Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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SOUVENIR - Roger Deeley
Titolo originale: Tourist welcome
Il sergente di polizia Herbert Slocombe stava camminando tranquillamente lungo la High Street di Maxcombe Parva. Questo sergente di polizia Herbert Slocombe era davvero imponente: alto, forse la parola più adatta è gigantesco, con una pancia che si faceva beffe delle tabelle dietetiche, e con un paio di piedi che mettevano in ridicolo la «Queen Mary».
L'ammodernamento della polizia si era esteso a quasi tutta la regione, e le auto di pattuglia, le radio trasmittenti personali, gli elicotteri, e i quartieri generali mobili non erano più termini nuovi. In certe zone, però, il progresso avanza lentamente, e a Maxcombe Parva più lentamente che altrove. Qui, durante la notte, il sergente Slocombe, percorreva ancora con calma il suo giro di ronda, tenendosi pronto ad affrontare tutte le cose terribili che il mondo del crimine si preparava a commettere, cose che normalmente consistevano in una mezza dozzina settimanale di infrazioni al traffico, in qualche raro furto, in ragazzini golosi delle mele altrui, e nella caccia di frodo. Caccia di frodo.
Il bracconiere locale era Geoffrey Rye. Ed era un bracconiere per eccellenza, un bracconiere che per la sua straordinaria abilità relegava tutti gli altri nell'ombra. Poteva sentire l'odore di una lepre a chilometri di distanza, e abbatteva fagiani in grande quantità, silenziosamente, con una vecchia balestra che si era costruito da solo. Come potevano prenderlo? Non ci sarebbero riusciti in tutta la vita. Una volta o l'altra, per la verità, Geoff, con la sua vecchia bicicletta, avrebbe potuto girare un angolo troppo in fretta, e finire diritto tra le braccia della legge, senza avere il tempo di liberarsi del sacco di selvaggina che portava in spalla. Gli avrebbero dato una multa, forse qualche mese di prigione, poi lui sarebbe tornato fuori per riprendere esattamente dal punto in cui aveva smesso. Non era un criminale, né un membro della malavita né un asociale. Solo che non poteva soffrire i guardacaccia. Senza contare che andava matto per il pasticcio di lepre.
Nei mesi estivi la situazione cambiava leggermente, perché Geoff si divertiva a trasformarsi in una specie di truffatore all'americana. Quella parte della regione occidentale era zona turistica, e a Maxcombe Parva e dintorni arrivavano numerose grosse macchine di forestieri avidi di tuffarsi nelle bellezze della campagna inglese, e armati di macchine fotografiche ultramoderne e di altri stupefacenti apparecchi. A Geoff l'estate piaceva. All'inizio si era semplicemente limitato a sostare nel pub del paese, e a raccontare agli affascinati turisti, con dovizia di particolari, i più piccanti e più immaginari eventi storici della regione (- Oh, sì, mio caro signore, la sedia su cui siete seduto è la stessa sedia su cui si è seduto a riposare il vecchio Carlo Secondo quando i Roundheads ci davano la caccia). Tutto questo nella speranza che gli offrissero un paio di birre e qualche sigaretta.
Poi scoprì che i turisti non desideravano altro che di comperare quella stessa sedia, e di portarla nel Connecticut per mostrarla agli amici. Così gli era venuta l'idea.
Il sergente Slocombe, la più alta autorità di polizia del paese, aveva sorriso con tolleranza per questa faccenda, e si era limitato a scuotere sconsolato la testa per l'infinita ingenuità dei turisti, fino a quando Geoff non aveva cominciato a vendere cose che non erano sue. Doveva impedirglielo, e le diverse multe inflittegli dal tribunale locale sembrarono avere un effetto salutare. Ma sembrarono soltanto. Geoff continuò il suo lavoro con sempre maggiore impegno, e un giorno famoso riuscì a vendere l'orologio del municipio, torre compresa, a cinque persone diverse in un solo pomeriggio. La cosa più strana è che il più delle volte riusciva a cavarsela senza danno. I turisti, scoperta la loro dabbenaggine, si vergognavano tanto da partire all'istante senza preoccuparsi di fare la denuncia.
Così Geoff fece quattrini, per modo di dire. Di tanto in tanto cavava una fortuna a qualche colossale idiota, ma, o spendeva tutto in un attimo, o rimaneva senza soldi per pagare una forte multa. Così, all'inizio dell'inverno, fu costretto a dedicarsi di nuovo alla caccia di frodo. Le sue relazioni con la legge erano amichevoli, quasi affabili. Nessuno dei due dava molto fastidio all'altro. Erano rimasti sempre cordiali nemici.
