più celebre, il Leviatano, anche se "Hobbes sapeva qualcosa di demoni e di demonologia", sono percepiti da Schmitt come del tutto tranquillizzanti: "L'immagine del Leviatano non è nulla più che un'idea letteraria e semi-ironica, generata dal buon "humour" inglese". Due anni dopo, Schmitt torna sull'argomento con lo scritto dal titolo 77 Leviatano nella dottrina dello Stato di Thomas Hobbes - Senso e fallimento di un simbolo politico. La premessa porta la data dell'11 luglio 1938, giorno del suo cinquantesimo compleanno. In quello stesso giorno scrive una lettera immaginaria, che indirizza a se stesso e che firma "Benito Cereno", il personaggio del racconto di Melville che descrive la situazione di un uomo che sembra libero, ma che in realtà è succubo e prigioniero dei pirati. In quelle settimane è in atto la crisi cecoslovacca, che potrebbe portare alla guerra (sfocerà invece nell'intesa di Monaco: ma il conflitto è solo rinviato di un anno). Nelle stesse settimane, Schmitt percepisce, dai colloqui con Jünger, che stanno maturando le scadenze previste nel "rapporto Hossbach". È in questo quadro che vanno collocati giudizi del tutto opposti a quelli del 1936.
Cartesio, nel quale non si trovava "nulla delle immagini demoniache", è ora l'uomo "della misteriosa esistenza rosacrociana", del quale viene ricordata la frase "le scienze sono attualmente mascherate"; Hobbes non solo "sapeva qualcosa di demoni", ma "come tutti i grandi pensatori del suo tempo aveva propensione per i velami esoterici. Egli stesso ha detto di sé che a volte faceva delle "ouvertures", ma che i suoi pensieri reali li svelava solo a metà: diceva di comportarsi come quelli che per un attimo aprono la finestra, ma che subito la richiudono per paura della tempesta. Le tre citazioni del Leviatano che affiorano nel corso del libro, sarebbero allora forse tre di quelle finestre aperte per un attimo", per cui lo stesso Leviatano non è più un motto di spirito ma " è possibile che dietro l'immagine si nasconda un significato più profondo e misterioso". Rene Guénon in una affermazione tratta da La crisi del mondo moderno afferma (riassume Schmitt) che "la rapidità con cui l'intera civiltà medievale soccombette all'attacco del XVII secolo è inconcepibile senza l'ipotesi di una misteriosa "volontà direttrice" che resta nell'ombra e di una "idea preconcepita". I simboli che erano ancora vivi nel XIII secolo si eclissano a partire dal XIV e scompaiono senza lasciare tracce a partire dal XVI. L'irruzione di un nuovo mondo, completamente differente, è evidente nella grande opera di Karl Giehlow [che rileva] come nell'arco di trionfo per Massimiliano I compaiono anche dei pesci che significano sicuramente "empietà" e "ingiustizia", ma non in forma di Leviatano". Il quale, comunque, è oggetto di un'accurata e angosciata analisi che Schmitt non conclude, limitandosi ad affermare che "nessun risultato solamente biografico o di psicologia individuale potrebbe costituire la risposta definitiva al nostro problema, che concerne il mito politico come forza storica indipendente". L'angoscia di Schmitt in questo periodo, data la sua identificazione con Hobbes circa la quale molto si è scritto, è bene espressa dalla chiusura della premessa: "Il nome del Leviatano getta una lunga ombra, che ha coinvolto l'opera di Thomas Hobbes e che sicuramente cadrà anche su questo libretto". Analogo il finale tra angoscia e orgoglio: "Hobbes ha detto di se stesso pieno di amarezza: "doceo, sed frustra" (insegno, ma invano).
Non ricompensato e tuttavia nella immortale comunità dei grandi sapienti di tutti i tempi.
E al di sopra dei secoli gli gridiamo: "non iam frustra doces, Thomas Hobbes!" (non insegni invano) ". Componiamo i pezzi del mosaico. Jünger, che conosce la componente esoterica della cultura nazista e ne è compartecipe, scrive un racconto allegorico sulla situazione nel 1938.
È preoccupato, quasi certamente vicino alle posizioni del gruppo Hess che ritiene l'accordo con l'Inghilterra necessario per evitare che la marcia all'Est si trasformi in catastrofe.
Segnala le sue preoccupazioni all'amico Schmitt, che scrive a sua volta una lettera allegorica e analizza il significato allegorico del Leviatano non più con la sicurezza del 1936, ma con angoscia. Il grande mito politico interpretato come costruzione dello Stato totalitario al quale lo stesso Schmitt ha contribuito, si trasforma in qualcosa di diverso.
Potrebbe essere non più positivo, ma negativo. Un'ombra scende sull'opera di Hobbes e di Schmitt, che potrebbero aver insegnato invano. Il giurista percepisce qualcosa di oscuro nel passaggio dal Medio Evo all'età moderna. Rene Guénon vi ha visto una misteriosa "volontà direttrice" ostile alla cultura (cattolica) nella quale Schmitt è cresciuto. Si potrebbe pensare alla volontà illuminista, alla congiura delle società pre-giacobine che hanno preparato la rivoluzione francese. Sarebbe una interpretazione nota e consolante per il filosofo politico, che ha esaltato tutta la cultura controrivoluzionaria, da De Maistre a Donoso Cortes che invoca apertamente la dittatura contro la degenerata società liberale.
Ma vi è qualcosa di più, qualcosa di diverso e di preoccupante che si riferisce a Guénon, che studia e discute di iniziazione e di contro-iniziazione, che ha cominciato come massone, ma che ha scoperto i limiti della massoneria, che segnala l'ambiguo rapporto tra i buoni e i cattivi maghi della tradizione dell'Agharti. E Schmitt è colto dal dubbio che anche nel nazismo aleggi uno spirito diverso da quello che egli ha apprezzato, condiviso, rafforzato, volto alla creazione dello Stato totale. Esso è sempre il suo ideale. La critica che muove a Hobbes, "l'incrinatura" che scorge nella "unità tanto compatta e irresistibile" è che "lascia al singolo la libertà interiore di credere o di non credere", anche se il suo comportamento esteriore si uniforma in tutto e per tutto alla volontà dello Stato sovrano.
Schmitt vorrebbe sopprimere anche tale per altro limitatissima libertà interiore (che non può esprimersi parlando e comunicando), perché il potere dello Stato sia veramente totale.
E il regime nazista è certamente su questa strada, con la sua impostazione dell'educazione.
Se Schmitt è preoccupato e angosciato, se la sua sicurezza del 1936 si attenua nel 1938, non è dunque per una critica alla statolatria hitleriana. Egli teme che tale statolatria sia gestita in modo rischioso da un personale politico convinto di essere iniziato a una dottrina esoterica, della quale la razionalità giuridica di Schmitt diffida.
Non per questo Schmitt, come Jünger, muta il suo atteggiamento di piena solidarietà col regime. Parlare di "immigrazione interna" non ha senso. Schmitt ricorre all'allegoria di Benito Cereno e all'allegorica interpretazione del Leviatano come legato all'esoterismo di Hobbes (e indirettamente al rosacrocianesimo di Cartesio) unicamente per esprimere la preoccupazione che il regime, per una ispirazione senza fondamento, corra il rischio di una mal calcolata avventura bellica che potrebbe compromettere il risultato - lo Stato totale - che Schmitt tanto apprezza, che è sulla via di correggere l'incrinatura "individualista" di Hobbes, per imporre il suo volere anche alle coscienze.
Appunto per questa piena condivisione dei fini del regime nazista, nello stesso saggio Schmitt denuncia il "fronte ebraico" che inizia "col primo ebreo liberale Spinoza", continua con "la tattica ebraica" di Moses Mendelssohn, attraverso "i giovani Rothschild, Karl Marx, Borne, Heine, Meyerbeer", per culminare nel "filosofo ebreo Friedrich Julius Stahl-Jolson che ha espletato la sua opera di pensatore ebreo nel contribuire a castrare un vigoroso Leviatano", cioè lo Stato totale, padrone anche delle coscienze, che Hobbes ha teorizzato sia pure con una incrinatura e che Hitler sta realizzando senza incrinature.
Schmitt arreca dunque il sostegno della sua cultura alla campagna nazista contro gli intellettuali ebrei che hanno tentato di debilitare la "sapienza tedesca" e, mentre scrive solo per sé una lettera allegorica, elabora per il pubblico la teoria del "Grossraum", il grande spazio europeo, che affianca quella nazista del "Lebensraum", lo spazio vitale da conquistare all'Est. È la teoria della creazione dell'Eurasia ed è abbastanza sorprendente che lo studioso statunitense George Schwab, nel suo saggio che è la più strenua ma anche la più infondata descrizione di uno Schmitt immigrato interno, parli di Grossraum gegen Universalismus, pubblicato nel 1939 a sostegno della politica espansionistica di Hitler nell'anno che porta alla guerra, come "modellato sulla dottrina di Monroe", pur precisando che "essendo la Germania l'entità politica dominante nell'Europa centrale, Schmitt rivendicava il suo diritto a prendere decisioni riguardanti l'intero continente europeo. Il principio schmittiano non cancellava i confini nazionali, implicitamente assenti nel principio del Lebensraum ". Schmitt dunque continua ad essere l'apprezzato sostenitore delle tesi di politica interna (sugli ebrei) e di politica estera (sull'espansione) del Terzo Reich. I suoi scritti hanno ampia diffusione in Germania, ampia eco all'estero, ed è quanto basta a confutare la versione di uno studioso che sarebbe isolato e minacciato dopo la critica rivoltagli nel dicembre 1936 dal settimanale delle SS "Das Schwarze Korps". Schmitt veniva accusato di opportunismo per aver proposto di correggere dall'interno il sistema di Weimar oltre che per le sue molte amicizie ebraiche (che il giurista avrebbe prontamente sconfessato). Ma l'interesse della vicenda del 1938 non sta nell'usarla per comprovare il fatto che Schmitt continuò, come Jünger e Heidegger, a essere un leale sostenitore del partito di cui aveva la tessera, nonché della Germania nazista alla vigilia della guerra. Sta nel fatto che il giurista, attraverso l'amico Jünger, venne parzialmente a conoscenza di quello che si preparava (la guerra) e delle ragioni per le quali lo si preparava (una dottrina esoterica). E, uomo di cultura alieno da occultismi, percepì il riemergere di antiche concezioni che per lui, cattolico, potevano comprendere reminiscenze demoniache. E forse il suo caso va compreso nella differenza di posizioni che si delineavano in quel periodo nel vertice nazista.
Attaccato da Himmler, Schmitt veniva infatti difeso, oltre che da Göring, anche da Hans Frank, anch'egli giurista, legale personale di Hitler, la cui concezione del diritto è quella che emerge nel suo libro del 1939: "Oggi la scienza del diritto è libera, la sua oggettività è identica alla soggettività che si esprime in tutti i mèmbri del Volk. Oggi la scienza del diritto è in grado di dirsi politica. La separazione fra le sfere politica e scientifica è superata". Frank, militante della Thule, convinto che il Cristo degli anni Trenta sarebbe stato tedesco, spietato governatore della Polonia per aprire la marcia all'Est, ha indubbiamente un'idea della scienza compatibile con le concezioni di Guénon e di Horbiger: fantastoria e fantacosmogonia. Ma apprezza le costruzioni costituzionali di Schmitt. Sostenitore del "Drang nach Osten" come Himmler e Rosenberg, è forse più incerto di loro sulla inutilità dell'intesa con l'Inghilterra (necessaria secondo il gruppo Hess, al quale sembra più vicino Jünger, visto^che prevede catastrofi se le scelte non saranno giuste).È quindi a questo aspetto del dibattito che si può collegare l'ultimo passo di Schmitt che è utile citare, perché riprende la tesi della geopolitica (come il "Grossraum") e del rapporto tra potenza mondiale terrestre e potenza mondiale marittima, innestandolo su una concezione del Leviatano che, senza la collocazione in questo quadro, non sarebbe del tutto comprensibile: L'importante e precorritrice concezione hobbesiana dello Stato non si è attuata in Inghilterra. Alla metà del XVII secolo è sembrato per alcuni anni che l'Inghilterra con la dittatura di Cromwell diventasse uno Stato centralizzato e contemporaneamente una grande potenza marittima. Le forze che durante la rivoluzione presbiteriana hanno dato il colpo decisivo al re in favore del parlamento, Hobbes le ha erroneamente designate con l'immagine mitica di Behemoth, mostro terrestre antitetico al Leviatano. Le energie del potere marittimo, gravide d'avvenire, stavano dalla parte della rivoluzione. Il Leviatano inglese non è divenuto Stato. Per una potenza marittima e per il suo dominio mondiale l'immagine del grande mostro marino sarebbe forse potuta divenire un simbolo più appropriato che non un animale terrestre come il leone. In un'antica profezia inglese del XII secolo si dice che "i cuccioli del leone saranno trasformati in pesci del mare". Ma il Leviatano di Hobbes ha preso la via opposta: un grande pesce è stato associato al tipico processo continentale attraverso il quale potenze terrestri europee sono divenute Stato.
L'isola di Inghilterra conquistò il mondo con la sua navigazione. Lo spirito inglese è lontano dal decisionismo del pensiero assolutistico. La dottrina hobbesiana dello Stato doveva essere concepita dai suoi stessi compatrioti come un'anomalia contro natura e l'immagine hobbesiana del Leviatano come il simbolo di una mostruosità. Hobbes credeva di servirsi ai propri fini di questa immagine come di un simbolo fortemente espressivo e non si accorse di chiamare in realtà sulla scena le forze invisibili di un mito antichissimo dai molti significati. Sulla sua opera si allungò l'ombra del Leviatano, e tutte le sue costruzioni e argomentazioni intellettuali, benché chiare, incapparono nel campo d'azione del simbolo evocato. Nessun procedimento intellettuale, per quanto chiaro, può spuntarla contro la forza di immagini autenticamente mitiche. La questione può porsi soltanto in questi termini, se cioè il cammino delle forze mitiche, nella grande marcia del destino politico, procede verso il bene o verso il male, in direzione giusta o sbagliata. Chi si serve di questa immagine mitica incorre facilmente nella situazione del mago che evoca potenze di cui non è all'altezza né col braccio né con l'occhio né per qualsiasi altro aspetto delle sue forze umane: corre cioè il rischio di incontrare, anziché un alleato, un demone spietato che lo consegna nelle mani dei suoi nemici. Così è stato in effetti del Leviatano evocato da Hobbes. Quell'immagine non era adeguata, nella realtà storica, al sistema concettuale e si è pertanto dissolta. La tradizionale interpretazione ebraica si è ritorta contro il Leviatano di Hobbes. E così si conclude quel che possiamo sapere della storia dell'immagine mitica creata da Hobbes. Io non credo che il Leviatano potrebbe diventare il simbolo di una nuova epoca, meramente e apertamente nient'altro che tecnica, e che forse è totale nel senso di quella totalità che Ernst Jünger attribuisce alla tecnica e alla trasformazione su scala planetaria da questa promessa. Questo brano è sorprendente per molti aspetti. È in contraddizione con quanto Schmitt aveva scritto poco prima e avrebbe scritto poco dopo. Prima aveva colto nel Leviatano un possibile significato esoterico. Dopo che Hobbes non aveva insegnato invano. Ma nel brano Hobbes non sa neanche scegliere i simboli. Sbaglia con Behemoth, ma fa peggio col Leviatano: " non si accorse di chiamare sulla scena le forze invisibili di un mito antichissimo". Dunque l'esoterico Hobbes ha davvero compiuto un'operazione magica? Ma questi simboli evocati che fanno la storia hanno un'origine che ci è nota, che appartiene non alla cultura di Schmitt, ma a quella dei sapienti della dottrina segreta. Il giurista, il costituzionalista, ci segnala quello che può accadere se i maghi evocano potenze di cui non sono all'altezza. Invece di trovare alleati, evocano nemici, demoni succubi della cultura ebraica. Ma chi è il possibile amico che invece è nemico, secondo l'accoppiata amicushostis nella quale secondo lo scienziato politico si sostanziano le stesse "categorie del politico"? Non è il Leviatano l'Inghilterra? Un'Inghilterra che potrebbe essere amica del Terzo Reich, se prevalessero, contro lo Stato di diritto e il parlamento, quelle tendenze che si sono espresse per un momento nella storia inglese con la dittatura di Cromwell.
Ma ci sono in Inghilterra questi interlocutori? Possono essere gli eredi delle società segrete, della Golden Dawn, dei nuovi templari che i vertici nazisti conoscono, che Hess andrà a cercare in Inghilterra in un momento cruciale del conflitto? Hitler forse lo spera, Haushofer anche, Jünger ne dubita se prevede, nonostante i successi del Forestaro, che "l'ora della catastrofe è ritenuta infatti essere per i Mauretani l'ora del dominio". E proprio Jünger è evocato alla fine del brano di Schmitt in un contesto che parrebbe poco aver a che fare con l'argomento trattato. Che cosa significa infatti che il Leviatano non può diventare il simbolo di una nuova era dominata dalla tecnica che promette una grande trasformazione? L'espressione tuttavia acquista un senso se pensiamo all'idea nata nei circoli attorno a Gurdjieff: che il nazismo fosse una sintesi di magia e di tecnologia avanzata. Jünger seguirà col suo diario la guerra a Parigi, come ufficiale della Wehrmacht. Vi è anche Gurdjieff? Si incontrano? E nel "carrozzone" di Rosenberg, gremito di esuli russi, sono forse passati anche Gurdjieff e Ossendowski? Non si è in grado per ora di rispondere a queste domande.
Si potrebbe sapere qualcosa di più se si intraprendessero ricerche forse possibili.
Tuttavia già ora vi sono sufficienti indizi per ritenere che, assestato il regime, si sviluppa al vertice del nazismo un dibattito su come adempiere alla missione storica di rigenerare l'umanità ariana. Jünger è autorizzato a trattarne in forma allegorica. Schmitt ne è angosciato e lo esprime attraverso l'allegoria del Leviatano. L'angoscia deriva dal fatto che vi è nel nazismo una componente esoterica non comprensibile a un conservatore razionale. È la stessa percezione che indurrà una parte dell'ufficialità a osteggiare Hitler, Thyssen ad andarsene dalla Germania, Rauschning e seguirne l'esempio, rivelando quello che ha appreso. Se il Führer fosse stato il reazionario tradizionale che appariva loro quando lo portarono al potere, questi gruppi e queste persone non avrebbero avuto niente da obiettare neanche alla sua politica espansionista. Ma si avvidero che Hitler rappresentava qualcosa di diverso. Non un mondo occulto e demoniaco, ma una cultura diventata potere attraverso intellettuali di una particolare formazione e che avevano una visione del mondo parzialmente incompatibile con la normale gestione politica, con la scelta di obiettivi trattabili.
Se volessimo citare un personaggio di Melville diverso da Benito Cereno, si potrebbe pensare che agli occhi di un settore di conservatori tedeschi già sponsorizzatori del nazismo, Hitler appare ora un uomo i cui mezzi sono razionali, ma i cui fini sono folli. Nel caso concreto, la visione dei fini influisce sull'uso dei mezzi. La tradizione ariosofista è ritenuta un ponte che unisce la Germania all'Inghilterra, che consentirà ai nazisti di trovare nella patria del Leviatano interlocutori loro omologhi e diversi dalla classe politica tradizionale. Da qui la convinzione nel 1939 che l'Inghilterra non entrerà in guerra con la Polonia e nel 1941 che si aprirà una via all'intesa se partirà l'attacco all'Urss.
L'errore di entrambe le previsioni sarà fatale al Terzo Reich. Ma esse partivano anche da premesse non prive di logica, come si vedrà nel prossimo capitolo. Tuttavia chi stava vicino al vertice, come i generali, come Thyssen, come Schmitt, come Rauschning, avvertiva che questa logica era incrinata dalle visioni della dottrina segreta. Alcuni decisero di emigrare,altri di assecondarla attendendone gli sviluppi. È in questo quadro complessivo che il libro di Rauschning acquista un significato che va al di là dell'esperienza personale. Lo storico svizzero Wolfgang Hanel sostiene che il libro è un falso storico (titolo in tedesco Ed. Westdeutscher Verlag, Oplasen, 1972), soprattutto perché presenta come parole di Hitler testi nazisti di varie fonti. Hanel è sempre citato da tutta la cultura di destra come prova della inattendibilità del testo. Ma non si tratta del singolo episodio di una testimonianza discutibile. Si tratta di un indizio tra i molti - sia pure il più ricco di echi - di una situazione che caratterizza il vertice nazista il quale prepara la guerra. Le citazioni che seguono diventano allora di indubbio significato.
Esse vanno naturalmente lette tenendo conto del testimone. Gentiluomo prussiano, proprietario le cui terre furono nel 1919 divise tra Germania, Polonia e Stato libero di Danzica, iscritto alla Nsdap nel 1931 (cioè dopo la svolta del 17% dei voti dell'anno prima), presidente della dieta della città libera, appena lasciata la Germania scrisse nel 1938 La rivoluzione del nichilismo, una descrizione del nazismo che lasciò perplessi46 e che del movimento non coglieva che gli aspetti che a Rauschning apparivano di volgarità culturale e di arrivismo politico.
Hitler mi ha detto, apparso a conflitto iniziato, è in parte contraddittorio. Da un lato afferma che "il vero progetto di Hitler, quello che egli intende attuare mediante il nazionalsocialismo, non si trova nel Mein Kampf, perché quel libro è stato scritto per la folla". Afferma che "la politica di Hitler non è che semplice opportunismo. Egli è sempre pronto ad abbandonare, con una stupefacente disinvoltura, quel che sosteneva un attimo prima come un principio intangibile". Ma attribuisce a questo opportunista senza principi progetti precisi, ai quali si attiene con tenacia e che sono gli stessi che vengono indicati proprio nel Mein Kampf: Se vincesse la guerra tutto rovinerebbe in Europa come nel resto del globo, si vedrebbe ciò che a memoria d'uomo mai fu visto nel corso della storia: sarebbe la distruzione totale di ogni ordine attuale. La falsa potenza creatrice di un isterico, minaccia di ridurre il mondo a un cumulo di rovine. La dottrina nazista ha il suo esoterismo, che è professato e divulgato in riunioni privatissime, riservate, alle quali partecipano solo gli elettissimi. Le SS, la gioventù hitleriana, i gruppi dirigenti della politica raccolgono, in margine alla truppa degli iscritti, un esiguo gruppo di iniziati. Hitler non ha mai svelato i suoi veri fini politici e sociali se non in quelle riunioni ermeticamente chiuse. Soltanto oggi il mondo è maturo per conoscere quello che Hitler e i suoi seguaci sono in realtà: i cavalieri apocalittici di un nuovo caos universale. Hitler non è che la personificazione del pangermanismo e personifica tutta una generazione colpita da cecità. Oggi "la bestia sorge dall'abisso" e tutti, senza distinzione di nazionalità, i tedeschi quanto e più degli altri, dobbiamo coalizzarci per un solo comune sforzo: richiudere l'abisso. In realtà il vertice nazista è il punto d'arrivo del processo culturale che è stato descritto e che Rauschning non afferra in tutta la sua complessità. L'avvenire che egli teme ha molto in comune col quadro descritto in Sulle scogliere di marmo. Appunto perché non afferra le radici e le complessità dei fenomeni che descrive in chiave apocalittica e demoniaca, il gentiluomo prussiano è attendibile quando cita frasi che sono semplici flash su una cultura che egli ignora, anche se intuisce.
