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Urania - Racconti d'appendice
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IL SEGRETO DI STONEHENGE - Harry Harrison
Titolo originale: The secret of stonehenge
Nuvole basse correvano nel cielo del crepuscolo, e si sentiva il picchiettare della pioggia frammista a nevischio. Quando il dottor Lanning aprì la portiera del camion, venne investito dal vento freddo dell'artico che attraversava la pianura di Salisbury senza incontrare ostacoli. Il dottor Lanning affondò il mento nel bavero e girò attorno al veicolo per raggiungere la portiera posteriore. Barker smontò e andò a bussare alla porta del piccolo ufficio che sorgeva poco lontano. Nessuno rispose.
- Male - disse Lanning prendendo una voluminosa cassa di legno e appoggiandola delicatamente a terra. - Negli Stati Uniti non lasciamo i nostri monumenti nazionali incustoditi.
- Davvero? - disse Barker avviandosi al cancello che si apriva nel recinto di rete metallica. - Allora immagino che tutte quelle iniziali scolpite sulla base del monumento di Washington siano dei graffiti neolitici. Comunque, state tranquillo, ho portato la chiave.
Aprì il cancello con un gran rumore di cardini arrugginiti, poi tornò indietro per aiutare Lenning a trasportare la cassa.
Verso sera, sotto il cielo grigio di nuvole basse, senza i carrettini del gelato e i bambini che si arrampicano dappertutto, è l'unico modo di vedere Stonehenge. La pianura, piatta, si allunga verso il lontano orizzonte, e solo le grigie colonne di pietra hanno la forza di innalzarsi verso il cielo.
Lanning fece strada su per il grande viale, curvo nel vento.
- Sono sempre più grandi di quanto ci si immagini - disse, e Barker non rispose, forse perché era vero.
Si fermarono vicino all'Altare di Pietra e appoggiarono la cassa a terra.
- Fra poco sapremo qualcosa - disse Lanning aprendo il lucchetto.
- Un'altra teoria? - domandò Barker, interessato suo malgrado. - I nostri monoliti hanno un certo fascino per voi e i vostri colleghi americani, vero?
- I problemi ci interessano sempre - rispose Lanning, e sollevò il coperchio scoprendo un grosso e complicato apparecchio montato su un treppiede di alluminio. - Io non ho particolari teorie. Sono qui soltanto per scoprire la verità. Ecco perché abbiamo costruito questa macchina.
- Interessante - disse Barker, e la freddezza del suo commento fu molto più gelida del vento. - Posso chiedervi cos'è quest'apparecchio?
- Un registratore temporale cronostatico. - Aprì le gambe del treppiede, e mise l'apparecchio accanto all'Altare di Pietra. - Lo hanno studiato i miei colleghi del MIT. Abbiamo scoperto che il movimento del tempo, a parte quello delle ventiquattro ore di ogni giorno nel futuro, significa la morte istantanea di ogni essere vivente. Almeno, abbiamo già ucciso scarafaggi, topi e polli. Non abbiamo ancora trovato cavie u-mane volontarie. Però gli oggetti inanimati possono essere mossi senza danno.
- Viaggi nel tempo? - domandò Barker, con un tono che lui sperò fosse diverso da quello di poco prima.
- Non proprio. Stasi di tempo, sarebbe meglio dire. La macchina rimane immobile dov'è. Sono le cose a passarle davanti. Con questo sistema siamo penetrati di diecimila anni nel passato.
- Se la macchina rimane immobile, significa che il tempo torna indietro.
- Forse è così. Chi potrebbe dire il contrario? Ecco, sono pronto a cominciare.
Lanning regolò alcuni quadranti inseriti in un fianco della macchina, premette un pulsante, e fece un passo indietro. Dall'apparecchio venne un leggero ronzio. Barker, perplesso, inarcò le sopracciglia.
- Quando l'apparecchio è in funzione non è consigliabile restare troppo vicino - disse Lanning.
Al ronzio seguì un secco scatto, e immediatamente l'apparecchio sparì.
- Non ci metterà molto - disse Lanning. La macchina riapparve mentre ancora lui stava parlando. Lui premette un altro pulsante, dietro l'apparecchio questa volta, e da una fessura uscì una fotografia. La mostrò a Barker.
- Questo è solo un viaggio di prova. L'ho rimandata indietro di venti minuti soltanto.
Nonostante l'obiettivo fosse puntato verso di loro, i due uomini non comparivano nella foto. Si vedeva invece la pianura deserta avvolta nelle ombre della sera, e il loro camioncino parcheggiato in fondo al viale. Dietro il veicolo due uomini stavano mettendo a terra una grossa cassa gialla.
