Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
* * Back * *
VOGLIO POSSO COMANDO - Bill Pronzini
Titolo originale: I wish I may, I wish I might
Stava seduto su un tronco a forma di trono che la corrente aveva spinto fino alle rocce grigie in riva al mare, e guardava le onde battere rabbiose senza sosta, contro la lunga linea bianca della spiaggia deserta. Ascoltava le grida stridule e roche dei gabbiani che giravano ininterrottamente sopra di lui e il lamento del freddo vento di ottobre. Disegnò con la punta del sandalo di corda alcune righe sulla sabbia argentea, poi le cancellò accuratamente con la suola, e ricominciò da capo.
Aveva quattordici anni, era pallido, con i capelli biondi tagliati a spazzola e gli occhi color fiordaliso appassito. Indossava un paio di pantaloni di velluto a coste e una giacca di tela grigia, e i piedi bianchi dentro i sandali erano nudi. Si chiamava David Lannin.
Guardò in su verso il cielo grigio, e si riparò gli occhi contro la luce che filtrava abbagliante fra nube e nube. Aveva le dita intirizzite dal freddo. Girò lentamente la testa e guardò la ripida scogliera che si ergeva alle sue spalle ricoperta da ciuffi d'erba simili a una barba ispida. Emise un lungo sospiro e tornò a guardare le onde che si rompevano sulla spiaggia e tornavano al mare.
Si alzò e si mise a camminare lentamente lungo la riva, le mani sprofondate nelle tasche della giacca di tela. Il vento sollevò mulinelli di sabbia che gli si infransero addosso, e il ragazzo sentì l'umidità fredda di sale.
Girò una leggera curva della spiaggia. Davanti a lui adesso poteva vedere il gigantesco tronco semisepolto nella sabbia a una ventina di metri dalla riva. Era bruciato dal sole, e non aveva corteccia. Accanto, sulla sabbia umida, c'era un oggetto verde e lucido che lui non aveva mai visto le altre volte in cui era passato da quelle parti.
Era una bottiglia. Questo lo capì subito. Era coricata per il lungo e aveva il collo infilato nella sabbia. Probabilmente era stata portata a riva da una marea recente. Aveva una forma strana, e il vetro era verde cupo, il verde del mare profondo, ed era liscia, senza segni, né etichette di alcun genere. Sembrava molto vecchia, ed estremamente fragile.
David s'inginocchiò accanto alla bottiglia, la prese in mano e ripulì il collo sottile dalla sabbia che vi era rimasta attaccata. Sull'imboccatura, sopra il tappo che la chiudeva, c'era della ceralacca rossa con sopra impresso uno stemma indecifrabile, sicuramente molto antico. Le dita di David fecero saltare abilmente gran parte della ceralacca mettendo allo scoperto il tappo annerito. Cercò di toglierlo, e la bottiglia cominciò a vibrare in modo quasi impercettibile. Poi, all'improvviso, ci fu un forte scoppio, un po' simile a quello di un tappo di champagne che salti, e una frazione di secondo dopo dalla bottiglia scaturì un lampo cremisi fosforescente, accecante.
David lanciò un urlo e ricadde all'indietro sulla sabbia. La bottiglia gli saltò di mano. Il ragazzo sbatté più volte le palpebre. Da un punto lì vicino scaturì una risata fragorosa che si mescolò al rumore del vento e delle onde e riempì di echi la fredda aria autunnale. Ma non c'era niente lì intorno. La bottiglia era sulla sabbia a qualche passo da lui, e c'era il tronco, e la spiaggia, e il mare. Ma nient'altro. Intorno non c'era nessuno,
Eppure la risata sonora continuava.
David si rialzò e si guardò in giro con aria furtiva. Sentiva dentro di sé la paura. Avrebbe voluto scappare, e tese i muscoli per mettersi a correre...
Di colpo la risata cessò.
Una voce penetrante gli arrivò alle orecchie, una voce che usciva dal nulla, come la risata. Una voce senza sesso, senza inflessioni. Una voce innaturale. - Io voglio, posso, comando.