Egli stesso trascrive di Hitler "rivelazioni da me annotate come aforismi enucleati dal loro contesto", quali "gli antichi tempi furono. Ora v'è la nostra marcia. Fra quelli e questa, l'età intermedia dell'umanità, il medioevo durato sino a noi e che noi chiudiamo". Le inquadra così: "Tutti gli ambiziosi mediocri e che or non è molto divenivano nudisti, vegetariani, edonisti, biosofi, questi riformatori di ogni risma i quali innalzavano le loro follie a dogmi e fondavano religioni da fiera, tutti questi traviati si ammassano ora nella navicella del colossale pallone nazista". Un'altra rivelazione: "Sto per svelarvi un segreto. Fondo un Ordine. Questo pensiero di Hitler m'era già noto. Derivava da Rosenberg. Almeno, era Rosenberg quello che per primo me ne aveva parlato. L'aveva detto in un discorso a un ristretto gruppo in una sala della Marienburg, l'antico castello dei Cavalieri teutonici. Aveva istituito un parallelo tra la loro azione in Prussia e il programma del nazionalsocialismo e aveva suggerito che l'Ordine dei Cavalieri avrebbe potuto essere ricostituito. Un'eletta schiera di prodi che fossero nel contempo abili amministratori e sacerdoti, gelosi custodi di una dottrina segreta, un ordine che avrebbe compresi alcuni gradi di iniziazione". È solo mettendo ordine in una serie di esposizioni non coordinate, che è possibile trarre da Rauschning una descrizione della impostazione di fondo di Hitler e delle caratteristiche specifiche che ne hanno fatto il leader del gruppo di intellettuali di cultura esoterica alla quale avrebbe contribuito un "professore di Monaco" che secondo Il mattino dei maghi sarebbe Horbiger (ma l'esposizione appare piuttosto una sintesi di temi esposti nei primi capitoli). Ecco i tre brani cruciali: Debbo dire ancora qualcosa della dottrina segreta di Hitler. Pochi la conoscono. E tuttavia i disegni politici di Hitler non possono essere capiti se non sono conosciute le sue intenzioni nascoste. Hitler non è superstizioso nel significato comune dell'aggettivo. La sua inclinazione per gli oroscopi e per l'occultismo attiene alla sua credenza che l'uomo ha un accordo magico con l'universo. La politica è per lui non altro che il primo piano di un gigantesco sconvolgimento. Hitler non omette mai di esporre, con frasi più o meno limpide o oscure, questa volontà di imporre alla Germania e al mondo una nuova regola che esso qualifica "la rivoluzione eterna" [che] arrecherà all'umanità la liberazione definitiva.
Liberazione dei forti, servitù per le moltitudini dei deboli. Il secondo brano: Un tema che risorgeva con insistenza nei suoi propositi è quello ch'egli chiamava "svolta decisiva del mondo" o "cerniera dei tempi". Avverrebbe uno sconvolgimento del pianeta che noi, non iniziati, non potremmo capire in tutta la sua vastità. Hitler parla come un veggente. Egli si era fabbricata una mistica biologica o, se si preferisce, una biologia mistica, la quale costituiva la base delle sue ispirazioni. Si era fabbricata una terminologia personale. "La strada falsa dello spirito" era l'abbandono da parte dell'uomo della sua vocazione divina. Raggiungere la "visione magica" gli sembrava lo scopo dell'evoluzione umana. Un professore di Monaco aveva scritto alcuni saggi aspri e singolari sul mondo primitivo, sulla formazione delle leggende, sull'interpretazione dei sogni presso le moltitudini delle prime età, sulle loro conoscenze intuitive e una specie di potenza trascendentale che esse avrebbero usato per modificare le leggi naturali. La specie umana era sottoposta sin dall'origine a una mirabile esperienza ciclica. Il periodo solare dell'uomo si avviava al proprio termine: già si poteva riconoscere nei primi esempi di superuomini, la nuova specie che avrebbe sostituito l'umanità invecchiata. Secondo l'immortale saggezza dei popoli nordici, il mondo avrebbe dovuto continuamente ringiovanire e i solstizi "raffiguravano nella vecchia mitologia il ritmo vitale". Hitler credeva veramente a questa iniziazione ai misteri? O non era invece questo uno dei mezzi della sua propaganda? Egli si abbandonava a simili vaticini soltanto dinanzi a un numero ristretto di persone, spesso donne. Si può chiedersi in ogni modo come mai questo rivoluzionario, questo uomo d'azione potesse trastullarsi in quelle cantafere. Ciò che non è dubbio è che egli si ritiene un profeta, il compito del quale supera di cento cubiti quello di uno statista. Nessun dubbio che egli si considera seriamente come l'annunciatore di una nuova umanità. Il terzo brano: Hitler è pazzo? Tutti coloro che hanno avuto l'opportunità di avvicinarlo si sono certamente posta questa domanda. È spaventoso pensare che è un pazzo che governa la Germania e ha lanciato il mondo nella guerra. Ma come accade che un gran numero di visitatori vadano in estasi appena vedono Hitler e vivano da allora nella adorazione del suo genio dominatore? Quale attrazione avevano allora subito quelle persone per non parlare che balbettando di ciò che avevano provato? È un uomo qualunque e volgare. Come può egli agire così sui suoi visitatori? Si è costretti a pensare ai medium. Per la maggior parte del tempo sono persone comuni, da nulla. Improvvisamente scendono in essi come dal cielo alcune facoltà che li elevano molto al di sopra del valore medio. Queste facoltà sono estranee alla loro normale personalità. Sono visitatori provenienti da un altro piano. Il medium ne è posseduto. Liberato da questo demone, egli ripiomba nel mediocre. Così avviene che incontestabilmente alcune forze invadono Hitler, forze quasi infernali, delle quali il corpo chiamato Hitler è soltanto l'involucro provvisorio. Si può capire come espressioni di questo tipo abbiano fatto dubitare del valore di testimonianza del libro. Ma esse non sono che l'interpretazione specularmente negativa di quanto Evola (citato nel quarto capitolo) espone in forma di apprezzamento. Sappiamo dai primi capitoli che Hitler non si era "fabbricata una terminologia personale", ma adottava quella le cui fonti sono state descritte. Tra il gruppo di intellettuali aventi quelle convinzioni, egli disponeva di speciali caratteristiche (che si possono anche definire di tipo medianico), che lo avevano portato alla leadership.
Questa leadership appare demoniaca a Rauschning, disperata a Thyssen, pericolosa a molti generali, quando nel 1937 traccia la via che porterà alla guerra. Quando soprattutto appare inevitabile quel conflitto con l'Inghilterra57 da Hitler escluso (anche in molte sue frasi che Rauschning cita) che aggiungendosi a quello ad oriente avrebbe portato alla sconfitta. E lo stesso gruppo dirigente - come emerge dalle allegorie di Jünger e di Schmitt - avverte che sta per affrontare una prova difficile e rischiosa. È probabile che Hitler, condizionato da una ininterrotta serie di successi anche nelle situazioni meno favorevoli, abbia sopravvalutato nel 1939 le sue doti di intuizione. A questo quasi certamente è dovuto il dibattito prima e il contrasto poi nel vertice della cultura esoterica. È in questi termini che si può leggere una situazione che apparirebbe invece inesplicabile adottando altre categorie interpretative, alle quali appunto Evola si riferisce: Si è parlato di "Superiori sconosciuti" i quali avrebbero suscitato il movimento nazista e si sarebbero serviti di Hitler come di un loro medium. Non è chiaro tuttavia per quali fini lo avrebbero fatto, a giudicare dai risultati, ossia dalle conseguenze catastrofiche che ha avuto, sia pure indirettamente, il nazionalsocialismo per l'Europa; si dovrebbe pensare a fini oscuri e distruttivi, il che andrebbe incontro alla tesi di coloro che vorrebbero riportare il lato occulto di tutto quel movimento a ciò che Guénon chiamerebbe la "contro-iniziazione".
Ma dagli autori francesi è stata avanzata anche un'altra tesi, cioè che il medium Hitler a un dato momento si sarebbe emancipato dai "Superiori sconosciuti" e che da allora il movimento avrebbe preso una direzione fatale. Ma allora bisognerebbe dire che cedesti superiori occulti avevano invero facoltà di preveggenza e poteri ben limitati per non saper bloccare colui che avevano usato come un loro medium. La realtà è più semplice. I leader nazisti formatisi nella cultura esoterica si ritenevano in possesso di doti particolari e ammettevano che Hitler ne fosse fornito in misura più elevata.
Ma le valutazioni erano confrontabili. I suoi successi indussero Hitler, a partire dal 1937, a ritenersi pressoché infallibile. Accade anche ad altri dittatori di successo, ma nel nazismo esoterico ciò poteva essere valutato in termini di maggiore o minore iniziazione, di come andasse gestita l'antica sapienza recuperata. Ciò è chiaramente leggibile nel libro di Junger e traspare dagli scritti allegorici di Schmitt, oltre che dai timori dei conservatori non esoterici.
Hitler riuscì a imporre il suo punto di vista. Ritenne che l'Inghilterra non sarebbe intervenuta in difesa della Polonia e iniziò la guerra. Oltre alle sue convinzioni iniziatiche, ragionava anche sulla base di premesse politiche normali, che però risultarono errate.

Capitolo VIII - Volo in Inghilterra

I rapporti tra Germania e Inghilterra possono essere visti in termini di "mito ariano" (con le sue implicazioni esoteriche) e in termini di politica di potenza. Sotto il primo profilo, Poliakov osserva che "il social-darwinismo poteva essere ben combinato con l'idea germano-ariana, detta anche teoria delle origini teutoniche". E aggiunge: A chi attribuire la vittoria definitiva? Uno storico inglese, J. A. Cramb (1862-1913), che idealizzava la patria e la guerra come tanti altri intellettuali europei della sua generazione, prediceva una tragica lotta finale tra le due ramificazioni del gerrnanesimo, sotto gli occhi del vecchio dio dei Teutoni, che contemplava serenamente "i suoi figli preferiti, gli inglesi e i tedeschi", impegnati in una guerra mortale. La teutonomania del suo illustre predecessore, Edward A. Freeman, riteneva che "se tutti i Teutoni sono nostri vicini, nessun ariano d'Europa è molto lontano da noi"! Si potrebbe anche ricordare il popolare psicologo inglese William Mac Dougall (1871-1938), lodatore della "grande razza nordica".
Ma a conti fatti, ancor più rappresentativa della mentalità britannica era la retorica di un Joseph Chamberlain che, rifiutando di riconoscere una precedenza qualsiasi ai Teutoni, preconizzava un'alleanza da pari a pari fra "le due razze anglo-sassoni" e la "razza teutonica". La Germania del Kaiser tentò di realizzare una alleanza da pari a pari con l'Inghilterra, senza riferimento agli Stati Uniti. Era implicito allora che chi dominava in Europa dominava nel mondo. Ma l'Inghilterra del 1914 rifiutava questo tipo di alleanza. Era ferma alla concezione che nessuna singola potenza dovesse prevalere sul continente. La geopolitica di Mackinder insegnava che questa situazione sarebbe stata il preludio al declino dell'impero britannico. Se tuttavia questa era l'impostazione di fondo, non tutta la classe politica era concorde sulla necessità di uno scontro immediato con la Germania. Dall'immensa storiografia sulle origini del primo conflitto mondiale emergono tre dati utili per la presente interpretazione: 1) quello della Germania non era tanto un "assalto al potere mondiale" secondo la nota tesi di Fischer, quanto un assalto al condominio mondiale; 2) l'Inghilterra rifiutava alla Germania il condominio, ma esitava di fronte al rischio di un conflitto di immense proporzioni; 3) il sovrano inglese coi suoi messaggi al Kaiser contribuì a far ritenere che la famiglia reale non fosse per la guerra; 4) l'invasione tedesca del Belgio per penetrare in Francia e controllare l'accesso alla Manica fu decisiva per determinare l'intervento inglese.
Questi precedenti erano ben noti al vertice nazista, che riprende il progetto del condominio sulla base del Lebensraum, del Grossraum euro-asiatico, come premessa alla costruzione di una nuova umanità. L'idea base è che ora l'Inghilterra potrebbe accettare ciò che rifiutò nel 1914, perché vi è sulla scena mondiale un elemento nuovo, l'Urss, ritenuta il centro della promozione del comunismo su scala mondiale. La storiografia di destra sostiene che Hitler non avrebbe avanzato ulteriori rivendicazioni in Europa dopo Danzica e il corridoio e che le democrazie occidentali colsero l'ultima occasione per scatenare la guerra contro la Germania, presentandola come una difesa contro l'aggressione totalitaria. In realtà, il vertice nazista mirava al controllo dell'intero continente. Si può anche paragonare questa impostazione alla dottrina di Monroe, come Schwab che la attribuisce a Schmitt nei termini indicati, se si ritiene che in realtà tale dottrina sancisca il predominio degli Stati Uniti in tutto l'emisfero. In ogni caso, dopo la Polonia Hitler avrebbe premuto sulla Francia, nella convinzione che se l'Inghilterra si fosse rassegnata per Danzica, forse avrebbe subito anche la rivendicazione dell'Alsazia e della Lorena.
Ma il timore dell'espansione comunista con epicentro l'Urss era tale da poter indurre l'Inghilterra ad accettare un'Europa tedesca come baluardo contro l'Est? È da escludere che questa fosse la posizione dei laburisti e dei liberali. Poteva essere il punto di vista di settori del partito conservatore e anche dell'aristocrazia britannica, forse fino alla famiglia reale. Questi sono notoriamente i settori della società inglese sui quali puntava Hitler.
Ma vi è un altro e meno noto aspetto. Se si suppone che le associazioni esoteriche del tipo della Golden Dawn abbiano continuato ad esistere, benché prive di peso politico, anche negli anni Trenta, uomini cresciuti nella cultura dell'esoterismo potevano ritenere di avere interlocutori organizzati condividenti una comune impostazione. Crawley che lascia l'Inghilterra nel 1914 (quando scoppia il conflitto tra i due rami ariani) e vi torna nel 1932 (quando Hitler prepara una guerra all'Est sulla base di una possibile intesa con l'Inghilterra) è un indizio da tenere costantemente presente.
Sotto questo profilo è di grande importanza una valutazione del ruolo di Churchill. Si tratta di un conservatore con tratti reazionari, che nel 1926 voleva impiegare l'esercito contro gli scioperanti. È convinto che la democrazia rappresentativa sia la forma di governo ideale per i popoli di lingua inglese, ma poco esportabile e per nulla adatta ad alcuni popoli come l'italiano: da qui l'ammirazione per Mussolini (scrisse articoli per il "Popolo d'Italia" nel 1927) sino al patto con Hitler, ammirazione che ha fatto parlare di compromettenti carteggi. Anticomunista convinto, infine, Churchill poteva essere tra i più sensibili all'impostazione hitleriana: intesa con l'Inghilterra per il "Drang nach Osten".
Invece Churchill è il più intransigente oppositore di ogni politica di intesa con la Germania nazista. La osteggia con una ostinazione che ne farà agli occhi di Hitler un nemico personale che ingiuria e disprezza. Si può supporre che Churchill abbia motivi particolari per ritenere impossibile qualsiasi intesa, che invece l'ala più reazionaria del partito conservatore riteneva possibile. Il futuro premier avvertiva che il nazismo era qualcosa di più di un sistema politico. Aveva obiettivi non negoziabili. E forse aveva punti di riferimento in Inghilterra tra gli eredi e i continuatori delle società esoteriche, diffuse in ceti superiori che Churchill bene conosceva. È in questo quadro che si può spiegare il suo comportamento nel caso Hess, che fece di tutto per gestire in modo che non se ne avvertisse l'autentica portata, che avrebbe potuto compromettere personalità inglesi non di secondo piano.
Churchill dunque fu un oppositore intransigente della politica di "appeasement", anche se non poteva ignorare le difficoltà effettive della politica estera inglese, quali sono state descritte con precisione nella più recente opera dello storico tedesco Andreas Hillgruber.
Questi ha una posizione vicina a quella dello storico inglese Taylor, il quale, oltre a negare che il fine di Hitler fosse un dominio globale, sostiene che il Führer poteva ritenere che l'atteggiamento oscillante dell'Inghilterra esprimesse l'intenzione di evitare a ogni costo un conflitto. A sua volta Hillgruber ritiene incerta la politica estera inglese negli anni Trenta, combattuta tra un accordo con Hitler, l'avvicinamento all'Urss o l'alleanza con gli Stati Uniti che avrebbe comportato il declino dell'impero. Quest'ultima scelta, alla fine adottata allo scoppio della guerra, era probabilmente la più vicina all'impostazione di Churchill (che però riteneva di poter salvare almeno in parte l'impero), che concepiva i "popoli di lingua inglese" come una entità tale da poterne scrivere da autore la comune storia. Qui importa rilevare che la politica inglese fu a lungo incerta, che l'ultraconservatore Churchill divenne il campione della crociata anti-hitleriana perché non ebbe mai esitazioni nel bandirla e che lo fece sia perché capiva che Hitler aveva progetti non negoziabili, sia perché riteneva che questi progetti si fondassero su una impostazione culturale non priva di punti di riferimento nella stessa Inghilterra.
Lo statista britannico aggiunge quindi un'altra tessera al mosaico di indizi sulla cultura esoterica nazista e sulla speranza hitleriana che essa gli potesse fornire interlocutori nel Regno Unito. Il Führer si riservava di giocare questa carta insieme o in alternativa a quella antibolscevica. Alla vigilia dell'attacco alla Polonia stipulò con l'Urss il patto di non aggressione, fondato anche sulle premesse di cui si è detto (Stalin patriota russo liberato dalle influenze ebraiche), sperando che l'Inghilterra, priva del possibile alleato orientale, rinunciasse anche per questo alla guerra. Ma il calcolo era errato come lo fu nel 1914.
Sconfitta la Polonia, rinviata per tutto l'inverno ogni iniziativa in Occidente, a seguito delle esitazioni dell'esercito, Hitler rinnova offerte di pace sino all'inizio delle campagne in Norvegia e in Francia. Durante quest'ultima, gli storici ancora discutono se l'arresto dei carri armati tedeschi davanti a Dunkerque fu una pausa necessaria imposta dal precedente rapido ritmo delle operazioni oppure una decisione volta ad acquisire simpatie in Inghilterra, permettendo l'evacuazione del corpo di spedizione. Il maggior storico militare inglese, Basii Liddell Hart, non esclude che "l'ordine di arresto non era stato impartito per ragioni esclusivamente militari e che anzi rientrava nel quadro di un piano politico mirante a spianare la via al raggiungimento della pace. Lasciando che il corpo di spedizione si mettesse in salvo, Hitler sperava di riconciliarsi con gli inglesi". È una tesi che si può discutere. Ma, sconfitta la Francia, il vertice nazista prepara l'invasione dell'Inghilterra, l'operazione definita Leone marino. La premessa è la conquista del dominio dell'aria. Ma l'insuccesso nella battaglia d'Inghilterra rende impossibile l'iniziativa. L'ipotesi della storiografia di destra di una decisione determinata dal timore di un attacco sovietico non è suffragata da alcuna prova o semplice indizio. Il 12 ottobre 1940 (compleanno di Crowley) vengono sospesi i preparativi per l'operazione. Il 18 dicembre (dopo inutili colloqui con Molotov in novembre per un possibile ampliamento dell'intesa russo-tedesca) Hitler firma l'ordine n. 21 (operazione Barbarossa) per l'attacco all'Est. Si profila la temuta guerra su due fronti. È in questo quadro che viene intrapreso un nuovo e più sensazionale tentativo per raggiungere una intesa preventiva con l'Inghilterra.
Ha probabilmente luogo un nuovo dibattito nell'ambito del vertice influenzato dalla cultura esoterica. È come conseguenza di questo confronto che nasce l'idea del volo di Hess, dopo che altre vie si erano rivelate impraticabili. Va tenuto presente che anche durante la progettazione dell'invasione l'idea fondamentale era di "costringere con la forza l'Inghilterra alla pace". Hitler avrebbe invaso l'isola se ne fosse stato in grado. Ma risultandogli impossibile, esercitò nell'autunno 1940 una forte pressione militare per ottenere un'intesa. Ripeterà l'iniziativa mentre Hess è in Inghilterra nel maggio 1941. Gli storici discutono se il Vertreter partì con o senza il consenso di Hitler e guadagna terreno la prima tesi. Si può andare oltre: partì dopo un dibattito e col consenso di tutto il vertice di estrazione esoterica.
L'operazione fu coperta con una massiccia operazione di disinformazione, che Göbbels ignorava. Per favorire l'offerta di pace, la Germania sviluppò un'offensiva nel Mediterraneo e lasciò intendere di essere pronta a vibrare un duro colpo all'Inghilterra nel Medio Oriente.
Il "mistero" di Hess è nei colloqui che egli ebbe in questo periodo con le informazioni che ne ebbe il vertice nazista. È possibile che esso si sia illuso che i contatti fossero in corso, che una volta sospesa l'offensiva mediterraneo-mediorientale e scattato il piano Barbarossa, le influenti personalità disposte a un compromesso facessero sentire la loro voce a Londra. Fu un errore come quello dell'agosto 1939.
Questa interpretazione va collegata a quella relativa a quell'anno. È possibile che una parte del vertice (Hess, gli Haushofer, Darre) subordinasse l'attacco all'Est a precise garanzie di pace all'Ovest. Un'altra parte (Rosenberg, Himmler, Frank, più prudente lo stesso Hitler) forse riteneva che, sulla base di affidamenti incerti, fosse decisivo procedere all'attacco all'Urss, per mettere in movimento i fautori del compromesso in Inghilterra. È su questo punto che, caduta ogni speranza a Ovest, gli Haushofer ritengono perduta la partita della guerra dopo le sconfitte in Russia e tentano un'altra via d'uscita attraverso una intesa di Albrecht con settori dell'esercito per sostituire Hitler. E si arriva alla situazione ipotizzata da Jünger nel 1939: congiura e catastrofe.
Occorre dunque raccogliere tutti gli indizi di questo corso degli eventi attraverso l'esame del rapporto tra Hitler e il "problema Inghilterra" attraverso lo storico classico che è il migliore per quanto concerne la strategia militare del Terzo Reich e che è molto lontano dall'ipotesi qui presentata. Scrive Hillgruber: Al settembre del 1940 datano gli inizi di quel progetto Hess-Haushofer, le cui origini non sono state ancora completamente spiegate, ma che è stato totalmente chiarito da nuovi studi per quel che riguarda gli scopi. Esso si proponeva di cercare nuove possibilità di contatto in Gran Bretagna. [...] Tutto iniziò col colloquio tra Hess e Albrecht Haushofer 1'8 settembre 1940, cioè nel momento in cui la lotta aerea per l'Inghilterra era al culmine.