Ma quel giorno particolare il sergente Slocombe era perplesso.
Sul piccolo villaggio addormentato si era abbattuta una serie di reati minori, e lui era deciso a scoprirne la causa. Nelle ultime tre ore era stato denunciato il furto di sei auto, il che, considerando che dalla fine della guerra erano avvenuti due soli furti d'auto, era alquanto sorprendente, a dire poco. Il sergente Slocombe in quel momento non aveva nessun indizio, tranne la sua conoscenza del luogo. Naturalmente avevano notificato i furti alla Polizia Centrale, ed era iniziata una serie di ricerche e di verifiche in tutte le zone confinanti. Ma il sergente Slocombe aveva una sua idea personale. In una piccola comunità come Maxcombe Parva le notizie circolano alla svelta, e pochi minuti prima qualcuno gli aveva detto che Geoff Rye era al «Bevi e Spera» a spendere più soldi di quanti non ne avesse mai avuti da diversi anni. Geoff con tanti soldi era una cosa che lo aveva sempre interessato, così il sergente Slocombe si avviò in mezzo alle zanzare del crepuscolo estivo, e raggiunse la porta del bar, il «Bottiglie e Pistole», che da parecchio tempo gli avventori abituali avevano soprannominato «Bevi e Spera».
Il locale era pieno di gente e di fumo, ma il sergente Slocombe vide subito Geoff Rye. Era appoggiato al banco, aveva in mano un boccale di birra quasi vuoto, e in bocca un grosso sigaro che stava bruciando come un falò in miniatura. Attorno, una folla di ammiratori intenti ad ascoltare la sua storia.
Il sergente Slocombe si avvicinò al gruppo, e all'improvviso, come per incanto, la conversazione cessò. Geoff Rye guardò il sergente, e gli sorrise, pieno di cordialità.
- Salve, Bert - esclamò. - Bevete qualcosa?
- Non in servizio, Geoff - disse il sergente Slocombe. - Lo dovreste sapere. - Poi si guardò attorno. - Avete pagato da bere a tutta questa gente, Geoff?
- Già.
- Un gesto molto simpatico.
- Già.
- Avete guadagnato parecchio ultimamente?
- Già.
Era chiarissimo che Geoff non era di umore troppo ciarliero, almeno con la legge, così il sergente Slocombe prese Geoff per un braccio e disse:
- Venite, Geoff, noi due dobbiamo fare quattro chiacchiere.
Geoff sorrise. Poi fini quello che gli era rimasto nel boccale, e segui il sergente fuori dal bar, fino al posteggio. Qui si misero a sedere su un muretto e rimasero in silenzio ad ascoltare il ronzio degli insetti che volavano nell'aria del giorno morente.
- Cosa avete fatto, questa volta? - domandò il sergente.
- Non vi capisco.
- Andiamo, Geoff - disse il sergente, con una certa cordialità. - Ci conosciamo da anni. Se all'improvviso vi fate vedere in giro con il portafoglio pieno di banconote, sappiamo tutti che non le avete trovate scavando in giardino dietro casa vostra. Dunque, cosa avete fatto?
- Non dico niente - rispose Geoff, tracciando lentamente con la punta del piede una riga sul terreno del parcheggio.
- Sentite, Geoff, sapete benissimo che non posso fare niente se qualcuno non presenta una denuncia specifica. Quindi, non dovete temere. Sui turisti abbiamo tutti e due le stesse opinioni. Perché non parlarne, allora? Se sporgono denuncia dovrete comunque farlo.
- Perché vi interessa tanto? - domandò Geoff, guardandolo furbescamente.
Il sergente Slocombe si strinse nelle spalle.
- In questo caso - disse con tono quasi ufficiale, - ci sono delle circostanze leggermente insolite.
- Quali?
- Ve lo dirò fra un attimo. Prima, ditemi voi che cosa avete fatto?
- Non capisco che importanza abbia, Bert - disse Geoff, con indifferenza. - Comunque non penso che lui si lamenterà. Sembrava troppo soddisfatto.
- Chi era? - domandò il sergente. - Qualcuno che ho visto? Europeo? Americano?
- Oh, non so chi fosse - disse Geoff, allargando le braccia e alzando le spalle. - Parlava inglese molto bene, però aveva un leggero accento. Certo, era un turista, però non saprei dirvi di dove fosse.
- Che cosa gli avete venduto? Ancora l'orologio della torre?
Geoff sogghignò.
- No, Bert, quella è roba vecchia, per quanto, quel tipo avrebbe comprato qualsiasi cosa. - Si protese verso il sergente e strizzò confidenzialmente un occhio. - Personalmente penso che fosse ubriaco.
