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Urania - Asimov d'appendice
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IL CERCHIO DEGLI ANIMALI - Isaac Asimov
Titolo originale: Sign of the times

Qualche tempo fa, ho tenuto una conferenza sul significato della fantascienza all'Università del Delaware. In quell'occasione, calcolando il pranzo, l'incontro con i giornalisti, la conferenza vera e propria e il ricevimento post-conferenza, ho passato cinque ore a parlare quasi ininterrottamente. Per fortuna sono un tipo al quale parlare piace.
Il ricevimento dato dopo la conferenza, e che durò circa due ore, fu un autentico fuoco di fila di domande-risposte in un'atmosfera assolutamente informale. Mi venne chiesto fra l'altro se mi piaceva tenere conferenze, e io, con assoluta mancanza di tatto, risposi: «Non mi dispiace tenere conferenze, ma mi piace di più scrivere, ed è con estrema riluttanza che abbandono la mia macchina da scrivere per girare le università. Non avete idea di quanto sia stato difficile convincermi a venire qui».
Il silenzio che seguì fu subito rotto da uno studente che disse con grande serietà: «È stato difficile convincere anche noi».
Me l'ero meritato, e fui costretto a unirmi alle risate generali sperando che la mia faccia non fosse rossa come la sentivo.
L'incidente mi fece pensare ai lettori di questi miei umili saggi. Io li scrivo anzitutto perché mi piace scrivere, però adesso mi chiedo se non è un po' difficile seguirmi, come per gli studenti dell'Università del Delaware.
Nel mio articolo «I fenici, Giulio Cesare e la Stella Polare» posso, per esempio, essere stato alquanto difficile da digerire. Comunque ora intendo approfondire l'argomento parlando dell'effetto della precessione degli equinozi su certi particolari delle sfere celesti, e sull'astrologia.
Per cominciare parliamo dell'ellisse che segna l'apparente cammino annuale del Sole sullo sfondo delle sfere celesti.
Per rendere più facile parlare di questo sfondo, le stelle visibili dalla zona temperata nord sono state raggruppate dagli antichi studiosi in schemi chiamati costellazioni.
Le costellazioni sono in realtà una convenzione di comodo, perché le stelle che le formano sono sparse per centinaia di anni-luce. Le configurazioni sono le stesse dei tempi antichi soltanto perché noi le osserviamo da un certo punto e perché le stelle comprese nel nostro Sole si muovono tutte nell'arco di un certo periodo. Se spostassimo la nostra posizione di 1.000 anni-luce nello spazio, o di un milione di anni nel tempo, il cielo sarebbe irriconoscibile. Gli astronomi greci, però, ritenevano che le costellazioni avessero un'esistenza reale, che fossero fatte di punti di luce fissi in eterno perché attaccati a un firmamento solido. I moderni astrologi, i quali si riferiscono alla distorta astronomia greca, si comportano come se avessero la stessa convinzione, e forse per qualcuno è così.

Il cammino dell'ellisse è stato fatto passare attraverso dodici di queste costellazioni, in modo che il Sole rimanesse in ciascuna di esse un mese circa. Questa divisione in dodici parti è certo stata fatta di proposito, dato che il mese era l'unità di tempo usata nel calendario lunare degli antichi osservatori di stelle, greci e babilonesi.
Questo significa che mentre la Luna compie un intero giro del cielo, il Sole passa attraverso una di queste singole costellazioni. Il che è vero solo approssimativamente, comunque lo è abbastanza da soddisfare i primi astronomi e i moderni astrologi. Tra l'altro, 12 è un numero facilmente divisibile per 2, 3, 4 e 6, considerazione importante per chi non aveva un efficiente sistema di simboli numerici, come appunto gli antichi greci e babilonesi.
Seguendo l'ordine in cui il Sole passa attraverso di esse, sono: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci.
Sette delle dodici costellazioni sono raffigurate da animali (undici, se si contano gli esseri umani, per cui resta simbolo inanimato soltanto la Bilancia). Per questo motivo il loro complesso fu chiamato Zodiaco, dal termine greco che significa «cerchio degli animali».
La disposizione delle stelle non ha niente a che fare con le figure di cui portano il nome e nemmeno la fantasia più sfrenata riuscirebbe a vedere, ad esempio, la figura di un leone nella costellazione omonima, però è probabile che i greci fossero convinti che nel cielo esistevano veramente le immagini dell'ariete e del toro, e forse anche gli animali stessi. E non escludo che della stessa idea siano gli astrologi moderni.
Gli antichi, nel determinare le costellazioni, hanno semplicemente raggruppato le stelle in combinazioni che a loro sembravano logiche, esistono così alcune costellazioni ampie e sparse, altre molto compatte. La costellazione della Vergine, per esempio, occupa molto più spazio celeste di quanto non ne copra l'Ariete.
Inoltre il Sole nel compiere il suo giro per lo Zodiaco attraversa certe costellazioni su una lunga diagonale, altre su un angolo relativamente stretto. Ne consegue che non rimane in tutte le costellazioni per un identico periodo.
Gli astronomi moderni hanno fissato i confini delle costellazioni (incluse quelle prossime al Polo Celeste Sud osservate solo nei tempi moderni) seguendo con la maggior precisione possibile i raggruppamenti descritti dagli antichi. Questi confini, utili in astronomia come punti di riferimento, sono oggi universalmente adottati dagli astronomi, e grazie ad essi è possibile stabilire quanto tempo il Sole rimane in ciascuna delle costellazioni dello Zodiaco, cioè:


 giorni
Ariete22
Toro35
Gemelli26
Cancro21
Leone38
Vergine47
Bilancia25
Scorpione24
Sagittario34
Capricorno30
Acquario24
Pesci39

Come vedete il Sole rimane in Vergine quasi sei settimane e solo tre in Cancro. Scorpione è il caso più anomalo. Il Sole rimane in Scorpione sei giorni soltanto, perché durante gli altri 18, se consideriamo i confini stabiliti delle costellazioni, il Sole passa in realtà in Ophiuchus, che nessun astrologo considera come una costellazione dello Zodiaco.
Gli astrologi, insomma, non tengono calcolo di questi particolari, forse perché, se lo facessero, dovrebbero mettere sotto eccessivo sforzo le loro capacità matematiche. Meno cinicamente, si può dire che i confini astronomici delle costellazioni sono stati fissati dall'uomo e come tali vanno presi. Ma allora possiamo dire che le stesse costellazioni sono state definite dall'uomo, come la convenzione che divide l'ellisse in dodici parti, anziché in dieci o cento.
In ogni caso, gli astrologi si sono facilitati il compito asserendo che le costellazioni sono di uguale ampiezza, e che il Sole rimane in ciascuna per un identico numero di giorni.
Per giustificare il fatto che quando gli astrologi dicono che il Sole è in Ariete può anche non essere veramente in Ariete, come potrebbe precisare qualche astronomo, esiste una convenzione astrologica che elimina le costellazioni. Gli astrologi infatti parlano di «segni» dello Zodiaco. Questi segni hanno gli stessi nomi delle costellazioni ma sono tutta un'altra cosa. E il Sole, dicono gli astrologi, rimane in ogni segno un identico periodo di tempo. Non importa quindi se il Sole è o no nella costellazione di Ariete. Gli astrologi dicono che il segno è quello di Ariete.
Così, sulla base di costellazioni immaginarie, gli astrologi hanno poi costruito un sistema ancora più immaginario di segni, con cui impressionare gli ingenui.

L'eclittica in sé rimane quasi fissa negli eoni perché è una riflessione del piano di rivoluzione della Terra attorno al Sole, e questa non cambia molto. La posizione, del Sole influenza le stagioni e la lunghezza del giorno e della notte in accordo con la relazione dell'ellisse all'equatore celeste, e la posizione dell'equatore celeste cambia con la precessione degli equinozi. I punti in cui l'equatore celeste incrocia l'ellisse sono gli equinozi (periodi in cui giorno e notte hanno uguale lunghezza). Il Sole si trova in uno di questi punti il 20 marzo; e nell'altro sei mesi più tardi, il 23 settembre.
Se ci concentriamo sugli equinozi troviamo che la loro posizione relativa alle stelle muta lentamente con lo spostarsi dell'asse della Terra (da qui la «precessione degli equinozi»), e in un periodo di 25.780 anni fanno un giro completo dell'ellisse, spostandosi da est a ovest in direzione opposta a quella in cui il Sole si muove lungo l'ellisse.
La lunghezza di tempo in cui ciascun equinozio rimane in una particolare costellazione dello Zodiaco dipende dall'ampiezza della costellazione lungo l'ellisse, ed è facilmente calcolabile (vedi tabella), certo che, volendo considerare le costellazioni tutte uguali, si può dire che un equinozio rimane in una data costellazione dello Zodiaco per 2.148 anni.


 anni
Ariete1.550
Toro2.470
Gemelli1.840
Cancro1.480
Leone2.680
Vergine3.320
Bilancia1.760
Scorpione1.700
Sagittario2.400
Capricorno2.125
Acquario1.700
Pesci2.760