Questo incontro, che Haushofer riassunse nel memorandum intitolato Esistono ancora delle possibilità per una pace anglo-tedesca7 venne aperto da Hess con la discussione del problema, secondo Hitler, decisivo. Haushofer scrive: "Fui subito interrogato sulle possibilità di trasmettere il serio desiderio di pace di Hitler a personalità britanniche di rilievo. Ci si rendeva conto che un proseguimento del conflitto avrebbe significato il suicidio della razza bianca [...]". Il Führer non aveva voluto l'annientamento dell'impero britannico e non lo voleva neanche adesso. Che in Inghilterra non ci fosse nessuno disposto alla pace? Haushofer pensava di poter vedere qualche possibilità di collegamento, anche se minima, con l'inviato britannico in Ungheria, O'Malley, con sir Samuel Hoare [ambasciatore a Madrid], con l'ambasciatore britannico a Washington, lord Lothian, e infine, quale ultima chance, con il "giovane duca di Hamilton, che aveva accesso in qualsiasi momento presso le personalità importanti di Londra, anche Churchill e il re".
Dalle ricerche svolte da Haushofer nelle settimane successive risultò che rimaneva aperta solo la via offerta dal duca di Hamilton. Haushofer gli scrisse una lettera il 22 settembre, nella quale proponeva un incontro a Lisbona. Lo scritto raggiunse effettivamente il duca, ma Hess ne dubitò, dato che non ebbe risposta. In seguito prese la decisione di incaricarsi lui stesso della missione e iniziò a preparare il volo nel tardo autunno del 1940 [ricordando di aver conosciuto fuggevolmente il duca alle Olimpiadi di Berlino del 1936].
Hess effettuò il volo il 10 maggio 1941 e Hillgruber ne parla così: Dobbiamo ancora soffermarci brevemente sulla questione se il volo [...] avesse qualcosa a che fare con i preparativi di Hitler per l'attacco all'Unione Sovietica. Non ci sarà comunque possibile risolvere con assoluta sicurezza questo problema. Si trattò propriamente di un'azione politica, oppure semplicemente della decisione autonoma di un uomo stravagante? Se il piano e la attuazione della "missione" di Hess già parvero fantastici ai contemporanei e ancor più lo appaiono allo storico guardando in retrospettiva, prima di rispondere semplicemente in maniera affermativa alla seconda tesi, si deve fare la seguente osservazione: stile e metodo - anche se ciò, dal punto di vista della comune diplomazia e delle "normali" prese di contatto segrete, deve apparire assurdo - corrispondono esattamente all'idea che Hitler aveva delle missioni particolarmente importanti. [...] anche l'osservazione fatta da Hess a Kirkpatrick, secondo cui un'"unione" anglo-tedesca "sarebbe stata poi tanto potente da poter senza rischi spingere da una parte gli americani", corrispondeva a un'idea cara a Hitler. [... Hess aveva] intenzione di prendere contatto con i probabili rappresentanti di un futuro "gabinetto post-Churchill", poiché Hitler considerava escluso un "compromesso" con Churchill. Perciò [...] è piuttosto grande la probabilità che Hess intraprendesse questo volo per incarico di Hitler, anche se è dubbio che a Hitler fosse nota la data esatta del decollo. Il fatto che Hess durante i ripetuti interrogatori cui fu sottoposto da Kirkpatrick e da Lord Simon rimanesse coerente nell'affermare che non c'era alcun piano tedesco d'attacco all'Unione Sovietica, benché egli ne fosse al corrente, conferma del pari l'ipotesi che agisse secondo gli ordini. D'altra parte non è da escludere che Hess, a causa della predisposizione psichica e della lunga e stretta vicinanza a Hitler e della conoscenza dei suoi assiomi in politica estera, credesse di agire in tacito accordo con Hitler senza che questi avesse impartito un "ordine" nel senso comune della parola. Questa ricostruzione pone due problemi evidentissimi: l'assoluta inadeguatezza degli interlocutori inglesi per una iniziativa che impegnava il numero due del partito e il numero tre nell'ordine di successione al Führer (dopo Göring); l'assoluta incredibilità del fatto che Hess neghi il piano di attacco all'Urss, già noto ai servizi segreti inglesi e a Churchill. È da queste due incongruenze che occorre partire per integrare la ricostruzione.
Si è detto che la decisione del volo è la conseguenza di un dibattito nel vertice di formazione esoterica. Ma il "problema Inghilterra" è di tale rilievo che intervengono anche Göring e von Ribbentrop, che non appartengono alla cerchia ristretta dei tempi della Thule.
Il maresciallo elabora un piano di pace con Albert Plesman, direttore della compagnia aerea olandese Klm, nel luglio 1940. Hitler blocca l'iniziativa, che evidentemente è riservata alla cerchia ristretta. Il pur realista von Ribbentrop va oltre e pensa a un progetto in relazione alla casa regnante inglese: Il duca di Windsor, dopo l'armistizio franco-tedesco, dalla sua residenza fissa nel sud della Francia, si era recato in Portogallo, passando per la Spagna, e qui vi stava considerando se accettare la carica di governatore delle Bahama, conferitagli dal governo britannico.
Ribbentrop, in un piano che aveva del fantastico, progettò di far intervenire il servizio segreto politico dell'Sd per convincere il duca a tornare in Spagna per fungere in qualche modo da intermediario tra Hitler e i circoli pacifisti in Gran Bretagna. Presumibilmente quale obiettivo a lunga scadenza, però, egli sperava di poterlo considerare, dopo l'eventuale abdicazione di Giorgio VI, di nuovo re di una Gran Bretagna legata da "collaborazione" alla Germania. Questo piano crollò completamente con la partenza del duca per le Bahama l'1 agosto. Se von Ribbentrop pensa a un piano "fantastico", è perché avverte quali fantasie aleggino nella cerchia esoterica. Il duca di Windsor era uri ammiratore di Hitler, che aveva visitato al "nido d'aquila". La carica inopinatamente offertagli a quattro anni dall'abdicazione riflette anche la preoccupazione di allontanarlo dall'Europa, date le sue ben note convinzioni politiche. L'episodio riflette la speranza del vertice nazista di formazione esoterica di arrivare in qualche modo a interessare la famiglia reale inglese a un progetto di intesa con la Germania per la gloria della razza bianca. Si può spiegare così l'interesse per lord Hamilton "che aveva accesso in qualsiasi momento presso il re", essendo gran maestro di corte, mentre non aveva alcun senso la sua possibilità di essere a contatto con Churchill, se proprio il premier era l'uomo da sostituire per giungere alla pace.
Ci si avvicina così al vero problema: con quali personalità, oltre al duca di Hamilton, Hess e gli Haushofer pensavano di entrare in contatto per avviare trattative e in base a quali precedenti rapporti che non fossero incontri casuali alle Olimpiadi? Le vicende narrate nei primi capitoli consentono di avanzare un'ipotesi che rende comprensibile una vicenda decisiva del conflitto e che rimane un enigma: continuano a esserci gli eredi delle società esoteriche del tipo della Golden Dawn, appartenenti all'alta società che hanno rapporti con mèmbri della famiglia reale sin dai giorni di Jack lo squartatore, che hanno argomenti per far valere l'opportunità di non portare al suicidio la razza bianca, di svolgere un ruolo che "Georgy" aveva intuito sin dal tragico luglio del 1914 trattando con la Germania, tanto più che essa - questo è il secondo punto da sottolineare - sta per muovere all'attacco dell'Urss per allontanare definitivamente dall'Europa lo spettro del comunismo.
Questa è l'impostazione culturale che influenza il processo decisionale del gruppo attorno a Hitler nel maggio 1941.È un punto di vista errato, che sopravvaluta il possibile ruolo degli eredi della Golden Dawn (che pure esistono), ma che rende comprensibile quello che avviene il 10 maggio e le settimane seguenti, allorché Hess prende probabilmente altri contatti oltre a quelli ufficialmente ammessi e mentre il Terzo Reich sviluppa un'offensiva contro l'Inghilterra nel Mediterraneo con possibile obiettivo il Medio Oriente che ha lo scopo di accompagnare - come nel 1940 - con una forte pressione militare l'offerta di una pace e di un'intesa che salverebbero l'impero. Il tentativo fallisce, ma è di portata tale da gettare una luce molto chiara sulle componenti di cultura esoterica che influenzano tanto fortemente il vertice nazista e che questa volta emergono con chiarezza.
Sappiamo che Karl Haushofer non è solo un professore di geografia che lascia la cattedra di Monaco nel 1939 (nell'anno del primo dibattito registrato nel capitolo precedente). Anche se, come di consueto, non viene indicata la fonte (probabilmente l'ambiente di Gurdjieff), si asserisce che è anche "il generale che nel 1914 si fa notare per uno straordinario potere di predire gli avvenimenti: ore d'attacco del nemico, punti di caduta dei proiettili, tempeste, cambiamenti politici in paesi di cui non sa nulla". Queste supposte doti di preveggenza si intersecano con la fede nell'astrologia di Hess e si sono visti alcuni sviluppi di questa materia nella Germania nazista nelle oscillazioni tra l'essere bandita e l'essere praticata solo con l'autorizzazione statale. Dopo il 1934 "cessò ogni riferimento all'oroscopo di Hitler. Il veto fu esteso anche agli oroscopi degli altri capi nazisti e a ogni genere di speculazione astrologica che riguardasse il Terzo Reich". Ma ancora nel settembre 1936 funzionar! del partito presero parte al congresso di astrologia al quale giunse un telegramma di auguri di Hitler cui era stato inviato un saluto. Fu invece vietato il congresso del 1937 (l'anno del preannuncio della guerra, dei dubbi di Thyssen e di Rauschning), nel quale fu soppressa anche la sezione tedesca della società teosofica.
Cessarono le pubblicazioni "Ein Blick in die Zukunft" di Elsbeth Ebertin e "Die Astrologie" di Wilhelm Becker. Nel 1938 cessò di uscire anche "Zenit".
È evidente il nesso tra queste restrizioni e la preparazione del conflitto. Ma attorno a Hess gli astrologi continuano a lavorare, mentre Haushofer lo ispira coi suoi sogni preveggenti, secondo quanto avrebbe dichiarato durante la detenzione a Norimberga e anche a sua moglie. Gli astrologi che avevano "letto nelle stelle che egli era predestinato a realizzare la pace" programmano anche il volo del 10 maggio e il comunicato ufficiale dopo il suo arrivo in Scozia ci illumina su tutto un ambiente dell'esoterismo nazista.
Il primo comunicato emesso la sera del 12 maggio asseriva che il camerata Rudolf Hess, al quale il Führer in considerazione di una malattia che lo affliggeva da anni, aveva proibito nel modo più severo qualunque attività aviatoria, partiva da Augsburg per un volo dal quale sino ad oggi non ha più fatto ritorno. Lo stile confuso di una lettera da lui lasciata mostra purtroppo le tracce di un'alienazione mentale che fa temere che il camerata Hess sia stato vittima di un accesso di follia.
Il secondo comunicato, del 13 maggio, precisa che Hess era da anni fisicamente molto sofferente, aveva dovuto e voluto in questi ultimi tempi sottoporsi alle cure più diverse ricorrendo fra l'altro ai magnetisti e agli astrologi. Si tenterà di chiarire sino a che punto tali persone sono responsabili dello squilibrio mentale che lo ha deciso a compiere questo disperato passo. Ma si può anche pensare che da parte inglese si sia scientemente teso a Hess un tranello nel quale egli è caduto. Egli era perseguitato da idee fisse. Conosceva più di tutti le numerose proposte di pace venute dal più profondo del cuore del Führer. Sembra che egli immaginasse di poter impedire con un sacrificio personale uno sviluppo delle cose che, secondo lui, avrebbe portato alla totale distruzione dell'impero britannico. Egli non aveva nessuna chiara concezione di come avrebbe potuto realizzare il suo piano. Il partito deplora che un tale idealista sia stato vittima di una simile idea fissa.
Un terzo comunicato, del 14 maggio, precisa che: Hess riteneva di essere in grado di raggiungere di propria iniziativa una pace sulla base di mutui accordi tra Germania e Inghilterra. Non era naturalmente al corrente dei piani del supremo comando militare del Reich, che sono noti a una limitata cerchia di persone, ma sapeva d'altro canto abbastanza per arrivare alla convinzione che uno sbocco della guerra tedesco-inglese combattuta fino alle estreme conseguenze sarebbe sfociato in un annientamento e distruzione totale della Gran Bretagna. Churchill e la cricca che a lui fa capo, come ha scritto lo stesso Hess, "è la sola e unica che perturba e impedisce la pace del mondo". Egli riteneva possibile convincere l'Inghilterra della follia dei suoi attuali uomini di governo, sempre che gli fosse riuscito di chiarire ad alte personalità inglesi quella che era la reale situazione. E perciò particolarmente adatto a tale scopo egli riteneva dovesse essere lord Hamilton e faceva evidentemente assegnamento anche sulle sue conoscenze e influenze.
Questa presentazione della missione avrebbe dovuto convincere l'opinione pubblica tedesca delle deteriorate condizioni psichiche di Hess e nello stesso tempo era tanto vicina alla realtà per quanto concerne i contatti desiderati da costituire una sorta di messaggio.
Disponiamo inoltre della testimonianza di Speer sul come Hitler ricevette la notizia del volo: Nell'anticamera del Berghof trovai due aiutanti di Hess che dovevano consegnare a Hitler una lettera personale del loro capo. Hitler scese e fece chiamare uno dei due. Stavo per dare uno sguardo ai miei disegni quando esplose un urlo inumano, insensato, cui seguirono poi le parole: "Bormann! Presto! Dov'è Bormann?". E Bormann dovette stabilire collegamenti immediati con Göring, Ribbentrop, Göbbels e Himmler: Hitler non tardò a riacquistare il consueto dominio di sé. Ma gli rimase l'angoscioso dubbio che Churchill sfruttasse l'occasione per far credere agli alleati della Germania che si trattava di un abile sondaggio di pace. "Chi sarà disposto a credere che Hess è volato dalla parte del nemico di sua e non di mia iniziativa?". Si può ritenere che questa sia stata una sceneggiata volta a far credere che il Führer era sbalordito e furente e che nello stesso tempo si poteva pensare che egli fosse al corrente dell'iniziativa. La prima versione è accettata da Göbbels, il cui diario permette però di constatare il passaggio dalla preoccupazione iniziale allo stupore per il comportamento inglese.
13 maggio. Arrivano notizie terrificanti: Hess è partito con un aereo ed è disperso.
Dobbiamo presumere che sia morto. Il Führer è proprio sconvolto. Che spettacolo agli occhi del mondo: il suo sostituto affetto da disturbi mentali! Spaventoso e impensabile. 14 maggio. Un'altra giornata pazzesca. Finalmente una certezza: Hess è atterrato in Scozia con un paracadute. È stato arrestato. Una tragicommedia. Hess dice nelle lettere che intendeva andare in Inghilterra per rovesciare il governo Churchill con l'aiuto di lord Hamilton. Tutto questo è troppo stupido. Uno sciocco come questo era il sostituto del Führer. È quasi inconcepibile. Le sue lettere sono cosparse di teorie di occultismo mal digerito. Il professor Haushofer e la moglie di Hess sono stati la mente diabolica di tutta questa faccenda. Idiozie. E questo è uno dei governanti della Germania. Il Führer è assolutamente sconvolto. Nulla gli è stato risparmiato. La gente si domanda, a ragione, come mai uno stupido come questo potesse essere il vice del Führer. Ma Churchill ha poco da dire sui reali motivi. E Duff Cooper si è dimostrato di nuovo un dilettante. La tempesta è sul punto di scoppiare. Churchill ha fatto un discorso alla camera dei comuni. Ha parlato di un rapporto ufficiale inglese sul caso. 15 maggio. Il caso Hess ha causato danni spaventosi in patria, il tracollo è completo, il pubblico non riesce a capire che cosa sia successo. Un certo compiacimento tra i reazionari e nella Wehrmacht. All'estero l'effetto è indescrivibile.
Londra astutamente ci fa aspettare la sua dichiarazione ufficiale e così da libero corso a ogni bugia. Churchill si dimostra molto reticente. Una piccola buona notizia: ambienti ufficiali a Londra hanno detto che Hess voleva la pace, ma una pace basata sulla potenza tedesca. Il maggior pericolo è che gli inglesi si servano di lui per autenticare falsi rapporti su atrocità. Ma questo non è ancora successo. I rapporti da Londra sono un orrido miscuglio di bugie, scandali e verità. Il buon Hess viene usato in maniera impossibile da descrivere. La sua ingenuità infantile ci sta causando un danno incalcolabile. Una tragedia.
Hess è al centro dell'attenzione mondiale. È terribile oltre ogni immaginazione. 16 maggio.
L'affare Hess è sempre l'argomento principale, ma comincia lentamente a perdere il suo carattere drammatico. Comincio a rilassarmi un poco. Sembra che Londra non abbia avuto l'idea di pubblicare, semplicemente, dichiarazioni in nome di Hess, a sua insaputa. È questo il pericolo più grosso e più preoccupante per noi. Il solo pensarci mi fa rabbrividire.
Ma sembra che un angelo custode vegli su di noi. Abbiamo a che fare in Inghilterra con dilettanti stupidi. Che cosa avremmo fatto noi nel caso inverso! I veggenti tanto amati da Hess ora saranno messi sotto chiave. L'attacco a Est dovrebbe cominciare il 22 maggio. Ma questo dipenderà in gran parte dal tempo. 17 maggio. Il caso Hess sta perdendo vigore.
Hamilton, che ha parlato con Hess, lo considera un pazzo. Le cerchie influenti di Londra e Washington spingono la gente a non sopravvalutare l'incidente. Londra è profondamente delusa che il caso abbia fatto tanto rumore per nulla. Dal nostro punto di vista, Duff Cooper vale tanto oro quanto pesa. La classe dirigente inglese è matura per il crollo. Hess aveva pianificato magnificamente tutta la cosa. Il suo aiutante aveva ordinato alla stazione radio di Saarbrücken di trasmettere per tutto il sabato sera: intendeva usarla per trovare la direzione. Uno sciocco, ma meticoloso. 18 maggio. Il caso Hess è ormai alla fine. Con tanta rapidità si svolgono le cose di questi tempi. 19 maggio. Il caso Hess è messo a tacere.
All'estero viene considerato una vittoria tedesca e una tremenda sconfitta per la propaganda inglese. Ed è esattamente così. Londra ha perduto una grande occasione. 20 maggio. Il caso Hess è chiuso davvero. I propagandisti nemici lanciano ancora qualche sporadico colpo. Noi rifiutiamo di reagire. La classe dirigente inglese non è matura per il crollo, anzi vincerà la guerra. Duff Cooper è un abile ministro della propaganda. Atrocità da denunciare non ne mancavano. Eppure Churchill è cauto, induce alla prudenza Washington, giungerà, come vedremo, ad apprezzare Hess. Lord Hamilton avalla la tesi della pazzia. Che cosa cambia in una sola settimana per cui Göbbels passa dalla disperazione alla euforia, sino a pensare che sia stato il suo disorientato ministero a sconfiggere quello rivale che merita solo disprezzo? È sufficiente concludere che "di questi tempi" tutto passa rapidamente? Evidentemente no.
Vi e una ipotesi che può spiegare il comportamento inglese e il fatto che ancora alla morte del Vertreter, nell'agosto 1987, i deputati laburisti abbiano chiesto invano che venissero resi noti tutti i documenti sul caso. Lo saranno, ma c'è da dubitare sin d'ora della loro completezza. Quale aspetto della vicenda non può essere reso noto, da dove deriva in Churchill una cautela che può essere sintomo di imbarazzo? La risposta può essere che Hamilton era solo un intermediario e ha fatto da intermediario. Hess ha parlato con altre persone, oltre che con quelle ufficialmente indicate. È stato ascoltato, gli si è lasciato credere che le sue offerte non cadevano nel vuoto. I suoi interlocutori sono tuttora ignoti.
L'insistenza con la quale si esclude che si sia parlato dell'Urss (l'invasione, ricorda Göbbels, era prevista dodici giorni dopo il volo) suggerisce che proprio questa questione è stata al centro dei colloqui. Mentre Hess proponeva la pace, Hitler attuava il piano di intensificazione della guerra contro l'Inghilterra messo a punto prima del volo, a partire dal 4 maggio. È la continuazione del tentativo di "costringere con la forza l'Inghilterra alla pace". Stupisce che proprio chi l'ha sottolineato, come Hillgruber, rilevi in una nota: La stessa notte (10-11 maggio) ebbe luogo l'ultima pesante incursione aerea su Londra prima dell'inizio dell'attacco tedesco all'Unione Sovietica. "Realisticamente" parlando, ciò non costituì una buona premessa per la missione di Hess, ma l'idea di "realismo" non si adatta all'intera impresa. Comunque Hitler recitò bene la parte del sorpreso di fronte ai suoi. L'impresa non era realistica per le premesse - trovare interlocutori in Inghilterra sopravvalutando la presenza dei continuatori ad alto livello della cultura esoterica - ma venne gestita abilmente ponendo l'Inghilterra di fronte al dilemma dell'intesa o di subire un attacco a fondo (che poi non ebbe luogo per la scelta del "Drang nach Osten"). L'attacco aereo era dunque un sostegno all'iniziativa. Esso va collegato in una cronologia che ne illumina il significato.
Il 4 maggio Hitler parla al Reichstag per esaltare le vittorie nei Balcani, elogia i combattenti greci "dal cui paese emersero i primi barlumi della bellezza" e attacca personalmente Churchill, "miserevole come politico non meno che come soldato e squallido come soldato non meno che come politico". Alla fine del discorso parla da solo con Hess per circa mezz'ora. La sera stessa parte per Gotenhafen, sul Baltico, per ispezionare le due più potenti corazzate tedesche, la Bismarck e la Tirpitz, che devono essere impiegate contro i convogli inglesi. Lo assicurano che sono inaffondabili salvo che da un attacco di sorpresa di aerosiluranti (in realtà, colpita dopo aver affondata la corazzata inglese Hood, la Bismarck sarà a sua volta affondata il 27 maggio). L'uscita della Bismarck è connessa all'intensificazione dell'offensiva contro l'Inghilterra dall'Atlantico del nord al Medio Oriente, di cui è un aspetto l'attacco aereo su Londra.