- Perché?
- Perché doveva essere sbronzo per comprare quello che gli ho venduto.
Il sergente Slocombe sospirò.
- E cos'era, Geoff?
- Ecco, ha detto che voleva qualche souvenirs. Però si comportava come se tutto quello che vedeva fosse strano, per lui. Automobili, vestiti, mobili, ogni cosa. Non so da dove venisse, ma certo al suo paese non devono aver niente, tranne i soldi. Ha detto che le macchine lo affascinavano, così gliene ho vendute sei.
- Sei? - Il sergente Slocombe sussultò.
- Poi ha detto che non poteva andarsene senza i nostri buffi vestiti, così li ha chiamati, e io gli ho detto che poteva prendersi quelli che c'erano nel negozio di John Withe, e tutti i mobili di Martin, e... Oh, non ricordo più. Mi stavo divertendo tanto che non ricordo che cosa ho detto. Lui però ha scritto tutto su un libretto, e mi è sembrato molto soddisfatto. Ha continuato a dirmi che eravamo molto generosi a vendere tutte quelle cose a uno straniero. - Geoff sogghignò. - Non riesco a immaginare come pensi di portarsi via tutta quella roba. Ci vorrebbe un treno.
Il sergente Slocombe cominciava a sentirsi molto preoccupato.
- Geoff - disse, lentamente - è per questo che sono venuto a cercarvi. Oggi sono scomparse sei macchine. Non so il resto. - Però aveva il presentimento che alla stazione di polizia, in quello stesso istante, venissero presentate denunce di furto da parte di White, Martin, e di chissà chi altro.
Il sogghigno di Geoff scomparve d'incanto.
- Ma non può averlo fatto - disse. - Come può avere preso sei macchine? Deve trattarsi di una coincidenza.
- È probabile - disse Slocombe alzandosi. - Comunque dobbiamo parlare con questo straniero, chiunque sia. Sapete dove alloggia?
Geoff scosse la testa.
- Ha detto che aveva intenzione di ripartire subito. Ha detto che era atterrato là in fondo, dietro il Bosco dei Druidi. Io ho pensato che fosse uno sceicco arabo, o qualcosa del genere. Non aveva mai visto le macchine, né altro, aveva molti soldi, ed era di carnagione scura, come abbronzata dal sole. Ho pensato che fosse venuto con un suo elicottero personale... Si interruppe preoccupato.
- Andiamo a vedere - disse il sergente Slocombe. - Potremo trovare un indizio.
Andarono con la macchina del sergente Slocombe nelle vicinanze del Bosco dei Druidi, poi proseguirono a piedi. Il bosco era una specie di cerchio di piante. Al centro, infatti, si stendeva una radura, e fu proprio verso quella zona che i due si diressero.
Quando uscirono dal bosco si fermarono di botto, in silenzio, stupefatti, e un po' spaventati. Tutta la vegetazione, l'erba, i cespugli, e gli arbusti dello spiazzo, per un diametro di un centinaio di metri, e forse più, erano appiattiti, come se fossero stati schiacciati da un peso immenso. L'erba, al di fuori di quel perimetro, era piegata all'infuori, come se spazzata dal vento di un uragano. Ai margini della radura gli alberi erano stati spogliati dalle foglie, e i tronchi avevano tutta la corteccia sbriciolata.
- Guarda che roba! - mormorò Geoff Rye.
- Deve essere stato un elicottero molto più grande di quelli che vediamo di solito - disse il sergente Slocombe, più spaventato di quanto volesse dimostrare. - Qui è atterrato qualcosa di enorme, e poi è ripartito. Non so se il vostro uomo era un turista, comunque pare proprio che si sia preso quello che gli avete venduto, dato che aveva il mezzo adatto a portare via tutto quanto. - Si girò, e vide Geoff pallido come la morte, con gli occhi sbarrati.
- Credete che porterà via proprio tutto? - domandò Geoff, con un filo di voce.
- L'ha già fatto.
Geoff si lasciò cadere, seduto, a terra.
- Io pensavo che fosse matto, sergente. È la verità.
Slocombe si chinò, e lo afferrò per il davanti della camicia, con molta più forza di quanto non avesse mai fatto.
- Cos'avete fatto? - domandò, con rabbia.
- Lui ha detto che il nostro sistema di governo era arch... Qual è la parola che si usa per dire vecchio?
- Arcaico?
- Proprio quella. Ha detto che lo affascinava.
- Allora?
- Così gli ho detto che poteva prenderselo. Per cinquecento sterline gli ho venduto Londra...
FINE