- Cosa? - disse David, spalancando gli occhi e guardandosi inutilmente attorno. - Dove siete?
- Qui - disse la voce. - Sono qui nel vento.
- Dove? Non vi vedo.
- Nessuno mi può vedere. Io sono il re dei folletti, il capo dei geni, sono il potentissimo, ingiustamente imprigionato per l'eternità in una bottiglia dal mago mortale Amroj. - Rise. - Ho passato mille anni da solo, mille anni sul fondo freddo e deserto dell'oceano. Solo e imprigionato. Ma adesso sono libero. Mi hai liberato tu. So che lo avresti fatto, perché io so tutte le cose del mondo. Sarai ricompensato per il tuo gesto. Secondo le usanze, secondo la tradizione, io esaudirò tre tuoi desideri. Io voglio, posso, comando. Queste sono le parole che apriranno la porta dei tuoi sogni. Pronunciale dove vuoi, e quando vuoi. Io sentirò e obbedirò. Farò diventare realtà i tuoi desideri.
David si inumidì le labbra. - Solo tre desideri?
- Solo tre - disse la voce. - Niente patti, e niente limitazioni. Io sono il re dei folletti, il capo dei geni, il potentissimo. Io voglio, posso, comando. Ricordi le parole, vero?
- Sì! Sì, le ricordo.
Si sentì ancora la risata. - Amroj, mago pazzo, pazzo mortale, sono vendicato! Via, via!
E improvvisamente ci fu una totale mancanza di suoni, un silenzio profondo di una tale intensità che David urlò di dolore. Ma l'attimo passò, e nell'aria tornò il rumore delle onde e del vento e degli uccelli che volavano sfiorando il mare.
David rimase immobile per circa un minuto. Poi cominciò a correre. Corse con la velocità del vento per allontanarsi dal tronco semisepolto nella sabbia, e per allontanarsi dalla bottiglia vuota. I suoi piedi sembravano volare sulla sabbia, e lasciavano soltanto una leggerissima impronta.
Continuò a correre finché non vide, su un piccolo pendio poco distante dal mare, una casa bianca con le finestre che riflettevano i raggi del sole. Abbandonò la spiaggia e s'incamminò su un terreno più solido, verso la casa.
Si avviò verso una scala scavata nella roccia, e mentre lui si avvicinava, in cima alla scala comparve una donna che scese di corsa verso di lui. Lo raggiunse, lo abbracciò, lo strinse con forza al petto. - Oh, David, dove sei stato? Ero tanto in ansia!
- Sono stato sulla spiaggia - disse David, respirando a pieni polmoni l'aria fredda e salmastra. - Vicino alle grandi rocce.
- Sai che non devi andare fin là - disse la donna. - Te l'ho detto tante volte. Guarda come ti sei conciato il vestito. Non devi farlo mai più, David promettimi che non lo farai più.
- Vicino al tronco ho trovato una bottiglia - disse David.
- Dentro c'era un genio. Io non potevo vederlo, ma lui rideva, rideva, e poi mi ha concesso tre desideri. Mi ha detto che devo soltanto dire cosa voglio, e lui mi esaudirà. Poi si è messo di nuovo a ridere, ha detto qualcosa che io non ho capito, e se n'è andato, e io ho sentito tanto male alle orecchie.
- Che razza di storia, David! Dove sei andato a pescarla?
- Posso esprimere tre desideri - disse lui. - Posso desiderare qualsiasi cosa, e lui mi esaudirà. Me l'ha detto il genio.
- Oh, David, David!
- Io voglio un miliardo di coni di gelato, e voglio che l'oceano sia sempre caldo in modo che io possa fare il bagno quando mi piace, e voglio che tutti i bambini e le bambine del mondo siano come me, in modo che io abbia sempre, sempre qualcuno con cui giocare.
Gentilmente, con affetto, la madre prese la mano del figlio mongoloide. - Vieni in casa, caro. Su, vieni.
- Io voglio, posso, comando - disse David.
FINE