Esso non è una coincidenza, come non è una coincidenza che l'incontro tra Hitler e Darlan (il vice di Petain, il più anti-inglese tra i capi di Vichy) sia stato programmato al Berghof proprio per l'11 maggio: è il più deciso tentativo per indurre la Francia a schierarsi contro l'Inghilterra in un blocco continentale europeo, con importanti ripercussioni nel Medio Oriente, ove è in corso un conflitto tra Gran Bretagna e Iraq da quando ai primi d'aprile è tornato al governo l'indipendentista Rashid Ali el Kailani. Germania e Italia si accingono ad aiutare gli iracheni, mentre Rommel è attestato ai confini egiziani. Inglesi e gollisti stanno per invadere la Siria controllata da Vichy, prima che essa diventi una testa di ponte dell'Asse, che sta per occupare Creta e si proietta verso Cipro. È un momento difficilissimo per gli inglesi, il più difficile dopo Dunkerque, come emerge dalla narrazione dello stesso Churchill.
In una lettera a Roosevelt del 3 maggio 1941 egli scrive: Non dobbiamo essere troppo sicuri che la perdita dell'Egitto e del Medio Oriente non avrebbe gravi conseguenze. Peggiorerebbero certamente le condizioni e le difficoltà nell'Atlantico e nel Pacifico. Noi continueremo a batterci, ma la prego di ricordare che l'atteggiamento della Spagna, di Vichy, della Turchia e del Giappone potrebbe essere determinato dal risultato di questo teatro operativo. Non posso condividere l'opinione che la perdita dell'Egitto e del Medio Oriente costituirebbe un semplice preliminare a una guerra cosmica prolungata, coronata dal successo finale. Se tutta l'Europa, la maggior parte dell'Asia e dell'Africa dovessero, o in seguito a conquista o in seguito a un accordo strappato con la forza, diventare parte del sistema dell'Asse, una guerra condotta dalle Isole britanniche, dagli Stati Uniti, dal Canada e dall'Australia contro questa possente organizzazione sarebbe un'impresa ardua, lunga e snervante. Evidentemente il premier esagera le difficoltà della situazione per ottenere un più deciso sostegno americano. Ma si può concordare con Renzo De Felice su "quanto a Londra tra marzo e giugno del 1941 si fosse assillati dalla prospettiva di un collasso di tutto il sistema difensivo mediorientale (che si temeva potesse ripercuotersi sulla situazione indiana)". L'accurata analisi è però svolta in funzione della tesi del grave errore commesso da Hitler nel sottovalutare le grandi possibilità di un decisivo successo dell'Asse in quest'area in quel periodo. Qui interessa invece soprattutto rilevare che Hitler stava intensificando la pressione sulla Gran Bretagna in relazione alla missione di Hess. Probabilmente graduava gli sforzi a seconda della sua valutazione sulle possibilità di successo della missione per possibili notizie che gli pervenivano sui colloqui in corso in Inghilterra. Perciò è importante, nella cronologia, rilevare che i primi aerei tedeschi giungono in Iraq il 15 maggio e che alla vigilia dell'attacco a Creta (20 maggio) giunge dall'Inghilterra una strana notizia che Göbbels registra così in data 18 maggio: "A Glasgow è stata scoperta un'organizzazione nazionalsocialista. Non e molto grossa, ma comunque interessante come sintomo". È sorprendente che si parli di nazionalsocialisti in Scozia dove è atterrato Hess e che gli inglesi ne diano notizia proprio al culmino dell'interesse per il suo viaggio.
Non si sa nulla di nazisti in Scozia. Sarebbero interessanti ulteriori ricerche. Ma una possibile interpretazione è che la vera notizia consistesse nell'indicare che era stato stabilito un contatto per le vie previste (non con inesistenti nazisti scozzesi, ma con personalità delle società esoteriche) e che i colloqui proseguivano. Negli stessi giorni Hitler consulta alla Berghof Albrecht Haushofer e Hans Frank.
Si è visto che attraverso il luogotenente di Hess, Bormann (personaggio sul quale si tornerà), Hitler aveva subito convocati i leader non "esoterici" (Göring, von Ribbentrop, Göbbels) e tra questi il solo Himmler, la cui assenza avrebbe stupito date le sue funzioni.
Il Führer manifesta il suo sbigottimento ai non iniziati. Ma subito dopo (12 maggio) parla con Albrecht Haushofer. La versione ufficiale è che egli dovrebbe giustificarsi per quanto è accaduto. Ma emerge un'altra apparente coincidenza. Era stata concordata tra Hess e gli Haushofer una lettera per Hamilton (10 settembre 1940) che venne trasmessa il 19 attraverso una persona di fiducia degli Haushofer a Lisbona (mrs. Roberts) che era a contatto con agenti inglesi.
Proprio il 10 maggio 1941 Hamilton aveva scritto al ministero dell'aeronautica dal quale dipendeva come ufficiale (anche Hess arrivò in Scozia come ufficiale della Luftwaffe e come tale venne trattato durante la prigionia in Inghilterra), dicendosi disposto ad andare a Lisbona per incontrare Haushofer. Lo stesso giorno questi venne informato che l'ambasciatore inglese a Madrid, il già citato sir Samuel Hoare, avrebbe accettato un incontro esplorativo. La prima notizia è certa perché riferita dallo stesso Hamilton, la seconda dubbia. In ogni caso si parla di queste coincidenze per sostenere che se questi eventi si fossero verificati qualche ora prima, Hess non sarebbe partito, perché si sarebbero potuti stabilire contatti per vie meno avventurose.
Probabilmente è vero il contrario e non di coincidenze si tratta, ma di messaggi giunti tempestivamente e che costituivano non l'alternativa, ma la premessa al viaggio. Date, ore, documenti andrebbero ricontrollati in questa chiave; e allora il significato del 10 maggio apparirebbe chiaro: a Hess fu fatto credere che la via per stabilire contatti era aperta, che occorreva un interlocutore al massimo livello. Quando il primo comunicato tedesco parla di un possibile tranello teso dagli inglesi al Vertreter, intende parare le conseguenze di possibili indiscrezioni sui precedenti del viaggio: se Hess è partito, è per quello che gli inglesi gli hanno fatto credere. In realtà contatti erano stati avviati, erano stati presi e Haushofer giunge alla Berghof non per giustificarsi, ma per fare il punto sulla situazione.
Nello stesso senso va inteso il successivo arrivo di Hans Frank, strettamente legato a Hess sin dai tempi della Thule e uomo di punta del vertice esoterico. È importante rilevare che Hitler giunge alla Berghof proprio il 10 maggio e non la lascia più sino al 2 giugno, allorché parte per incontrare Mussolini al Brennero (fa eccezione una breve puntata a Monaco il 20-21 maggio, inizio dell'attacco a Creta). Si può pensare che il Führer stia tra i suoi monti in attesa di uno dei momenti di illuminazione circa quanto sta avvenendo con Hess in Inghilterra. Torna alla Berghof dal Brennero, vi si ferma fino ali'11 giugno, allorché riparte per Monaco e Berlino alla vigilia dell'attacco all'Urss: un mese intero per attendere tra le vette una svolta che non si è prodotta.
Intanto si esaurisce la fiacca resistenza dei francesi vichysti nella Siria, che passa agli anglo-gollisti, mentre era stata infranta a fine maggio quella ben più risoluta, ma senza speranza, degli iracheni. Rommel senza rinforzi è bloccato alla frontiera egiziana. Si può concludere con De Felice che se la situazione mediorientale non degenerò in un gravissimo scacco per gli inglesi, che avrebbe inciso assai pesantemente sul successivo corso della guerra nel Mediterraneo e anche in altri scacchieri, fu per un verso merito degli inglesi e, per un altro, colpa, per così dire, di Hitler. Merito degli inglesi e in primo luogo di Churchill fu di reagire con estrema prontezza ed energia. Se la reazione tedesca fosse stata maggiore e soprattutto più tempestiva, l'insufficienza delle forze britanniche disponibili per fronteggiarla sarebbe risultata subito evidente. Sicché, per dirla con Churchill, un pronto intervento di truppe aviotrasportate avrebbe "consegnato loro la Siria, l'Iraq e la Persia, con i loro preziosi campi petroliferi" e "la mano di Hitler avrebbe potuto stendersi molto lontano verso l'India e far cenni d'invito al Giappone". "Colpa" di Hitler fu di non essersi reso conto di tutta l'importanza dell'occasione che l'Asse aveva di "cogliere un grosso successo con poco rischio" o di avervi rinunciato per non procrastinare o indebolire l'attacco contro l'Unione Sovietica ed essersi quindi limitato ad un intervento tardivo e di modestissime proporzioni. Quella che De Felice definisce, tra virgolette, la "colpa" di Hitler, diviene "L'errore di Hitler" nel titolo di un capitolo di una recente storia della guerra navale nel Mediterraneo, con citazioni della valutazione dell'ammiraglio Cunningham, il prestigioso e sovente vittorioso comandante della flotta nel Mediterraneo: Nel pieno della strage (delle navi durante lo sgombero da Creta), sconvolto dalla progressiva distruzione della sua flotta, scrive il 30 maggio al Primo Lord del Mare: "Può darsi che l'Ammiragliato desideri effettuare un cambiamento. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni possono aver scosso la fiducia del personale della flotta nel mio comando": Creta perduta, la flotta di Alessandria in efficienza ridotta a una corazzata - il Queen Elizabeth - tre incrociatori e 17 cacciatorpediniere: tutto il resto in fondo al mare o danneggiato. "Qui siamo sull'orlo del precipizio" scriveva ai primi di giugno a Londra "perché stiamo perdendo la flotta, Malta, Cipro e l'Egitto a meno di non agire immediatamente". Ma l'ammiraglio non poteva sapere che il peggio era passato. Hitler, spaventato delle perdite subite a Creta (6.000 paracadutisti e 200 velivoli) e sempre più pressato dalle scadenze dell'offensiva contro l'Urss, abbandonò il Mediterraneo, che continuava a considerare teatro secondario di guerra. Disdisse quindi le progettate operazioni su Malta e Cipro, né pensò a rafforzare l'armata di Rommel. Gli aeroporti siciliani e greci si svuotarono dei velivoli tedeschi, richiamati tutti sul fronte russo. Hitler stava perdendo una grande occasione per mettere in ginocchio la Gran Bretagna. Ancora una volta si può considerare eccessiva l'enfasi drammatica di Churchill. Ma il pessimismo di Cunningham è significativo. Hitler sottovalutava il teatro mediterraneo, ma è difficile pensare che fosse spaventato delle perdite a Creta, insignificanti di fronte all'ecatombe che si preparava all'Est. Il Führer era dotato di un talento strategico che dimostrò ancora davanti a Mosca nella sconfitta d'inverno, quando riuscì sia pure ripiegando a tenere il fronte, contro il parere dello Stato maggiore, evitando una ritirata che avrebbe potuto essere disastrosa come quella di Napoleone nel 1812.
Quando si esaminano gli errori di Hitler, occorre dunque tenere conto del suo talento strategico e non valutarli troppo semplicisticamente. Lo sbaglio (o la "colpa") del giugno 1941 fu analogo a quello del settembre 1939 e ha la medesima origine. Hitler ritenne allora che l'Inghilterra non sarebbe intervenuta; ritenne di non aver del tutto errato, dato che gli dichiarò guerra, ma non la condusse seriamente per tutto l'inverno e sembrò disposta a impegnarsi più contro l'Urss in guerra con la Finlandia che contro la Germania. La guerra divenne vero conflitto solo con lo scontro sulla Norvegia. Analogamente, nel maggio-giugno 1941 Hitler ritenne di poter ottenere mano libera all'Est offrendo all'Inghilterra un accordo anche attraverso una forte pressione militare. Non intendeva colpire a fondo, ma raggiungere un'intesa. Allora come nel 1939 puntava sull'influenza di settori della società inglese legati alla cultura esoterica che era inferiore alla realtà. Ma mentre nel 1939 non ci sono prove di possibili contatti, nel 1941 se ne ha la certezza grazie alla missione di Hess. Egli ebbe colloqui che a Hitler parvero trattative. Non ebbero l'esito da lui sperato di un preventivo accordo prima dell'attacco all'Est. Ma ritenne che il fatto compiuto avrebbe potuto avere conseguenze analoghe a quelle del 1939: una finta guerra a occidente, che gli consentisse di impegnarsi su un solo fronte. Questo fu il calcolo errato. E lo si comprende meglio se si tiene conto del fatto che può avere la stessa origine un parallelo e sorprendente errore di Stalin.
Tutti gli storici concordano nel ritenere la diffidenza un tratto distintivo del carattere del leader georgiano. Lo fu nei confronti dei suoi compagni di partito come dei suoi alleati in guerra. Eppure in quel giugno 1941 non diffidò proprio di Hitler, nonostante le informazioni che ebbe da molte fonti, comprese quelle inglesi, sui preparativi dell'attacco. Anzi, proprio quanto stava accadendo in Inghilterra col viaggio di Hess, lo indusse a diffidare più degli inglesi che dei tedeschi, al punto di evitare ogni iniziativa che potesse creare problemi alle frontiere occidentali dell'Urss, compreso un del tutto giustificabile stato d'allarme alle forze armate di fronte agli evidenti preparativi germanici.
La possibile risposta è questa: in base alle sue informazioni, Stalin avvertiva che in Inghilterra stava accadendo qualcosa di strano, ma riteneva Hitler abbastanza un realista per non attaccare l'Urss senza essersi assicurato di non essere impegnato su due fronti, situazione che tutto il suo pensiero e la sua azione erano stati volti a evitare dal 1923 (Mein Kampf) al 1941. Stalin sapeva che l'accordo del 1939 era solo una tregua. Ma non pensava che il Terzo Reich avrebbe rotto la tregua - che gli giovava - senza prima essersi assicurato una copertura a occidente. Riteneva che Hitler non aveva questa garanzia e che quindi non avrebbe attaccato.
Due errori paralleli - quello di Hitler e quello di Stalin - la cui origine è comune: in Inghilterra sono in corso colloqui; questi colloqui non portano' a nulla di concreto, ma essi si sono comunque svolti. Poiché non hanno portato a nulla di concreto, Stalin ritiene che Hitler non attaccherà. Ma poiché si sono svolti, Hitler li ritiene una premessa sufficiente per attaccare e creare un fatto compiuto suscettibile dello sviluppo futuro che auspica da decenni: un'intesa con l'Inghilterra sulla base della creazione di un'Eurasia germanica alleata dell'impero britannico.
Questa interpretazione consente di spiegare alcuni fatti del maggio-giugno 1941 che, pur tenendo conto degli imponderabili della storia, appaiono alquanto sorprendenti: l'imbarazzo di Churchill proprio mentre mette in guardia Stalin contro Hitler, dicendogli la verità; un segreto gelosamente custodito (l'operazione Barbarossa) sul quale si hanno molte informazioni, comprese le chiacchiere di un alto funzionario tedesco ubriaco; l'intersecarsi di voci di pace e di intese russo-tedesche per dividersi il mondo, mentre la guerra sta per intensificarsi proprio per l'attacco tedesco all'Urss che, per Hitler, non era necessario proprio nel momento nel quale sarebbe stato possibile un successo decisivo nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, il quale avrebbe permesso al Terzo Reich di continuare la guerra col petrolio, con in mano forti pegni, coi rifornimenti alimentari garantiti dallo scrupoloso rispetto sovietico degli accordi stipulati. Infine le attività dei servizi segreti con Crawley collegato a quelli inglesi, con alti ufficiali tedeschi che fanno la spia per i sovietici, tanto ritengono pericoloso il piano globale di Hitler.
L'esame di tutti questi fattori deve comunque partire dalla tesi secondo cui il Führer attaccò l'Urss perché nel giugno 1941 non aveva altre alternative; tale considerazione non è convincente nonostante l'argomentazione in proposito del più autorevole storico della strategia militare di Hitler della quale si tratterà nel prossimo capitolo.

Capitolo IX - Dalla Mesopotamia al Volga

L'8 giugno, liquidata la resistenza irachena, truppe inglesi si impegnano a fondo in Siria insieme ai gollisti. Il 10 Hess conferisce con un membro del gabinetto inglese, il lord cancelliere sir John Simon. Il giorno successivo Hitler lascia Berchtesgaden: Churchill ha guadagnato abbastanza tempo per superare il momento più acuto della crisi in Medio Oriente, Hitler capisce che non può ottenere garanzie da Londra prima dell'attacco all'Est, che è irrevocabilmente deciso. Per capire quello che è accaduto nel frattempo sono utili le testimonianze parallele di Göbbels e del premier britannico.
L'ampia utilizzazione del diario del ministro della propaganda esige un chiarimento sulla validità di fonti di questo tipo. Soprattutto in un paese a forte controllo poliziesco come il Terzo Reich, anche i diari non manipolati successivamente contengono solo una parte del pensiero di chi li tiene. Inoltre è da escludere che in essi si tratti di quell'aspetto coperto della cultura di una parte della leadership che è l'influenza dell'esoterismo.
Si può considerare in proposito esemplare una frase del diario di Rosenberg: "Quello che oggi ho saputo non lo voglio scrivere, ma mai lo dimenticherò". Ma pur con queste cautele il diario di Göbbels, estraneo a quella cultura, ha un grado di attendibilità assai elevato per quanto riguarda i fatti specifici. Così si registra in data 23 maggio: "Bömer [un alto funzionario del suo ministero, N. d. R.] ha compiuto gravi indiscrezioni parlando in maniera assolutamente pazzesca. Temo di doverlo punire duramente. Tutto questo è dovuto agli eccessi nel bere". E il giorno dopo: "Bömer si è cacciato in una situazione estremamente spiacevole con le sue chiacchiere da ubriaco sulla Russia. Non so se sarò in grado di aiutarlo. Ho discusso la questione della Russia. Manderò Taubert [un alto funzionario, N. d. R.] come uomo di collegamento con Rosenberg. La Russia sarà divisa nelle parti che la costituiscono. Non tollereremo più un immenso monolito nell'Est. Il bolscevismo diventerà una cosa del passato". Era precisamente quello che Bömer aveva detto nel corso di un ricevimento: l'attacco all'Urss era imminente, Rosenberg avrebbe gestito i territori occupati. Un mese prima dell'offensiva (22 giugno), il piano Barbarossa veniva presentato pubblicamente da un alto funzionario che beveva troppo. Hess pazzo, Bömer alcolista; strani comportamenti dei leader della razza superiore, tanto strani da far pensare a una massiccia campagna di disinformazione collegata con la missione di Hess della quale - si è visto - il ministro della propaganda non conosce la portata. Quest'uomo di elevata intelligenza sembra disorientato; prima parla di "punire duramente" il suo funzionario; poi si chiede se potrà aiutarlo.
In seguito annota: "Il Führer ha deciso. Bömer sarà processato dal tribunale del popolo.
Me ne dispiace molto, ma non posso farci niente". E il 31 maggio. Ma il giorno dopo: "Risolto il caso Bömer in questa maniera: egli ha avuto una disputa e per tale motivo è stato mandato in licenza". E il 4 giugno: "Ultimo lavoro di Bömer: un rapporto sulle sue attività e su quelle del suo dipartimento fin dall'inizio della guerra: un eccellente lavoro, che fa rimpiangere ancora di più il suo doloroso destino. L'intera faccenda è veramente penosa". Più che penosa, appare incomprensibile, come l'evoluzione che Göbbels registra del caso Hess. Il caso Bömer che annuncia l'attacco all'Urss con un mese di anticipo fa pensare a un'ubriachezza tanto dubbia quanto la pazzia di Hess. È possibile che queste stranezze abbiano contribuito a disorientare il pur astuto Stalin sulle vere intenzioni di Hitler. Tanto più che è in corso una campagna di disinformazione, questa volta orchestrata proprio da Göbbels, che ce ne informa.
Lo stesso giorno (31 maggio), nel quale, dopo aver ordinato un'inchiesta della Gestapo sul caso, Hitler dispone il deferimento di Bömer al tribunale, si legge nel diario: L'operazione Barbarossa è in moto. Ora dobbiamo occuparci del primo grande inganno.
Poche persone soltanto ne conoscono il vero motivo. Io sono costretto a guidare l'intero ministero su una falsa pista, correndo personalmente il rischio di subire alla fine, quando tutto marcerà nella direzione opposta, una perdita di prestigio. Quattordici divisioni saranno trasportate verso l'Occidente. Il tema dell'invasione dell'Inghilterra verrà portato lentamente in primo piano. Faccio scrivere un articolo sull'argomento e comporre nuove fanfare. Le prossime settimane logoreranno molto i nervi. Gli altri ministri civili non hanno la minima idea di quanto sta per accadere. [E il 4 giugno]: Lanciamo volantini sull'Inghilterra. Per favorire la manovra d'inganno. L'invasione comincia già a ossessionare la stampa. Ma intanto (7 giugno): "Ieri: in tutto il mondo circolano voci di pace. Si sostiene che gli Usa non saranno in grado di dare un vero e consistente aiuto all'Inghilterra per almeno quattro anni. L'Inghilterra dovrà arrendersi in autunno". E il giorno dopo: "Roosevelt ha smentito le dicerie sulla pace in una maniera assolutamente insultante. Afferma che l'Inghilterra non pensa di arrendersi e che gli autori di queste voci siamo noi. La sua impertinenza è provocante. Gli diamo una discreta risposta nel servizio estero, mettiamo completamente in chiaro dove e quando sono sorte le voci mentre in patria passiamo il discorso sotto un silenzio sprezzante". Queste voci sono sorte perché Hess tratta in Inghilterra fino al 10 giugno. Non ottiene nulla, Hitler decide di attaccare egualmente all'Est, il 12 è a Berlino e Göbbels registra: Il mio articolo Creta come esempio è approvato dal Führer, con qualche piccola modifica.
Pochi tedeschi e il maggior numero possibile di stranieri dovrebbero leggerlo. Bisogna che l'ambasciata americana ne abbia una copia. In questo modo, raggiungerà Londra e la stampa mondiale velocemente. Lo pubblicheremo venerdì sull'edizione berlinese del "Völkischer Beobachter" e ne faremo sequestrare le copie quel giorno stesso alle tre del mattino. La farsa sarà recitata fino in fondo con assoluta precisione. Studio le misure preparate per l'Est. La squadra per l'Inghilterra viene lentamente dispersa. Un immenso piano è in atto e nessuno ne ha il minimo sentore. Il 13 giugno: L'argomento Russia sta ritornando di nuovo in primo piano. Il "Times" ha pubblicato un articolo molto sospettoso e sostanzialmente esatto. Ma questo non può più fare molto danno. Per controbattere, affermiamo di aver trovato una buona base per negoziare con Mosca. Questo ristabilirà la situazione. Tutti gli astrologi, gli antroposefi, i cultori di magnetismo sono stati arrestati e la loro attività è stata vietata. È stato confermato che il responsabile della diffusione dei rapporti pessimistici sulla posizione dell'Inghilterra, apparsi sulla stampa americana, è Winant [ambasciatore americano a Londra, N. d. R.]. Il giorno successivo: Il mio articolo agisce come una bomba. Le trasmissioni radio inglesi già sostengono che i nostri movimenti di truppe verso la Russia non sono altro che un bluff per nascondere i nostri piani d'invasione dell'Inghilterra. L'ambiente straniero delle informazioni è in completa confusione. Persino noi non sappiamo quasi quello che capita. Sembra che i russi non sospettino assolutamente nulla. Le nostre truppe sono così densamente concentrate nella Prussia orientale che i russi potrebbero infliggere loro i danni più gravi mediante preventivi attacchi aerei. Ma non lo faranno. Gliene manca il coraggio. Mosca ha pubblicato un diniego formale: sostiene di non saper nulla di qualche intenzione aggressiva da parte del Reich. Sembra che non faccia niente per opporsi a qualsiasi aggressione. [Ma il 15 giugno]: sappiamo da intercettazioni radio che Mosca ha messo in stato di allarme la flotta russa. Sembra quindi non sia così ingenua come cerca di apparire. Ma i preparativi sono del tutto dilettanteschi. La chiave è nella frase: "Persino noi non sappiamo quasi quello che capita". In realtà Göbbels ignora un aspetto della questione: le trattative di Hess, la speranza di Hitler che l'attacco all'Est crei il fatto compiuto che consenta di riprenderle. L'ambasciatore americano ha qualche sospetto su quanto sta avvenendo (per questo parla di difficoltà inglesi). Gli intellettuali (astrologi e simili) della cultura esoterica sono arrestati precauzionalmente solo quando le trattative di Hess falliscono (ma non tutti e non definitivamente).