- Sbalorditivo - fu costretto ad ammettere Barker. - Di quanto la potete rimandare indietro?
- Sembra che non ci siano limiti. Tutto dipende dall'energia che viene impiegata. - Questo modello è fornito di batterie in grado di spostarlo fino al diecimila a. C.
- E nel futuro?
- Per ora è un libro chiuso, ma riusciremo a risolvere anche questo problema. - Prese di tasca un quadernetto di appunti e lo consultò. Poi manovrò i comandi dell'apparecchio disponendoli diversamente. - Queste sono le date dei periodi in cui si presume che sia nato Stonehenge. Voglio fare delle riprese multiple. Questa leva registra la data che ho stabilito, e ora posso prefissarne altre.
Per programmare le venti date stabilite fu necessario un gran girare di manopole. Quando ebbe finito, Lanning premette il pulsante che dava il via alla macchina, e raggiunse Barker.
Questa volta la partenza del registratore temporale cronostatico fu molto più spettacolare. Svanì quasi subito, ma si lasciò dietro una copia luminosa di se stessa: un contorno dorato, scintillante, perfettamente visibile nell'oscurità della sera.
- È normale? - domandò Barker.
- Si, ma solo quando avvengono grandi spostamenti nel tempo. Nessuno sa con precisione a cosa sia dovuto. Noi lo chiamiamo eco temporale. Pensiamo che l'improvvisa partenza della macchina crei una specie di risonanza nel tempo. L'alone scompare nel giro di un paio di minuti.
Prima che il bagliore dorato fosse completamente scomparso la macchina riapparve solida, nel preciso punto della sua eco spettrale. Lanning si sfregò le mani, soddisfatto, poi andò a premere il secondo pulsante. La macchina rispose con un ronzio, e dalla fessura cominciò a uscire una lunga striscia di fotografie.
- Non è il risultato che mi aspettavo - disse Lanning. - Sono riprese diurne, ma non mostrano niente di nuovo.
Ma c'era di che far fermare quasi il cuore di biologo di Barker. Erano una fotografia dopo l'altra della piana, con i monoliti eretti, e tutte le pietre trasversali al loro posto sulle colonne.
- Un mucchio di sassi - disse Lanning, - ma nessun segno delle creature che li hanno messi in piedi. Però dimostra che una infinità di teorie sono sbagliate. Avete qualche idea del periodo in cui si ritiene che Stonehenge sia stato costruito?
- Sir Norman Lockyer ritiene che sia stato eretto il 24 giugno 1.680 a. C. - rispose Barker distrattamente, continuando a guardare, allibito, le fotografie.
- Per me è una data nuova.
I comandi vennero girati, e l'apparecchio tornò a svanire. Questa volta la foto fu addirittura sbalorditiva. Si vedeva un gruppo di uomini rozzamente vestiti, inginocchiati a terra, e tutti con le braccia protese verso la macchina.
- Ci siamo! - gridò Lanning, e fece fare alla macchina un mezzo giro, in modo da inquadrare la direzione opposta. - Ciò che stanno adorando si trova dietro la macchina. Scatto una foto da questa parte, e finalmente sapremo a chi è dedicato Stonehenge.
La seconda foto fu quasi identica alla prima, come lo furono quelle scattate a destra e a sinistra.
- È pazzesco - disse Lanning. - Sono tutti rivolti verso la macchina. Forse la macchina è proprio sopra a ciò che loro stanno adorando.
- No, l'angolazione dimostra che il treppiede è al loro stesso livello. - Un'idea improvvisa lasciò Barker a bocca aperta. - La vostra eco temporale può essere vista anche nel passato?
- Ecco... mi sembra possibilissimo. Pensate che...
- Esatto. Il bagliore causato dalla macchina dev'essere stato visto apparire e scomparire anche in quel periodo. Anch'io sono rimasto sorpreso. Per quella gente dev'essere stato un fenomeno sbalorditivo, inspiegabile, divino.
- La faccenda quadra - disse Lanning sorridendo, e cominciando a smontare la macchina. - Hanno costruito Stonehenge attorno all'immagine dell'apparecchio mandato indietro nel tempo a scoprire perché hanno costruito Stonehenge. Il problema è risolto.
- Risolto? Mi sembra che sia appena cominciato. È un paradosso. Chi viene prima? La macchina, o il monumento?
Lentamente il sorriso scomparve dalla faccia del dottor Lanning.
FINE