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Urania - Racconti d'appendice
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HITLER E IL CANNONE DI GIULIO VERNE - Willy Ley
Titolo originale: For your information

Durante la Seconda Guerra Mondiale viveva in Germania un inventore che doveva avere letto un libro per il quale avevo un particolare interesse, dato che si trattava di uno dei miei primi lavori. Uscito nel 1928, era intitolato «Die Moeglichkeit der Weltraumfahrt» (La Possibilità del Viaggio nello Spazio). Conteneva le conclusioni di un simposio a cui avevano partecipato il professor Hermann Oberth, il dottor Walter Hohmann, il dottor Franz von Hoefft, e il barone Guido von Pirquet. Nella corrispondenza preliminare i temi vennero suddivisi: Oberth scrisse sulla teoria, Hohmann sulle orbite, von Hoefft sull'applicazione dei razzi nell'atmosfera, e von Pirquet (con qualche protesta) sui metodi proposti in passato e che non avrebbero mai portato ai viaggi nello spazio.
Una delle «trovate» che il barone von Pirquet volle confutare (è morto poco tempo fa all'età di 90 anni) fu il cannone lunare di Giulio Verne. Capiva, naturalmente, che Verne aveva scritto un romanzo, e non un trattato di balistica. Ma aveva anche capito che tutti i lettori di quel romanzo si domandavano fuggevolmente se era possibile costruire un cannone simile. Guido von Pirquet, di professione ingegnere, aveva la passione per tutti i problemi di matematica applicata.
E quel problema era una canna di cannone scavata nella roccia, con un calibro di due metri e una lunghezza di trecento. Il propellente era composto da fulmicotone che riempiva sessanta metri di canna. Di conseguenza il proiettile aveva duecentoquaranta metri di canna da percorrere a una velocità di 152.000 metri al secondo. Un'accelerazione incredibile. Ma cos'altro sarebbe successo? Ecco: davanti al proiettile ci sarebbe stata una colonna d'aria del diametro di due metri e profonda duecentoquaranta. Dato che il proiettile si muove a una velocità superiore a quella del suono, quell'aria non avrebbe potuto uscire, e si sarebbe compressa. La compressione provoca calore, e questo sarebbe stato sufficiente a fondere il proiettile.
Per molti la discussione sarebbe finita a questo punto. Ma von Pirquet volle continuare. Il problema della resistenza dell'aria avrebbe potuto essere risolto estraendo l'aria dalla canna e chiudendo l'imboccatura con un coperchio stagno e non molto resistente. Cos'altro c'era di sbagliato nel ragionamento? La carica propellente alla base. E venne convertita in una nuvola in espansione di gas esplosivi. Ma si sarebbero espansi al punto di imprimere la velocità necessaria?
Probabilmente no. Ma questa difficoltà poteva venire superata attaccando circa metà della carica al fondo del proiettile. In questo modo si sarebbero prodotte due nuvole di gas esplosivi che avrebbero riempito il tratto di canna dietro il proiettile. Altri calcoli però dimostrarono che non sarebbe stato ancora sufficiente. Alla fine, lo studioso trovò la soluzione. Parte della carica doveva essere attaccata al proiettile. Parte doveva trovarsi sul fondo della canna. E infine una terza parte doveva essere distribuita in un certo numero di camere laterali che avrebbero acceso i gas nel momento in cui il proiettile passava loro di fronte. Era infatti possibilissimo che un proiettile in movimento, fornito di appositi contatti elettrici, accendesse le cariche delle camere laterali.
A questo punto, von Pirquet sentì di avere portato a termine il suo lavoro. Aveva provato lo sbaglio di partenza, e aveva dimostrato che anche con difficili e costose migliorie forse non si sarebbe ottenuto lo scopo prefisso. Personalmente non prese la cosa sul serio, né pensò che qualcuno la prendesse in considerazione. Poi, seguì un intervallo di quindici anni.
Durante questi quindici anni Hitler salì al potere, l'Austria di von Pirquet divenne parte del Reich tedesco, e cominciò la seconda guerra mondiale.
Nel maggio del 1943, quindici anni esatti dopo la pubblicazione dello studio di von Pirquet, il ministro tedesco degli Armamenti della Produzione bellica, Alfred Speer, durante uno dei suoi regolari incontri con Hitler, riferì che l'ingegnere Coenders stava studiando un cannone a carica multipla. Hitler, che voleva sempre sapere tutto, anche i dettagli di costruzione, sulle nuove armi e sui carri armati, gli ordinò di tenerlo al corrente. Non si sa quante volte Speer andò da Hitler per parlargli del nuovo cannone, ma l'argomento tornò a galla dopo il massiccio bombardamento della RAF sul centro di ricerche missilistiche di Peenemünde, il 17 agosto 1943.