Vi è in Inghilterra una piccola minoranza che non esclude di poter trattare con Hitler. Sono pochi, ma ritengono di poter giungere a influenzare la famiglia reale per antichi legami delle società esoteriche che risalgono alla fine dell'Ottocento. L'ambasciatore di Roosevelt si preoccupa, il duca di Hamilton si offre di andare negli Stati Uniti per spiegare il caso Hess, Churchill glielo vieta. Neanche i conservatori inglesi più anticomunisti hanno agito politicamente per spingere i nazisti al "Drang nach Osten". Ma se Hitler precipita la Germania nell'avventura all'Est, sarà essa stessa a porre le premesse della sua sconfitta.
Churchill ne è conscio. Ma d'altra parte non può far trapelare che Hess è la prova che esistono inglesi - pochi, ma influenti - disposti a trattare con Hitler. Per questo minimizza i fatti, accetta la tesi nazista della pazzia di Hess, da un lato lo tratta correttamente come un ufficiale della Luftwaffe prigioniero di guerra (era sceso in divisa; avrà anche la diaria di ufficiale prigioniero fino a quando sarà deferito al tribunale di Norimberga) e dall'altro lo fa costantemente visitare da psichiatri. E lo stesso Hess avallerà parzialmente coi suoi comportamenti la tesi dello squilibrio psichico per non attirare l'attenzione sulla sua missione fallita.
Ancora in sede storica, Churchill minimizza l'episodio con questa affermazione: Non diedi mai grande importanza alla sua (di Hess) fuga. Sapevo che non aveva alcun rapporto con lo sviluppo degli avvenimenti. [E poche pagine dopo, a proposito del processo di Norimberga]: Riflettendo su tutta questa storia, sono lieto di non avere responsabilità per il modo col quale Hess è stato ed è tuttora trattato. Quale che possa essere la colpa morale di un tedesco che si trovò accanto a Hitler, Hess l'ha espiata col suo gesto completamente disinteressato e insano da pazzo animato da buone intenzioni. Venne da noi di sua libera volontà. Il suo fu un caso clinico e non criminale. Uno sciocco bene intenzionato: il Churchill storico concorda col contemporaneo.
Ma sa molto di più. Le sue non sono solo affermazioni di un nemico cavalleresco. Sono anche enunciazioni di uno sperimentato leader politico, che vuole proteggere personalità di prestigio (tuttora ignote) le quali, attraverso le loro società esoteriche, avevano un ponte con la Germania. Ma qualcosa è trapelato. Giungeva a Roosevelt, al quale il premier scriveva: "Pensiamo sia meglio che la stampa si sbizzarrisca", mentre Winant confermava i dubbi della Casa Bianca. Giungeva a Stalin, che rimase disorientato per la ragione che si è detta, ma che tornò più volte in seguito sulla questione.
Questo aspetto ci riporta al ruolo dei servizi segreti. Per quanto riguarda l'Inghilterra, ricordiamo il ruolo di Crowley (che fu negli Stati Uniti negli anni importanti del primo conflitto; che forse aveva amici in quella cultura esoterica che vi prosperava dai giorni delle sorelle Fox, di madame Blavatskij, della terra cava: anche attraverso tali fonti possono essere giunte alla Casa Bianca interpretazioni diverse da quelle rassicuranti di Churchill).
Sempre in tema di servizi segreti, ricordiamo Lawrence d'Arabia, che aveva in comune con i nazisti esoterici l'ammirazione per Hitler e l'amore per la cultura islamica (e che morì in un non chiarissimo incidente motociclistico).
In questo quadro vanno collocate le informazioni sulla sorveglianza alla quale fu sottoposto dal MI 5 il duca di Windsor di cui già si è detto. Un libro recente19 lo presenta come simpatizzante dei nazisti. Dopo il suo matrimonio con Wally Simpson, si trasferisce in Francia per dimorare a Chàteau La Cande, di proprietà di un francese agente nazista, Charles Bedeaux, che organizza la sua visita a Hitler a Berchtesgaden. La duchessa è presentata come un'avventuriera ninfomane (a Pechino sarebbe rimasta incinta dopo una relazione con Galeazze Ciano, che vi aveva iniziato la carriera diplomatica che avrebbe portato il genero di Mussolini al ministero degli esteri), una specie di strega che avrebbe condizionato il debole Edoardo Vili con una sorta di magia sessuale (tesi che veniva adombrata già dai giornali dell'epoca).
Ma il fatto più rilevante è che l'inchiesta del MI 5 fu condotta da Roger Hollis, che poi ne sarebbe stato posto a capo e che in un libro proibito in Inghilterra ma pubblicato in Australia, un altro dirigente dei servizi segreti, Peter Wright, indica come possibile infiltrato dei sovietici. Hollis, che indaga sul duca di Windsor, può conoscerne gli atteggiamenti, che possono risultare non tanto filo-nazisti, ma influenzati da una cultura esoterica la cui presenza ai margini della famiglia reale può risalire ai giorni della Golden Dawn e del duca di Clarence (allo stesso modo non nazisti, ma eredi della Golden Dawn sono presumibilmente i personaggi di Glasgow di cui si è detto). Hollis, se raccoglie informazioni in questo ambito, può sapere molto sulla realtà della missione di Hess. E può essere uno dei canali attraverso i quali giunge a Mosca la conferma che la missione è fallita, che Hitler non ha le spalle coperte e che quindi non attaccherà a Est. Da qui le oscillazioni di Stalin, frastornato dalle anticipazioni degli ubriachi, dalle manipolazioni di, bene informato da Richard Sorge, agente sovietico a Tokyo, ma che ha dubbi per un'altra vicenda che appartiene alla storia dello spionaggio e che presenta tuttora lati oscuri: quella della cosiddetta Orchestra Rossa.
Si tratta di una vasta rete di spionaggio costruita dai sovietici in Francia, Belgio e Germania e che cominciò a operare all'inizio del 1937. Per quanto riguarda il Terzo Reich, l'Orchestra è connessa a una complessa rete di rapporti tra militari tedeschi e sovietici in atto sin dalla Repubblica di Weimar. Fu in gran parte smantellata nel marzo 1942, a opera di Heydrich.
Aveva uno dei suoi maggiori centri operativi a Praga. L'individuarlo fu uno dei compiti (forse il principale) del Reich Protektor di Boemia e Moravia, che fu ucciso poche settimane dopo, in maggio (si può ricordare la coincidenza per cui Praga era stata la capitale di Rodolfo d'Asburgo e dei maghi rinascimentali).
Una parte dell'Orchestra - il gruppo Lucy di Rudolf Rossler - continuò a operare sino al 1945, trasmettendo ai sovietici, attraverso la Svizzera, informazioni importanti sulle operazioni militari, che provenivano direttamente dal quartier generale di Hitler. Al centro della questione - oltre al suo inquadramento nel maggio-giugno 1941 - sono le motivazioni che indussero alti ufficiali tedeschi ad aiutare un paese comunista contro la loro patria in guerra. La verifica di queste motivazioni è resa difficile da distorsioni che giungono sino all'affermazione che l'informatore dei sovietici fosse addirittura Martin Bormann, che sostituì Hess (del quale era stretto collaboratore) alla guida del partito e che fu forse l'uomo più vicino a Hitler sino alla morte in Berlino assediata.
Va tenuto presente che fornirono certamente notizie ai nemici della Germania lo stesso capo dei servizi segreti delle forze armate, ammiraglio Canaris (giustiziato dopo l'attentato del 20 luglio 1944), il generale Erich Fellgiebel, responsabile delle comunicazioni del Quartier generale del Führer in Prussia orientale (la tana del lupo), e il capitano di cavalleria Wilhelm Scheidt, che pure vi prestava servizio nell'ufficio del maggior generale Walther Scherff (il capitano lavorò nel dopoguerra come alto funzionario del sottosegretario alla stampa e alle informazioni del governo di Bonn; fu destituito nel 1952 per supposte simpatie di sinistra; morì nel settembre 1954 in circostanze poco chiare). Gli altri alti ufficiali impegnati nello spionaggio vanno collocati in questa sintetica recente esposizione di uno dei maggiori specialisti in materia, Walter Laqueur: Il caso della rete Lucy non è chiaro nemmeno oggi. [...] Dato che Rossler, fonte della maggior parte di queste informazioni, non aveva a disposizione una radio a onde corte, l'unica spiegazione possibile è che ricevesse parte del materiale dagli svizzeri e il resto tramite occasionali corrieri tedeschi. Gli svizzeri [...] avevano a disposizione eccellenti fonti tedesche, soprattutto la cosiddetta "Linea Viking", con i generali Oster, Thomas e Olbricht, che erano i principali informatori. Questa attività non ha rilievo nella storiografia dedicata all'opposizione militare a Hitler, nella quale vengono ricordati, oltre a preparativi per attentati uno solo dei quali andò vicino al successo (il 20 luglio, appunto), velleità di putsch che si sarebbero espresse nel 1938 alla vigilia di Monaco e nell'autunno 1939 quando, dopo la sconfitta della Polonia, Hitler pensava a una immediata offensiva in occidente (che fu poi rinviata alla primavera).
Si può condividere quanto è scritto nel più recente e aggiornato studio in proposito: I congiurati erano dell'opinione di essere stati sconfitti prima di tutto da circostanze esterne. La ricerca [storica, N. d. R.] li ha ampiamente seguiti su questa linea. Tuttavia anche nel caso che Gran Bretagna e Francia non avessero ceduto e che Hitler avesse attaccato la Francia già nell'autunno 1939, il successo delle congiure militari sarebbe rimasto assai improbabile [perché] la grande maggioranza dei generali era fedele a Hitler e in base all'ordinamento gerarchico il successo dipendeva in modo decisivo dal fatto che gli ordini venissero impartiti dai generali comandanti, [cioè non dello stato maggiore, centro delle congiure. Poiché nessuno dei congiurati comandava truppe], secondo la mia opinione tutto fa credere che il progettato colpo di Stato sarebbe fallito in tutti i casi. Quelli che vengono definiti "congiurati militari" sono in tutto 39 al livello di generale e ammiraglio su "3191 che servirono Hitler dal 1933 al 1945" e 144 altri ufficiali su decine di migliaia: una ridottissima minoranza, registrata come tale anche in uno scritto volto a dare il massimo valore positivo alla "resistenza militare". Essa è più efficace, dunque, per lo spionaggio che per gli attentati (il cui fallimento merita una riflessione particolare) e i putsch velleitari. Se ciò non è oggetto di ampia trattazione da parte della storiografie ufficiale per remore morali che permangono dopo quasi mezzo secolo dalla sconfitta del Terzo Reich, ci si deve chiedere che cosa abbia indotto alti ufficiali a superare tali remore - per cui chi fa la spia contro la patria in guerra non è in genere una figura positiva, quali che siano le sue ragioni - mentre la Germania era impegnata in un conflitto nel quale avrebbe pagato duramente la sconfitta. Si noti che mentre il successo degli attentati e dei putsch avrebbe potuto evitare tale sconfitta (con una pace negoziata) o attenuarne le conseguenze (per il prestigio derivantene ai congiurati), lo spionaggio (destinato a rimanere ignorato, salvo rivelazioni postume) non poteva essere di alcun beneficio per le sorti delle Germania.
Con una eccezione: la convinzione di coloro che lo praticavano che la vittoria di Hitler avrebbe comportato conseguenze peggiori, per la Germania e per il mondo, di una guerra perduta. Una convinzione, dunque, simile a quella di Rauschning e derivante da una valutazione "demoniaca" del nazismo.
È una valutazione nella quale si colloca questa posizione del generale Beck, già capo di stato maggiore e leader designato del 20 luglio (non coinvolto con la "linea Viking") "In un colloquio con Wilhelm Meinecke, con un'espressione estremamente calzante disse di Hitler: "Quest'uomo non ha patria". E intuitivamente lo storico Otto Hintze scrisse "Quest'uomo non appartiene affatto alla nostra razza. C'è qualcosa di assolutamente estraneo in lui, qualcosa che fa pensare a una razza primitiva altrimenti scomparsa, ma so pravvissuta sotto una specie completamente amorale"". David Irving a sua volta cita uno dei più fedeli generali di Hitler in questo quadro: "Hitler rimane un mistero. Persino i suoi intimi si rendevano conto di conoscerlo poco e niente".
In una cella della prigione di Norimberga, il 10 marzo 1946, il generale Alfred Jodl, che fu il consigliere strategico più vicino a lui, scriveva: "Mi chiedo: hai mai conosciuto realmente quest'uomo? Forse egli ha soltanto preso in giro il tuo idealismo, abusandone per tenebrosi disegni che teneva nascosti nel profondo di se stesso? Persino oggi non so ancora che cosa egli pensasse o sapesse o volesse realmente". Al di là delle questioni di psicologia personale, Hitler era espressione di una cultura che chi ignorava non comprendeva e che chi intuiva trovava mostruosa. Ma si può completare l'ipotesi osservando che forse alcuni ufficiali della "resistenza militare" partecipavano di questa cultura e ne consideravano i suoi sviluppi dopo il 1938 una deviazione perniciosa.
Questa resistenza viene giustamente definita da Schieder "nazional-conservatrice". Si tende a negare precedenti nazisti di von Stauffenberg, pur col citato riferimento a George. Ma perché allora è stata loro attribuita una tendenza all'intesa con una "sinistra" lontanissima dal loro modo di pensare? E perché gli informatori di Rossler avevano scelto un nome come "linea Viking" tanto legato alla tradizione del pensiero "ariano"? Perché Albrecht Haushofer entrò in contatto coi congiurati e fu ucciso con loro? La risposta - in ipotesi - può essere trovata nei dibattiti del 1937-38 (Jünger) e del 1941 (Hess), nel fatto che coloro i quali, partecipi della cultura esoterica, non avevano allora condivise le scelte che prevalsero (una guerra che sarebbe divenuta totale e all'Est di sterminio senza garanzia di una intesa ad Ovest), videro confermati i loro timori di catastrofe. I valori ai quali questi gruppi credevano avevano un punto di riferimento che andava oltre la "patria" tedesca. Puntavano su una pace di compromesso per salvare quanto si poteva della base materiale dei grandi disegni per il futuro. Puntarono alternativamente e forse indifferentemente a un accordo all'Ovest oppure all'Est, eliminando Hitler per garantire la continuità di un'esperienza che anche il Führer rappresentava, ma che egli ormai vedeva solo in termini di "crepuscolo degli dei ".
È un'ipotesi che andrà approfondita. E ci si può chiedere se è per una nuova manipolazione di quanto accadde, che Reinhard Gehlen nelle sue memorie abbia sostenuto che le notizie dal quartier generale del Führer per l'Orchestra Rossa provenivano da Martin Bormann.
Nato nel 1900, giovane combattente nella prima guerra mondiale e poi nei Freikorps, Bormann è in genere descritto come uomo rozzo ed è difficile immaginarlo spinto a letture esoteriche. Ma anche su questo aspetto occorrerebbe sapere di più. I suoi rapporti con Hitler e Hess sono comunque molto stretti. Hitler è testimone alle sue nozze (1929), e padrino di suo figlio (1930). Numero due di Hess, lo sostituisce nel maggio 1941. Accanto a Hitler fino alla fine, si sostiene che sia riuscito ad allontanarsi dalla Cancelleria di Berlino e a raggiungere il Sud America per dirigervi i gruppi di esuli nazisti.
Il tenente colonnello Gehlen diviene nel novembre 1940 responsabile del gruppo Est dell'ufficio operazioni dell'alto comando. È il momento nel quale il mancato accordo con Molotov a Berlino segna un capovolgimento di tendenza nei rapporti russo-tedeschi.
Quanto insufficienti siano state le informazioni fornite sulla forza militare dell'Urss è ben noto. Gehlen ne dispone comunque di molte quando nel 1946 si mette a disposizione degli americani, creando una sua organizzazione collegata alla Cia sino al maggio 1955, per passare alle dipendenze del governo tedesco (1956) e divenire la Bnd (servizio di sicurezza della Repubblica federale), che Gehlen dirige sino al 1968. La sua affermazione che Bormann sarebbe stato una spia sovietica è avallata dal responsabile dei servizi segreti cecoslovacchi d'anteguerra Josef Bartik (si è vista l'importanza di Praga).
Gehlen è un personaggio mitico, al di là della modestia dei risultati che sembra aver ottenuti sia con Hitler (informazioni imprecise sull'Urss) sia dopo (la Repubblica federale è sempre stata terreno fertile per il Kgb). Sembra piuttosto un elaboratore di disinformazioni che un raccoglitore di noti-zie. L'asserzione senza prove su Bormann avallata da Bartik si riconduce all'atteggiamento di Stalin nel maggio-giugno 1941.
Da Berlino e da Londra gli erano giunte proprio via Praga notizie sul supposto complotto di Tuchacevskij, condannato a morte con altri alti ufficiali nel 1937, con un duro colpo alle strutture militari sovietiche. L'Orchestra Rossa era stata organizzata dai servizi dell'Armata rossa subito prima dell'epurazione. Stalin poteva dubitare che le notizie di allora fossero state manipolate per indebolire l'Urss oppure che si dovesse dubitare di uomini legati a quelli che riteneva congiurati non del tutto liquidati. Quanto gli giungeva da Praga suscitava la sua diffidenza e forse contribuì a disorientarlo in quelle settimane decisive.
Laqueur così inquadra la situazione: Con Stalin l'Urss era in stato d'assedio permanente. Era anche l'uomo politico più diffidente dell'epoca moderna. Dato che vedeva pericoli da ogni parte (nel 1941) deve essergli stato difficile fissare priorità e prendere precauzioni speciali, [ma] date le ambizioni di Hitler, il fatto che Stalin non fosse riuscito a comprenderle correttamente è difficile da capire, anche tenendo conto delle sue insolite caratteristiche personali. [Comunque] il suo presupposto di base era che Hitler aveva più da guadagnare restando in pace con l'Urss, spremendo tutto quel che poteva dal patto di non aggressione; e riteneva che l'ammassamento militare sul confine orientale facesse parte di una colossale finta prima dell'attacco contro l'Inghilterra. Stalin sapeva certamente che l'espansione all'Est era nei progetti a lunga scadenza dei nazisti. Ma era logico quando riteneva che nel giugno 1941 Hitler aveva più da guadagnare mantenendo i patti che violandoli. L'aggressione era tanto più rischiosa se mancava l'intesa con l'Inghilterra e se il 10-11 giugno può essere indicato come la data del fallimento delle trattative (autentiche da parte tedesca, finte da parte inglese) e se frammenti di notizie di quanto era veramente intercorso fossero giunti a Stalin, non la campagna goebbelsiana sull'invasione dell'Inghilterra, ma la supposizione che Hitler volesse esercitare una maggiore pressione militare nei confronti di Londra può avere indotto il leader sovietico a non attendersi un attacco in quel solstizio di giugno.
Anche quando esso ebbe luogo e non ebbe più ragione di dubitare della correttezza delle informazioni trasmessegli dagli inglesi, i sospetti di Stalin rimasero. Li registra lo stesso Churchill, ricordando che furono esposti nel settembre 1941 a lord Beaverbrook, recatesi a Mosca per raggiungere accordi militari; e aggiunge: Tre anni più tardi, trovandomi a Mosca per la seconda volta, a tavola Stalin mi chiese quale fosse la verità sulla missione di Hess. Ebbi l'impressione che egli fosse convinto dell'esistenza di un negoziato segreto o di un complotto poi fallito fra Germania e Gran Bretagna per concertare l'invasione della Russia. Quando l'interprete mise in chiaro che Stalin non credeva a quello che dicevo, replicai attraverso il mio interprete: "Quando faccio un'affermazione sui fatti di mia conoscenza, ritengo che tale affermazione debba essere accettata". Stalin accolse questa risposta piuttosto brusca con un sorriso ironico: "Anche qui in Russia accadono molte cose di cui il nostro servizio segreto ritiene di non dovermi informare". A questa battuta lasciai cadere il discorso. Ma ancora un anno prima di morire Stalin probabilmente rifletteva sul caso Hess. È questa l'unica interpretazione possibile di una pretesa rivelazione dello storico Werner Maser, biografo di Hitler, che in occasione della morte di Hess racconta di aver saputo dal capo del governo della Repubblica democratica tedesca Otto Grotewohl che nel 1952 agenti sovietici avrebbero trasferito per breve tempo l'ex Vertreter da Spandau a Dresda (o a Weimar) per incontrare personalità che gli avrebbero trasmesso l'offerta di Stalin di collaborare a una evoluzione politica in quel paese (dove l'anno dopo sarebbe scoppiata la rivolta a Berlino Est). Che Stalin abbia offerto un ruolo politico a Hess non è credibile. Ma che egli abbia cercato di sapere fino alla fine - abbia o no avuto luogo quella sorta di "ratto" - che cosa accadde nel maggio-giugno 1941 in Inghilterra può essere la vera ragione del suo interessamento sino alla fine della sua vita per il vice del Führer. Poiché gli inglesi lo avevano informato dell'attacco imminente, Stalin non avrebbe avuto nessuna ragione di insistere col premier britannico se non avesse sospettato - a ragione - che la verità era ancora tenuta parzialmente celata. E lo era perché singoli personaggi molto in alto a Londra pensarono effettivamente di trasformare la missione di Hess in un'intesa anglo-tedesca contro l'Urss.
E la ragione di questo comportamento risaliva a una componente culturale esoterica che aveva in Inghilterra come in Germania radici più diffuse di quanto fosse e sia lecito ammettere. Ed è possibile che la complessa vicenda dei falsi diari di Hitler - nella quale ha un ruolo di primo piano uno storico autorevole che ha anche collaborato coi servizi segreti, Hugh Trevor Roper - abbia avuto lo scopo di confondere le idee e di scoraggiare ulteriormente ogni tentativo di chiarire questa vicenda.
Ma prima di analizzare questi fatti del 1983 è necessario completare la descrizione di quelli del 1941. La tesi che Hitler abbia attaccato l'Urss perché si trovava in una situazione di stallo senza via d'uscita è infatti scarsamente convincente. Il Terzo Reich non attaccò all'Est perché la sua sconfitta si profilava inevitabile, ma fu sconfitto perché attaccò quando non era necessario e pose così le premesse di quella coalizione mondiale anti-hitleriana evitare la quale era stato lo scopo di tutta la politica di Hitler, dalla stesura del Mein Kampf alla strategia delle guerre-lampo separate, dal 1924 al giugno 1941. Occorre dunque partire dalla tesi di Hillgruber.
La Gran Bretagna [...] sotto la guida di Churchill nell'estate del 1940 [...] fu decisa a non cedere e a respingere ogni compromesso con Hitler non solo "sulla base della spartizione del mondo" come voleva lui, ma anche per una questione di principio. [...] Alternative strategiche che potessero portare a decidere la guerra a occidente in suo favore, nel caso di un rinvio della soluzione a oriente, non ve n'erano. È vero che con una strategia tedesca in grande stile nel Mediterraneo, per la quale mancavano però tutti i presupposti politici e militari, si sarebbe potuta danneggiare seriamente la posizione imperiale della Gran Bretagna, ma non sarebbe stato leso invece il suo nervo vitale, quale era da considerarsi la linea di comunicazione tra le isole britanniche e gli Usa [...].
La guerra in occidente minacciò di subire un allargamento a partire dal maggio-giugno 1940, come conseguenza del sempre maggiore impegno degli Usa [e] alla fine doveva sfociare in un conflitto sul piano delle risorse materiali e produttive come nel 1914-18 del quale la Germania non sarebbe stata all'altezza. [...] Hitler cercò di opporvisi con l'improvvisato piano di una guerra lampo in grande stile. In tale situazione, che in occidente gli diventava di mese in mese sempre più sfavorevole, la conquista della Russia europea, fino allora il grande obiettivo del suo programma e della sua strategia generale, divenne ora anche il mezzo per volgere la guerra a occidente a proprio favore, o per lo meno, attraverso la costruzione di un grande spazio eurocontinentale a prova di blocco, per creare le premesse [...] per la vittoria della Germania in una nuova "guerra mondiale".
[Hitler] capì fino in fondo la concezione politica di Stalin che mirava, dopo l'esaurimento delle forze tedesche nella guerra a occidente, avanzando il più possibile senza rischi verso ovest, a conquistare nuove posizioni [...] con riguardo alla situazione postbellica nei confronti delle potenze anglosassoni vittoriose. Ma si è visto che l'alternativa strategica verso il Mediterraneo e il Medio Oriente esisteva e avrebbe richiesto l'impiego di forze limitate, mentre quelle schierate all'Est erano più che sufficienti per bloccare le intenzioni attribuite a Stalin. Proprio il 27 maggio (mentre Hess trattava e si parlava di pace per le difficoltà inglesi) Roosevelt aveva dichiarato lo stato d'emergenza nazionale a sostegno di Churchill, ma, stante la situazione dell'opinione pubblica americana, le resistenze all'intervento (la sua campagna elettorale di novembre era stata un impegno per mantenere gli Usa fuori dal conflitto) e la difficoltà di deciderlo come nel primo conflitto a seguito di un possibile incidente nell'Atlantico, il presidente americano dovette attendere l'attacco a Pearl Harbour per entrare in guerra. E nel frattempo con forze relativamente limitate Hitler poteva giungere alle porte dell'India senza logorarsi in occidente e mentre 150 divisioni lo avrebbero garantito all'Est.
Hillgruber ripete a questo proposito, a quarant'anni di distanza, le valutazioni di che non è detto siano valide: Dobbiamo agire. Mosca intende tenersi fuori dalla guerra finché l'Europa sarà esausta e dissanguata. Allora Stalin si muoverà per bolscevizzare l'Europa e imporre il suo dominio.
Noi sconvolgeremo i suoi piani con un colpo solo. Alle operazioni non sono stati posti limiti geografici. Combatteremo sino a quando la potenza militare della Russia non esisterà più.
La Russia ci attaccherebbe se fossimo deboli e allora ci toccherebbe di affrontare una guerra su due fronti, cosa che stiamo evitando mediante questo assalto preventivo.
Soltanto così avremo le nostre retrovie protette. Un'altra ragione per attaccare la Russia è la necessità di liberare uomini per destinarli ad altri scopi. Una Russia imbattuta ci costringe a tenere duecentocinquanta divisioni permanentemente sotto le armi, una mano d'opera di cui abbiamo urgente bisogno per la nostra economia. Il lavoro bellico dev'essere grandemente intensificato per portare a termine i nostri programmi di armamenti in modo che neppure gli Usa siano in grado di toccarci. Quando la Russia sarà stata messa in ginocchio, saremo in grado di smobilitare sezioni intere delle forze armate per costruire, rifornirci e prepararci. Soltanto allora potremo dar inizio all'attacco contro l'Inghilterra. L'analogia di valutazioni tra il ministro della propaganda di Hitler e lo storico di oggi è ovviamente priva di sottintesi polemici. Significa solo che un fatto ignorato da e non preso in considerazione da Hillgruber porta a conclusioni analoghe: Hitler non poteva vincere in occidente senza attaccare l'Urss e Stalin pensava di sfruttare il logoramento tedesco. Ma il ragionamento non è valido se il Terzo Reich può garantirsi all'Est e acquisire risorse nel Medio Oriente senza logorarsi. Perché allora impegnarsi su due fronti, tanto più che Hitler, pur mal ragguagliato (in parte volutamente) dai suoi servizi segreti non era poi tanto certo di imporre una guerra lampo? Infatti lo storico Herde, che pur parte dallo stesso punto di vista di Hillgruber, osserva esaminando le trattative dei giapponesi con la Germania: Il 3 giugno l'ambasciatore giapponese Oshima aveva avuto un colloquio molto importante con il Führer; questi si era espresso in maniera del tutto diversa dal passato sul possibile intervento giapponese in una guerra tra Germania e Urss. A tutt'oggi non esistono documenti tedeschi su questi colloqui, tuttavia il rapporto e le successive dichiarazioni dell'ambasciatore non lasciano dubbi: Hitler fece capire la sua intenzione di attaccare l'Unione Sovietica molto più chiaramente di quanto non avesse fatto ai primi d'aprile, dando a intendere, ma solo indirettamente, che si aspettava un attacco del Giappone alla Siberia. Sembrava quindi non essere più convinto di poter sconfiggere l'Unione Sovietica senza l'aiuto giapponese. Hitler oscillava tra sicurezza nelle proprie convinzioni e percezione dei rischi. Non prende in considerazione l'alternativa Mediterraneo-Medio Oriente. De Felice, riprendendo la considerazione di Hillgruber dianzi citata e cautelandosi con l'affermare che "certo non è nostra intenzione imboccare la strada di una storia fatta con i se", afferma: "Personalmente riteniamo questa affermazione [sul "nervo vitale"] troppo perentoria e, tutto sommato, propenderemmo piuttosto per l'opinione del Faldella che ha definito "un errore fatale" di Mussolini e di Hitler non avere trasferito tutto il centro di gravita della guerra nel Mediterraneo: la potenziale minaccia giapponese, l'incertezza su quali sarebbero stati gli sviluppi dei rapporti tedesco-sovietici e la forza dell'isolazionismo americano (che Hillgruber tende, forse col senno di poi, a sottovalutare un po' troppo) configurano infatti un contesto generale nel quale un successo dell'Asse in Egitto e, di conseguenza, nel Medio Oriente avrebbe potuto determinare gravi contraccolpi politici in Inghilterra e una situazione nella quale non è da escludere a priori che, nonostante Roosevelt, gli Stati Uniti non scendessero in guerra". Ma Hitler rinunciò anche alla pressione militare che aveva deciso di esercitare sulla Gran Bretagna dall'inizio di maggio e decise per l'attacco a Est. La ragione non sta solo nella sua sottovalutazione dello scacchiere mediterraneo (per il quale Mussolini non poteva decidere più nulla da solo). Sta nella sua tenace convinzione che vi erano interlocutori in Inghilterra con i quali era stato stabilito un contatto e che avrebbero potuto modificare la posizione di Londra di fronte al fatto compiuto dell'attacco di Hitler alla Russia bolscevica, il quale avrebbe dimostrato la sincerità delle proposte di Hess.
Era una convinzione errata, che tuttavia si basava su premesse esistenti e che Hitler passò sotto silenzio sino alla fine, allorché nel suo "testamento" attribuì all'Italia la causa del rinvio e della catastrofe della campagna all'Est: "Affermò il 15 febbraio 1945 che l'attacco "idiota" dell'Italia alla Grecia non gli aveva permesso di iniziare la guerra contro l'Urss qualche settimana prima. Tale affermazione è oggettivamente del tutto insostenibile, in quanto era stato stabilito sin dal luglio 1940 che non sarebbe stata possibile una campagna contro l'Urss prima del maggio 1941. Il fallimento dell'attacco italiano alla Grecia non cambiò niente di tutto questo. L'affermazione di Hitler, nella sua esposizione dei fatti del 17 febbraio 1945, che senza la partecipazione degli italiani alla guerra sarebbe stato possibile attaccare l'Unione Sovietica sin dal 15 maggio è senza alcun valore storico. Le tesi servivano solo a creare una leggenda del Führer per il periodo successivo alla catastrofe finale". La leggenda si è comunque creata; ma addebitando all'Italia una responsabilità che non ha, Hitler vuole ribadire il silenzio sulla vera ragione che lo ha indotto a spostare di un mese l'attacco all'Est inizialmente previsto per il 22 maggio: la missione di Hess, la speranza di una intesa con Londra. Hess manterrà lo stesso silenzio per quasi mezzo secolo, creando a sua volta una leggenda.
Sul prigioniero di Spandau si è scritto di tutto: dalla supposizione di Hugh Thomas nel libro citato che egli non fosse il Vertreter, ma un sosia (senza le tracce di ferite ai polmoni riportate in guerra), perché sarebbe stato ucciso per ordine di Himmler prima del viaggio (quindi in Scozia sarebbe giunto il sosia), all'affermazione dell'asso della Luftwaffe Adolf Galland che Göring avrebbe dato ordine di abbattere l'aereo di Hess mentre era in volo, al diario di Speer che sembra confermare la versione prevalente sulla alterazione mentale del successore designato del Führer. Anche la stranissima vicenda dei falsi diari di Hitler annunciati come scoop dal settimanale "Stern" nella primavera del 1983 sembra avere lo scopo di rendere difficile ogni approfondimento della vicenda col metodo di presentare inoppugnabilmente come falsa una versione che potrebbe essere vera. È noto che i diari furono sottoposti preventivamente a un severo controllo che li fece ritenere autentici. Li avallò autorevolmente lo storico inglese Hugh Trevor Roper, tra i massimi esperti della storia del nazismo. In poche settimane si rivelarono un falso non solo clamoroso, ma addirittura grossolano. Si disse che lo storico era stato frastornato dal fatto di essere consulente del gruppo editoriale inglese che aveva acquistato l'esclusiva della pubblicazione. Essa fu sospesa immediatamente dopo la pubblicazione della seconda puntata, relativa al caso Hess.
L'intera vicenda andrebbe ristudiata. Quello che si è scritto per spiegare l'episodio non è affatto convincente. L'ipotesi più probabile è che i diari fossero falsi, ma che siano disponibili alcune pagine vere scritte da Hitler e in essi inserite. Con l'attestazione che tutto è falso, si rende difficile rintracciare frammenti di vero. La tesi che lo scopo dello scoop sarebbe stata una sorta di riabilitazione di Hitler è fragile. In realtà la revisione sul fenomeno nazista ha avuto luogo in Germania appena quattro anni dopo, col tentativo di collocare in una luce più accettabile almeno una parte del Terzo Reich (proprio la lotta a oriente per evitare l'invasione bolscevica dell'Europa), mentre il genocidio non sarebbe una caratteristica del solo nazismo. Tra i vari obiettivi del falso scoop è dunque ipotizzarle quello di stendere un'ulteriore cortina fumogena sul caso Hess, facendo credere infondato un progetto che Hitler presenterebbe così: 1) Se la missione riuscirà, Hess ha agito con il mio consenso. 2) Se Hess viene incarcerato come spia in Inghilterra, diremo che questo progetto mi era stato accennato una sola volta, ma che io lo avevo respinto. 3) Se la missione fallisce completamente, Hess ha agito sotto l'impulso dei suoi risentimenti. Il commento di "Stern" è: La missione fallì completamente e Hitler mise in azione il piano n. 3. Nel suo taccuino scrisse la versione ufficiale del partito sul caso Hess. Ma il settimanale presenta la sua versione: Questa è la storia di un complotto che solo oggi viene smascherato. Il piano architettato da Adolf Hitler e Rudolf Hess per evitare la partecipazione della Gran Bretagna alla seconda guerra mondiale fu uno dei segreti meglio custoditi del Terzo Reich. Un altro uomo soltanto ne era a conoscenza: Martin Bormann. Già nell'estate del 1939 il Führer e il suo vice cominciarono a progettare un'impresa spettacolare: alla vigilia dell'invasione della Polonia, questo era il complotto, Hess avrebbe attraversato in volo il mare del Nord nel tentativo di persuadere gli inglesi a un'alleanza con la Germania nazista. Nove mesi più tardi, Hitler mandò a Londra segnali il cui significato poteva essere pienamente capito solo dal suo complice, Rudolf Hess. In un'epica missione di salvataggio che divenne nota come "il miracolo di Dunkerque" 215 mila soldati inglesi riuscirono ad attraversare la Manica. In quell'occasione Hitler evitò di sferrare il colpo decisivo. Il modo in cui, successivamente, Hitler ed Hess cospirarono per eliminare il loro potente nemico inglese, Winston Churchill, è registrato nella calligrafia del Führer su un block notes segreto. Questo accadde dopo che il 10 maggio 1941 Hess era volato in Gran Bretagna per negoziare una pace separata. Hitler non voleva avere nemici alle spalle mentre si preparava ad attaccare a Est. Si tratta di situazioni note e non si capisce perché si usino i termini "complotto" e "complice". Il settimanale così descrive la situazione in Inghilterra: "Nell'intero periodo tra il 1935 e il 1938 la Germania era di moda in Gran Bretagna, specialmente nell'alta società.
L'autorevole "Times" era diventato il portavoce dei- sostenitori della politica di appeasement. Il "Daily Express" di lord Beaverbrook, il "Daily Mail" di lord Rothermere e l'"Observer" di Idrd Astor pubblicavano articoli filotedeschi e consideravano il nazionalsocialismo un argine ideologico contro il comunismo. Il viaggio tra Londra e Berlino era diventato un percorso politico battuto. Fra i singolari turisti Anthony Eden, il futuro ministro degli esteri, lord Beaverbrook, lord Redesdale, la cui figlia, Unity Mitford, fu folgorata da forte passione per Hitler, Lloyd George e il duca di Windsor. Ma nel marzo 1939 la luna di miele finì. Hitler aveva violato l'accordo di Monaco. Hess deve aver tuttavia capito che il futuro della Germania dipendeva dalla decisione di Londra prò o contro Hitler.
Era perciò molto interessato ai rapporti del suo consigliere in affari internazionali Albrecht Haushofer, che aveva eccellenti contatti in Gran Bretagna e lo ammoniva che Hitler non godeva più di tante simpatie, per quanto tra i leader di Londra ce ne fossero ancora alcuni disposti a reagire a segnali della Germania circa una possibile intesa". Anche questo quadro è ben noto. Il solo fatto nuovo è che esisterebbe uno scritto di pugno di Hitler a conferma che Hess agì d'accordo col Führer. Quello che non è assolutamente chiaro è "con chi" Hess avrebbe dovuto conferire. E si avalla l'incontrovertibilità di un progetto già fallito in partenza. In sostanza la tesi di fondo è che Hitler era animato dalla volontà di accordarsi con Londra, ma che non trovava interlocutori. Appena pubblicate queste pagine (e svolto questo compito?) "Stern" prende atto della falsità dei diari. Ma il ruolo di Trevor Roper è tanto sorprendente che un nostro autorevole storico, Nicola Tranfaglia, lo registra così: Il castello di sabbia costruito in modo così maldestro e truffaldino dagli ex nazisti attorno ai falsi diari di Hitler è definitivamente crollato. Il falso non aveva ingannato gli storici con l'eccezione imprevedibile di Hugh Trevor Roper, oggi lord Dacre, per i suoi meriti scientifici, del quale nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio la competenza e l'onestà. Il suo lavoro scientifico ne aveva fatto uno studioso di grande fama e di indiscussa esperienza.
Due anni fa - e questo appare oggi un particolare curioso e paradossale di tutta la vicenda - Trevor Roper era tornato ai lettori italiani con la straordinaria biografia di Edmund Backhouse, L'eremita di Pechino (nella traduzione pubblicata da Adelphi), uno dei più straordinari mistificatori e falsari del nostro secolo, capace di inventare e vendere in tutto il mondo testi classici cinesi e al tempo stesso di far l'agente in Estremo Oriente per l'Intelligence Service. Ora la fama di Trevor Roper ha subito un'incrinatura, lo si accusa di leggerezza e di superficialità. Credo che lo storico abbia accettato questa sorte per amor di patria e inventando una storia a incastro con tipico umorismo britannico. Prima dimostra come un falso possa passare per vero: e sceglie come personaggio un agente dell'Intelligence Service in Estremo Oriente (proprio come Hollis, che investigava su Edoardo Vili e la sua futura moglie e che si può supporre collegato con la vicenda Hess). Poi avalla egli stesso un falso (i diari di Hitler) come vero, al solo scopo di far apparire falso ciò che è vero (Hitler sapeva della missione di Hess). Tutto ciò allo scopo di rendere più difficile ogni ulteriore indagine sulle vere trattative condotte da Hess e soprattutto sui suoi altolocati interlocutori inglesi della cultura esoterica.
Vi è dunque una continuità tra politici (Churchill) e storici (Trevor Roper) in Inghilterra per rendere più difficile la ricerca su quanto vi accadde effettivamente nel maggio e nel giugno del 1941. L'Inghilterra - nell'insieme della sua classe dirigente - rifiutò ogni accordo con Hitler, lo lasciò alle sue illusioni, guidò il paese alla vittoria contro il nazismo.
Ma evidentemente vi erano personalità che non erano d'accordo. Erano poche, ma certamente autorevoli, se ancora oggi si rende difficile una indagine su questa questione.
Anche Hitler ha mantenuto il silenzio. Lo ha mantenuto Hess sino alla sua enigmatica scomparsa, nel giorno anniversario della fondazione della Thule. Le scritte che in molte città del continente lo hanno salutato come combattente per l'Europa, danno al suo viaggio l'interpretazione più coerente dal punto di vista della cultura di destra: ha lavorato per la costruzione di quello spazio eurasiatico dal quale gli Arii dovrebbero muovere per ritrovare l'antica potenza e l'antica saggezza. Sino a che i fatti del maggio-giugno 1941 rimarranno coperti dal silenzio e dal mistero, ci si può chiedere se i cultori di questi sogni non manchino tuttora nell'isola nella quale è nata la democrazia parlamentare.
Quei fatti segnarono comunque la fine del Terzo Reich che avrebbe dovuto essere millenario. Rinunciando alla Mesopotamia (nel progetto portato da Hess in Scozia figurava l'indipendenza dell'Iraq) per puntare sul Volga, Hitler giocò e perse la partita decisiva.

Capitolo X - Il crepuscolo di Rienzi

La data definitiva scelta dopo i rinvii fece sì che le truppe di Hitler entrassero in Russia lo stesso 22 giugno nel quale vi erano entrate nel 1812 quelle di Napoleone. Questi lasciò la terra russa, dopo la sconfitta, il successivo 6 dicembre. Lo stesso giorno scattò la controffensiva russa davanti a Mosca, che segnò l'inizio della fine del progetto hitleriano. È difficile dire se il Führer abbia avuto presenti queste coincidenze. Se "tutto cominciò" con Rienzi, tutto si concluse quando le sorti della campagna d'Oriente furono determinate dal fallimento della guerra lampo.
Il crepuscolo wagneriano che si celebrò alla Cancelleria di Berlino fu illuminato dalla stessa cultura esoterica con la quale era iniziata l'avventura di Hitler e del Terzo Reich. Prima di ricordare queste ultime pagine, è utile sottolineare che l'attacco all'Urss ci permette di cogliere gli ultimi segni delle caratteristiche personali di Hitler quali sono state individuate nei primi capitoli: una sorta di preveggenza che lo fa sfuggire alla morte, come nel citato episodio del primo conflitto mondiale, e che ora lo aiuta a sottrarsi agli attentati promossi dalla "resistenza militare"; e il cambiamento (chiuso nella "tana del lupo" di Rastenburg) di uno stile di lavoro che era stato alla base delle sue intuizioni e dei suoi successi.
Il collegamento tra la vicenda degli attentati e la cultura esoterica si delinea sin dall'inizio della guerra, con quello al quale il Führer sfugge a Monaco 1'8 novembre 1939. Lo aveva predetto Krafft scrivendo al suo amico Erich Fesel (astrologo e studioso di lingue antiche compreso il sanscrito, appartenente al citato gruppo di Görner) il 2 novembre precedente.
Fesel era stato reclutato per i servizi segreti di Himmler da Walter Schellenberg (una delle molte relazioni tra questi servizi e la cultura esoterica, in Inghilterra e in Germania). Krafft gli scrisse che la vita di Hitler sarebbe stata in pericolo tra il 7 e il 10 novembre e parlò di "possibilità di un tentativo di assassinio per mezzo di materiale esplosivo". La sera dell'8 novembre, il Führer lasciò la Bürgerbraukeller con qualche minuto di anticipo sull'orario previsto e la bomba scoppiò subito dopo, provocando sette morti e sessantatré feriti. Krafft mandò un telegramma a Hess segnalandogli la sua previsione. Hess si fece consegnare la lettera a Fesel, la mostrò a Hitler, Krafft fu interrogato a Berlino da quattro alti ufficiali della Gestapo e "Görner mi disse che Krafft non solo li convinse che non aveva niente a che fare con quanto era accaduto, ma addirittura che in certe circostanze era possibile formulare esatte previsioni astrologiche". A conferma dell'ambigua situazione dell'astrologia nel Terzo Reich, approfittò della circostanza per partecipare a una riunione dell'Associazione Astrologica Accademica il 21 novembre. L'attentato era stato opera di George Esler, che secondo la storiografia agì da solo e fu arrestato pochi giorni dopo. Hitler era inizialmente convinto che ci si trovava di fronte a una operazione dell'Intelligence Service e concordò con Himmler e Heydrich (personaggi della cerchia "occultista") la cattura di due agenti inglesi a Venlo, in Olanda, effettuata da un distaccamento di SS guidato da Schellenberg. Uno dei due agenti, il capitano S. Payne Best, ha poi raccontato questa vicenda, della quale emerge un aspetto singolare: Nel corso di uno dei tanti interrogatori, fu interrogato sui suoi rapporti con un certo Herr K.
von H., astrologo. Qualche settimana prima un'amica aveva cenato con Best e la moglie.