Presumibilmente Hitler urlò di volere nuove armi in quantità, e Speer suggerì di iniziare la costruzione del nuovo cannone senza aspettare i risultati delle prove di tiro.
Hitler diede il benestare. Così cominciò la costruzione di un'arma che per il momento aveva funzionato soltanto sulla carta. I militari e gli scienziati al corrente del progetto trovarono subito tre nomi alla nuova arma. Il più usato fu «Fleissiges Lieschen», il nome di un bel fiore da giardino, il secondo fu «Tausendfuss» (Millepiedi), e il terzo «Hochdruckpumpe» (Pompa ad Alta Pressione).
A quanto risulta, seguì molta teoria ma pochissima pratica. I calcoli mostravano che un cannone simile, con una canna di 150 metri, avrebbe lanciato i proiettili a una velocità di 1500 metri al secondo, e che, con un angolo di tiro tra i 45 e i 50 gradi, poteva raggiungere una portata di 150-200 chilometri. Il calibro del cannone doveva essere di l5 centimetri, e i proiettili dovevano essere molto lunghi, da 12 a 20 volte il diametro, cioè da 1,80 a 3 metri. La canna doveva essere formata da cilindri d'acciaio della lunghezza di cinque metri l'uno. Tra questi «tubi» dovevano essercene altri, ciascuno con altri due tubi laterali per contenere le cariche, proprio come il cannone lunare di Pirquet.
Di questo cannone non fu mai pubblicata nessuna descrizione esauriente. Mi devo basare quindi solo sulle descrizioni generali fatte da Rudolf Lusar nel suo libro sulle armi segrete germaniche, e su una fotografia di un modello sperimentale. Di conseguenza, non posso dire come fossero collocate le camere nella versione definitiva, ma, presumendo che si trovassero a 9 metri una dall'altra, risulta che lungo la canna dovevano essercene 16 paia, più naturalmente, la carica iniziale per dare la prima spinta al proiettile. Chiunque abbia mai caricato e sparato un pezzo di artiglieria può avere, a questo punto, dei forti dubbi. Una carica base, e un totale di 32 cariche laterali lungo la canna, significano 33 culatte da aprire, 33 bossoli vuoti da estrarre, 33 nuove cariche da introdurre, e 33 culatte da richiudere. Anche disponendo 3 uomini per carica laterale, e, diciamo 6 uomini per proiettile e per la carica base, ci sarebbe sempre voluto un certo tempo per caricare il cannone, ammesso che gli uomini non finissero con l'ostacolarsi l'un l'altro.
Evidentemente a Hitler dovevano aver raccontato una storia leggermente diversa, e non dovevano certo avergli fatto presenti le difficoltà. Ad esempio, un cannone relativamente leggero e con una canna tanto lunga (in fase di costruzione avevano stabilito la lunghezza in 125 metri), non poteva venire alzato come i cannoni a canna più corta. La loro canna doveva rimanere necessariamente appoggiata a terra. Questo implicava la necessità di terreno in pendenza, e per evitare le incursioni della RAF, queste pendenze dovevano essere scavate in gallerie, lasciando visibile soltanto la bocca del cannone. Sarebbe stato conveniente scavare le gallerie in terreno calcareo, proteggerle con cemento armato e coprirle all'estremità anteriore con piastre metalliche aventi il solo foro per far passare il proiettile.
Naturalmente, per impressionare Hitler, il piano doveva essere grandioso. I progettisti mostrarono i disegni di due postazioni adiacenti. Ogni postazione era armata di cinque batterie con cinque cannoni ciascuna. Cinquanta cannoni in tutto. Le due postazioni insieme avrebbero potuto sparare 600 proiettili all'ora, 10 al minuto. Questo significa che ogni cannone poteva sparare un colpo ogni 5 minuti. Ogni proiettile avrebbe pesato circa 115 chili e contenuto dieci chili di alto esplosivo, per un totale di 70 tonnellate di acciaio e 60 quintali di esplosivo all'ora... se tutti e cinquanta i cannoni sparavano il loro colpo ogni cinque minuti. Hitler, ascoltando le cifre, e non facendo caso ai «se» (ammesse che venissero pronunciati in sua presenza) rimase convinto. Quella sarebbe stata la sua risposta ai bombardamenti inglesi. Naturalmente i bombardamenti della RAF potevano sganciare in una sola incursione molte più bombe di quanti proiettili non potessero sparare i cannoni... ma i suoi «cannoni inglesi» potevano effettuare il cannoneggiamento per molte ore al giorno.
A che punto era, però, la costruzione del cannone?