L'ospite era accompagnata dal figlio "arrivato all'Aja da Berlino, dove aveva una remunerata attività di consulente astrologico". La Gestapo era riuscita a saperlo. Era stato immediatamente arrestato e sottoposto a un severo interrogatorio. Un ufficiale della Gestapo era particolarmente ansioso di sapere quali accordi c'erano stati tra Best e l'astrologo K. von H. Best spiegò che non c'era nessun accordo, che lo conosceva appena.
L'altro gli disse: "Perché ha detto a Herr K. von H. di non tornare in Germania prima del novilunio?". Bestmon si raccapezzava, ma poi gli venne in mente che un agente tedesco col quale aveva parlato in Olanda lo aveva informato che Hitler credeva fermamente che il successo delle sue imprese dipendesse dalle fasi lunari. Ricordò anche di aver "preso un po' in giro K. von H. e di avergli detto che avrebbe fatto meglio a rimandare il ritorno in Germania a dopo il novilunio". Howe ritiene che "Herr K. von H., l'uomo che era stato a casa di Best con la madre, probabilmente non era altri che il barone Keun von Hoogerwoerd, un olandese che aveva insegnato astrologia a Louis de Wohl" e accetta il racconto di Best, che invece suscita questioni da approfondire: vi è un agente segreto inglese che ha rapporti con astrologi e con agenti tedeschi che gli parlano di elementi di cultura esoterica in Hitler. Vi è un astrologo che insegna la materia a un agente che lavora a Londra coi servizi segreti (de Wohl). Troviamo in questi servizi segreti l'occultista Crowley e Hollis dalla dubbia carriera.
Troviamo infine che Hans Bernd Gisevius e Arthur Nebe, i capi della polizia tedesca che parteciperanno alla congiura del 20 luglio 1944 riuscendo poi a fuggire, si interessano della tematica esoterica.
Dal 1933 in poi furono parecchi a dire che Hitler si serviva di astrologi. Il problema interessò il dottor Gisevius già dal 1934, allorché con Nebe tentò, senza riuscirci, di appurare cosa ci fosse di vero. Se Nebe, capo della polizia criminale del Reich dal 1936, non riuscì a identificare l'astrologo di Hitler, è lecito dedurne che questo personaggio non esisteva. Nebe indaga sull'attentato dell'8 novembre e racconterà a Gisevius trasferito dal 1936 al servizio informazioni dell'esercito che in quell'occasione "Himmler mandò a chiamare un membro del suo reggimento di indovini, un viennese il quale cadde di colpo in trance e cominciò a descrivere confusamente l'aspetto di un certo Otto, il quale stava parlando con tre signori ben vestiti in Svizzera. Nebe raccontò a Gisevius che, dopo che la Gestapo arrestò Esler, Hitler fu affascinato dall'esperienza tecnica di Esler: tanto affascinato anzi, questa fu l'impressione di Nebe, da credere che qualche occulto e misterioso vincolo lo legasse a Esler". Da questo insieme di complessi racconti si può dedurre che indagini e raccolte di dossier sull'occulto si intrecciavano col lavoro dei servizi di sicurezza in Inghilterra e in Germania e questa attività fu particolarmente vivace in occasione dell'attentato dell'8 novembre, la cui storia è forse più complessa di quella sinora nota (un atto isolato). Subito dopo vi fu uno scambio di corrispondenza tra Krafft (autorizzato a farlo dai servizi segreti, per i quali lavorava direttamente Fesel) e il ministro di Romania a Londra, Virgil Tilea, che Krafft conosceva per avergli fatto esatte previsioni, sulla base degli oroscopi, sul futuro del capo delle guardie di ferro, Cornelio Codreanu, che sarebbe morto entro il novembre 1938, e su re Carol di Romania, che avrebbe perso il potere nel settembre 1940. All'inizio di quell'anno Tilea non sapeva ovviamente che si sarebbe verificata anche la seconda predizione, ma rimase colpito dalla prima e scrisse a Krafft. Questi gli aveva mandato in precedenza copia di suoi lavori e una lettera è datata da Bruxelles, 29 dicembre 1939, perché "si ritiene che Fesel (incaricasse) Krafft per una missione spionistica nei Paesi Bassi", dove era stato arrestato Best. Dallo scambio di corrispondenza con lui, Virgil Tilea, che era antinazista, dedusse che Krafft lavorava per Hitler e ne informò gli inglesi e avrebbe suggerito agli inglesi " di prendere le necessario contromisure". Ma gli inglesi erano già molto bene informati su tutta questa materia.
L'attentato dell'8 novembre è il primo di quelli preparati durante la guerra, intensificatisi dopo l'inizio della campagna all'Est e ai quali Hitler sfuggì. È qui sufficiente accennarne, basandosi sul già citato saggio relativo alla "resistenza militare".
Sappiamo che l'attentato del 20 luglio 1944 non fu il primo proveniente dai militari.
Sembra che tra il 1941 e il 1942, nel comando del feldmaresciallo generale Erwin von Witzleben a Parigi, per ben due volte sia stato preparato un attendato. Poiché Hitler non andò a Parigi, questi attentati non poterono essere effettuati. Dopo la catastrofe di Stalingrado, nel 1943, nell'armata centrale del fronte orientale vennero continuamente elaborati nuovi piani di attentati. Anche nell'armata settentrionale si elaboravano contemporaneamente gli stessi piani. In quel periodo però Hitler visitò il fronte sorprendentemente nell'ambito dell'armata meridionale, nella quale non vi era alcuna resistenza. Nel marzo 1943 Hitler si recò nel quartier generale dell'armata centrale a Smolensk [e] venne eseguito il tentativo di attentato forse più vicino alla possibilità di successo. Il tenente Fabian von Schlabrendorff riuscì a nascondere una bomba nell'aereo di Hitler. L'accensione della bomba non funzionò. Nel corso del 1943 il colonnello barone Rudolf von Gersdorff, il capitano barone von dem Bussche, il tenente Ewald Heinrich von Kleist e il capitano di cavalleria Eberhard von Breitenbuch erano pronti a mettere in gioco la propria vita in un attentato dinamitardo contro Hitler. Nessuno di loro però trovò l'opportunità, perché Hitler istintivamente si teneva lontano dagli incontri preparati. La resistenza militare è rimasta infruttuosa, [ma non] per fatti fortuiti come il fallimento di tutti gli attentati a Hitler. Lo stesso Stauffenberg tentò tre volte di collocare una carica esplosiva nei pressi di Hitler: l'11, il 14 e il 20 luglio. Vi riuscì solo la terza volta con l'"operazione Walkiria", ma un ufficiale vicino a Hitler (influenzato da una sua percezione?) spostò la borsa con l'esplosivo quel tanto che bastava perché la deflagrazione lo ferisse solo leggermente. Ma se il Führer continuava a vedere in questi eventi il segno di un destino che lo proteggeva, la sua psicologia rimase certamente scossa.
Inoltre, chiuso nella "tana del lupo" di Rastenburg, costretto a riunioni quotidiane e a orari di lavoro precisi, non poté più comportarsi come negli anni delle sue decisioni per lui più felici: lunghe ore di ozio, notti in bianco per futili chiacchiere, dormite al mattino. È vero che anche Churchill stava sveglio sino a tarda notte, ma per lavorare; Mussolini, Stalin, Roosevelt, fino a che la malattia non peggiorò, cioè i leader degli anni Trenta, avevano orari e stile di lavoro di grande regolarità. Il Führer era imprevedibile e delle numerosissime testimonianze è sufficiente citarne alcune.
Hitler si lasciava semplicemente trascinare, incapace per giorni di ogni decisione, e poi all'improvviso la sua inerzia cedeva il posto a un esplosivo attivismo; si trattava di un singolare miscuglio, assai inconsueto in un politico, di pigrizia e genialità. Quasi subito voltò le spalle alle numerose e gravi routine del suo ufficio e, senza neppure cercare di mascherare questa sua avversione, si diede ad assistere a spettacoli operistici e cinematografici. Fu quest'insolito comportamento di aperta scioperataggine che indusse Oswald Spengler a definire sarcasticamente il Terzo Reich "l'organizzazione dei disoccupati ad opera degli scioperati". Già dai primi anni, Gottfried Feder aveva dovuto mettere al fianco di Hitler un ufficiale con l'incarico di programmare ferreamente le giornate del Führer ed ecco ora proclamare: "Ciò che noi ci sforziamo continuamente di portare avanti, in lui è diventato sistema di dimensioni universali. La sua maniera di fare è quella dell'artista puro, quale che sia l'ambito nel quale agisce". Io ero abituato a lavorare intensamente [scrive a sua volta Albert Speer] e non riuscivo, all'inizio, ad assuefarmi neanche mentalmente allo sperpero di tempo di Hitler. Capisco che potesse desiderare concludere la sua giornata nell'ozio e nella noia, ma mi sembrava che sei ore in media di questo rilassamento fossero un po' troppe e che fossero proporzionalmente troppo poche quelle dedicate al lavoro vero e proprio. Vorrei sapere, mi dicevo spesso, quando quest'uomo lavora. Secondo i miei calcoli, nel corso della giornata non gli rimaneva quasi il tempo di lavorare. Si alzava tardi la mattina, teneva uno o due rapporti di servizio e dall'ora di pranzo fino al tardo pomeriggio sciupava praticamente il suo tempo. Agli occhi del popolo, Hitler era il Fiihrer che lavorava instancabilmente giorno e notte. Chi ha qualche dimestichezza col modo di lavorare di certi artisti, penserà che la disorganizzata distribuzione che Hitler faceva del proprio tempo rientrasse nel suo stile bohème. Ma da quel che ho potuto capire, Hitler, anche quando trascorreva intere settimane in occupazioni di nessuna importanza, lasciava maturare dentro di sé un problema al quale, non appena la "illuminazione improvvisa" gli avesse indicata la soluzione giusta (o che gli sembrava tale), dava forma definitiva in pochi giorni di intenso lavoro. Una volta fissata la decisione nei suoi termini definitivi, ritornava all'ozio e alla noia. È lo stile di lavoro derivante da una cultura, quale l'abbiamo descritta, in cui una sorta di supposta sapienza iniziatica sostituisce al lavoro metodico il momento magico dell'illuminazione. L'impegno della campagna all'Est modificò questo processo decisionale, che diede il suo ultimo risultato positivo per Hitler nella determinazione di resistere davanti a Mosca, che forse procrastinò di un anno la catastrofe che si sarebbe prodotta a Stalingrado.
Essa sembrava inconcepibile ancora nell'estate 1942, quando Rommel era alle porte di Alessandria e le armate in marcia nel Caucaso sembravano riaprire a Hitler le prospettive del maggio 1941: "Tra un anno o due potremo liberare con forze minime" annunciava "la Persia e l'Iraq. Gli indiani saluteranno con entusiasmo le nostre divisioni". Ma quello che allora era un possibile progetto, ora è un sogno. E la svolta è contrassegnata da un episodio singolare; scrive Speer: Anche un profano poteva capire che l'offensiva si era esaurita. Giunse la notizia che un reparto di truppe alpine tedesche aveva conquistato, piantandovi la bandiera di guerra germanica, la vetta dell'Elbruz. Impresa inutile e certo di scarso rilevo, da giudicarsi soltanto come frutto dell'entusiasmo di un manipolo di scalatori. Ma mi è accaduto spesso di vedere Hitler furibondo; mai, però, come in quell'occasione. Strepito per ore, come se tutti i suoi piani di battaglia fossero stati rovinati da quell'impresa. Ancora molti giorni dopo lo si sentiva lanciare maledizioni contro quegli "alpinisti pazzi" che "meritavano la corte marziale". Quegli sciagurati, diceva, si lasciano trascinare dalle loro sciocche vanità e vanno alla conquista di una stupida montagna, nonostante che egli avesse ordinato che tutti gli sforzi fossero concentrati su Sukumi. Ecco una prova lampante di come si eseguivano i suoi ordini. Sukumi era sulla costa e i tedeschi non vi giunsero. Il reparto che scalò l'Elbruz si staccò da una divisione che tentava di arrivare a Tiflis per strade di montagna ritenute da Hitler impraticabili. Ma l'offensiva era ormai fallita e l'episodio non certo tale da giustificare la sua ira. Essa appare più comprensibile se collegato con questa descrizione: "Tre alpinisti SS si arrampicarono sulla cima dell'Elbruz, montagna sacra degli ariani, cima magica della setta degli "amici di Lucifero". Essi piantarono la bandiera con la svastica, benedetta secondo il rito dell'Ordine Nero. La benedizione della bandiera sulla cima dell'Elbruz doveva segnare l'inizio della nuova era". È una versione che attende conferma, tanto più che gli autori collocano il fatto "nella primavera" e non nell'autunno del 1942, con una di quelle evitabilissime imprecisioni che li hanno fatti confutare. Ma l'episodio deve aver avuto un significato simbolico, il quale spiega l'atteggiamento di Hitler che sorprende Speer. Forse l'ordine era venuto da Himmler, forse la cerimonia non avrebbe dovuto avvenire in quel momento e in quel modo: sembra comunque che il Führer le attribuisse un significato funesto e decisivo; ed effettivamente fu l'ultimo atto significativo prima della ritirata.
L'episodio si inquadra nella persistenza della cultura "occultista" che accompagna il vertice del Terzo Reich nel declino. Altre tracce andrebbero approfondite. Così esattamente un anno dopo il volo di Hess un altro nazista della vecchia guardia (come lo definisce ), il leader di Hindenburg Rover, frequentatore di astrologi e guaritori, il 13 maggio telefona al quartier generale del partito a Monaco preannunciando un viaggio in Inghilterra, che viene prontamente bloccato da Bormann. Rover morì il 15 maggio. La persistente influenza della cultura astrologica anche dopo l'arresto di alcuni astrologi (e la morte di Krafft nel lager di Buchenwald, il 20 gennaio 1945) è dimostrata dal fatto che essa era fatta propria da scienziati impegnati in uno dei settori più delicati della ricerca, quello sull'energia atomica. Carl von Weizsacker, fisico di nobile e prestigiosa famiglia (il padre Ernst era segretario di Stato nel ministero di von Ribbentrop; il fratello Richard sarebbe divenuto presidente della Repubblica federale), "era affascinato dall'astronomia che fu alla base della sua ricerca, durante un'intera esistenza, di forze mistiche sottese all'ordine fisico". Pascual Jordan, coscopritore con Heisenberg del principio di indeterminazione, "finì per credere nei fenomeni paranormali", come si esprime il fisico che ha scritto la storia di questo gruppo, e in realtà era interessato all'astrologia e all'alchimia sin dagli anni Trenta, quando era direttore dell'istituto di fisica dell'università di Rostock. Ancora una volta, questo settore di cultura esoterica si intreccia con i servizi segreti. Von Weizsacker era a contatto con Paul Rosbaud, che come antinazista informava gli inglesi sui progressi tecnologici della Germania e il cui maggior agente di riferimento era Frank Foley "il massimo esperto sull'Abwehr [il servizio d'informazione militare di Canaris, della cui posizione si è detto, N. d. R.] il cui lavoro fu interrotto da un incarico speciale che consisteva nel condurre il lungo interrogatorio di Hess". Se a valle di questa cultura ritroviamo Hess e i servizi segreti, a monte risaliamo alla dottrina segreta, perché Jordan è interessato ai "Colloqui di Eranos" (presso Ascona) promossi da Olga Fröbe-Kapteyn, "olandese di impostazione teosofica anglo-indiana", nell'agosto 1933, pochi mesi dopo l'avvento di Hitler.
Questi canali sotterranei tra Inghilterra e Germania forse si riallacciano nel 1943, quando la sconfitta di Hitler si delinea, soprattutto nella seconda metà dell'anno, e si hanno due iniziative inglesi legate a questa tematica, di non facile comprensibilità con l'attuale livello di informazione.
Mentre Heisenberg proclama - si veda la nota 22 - il diritto della Germania al dominio del mondo, gli inglesi la inondano di volantini in cui descrivono le condizioni proposte da Hess per il condominio e vi diffondono un opuscolo usando a loro volta Nostradamus, che avrebbe predetto la morte di Hitler in un attentato.
I primi riproducono le cinque condizioni (la mano libera in Europa per la Germania; il mantenimento dell'impero inglese; rivendicazioni nei confronti della Russia (anche se "non c'è niente di vero nelle voci che Hitler voglia aggredire la Russia"); lo sgombero dell'Iraq (questione di rilievo nel maggio 1941); il fatto che "Churchill e i suoi ministri non possono essere presi in considerazione quali contraenti"). L'opuscolo, in caratteri gotici e presentato come se fosse stampato in Germania, comprende la quartina nella quale si preannuncia che "Hister" sarebbe stato ucciso da sei uomini che lo avrebbero colto di sorpresa. L'iniziativa propagandistica venne presa dal gruppo di lavoro di de Wohl, sostenitore delle influenze astrologiche sul vertice nazista.
Forse in questo periodo (autunno 1943, mentre gli inglesi sono tornati sul continente europeo, in Italia; e mentre Himmler, dopo aver tentato di rintracciare Mussolini con la scienza occulta, sembra ordini "di portare via da Napoli la pietra tombale dell'ultimo imperatore Hohenstaufen" con simboli occulti) vengono trasmessi messaggi che si riallacciano al maggio-giugno 1941. Infatti nella dichiarazione citata Heisenberg influenzato da von Weizsacker e Jordan, ripropone il dilemma: "Vi sono due sole possibilità: la Germania e la Russia e forse l'Europa sotto la guida della Germania è il minore dei mali". Con gli anglo-americani sul continente, i sovietici all'offensiva ininterrotta dopo aver vinto a Kursk l'ultima grande battaglia di carri armati nella quale alcuni storici militari vedono una svolta più importante di Stalingrado, la Germania è ormai sulla difensiva, il sogno dello spazio euro-asiatico è svanito. E i settori del vertice nazista esoterico, convinto sin dal 1938 e ancor più nel 1941 che il Terzo Reich non poteva battersi contemporaneamente contro gli inglesi e i russi, forse pensano di riproporre un patto con Londra sulla base di una Germania che si limiti a difendere l'Europa dalla pressione sovietica. Si noti che quest'ultimo tema sarà ripreso in chiave giustificatoria da parte di alcuni storici tedeschi ancora nel 1987.
Con questa ipotesi si possono leggere alcune pagine del diario di Jünger (ufficiale a Parigi), che usando nomi in chiave (Kniebolo è Hitler, Bogo è Hielscher) scrive il 14 ottobre 1943: Visita di Bogo. Egli mi appare come una delle mie relazioni su cui ho più riflettuto senza giungere a formarmi un giudizio. Ho creduto nel passato che sarebbe entrato nella storia della nostra epoca come uno di quei personaggi poco conosciuti ma di una straordinaria finezza intellettuale. Penso attualmente che avrà una parte più grande. Molti, se non la maggior parte, dei giovani intellettuali della generazione che è divenuta adulta dopo la grande guerra hanno subito la sua influenza e spesso sono passati per la sua scuola. Mi ha confermato un sospetto che nutrivo da tempo, cioè che ha fondato una chiesa. Ora egli si pone di là della dogmatica ed è già avanzato nella liturgia. Si potrebbe dire all'ingrosso che il secolo XIX fu un secolo razionale e il XX è il secolo dei culti. Kniebolo stesso ne vive, donde la totale incapacità dei cervelli liberali perfino di vedere la posizione che egli occupa. Abbiamo già incontrato Hielscher negli anni Venti come uno dei maestri dell'ario-occultismo.
Il suo allievo Wolfram Sievers, colonnello delle SS, responsabile dell'Ahnenerbe che manda spedizioni in Tibet per rintracciare le sorgenti della sapienza aria, sarà condannato a morte a Norimberga. Hielscher (che non fu nazista; anche Jünger avrebbe detto dopo il 1945 di essere stato solo un nazionalista tedesco) poté assistere l'allievo fino al momento dell'impiccagione.
Jünger, intellettuale della cultura esoterica e uomo di prestigio nel potere nazista, checché possa aver detto in seguito, aveva ipotizzato un attentato a Hitler (il Forestaro, Kniebolo) sino dal 1938, quando il Führer era all'apice del successo. Ora, dopo l'autunno del 1943, quando la sconfitta si profila inevitabile, una parte degli intellettuali della cultura occulta possono pensare che un accordo con l'Inghilterra sia ancora possibile, per fronteggiare l'Urss, se si procede all'eliminazione di Hitler, votato a portare fino in fondo le scelte del 1939 e del 1941. Da qui il legame diretto tra Albrecht Haushofer (e indiretto del padre, Karl) con la congiura del 20 luglio, nella quale forse era coinvolto anche Jünger (non Car l Schmitt, che lo escluse esplicitamente anche dopo il 1945). Dopo il suo fallimento, è lo stesso Hitler a pensare a un estremo tentativo di giungere a una tregua con gli inglesi. In questa chiave si può spiegare quello che venne definito il suo "colpo di coda", l'offensiva nelle Ardenne del dicembre 1944 che sottrasse forze al fronte orientale ormai in disfacimento. Scrive Speer: Verso la fine di novembre Hitler tornò a ripetermi che si doveva puntare tutto su questa offensiva. Era tanto sicuro del successo da poter dire col tono più noncurante che questo era il suo ultimo tentativo: "Se non riesce, non ci rimane altra possibilità di vincere la guerra. Ma ce la faremo! Un'unica breccia nel fronte occidentale. Sarà tale da provocare il panico e il crollo degli americani. Sfonderemo la linea nemica al centro e ci impadroniremo di Anversa. Li priveremo del porto attraverso il quale giungono i loro rifornimenti. Le truppe inglesi rimarranno chiuse in una sacca colossale: faremo centinaia di migliaia di prigionieri". Come nell'estate 1942 Hitler sognava lo scenario del maggio 1941 (l'Iraq, la Persia), così nel dicembre del 1944 sogna lo scenario del maggio 1940 (gli inglesi accerchiati come a Dunkerque: forse un pegno per trattare con Londra). Sono illusioni. Speer prepara comunque le premesse logistiche dell'offensiva nel migliore dei modi e commenta: Il capo di stato maggiore Guderian non si stancava di ricordare a Hitler, in quel mese di novembre, la minaccia immediata incombente sull'Alta Slesia. Egli voleva che, per evitare la catastrofe sullo scacchiere orientale, vi si trasferissero le unità che andavano concentrandosi su quello occidentale. Eppure diversi imputati di Norimberga sostennero, per giustificare la continuazione della guerra oltre l'inverno 1944-45, che Hitler aveva voluto che si continuasse a combattere all'unico scopo di salvare i fuggiaschi dell'Est e far cadere in mano ai russi il minor numero possibile di soldati tedeschi. Non vale quasi la pena di dire che le decisioni del Führer in quell'epoca dimostrano esattamente il contrario. Vale invece la pena di dirlo, perché ancora una volta storici tedeschi riprendono ora la tesi degli imputati di Norimberga. Ma in realtà Hitler pensava ancora, come negli anni Trenta e nel 1941, che si potesse giungere a una intesa con l'Inghilterra, una volta recuperata con un successo la possibilità di trattare.