Avevano costruito un modellino del calibro di 2 centimetri, e le prove si erano dimostrate soddisfacenti, tanto da incoraggiare la messa in opera di un modello sperimentale in scala reale (ma non della massima lunghezza). Fu collocato su Misdroy, una piccola isola del mar Baltico, nelle vicinanze di Ruegen. La società presso cui lavorava Coenders aveva costruito un proiettile adatto al cannone. Era del diametro di circa quattordici centimetri, ma possedeva quattro pinne di acciaio flessibile che, quando il proiettile si trovava in canna, rimanevano avvolte attorno al proiettile stesso, portando il diametro a 15 centimetri. I lavori cominciarono in diversi posti contemporaneamente.
Le due postazioni del piano originale dovevano venire costruite nelle vicinanze di Calais, a 150 chilometri da Londra. Una doveva venire sistemata sulla collina di Mimoyecques, a cinque chilometri dalla costa. La seconda postazione sarebbe sorta sulla collina chiamata Piheu-les-Guines... ma per cominciare avrebbero costruito soltanto su Mimoyecques. Dovevano scavare le gallerie inclinate e i depositi di munizioni, costruire i quartieri sotterranei di alloggiamento. Poi dovevano pensare alle cucine e ai rifornimenti di energia. Per la famosa organizzazione Todt, quello fu il progetto numero 51, e rappresentava un lavoro gigantesco. Richiedeva 500 specialisti tedeschi, e circa 5.000 lavoratori francesi. Inutile dire che le notizie su questi lavori arrivarono al servizio di spionaggio inglese attraverso il movimento della Resistenza francese. Però i francesi non seppero mai a cosa sarebbero serviti. E nemmeno lo scoprì lo spionaggio inglese.
Il cannone di Misdroy effettuò i primi tiri di prova nell'ottobre 1943. Dato che non era della massima lunghezza, i proiettili parvero funzionare egregiamente. Hitler ordinò che la produzione dei 2.500 proiettili al mese fosse aumentata a 10.000. Qualche tempo dopo scoprirono che superata la velocità del suono i proiettili diventavano instabili. In quel momento erano in lavorazione 20.000 proiettili.
Per tutto il tempo il cannone continuò a dare grattacapi. Il generale Walter Dornberger, dell'Ufficio Armamenti, ricorda che una delle camere laterali esplose dopo che erano stati sparati soltanto cinque e sei colpi.
Fu necessario ristudiare le culatte delle camere laterali. E fu necessario ristudiare la forma dei proiettili sperimentali. Ma i lavori a Mimoyecques continuarono. Nonostante il grande impiego di uomini e ore lavorative, il direttore dei lavori calcolò, nel luglio 1944, che per completare la costruzione sarebbero stati necessari almeno altri quattro mesi, e forse otto. In quel momento, un proiettile sperimentale del cannone di Misdroy raggiunse la distanza di 93 chilometri. Dopo otto colpi, una camera laterale esplose.
Sei settimane più tardi, gli alleati conquistarono Mimoyecques, e dopo parecchio tempo (per studio?) distrussero l'ingresso della galleria principale. Fu nel maggio 1945, e occorsero 25 tonnellate di nitroglicerina.
Ma Coenders ebbe la soddisfazione di vedere il suo cannone impiegato due volte, anche se si trattava di una versione ridotta. Era lungo 59 metri, aveva una portata di circa 60 chilometri, e sparava proiettili da 53 chili. Uno venne impiegato ad Anversa nel gennaio 1945. L'altro «sopportò» l'offensiva delle Ardenne nel febbraio del 1945, sparando circa una dozzina di colpi. Tutti e due i cannoni vennero poi distrutti.
Pare che nessuno sappia cosa sia successo dei «Millepiedi» sperimentali. Nessuno sa dove siano finiti tutti quei proiettili costruiti prematuramente. Né cosa sia avvenuto dell'ingegner Coenders (Per la storia completa del cannone di Mimoyecques e delle altre artiglierie fanta-scientifiche di Hitler, si veda il volume «Le Armi Segrete del Terzo Reich» di David Irving, ed. Mondadori, 1968).
Dato che si tratta di domande senza risposta, facciamone pure un'altra. Era possibile costruire un cannone simile e renderlo perfettamente funzionante? Probabilmente sì, ma non con canne normali, anche se in acciaio della migliore qualità. Forse sono necessarie delle leghe speciali e dei meccanismi della massima precisione, più una infinità di quattrini. Bene, supponiamo che un cannone simile venga studiato con calma. Risulterebbe poi di qualche utilità?
La risposta a questa domanda è un preciso «no». Come arma sarebbe superato da un qualsiasi missile tattico. Per le ricerche atmosferiche la risposta è identica. Un qualsiasi razzo sonda può dare risultati migliori.
Infine mi sono fatto una domanda alla quale forse qualcuno può rispondere. Von Pirquet ha mai sentito parlare dei «Millepiedi»? E in questo caso, cos'ha detto?

FINE