Era l'ultima illusione e qui viene ricordata per sottolineare come la cultura esoterica che aveva accompagnato Hitler e il nazismo nella loro ascesa continui a influenzarli sino alla fine, sino a quelle giornate nella Cancelleria a Berlino in fiamme che richiamano il Ragnarok delle saghe nordiche, il Kali-yuga della tradizione indiana, filtrata in occidente da Evola e Guénon. Ne troviamo le testimonianze estreme nel diario del conte Lutz Schwerin von Krosigk, ministro delle finanze, utilizzato da Trevor-Roper per descrivere "gli ultimi giorni di Hitler", come suona il titolo del suo libro.
Il 9 aprile i russi erano a Königsberg, l'11 gli americani giungevano all'Elba. Ma "in quei giorni lesse al Führer qualche pagina della storia di Federico il Grande di Carlyle, scegliendo il capitolo in cui si descrivono le difficoltà alle prese con le quali era venuto a trovarsi il re nell'inverno 1761-62. Il futuro appare sempre più nero agli occhi del re, che nella sua ultima lettera al ministro conte Finckenstein pone a se stesso un limite preciso: se entro il 15 febbraio non sarà intervenuto un rovesciamento della situazione, si darà per vinto e berrà il veleno; Carlyle scrive: "Valoroso sovrano, attendi ancora un poco, perché tra breve i giorni del tuo dolore saranno finiti". Il 12 febbraio moriva la zarina, la casa di Brandeburgo vedeva realizzarsi il miracolo. Il Führer, diceva, aveva le lacrime agli occhi".
Queste le affermazioni del diario in data 15 aprile e che si riferivano agli eventi della settimana precedente. Von Krosigk così prosegue: "Nel corso di quella conversazione mandarono a prendere i due oroscopi depositati presso uno dei settori dipendenti da Himmler: quello del Führer preparato il 30 gennaio 1933 e quello della Repubblica, datato 9 novembre 1918. Il giorno dopo mi mandò gli oroscopi. Non ci capivo niente; ma nella interpretazione trovai tutto e adesso aspetto con ansia la seconda metà di aprile [perché] a tarda sera del 12 aprile [seppi] della morte di Roosevelt. Sentimmo le ali dell'Angelo della Storia trascorrere frusciando per la stanza. Sarebbe stato questo il tanto desiderato capovolgimento delle sorti?".
Quella sera tornava a Berlino da Küstrin e secondo la sua segretaria, signora Herbzettel, ebbe la notizia della morte di Roosevelt "durante un pesante attacco aereo e mentre saliva correndo alla luce degli incendi i gradini del ministero della Propaganda. Era ai sette cieli. Si fece subito mettere in contattò telefonico col bunker. "Mio Führer" gridò al microfono "mi congratulo con lei! Sta scritto nelle stelle che la seconda metà di aprile deve essere foriera per noi di un grande mutamento. Oggi è venerdì 13 aprile. Il cambiamento è avvenuto!". Speer, chiamato d'urgenza nel bunker dove nel frattempo è giunto anche, così descrive la scena: "Hitler mi si buttò addosso con uno slancio di vitalità del tutto insolito in lui e, come invasato, agitando un foglio gridò: "Ecco qui, legga qui, Lei che non voleva crederci!". Le parole gli si accavallavano l'una sull'altra. "Ecco il grande miracolo che ho sempre predetto. La guerra non è perduta, Roosevelt è morto". Che cosa credeva? Che fosse definitivamente provata l'infallibilità della provvidenza che lo proteggeva? E molti fra i presenti non si stancavano di rilevare quanta profetica verità vi fosse nelle ricorrenti sentenze di Hitler: la storia si ripete, quella storia che di Federico il Grande inesorabilmente battuto ha fatto il vincitore! Il miracolo della casa di Brandeburgo. La zarina è morta! diceva instancabilmente". Queste concordi testimonianze portano a escludere che ci si trovi di fronte a deformazioni o a errori storici come quello per il quale, secondo Trevor-Roper, Krosigk non aveva citato correttamente né Carlyle né i fatti, perché la zarina Elisabetta morì il 5 gennaio e il ministro al quale Federico aveva scritto era il conte d'Argenson. Lo stesso Krosigk, Speer, la signora Herbzettel, nulla sapevano della cultura esoterica e ne aveva forse valutata l'importanza solo dopo il 20 luglio. Si tratta di testimonianze che vanno collegate alla lunga vicenda dell'influenza della cultura occulta su parte dell'elite nazista e che rendono credibile quanto sarebbe avvenuto nel pomeriggio dello stesso 13 aprile, allorché un astrologo sarebbe stato convocato nel bunker della Cancelleria.
Si tratta di Bernd Unglaub, che viveva a Monaco negli anni Venti prima di trasferirsi a Berlino. Nella capitale bavarese pubblicava l'"almanacco tascabile Sirius", che fu talvolta sequestrato perché suggeriva ai lettori indirizzi presso i quali si poteva acquistare l'allucinogeno messicano Payotl (da qui la voce che Hitler ne facesse uso; in realtà il suo finale declino psico-fisico era dovuto alla micidiale combinazione di stimolanti e tranquillanti della medicina ufficiale, propinatigli dal suo ultimo medico, il dottor Morell).
Unglaub sosteneva che era possibile sviluppare una seconda vista fissando il ritratto del Maestro Moyra, uno dei supposti saggi di Madame Blavatskij; ma raccomandava cautela, segnalando due casi di suicidio di chi aveva guardato il ritratto con eccessiva intensità.
Trasferitesi a Berlino, Unglaub abitava in Bülowstrasse, non lontano dalla Cancelleria del Reich. Da qui proveniva quando lo incontrò, quel 13 aprile, il dottor Alexander Centigraf, esperto di Nostradamus e che lavorava per, che ne parlò in una lettera a Howe il 26 giugno 1962.
Centigraf sostiene che Unglaub aveva pubblicato nel 1929 un libretto dal titolo Che cosa succede, che cosa succederà in cui aveva predetto la presa del potere da parte di Hitler nel 1933 e una guerra con molte sofferenze per la Germania nel 1939. La lettera di Centigraf così prosegue: Ho visto io stesso quel libretto. Nel 1941 tutte le copie furono distrutte dalla Gestapo.
Unglaub già nel 1922 aveva sentito i discorsi di Hitler, ma non lo aveva seguito "perché so come finirà", mi disse nel 1940. "Quando verrà la sua fine?" gli domandai. "Nel maggio 1945" mi rispose Unglaub. Poi fu arrestato dalla Gestapo sotto l'accusa di disfattismo. In seguito alle sollecitazioni della moglie mi rivolsi alla Gestapo. Unglaub fu rilasciato e la Gestapo non gli diede più noia. Questo intervento fu possibile perché lo stesso Centigraf era appunto un qualificato collaboratore. Racconta che "nel giugno 1944, quando i reparti britannici e americani varcavano la Senna, fu chiamato a Berlino da Eugen Hadamowsky, capo dei servizi radio del Reich, il quale gli disse che stava esaminando la possibilità di arrivare a un'intesa con gli alleati, soprattutto con la Gran Bretagna. Hadamowsky gli avrebbe chiesto se un'eventualità del genere era prevista da Nostradamus. Centigraf gli citò subito la quartina IX, 51, che faceva benissimo al caso. Scrissi immediatamente un opuscoletto in inglese, intitolato Nostradamus and England. Fu stampato da un editore della Germania meridionale". Il momento del colloquio va quasi certamente post-datato: non in giugno, quando il fronte tedesco reggeva ancora in Normandia, ma in luglio, quando gli alleati si aprirono la strada verso Parigi (conquistata nella seconda metà di agosto). È allora possibile collegare il colloquio su Nostradamus alla possibilità che fosse meglio informato dopo il 20luglio sulle antiche radici della propensione all'intesa con l'Inghilterra. È da tener presente che contro Londra era cominciato (il 14 giugno 1944) l'attacco delle V2, secondo la tendenza ormai nota di accompagnare le speranze di un accordo con strumenti di pressione. Ma il vertice esoterico nazista era ormai nel mondo delle illusioni.
Questi, comunque, i precedenti di Centigraf e di Unglaub, che si sarebbero incontrati quel venerdì 13 aprile tra la Cancelleria e l'abitazione dell'astrologo (vicino di casa della madre dell'esperto di Nostradamus). Unglaub morì di cancro il 21 luglio 1945 e Howe dubita della veridicità della sua convocazione alla Cancelleria. Ma conclude che "accaddero tante cose strane ai tempi del Terzo Reich, che anche questo incredibile incontro tra il Führer e Bernd Unglaub potrebbe aver avuto luogo". Si può aggiungere che il riferimento a Madame Blavatskij ci riporta alle origini della "dottrina segreta" che è uno dei filoni culturali che accompagnano una parte dell'elite nazista dal principio alla fine. Ciascun singolo episodio acquista significato se collocato in un quadro generale ed è in questa luce che va verificata la sua attendibilità. Anche a prescindere dalla problematica convocazione di Unglaub, la concentrazione sugli oroscopi nei giorni d'aprile conclude la vicenda iniziata decenni prima nella notte di Rienzi.
Hitler aveva comunque avuto il suo crepuscolo da Ragnarok, da Kali-yuga; e leggende e misteri accompagnano la sua morte come la sua vita. Come Bormann, il successore di Hess, per il quale non si ha la certezza materiale della morte a Berlino in fiamme, così anche per Hitler non si dispone di date inconfutabili pur se il suo suicidio con Eva Braun è una realtà accettabile, sulla base di molte testimonianze, utilizzate, tra i primi, proprio da Trevor-Roper.
I sovietici dapprima affermarono che nel bunker della Cancelleria non erano state trovate prove certe che i due corpi rinvenuti quasi del tutto bruciati fossero quelli del Führer e della moglie sposata in extremis. Non avevano invece dubbi gli occidentali. Poi nel 1968 furono i sovietici ad affermare che il corpo rinvenuto era senza alcun dubbio quello di Hitler. Ma qualche dubbio sorse allora proprio in occidente, negli Stati Uniti. Il cultore della dottrina segreta ebbe la fine che, non avendo vinto, avrebbe preferito: il comunicato ufficiale lo disse caduto mentre difendeva l'ultimo baluardo della civiltà, ma contemporaneamente nasceva la leggenda che mette in dubbio la sua morte.

Capitolo XI - Per non concludere

Credo di aver raccolto sufficienti dati per chiarire alcuni aspetti della storiografia su Hitler e il nazismo: 1) il Führer e una parte del gruppo dirigente si formarono prima della guerra in una cultura e in associazioni esoteriche; in esse Hitler fu scelto come leader e questo spiega l'apparente incongruenza di un uomo fuori dalla politica e sconosciuto sino a trent'anni, che in pochi mesi assume un ruolo di primo piano sulla pur affollata scena politica della destra bavarese del 1919; 2) questo gruppo giunto al vertice del Terzo Reich discute nel suo ambito come attuare una strategia derivata da quella cultura (la riscossa della sapienza aria); 3) nel 1938 la discussione culmina e si conclude con la decisione di arrischiare la guerra, nella convinzione di un non intervento dell'Inghilterra per ragioni in buona parte desunte da quella stessa cultura dalla presenza di essa in ambienti al vertice della società inglese; 4) risultata errata questa previsione, il gruppo discute e decide nel 1941 la guerra all'Est e Hess cerca in Inghilterra interlocutori per una intesa; non li trova, ma tratta; Hitler spera che abbia posto le basi di un accordo dopo il fatto compiuto dell'invasione dell'Urss; 5) caduta questa convinzione e fallita la guerra lampo all'Est, il gruppo si divide e non esclude il tentativo di sostituire il Führer per una pace di compromesso, che salvi una parte della base territoriale, in Germania, della dottrina segreta; 6) per tutto questo periodo - dal 1938 al 1945 - la cultura esoterica permea settori importanti del vertice politico e anche scientifico del Terzo Reich.
Tutti questi punti vanno approfonditi e arricchiti investigando nella direzione indicata e scavando più a fondo in alcune biografie, come per esempio quelle - meno note - di Bormann e di Darre. Perché questo lavoro sia possibile, è necessario che il nazismo possa essere studiato come qualunque altro fenomeno storico, senza accettare l'argomento che l'orrore non può essere studiato. In particolare non si può accettare la premessa che il genocidio degli ebrei non può consentire di studiare il nazismo nei suoi aspetti culturali.
Essi vanno studiati comunque e personalmente ritengo che tale studio sia di particolare utilità per comprendere il riaffiorare nella nostra storia e nella nostra società di antiche culture sommerse, delle quali la dottrina segreta dei costruttori del Terzo Reich è un aspetto negativo, ma da non trascurare.
Non entro nel merito delle dimensioni che ha assunto il genocidio e ritengo che le decisioni derivate dall'antisemitismo programmatico del nazismo abbiano una caratteristica particolare appunto perché originate non da pregiudizi etnici o politici, ma da una ideologia. Ma il fatto che la deportazione sistematica degli ebrei (ne siano morti alcuni milioni nelle camere a gas secondo la storiografia ufficiale; o trecentomila per denutrizione secondo coloro che ne negano l'esistenza) sia la premessa di un genocidio specifico, non esclude che se ne possa parlare in riferimento ad altri nel nostro secolo. Citerò in proposito due testimonianze di una personalità cattolica (don Giuseppe Dossetti) e di una laica (Ernesto Galli della Loggia).
Il primo, nel citato contesto nel quale definisce le stragi naziste come "operazioni magiche", distingue crimini di regime, di classe, di religione, di guerra e cita questi esempi: "Dei due milioni e centomila armeni che restavano, dopo i massacri precedenti, nell'Impero Ottomano, poco meno di un milione fu ucciso tra il 1915 e il 1918... Lo scoppio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki nell'agosto 1945, oggi - se non altro per i tempi e i modi in cui furono lanciate - appare privo di giustificazione, persino quella di avere accelerato la fine di una guerra... l'annientamento in parte anche fisico dei kulaki, piccoli e medi proprietari terrieri, distrutti totalmente nel 1930... atti compiuti in un passato - anche molto recente - dalle nazioni negriere per procurarsi mano d'opera servile resistente ai climi caldi o quelli compiuti ancor oggi in nome di una presunta superiorità della razza bianca su quella nera in Sud Africa". Galli della Loggia, in un convegno organizzato dall'unione delle comunità israelitiche italiane su "Memoria e mitologia dell'Olocausto", anche per sostenere che fu "unico", ha definito questa "unicità" non una questione di ferocia, né di numero di vittime: "Altri popoli sono stati completamente annientati", ma solo dopo il massacro degli ebrei l'uomo ha cominciato a provare orrore per i genocidi, pur se il Novecento è "il secolo dei genocidi, almeno cento milioni di persone massacrate: dagli ebrei agli zingari, dagli armeni agli aborigeni australiani, agli intellettuali sterminati da Pol Pot". Si accetti pure l'unicità in questi termini; essa non deve costituire comunque una remora all'analisi più accurata della cultura esoterica del nazismo, tanto più che per taluni aspetti si presenta come speculare proprio a quella ebraica. Lo stesso termine di "dottrina segreta" che troviamo all'origine della ricerca di un sapere iniziatico è usato per la Cabala ebraica.
Mosse, studiando il movimento nazional-patriottico con le sue rilevate componenti "occulte" trasmesse al nazismo, si pone, sia pure per rispondervi negativamente, la domanda se non vi sia un rapporto tra quelle che definisce "utopie germaniche", con le aspirazioni alla "terra libera", e il movimento sionista che avrebbe portato ai Kibbutzim.
Si può dire che le utopie germaniche e l'ideologia a esse sottesa abbia avuto qualche influenza sullo sviluppo del movimento dei Kibbutz? Si può affermare che, nella concezione generale dei sionisti tedeschi, siano contenuti elementi affini all'idealizzazione della terra, della natura e del Volk propria delle teorie nazional-patriottiche? La spinta storica all'istituzione dei Kibbutzim non venne però dalla Germania, bensì dall'Europa orientale e da fonti socialiste, e l'unico nesso diretto con la Germania può essere forse individuato nell'Habonim tedesco-ebraico, un raggruppamento che andò delineandosi in seno al Movimento giovanile. I suoi aderenti affermavano che "per noi è andata perduta l'immediatezza dell'esperienza", intendendo con questa che ai giovani ebrei era mancata l'intimità con la natura e la terra, col ritmo delle stagioni e col senso di vitalità che viene dal lavoro manuale. "II nostro movimento è, nel suo insieme, romantico" proclamavano ancora i membri dell'Habonim. Ma questi sentimenti non trovarono piena realizzazione negli stanziamenti agricoli quali effettivamente furono istituiti in Palestina. E benché a prima vista, per lo storico, la possibilità di istituire una correlazione possa essere tentante, finora almeno non è stato possibile provare l'esistenza di alcun significativo nesso tra le utopie germaniche e il movimento dei Kibbutzim. È "tentante", comunque, ipotizzare non un nesso, ma un rapporto speculare per il quale lo stesso Mosse suggerisce elementi. Egli ricorda che lavoravano nello stesso giornale (nella Vienna a cavallo del secolo della quale è stato descritto il clima culturale) lo scrittore Theodor Hertzka che tentò di fondare una colonia "utopica" in Tanganica e Theodor Herzl, promotore del movimento sionista. Nell'altra analoga colonia fondata in Germania nel 1893 e denominata Eden, aveva un ruolo di rilievo l'ebreo Franz Oppenheimer, "che ebbe anche parte notevole nell'istituzione dei Kibbutzim in Israele". Questo rapporto speculare, la concezione di un legame magico tra l'uomo e la terra caratterizzato dal mistero, che nel nazismo sarebbe sfociata nella teoria del "sangue e suolo" di Darre, è percepibile attraverso uno degli intellettuali ebrei più stimati per la sua apertura illuministica, Martin Buber.
Egli partecipa ai colloqui di Eranos, era in rapporti con Hielscher", fu critico nei confronti della costituzione dello stato di Israele" al quale avrebbe preferito un assetto binazionale. È in questo ambito che si può valutare quanto scrive: L'idea sionistica del popolo ebreo nella nostra epoca è da considerarsi come un'idea nazionale. Ma è proprio la sua essenza che la differenzia da tutte le altre. È indicativo che questa idea nazionale abbia preso nome non, come le altre, da un popolo, ma da un luogo.
Il che rivela chiaramente che qui non si tratta tanto di un popolo quanto del suo legame con una terra, cioè con la sua Terra patria. Il nome ha ricevuto ben presto il crisma di luogo santo. Sion è "la città del gran re", vale a dire di Dio in quanto re d'Israele. Tale carattere sacro è rimasto a questo nome, la santità della Terra venne a condensarsi in esso e nella Cabbala. A differenza delle idee nazionali di altri popoli, quella che veniva indicata con questo nome era il nuovo aspetto di un'antichissima realtà, il sacro sposalizio fondato sul nome di Sion, un popolo "santo" con una Terra "santa". Una virtù viene conferita a questo popolo e a questa Terra, per il fatto che Dio li "elegge" entrambi a guida di questo popolo, il suo popolo, in questa Terra, la sua Terra e per unirli l'uno all'altra. L'elezione divina consacra il popolo come la schiera che egli governa direttamente e la Terra come sua sede regale e li affida l'uno all'altra. Questa è una categoria teopolitica della santità piuttosto che una categoria di culto. Che sia Dio colui che associa questo popolo a questa Terra, non è una prospettiva storica posteriore: le schiere erranti furono continuamente infiammate dalla promessa fatta ai padri, e i più accesi tra essi videro Dio stesso procedere dinanzi al popolo nella sua Terra. Appunto apprezzando appieno l'illuminista Martin Buber, non credo si possa evitare di rimanere stupiti di fronte a questo linguaggio nel quale l'esoterismo è evidente (il richiamo alla Cabbala, al ruolo del nome, ad una "antichissima realtà", a guide teopolitiche che vedono Dio camminare dinanzi al popolo).
Il legame tra un popolo e la Terra (maiuscola) appare "santo", un legame misterico che sfugge ai criteri della razionalità. E senza essere fraintesi, non può non colpire l'analogia di questa esperienza mentale con quella "volkisch" appunto analizzata da un altro grande illuminista di origine ebraica quale Mosse. Così come non può non colpire il fatto che il Leviatano biblico è un "mostro" femminile perché deriva (come altre figure della mitologia ebraica) dalla babilonese Tiamat, la protodea femminile presentata come mostruosa e vinta dall'eroe maschile Marduk. Schmitt, nel testo citato, accenna a questo aspetto "senza entrare nel merito", senza interessarsi della connessione tra l'esoterismo di Hobbes (che pure lo affascina e lo preoccupa mentre pensa alla Germania del 1938) e l'epoca che lo connette ai miti, eco di antichi conflitti risalenti all'epoca da Bachofen definita del matriarcato.
I presenti passaggi concettuali possono essere visti come parte della peirciana "abduction", un ragionamento logico abduttivo che è stato colto e che ho utilizzato in Occidente misterioso. Il punto d'arrivo è l'affermazione che il nazismo può essere studiato anche come fenomeno culturale - al di là del genocidio e cogliendo la drammaticità della specularità con la cultura ebraica - del quale la componente esoterica risulta di particolare interesse, anche se sinora poco studiata.
La si potrà approfondire sulla base di una posizione di "saggezza yiddish" della quale è particolarmente orgoglioso il filosofo ebreo Robert Nozick, che Giorello presenta come "l'anti-Heidegger nato a Brooklyn" recensendo il suo libro Spiegazioni filosofiche: "La cura del provincialismo filosofico sta nel conoscere le alternative. Le grandi teorie filosofiche, quelle con interesse duraturo, sono letture di mondi possibili accessibili dal nostro ovvero letture possibili del mondo reale". Se dunque è utile "sapersi catapultare in visioni radicalmente diverse da quelle cui siamo abituati, siano il buddismo o la cosmologia degli Hopi", una lettura possibile di un mondo reale è quella delle radici esoteriche della cultura di una élite politica che ha segnato il destino dell'Europa nella prima metà di questo secolo. È un lavoro che può continuare se si terrà presente quest'altra espressione di Nozick: "Dove stanno l'eccitamento e la sensualità della mente? E il suo orgasmo? Dovunque stiano, purtroppo spaventeranno e offenderanno i puritani mentali [i due puritanesimi hanno una radice comune?], proprio mentre esaltano altri e danno loro gioia": quella di una ricerca non ripetitiva.

FINE