Consideriamo l'equinozio che cade il 20 marzo, chiamato equinozio d'inverno perché segna l'inizio della primavera nella zona nord i nella zona sud segna invece l'inizio dell'autunno).
Quando il Sole segna l'equinozio d'inverno attraversando l'equatore celeste si trova nella costellazione dei Pesci, leggermente a ovest. Ogni successivo equinozio d'inverno, dato che il punto d'incrocio si sposta di 0,014 ° (o 0,84 minuti di arco), è sempre più a ovest. In un certo momento del futuro, scivolerà in Acquario, mentre nel lontano passato era in Ariete. Infatti, nel 100 a. C. il punto dell'equinozio d'inverno era situato esattamente al confine ovest di Ariete. Dato che l'equinozio d'inverno era un punto logico per l'inizio dell'anno (ora gli occidentali ne usano un altro) divenne consuetudine cominciare la lista delle costellazioni con Ariete. Gli astrologi lo fanno ancora.
Considerando la situazione del 100 a. C. si può dire che il Sole entra in Ariete al momento dell'equinozio invernale, che procede verso est attraversando dopo Ariete, Toro, Gemelli, e così via.
Ora, il Sole attraversa Ariete in 22 giorni, ci rimane dal 20 marzo all'11 aprile, momento in cui entra in Toro, dove resta 35 giorni, eccetera. Se equipariamo l'ampiezza delle costellazioni e usiamo invece i segni, il Sole entra nel «segno» di Ariete il 20 marzo, e poi resta in ciascun «segno» per un dodicesimo di anno, circa 30,5 giorni. Nella tabella seguente troverete le date in cui il Sole è entrato in ciascuna costellazione e in ciascun segno, nel 100 a. C.
Anteriormente al 100 a. C. il Sole entrava in Ariete con progressivi anticipi. Questo per quanto riguarda la precessione degli equinozi. Però gli astrologi hanno stabilito che i «segni» dello Zodiaco non sono mai cambiati dal 100 a. C.


Ariete (20 marzo)20 marzo
Toro (20 aprile)12 aprile
Gemelli (22 maggio)17 maggio
Cancro (22 giugno)12 giugno
Leone (23 luglio)3 luglio
Vergine (22 agosto)10 agosto
Bilancia (22 settembre)26 settembre
Scorpione (22 ottobre)21 ottobre
Sagittario (22 novembre)14 novembre
Capricorno (22 dicembre)18 dicembre
Acquario (22 gennaio)17 gennaio
Pesci (21 febbraio)10 febbraio

Se voi prendete il vostro giornale oggi, e consultate la quasi inevitabile colonna degli oroscopi, troverete che i giorni assegnati a ciascun segno sono quelli dati nella tabella qui sopra riportata (giorno più, giorno meno).
La reale posizione del Sole nello Zodiaco si sposta di continuo rispetto al nostro calendario, come risultato della precessione degli equinozi. Ogni 70,6 anni la posizione zodiacale del Sole è tale da spostare l'equinozio in avanti di un giorno. Per cui, nel 29 a. C. il Sole è stato effettivamente nella costellazione di Ariete dal 21 marzo al 12 aprile. Nel 41 d. C. lo è stato dal 22 marzo al 13 aprile, e così via. Oggi la posizione del Sole si è spostata in avanti di 29 giorni, per cui il Sole viene a trovarsi in Ariete dal 18 aprile al 10 maggio. I momenti in cui il Sole si trova nelle diverse costellazioni oggi, sono i seguenti:


Ariete (20 marzo)18 aprile
Toro (20 aprile)11 maggio
Gemelli (22 maggio)15 giugno
Cancro (22 giugno)11 luglio
Leone (23 luglio)1 agosto
Vergine (22 agosto)8 settembre
Bilancia (22 settembre)15 ottobre
Scorpione (22 ottobre)19 novembre
Sagittario (22 novembre)14 dicembre
Capricorno (22 dicembre)16 gennaio
Acquario (22 gennaio)15 febbraio
Pesci (21 febbraio)10 marzo

Nonostante lo spostamento di 29 giorni, i segni astrologici rimangono fissi, e la precessione degli equinozi non li altera.
Nel 100 a. C., quando costellazioni e segni erano quasi in accordo il Sole rimaneva nella data costellazione e segno per 277 giorni all'anno. Oggi costellazioni e segni concordano solo per 106 giorni in un anno. Se facciamo entrare il Sole nella costellazione dell'Ariete il 18 aprile, come succede oggi, e considerassimo tutte le costellazioni di identica ampiezza, i segni e le costellazioni si appaierebbero solo per 24 giorni, e in circa centoquaranta anni costellazioni e segni non si unirebbero più.
Vi chiederete come mai gli astrologi non tengano in considerazione l'avanzamento degli equinozi. La ragione vera non deve essere quella della paura per le complicazioni matematiche. Credo piuttosto che si tratti di pigrizia.
E questo, secondo me, rivela l'assurdità dell'astrologia. Se la posizione del Sole tra le costellazioni ha veramente un significato, allora è la posizione attuale che conta, e non quella del 100 a. C. Se d'altra parte la posizione attuale non ha importanza, perché mai dovrebbe avere significato una qualsiasi altra posizione?
Continuiamo a considerare l'equinozio d'inverno. Nel 100 a. C., come ho detto, il Sole raggiungeva l'equinozio d'inverno all'estremità occidentale di Ariete, e per raggiungere Toro doveva attraversare tutta la costellazione. Da allora, il Sole ha raggiunto un punto sull'Equatore Celeste sempre e sempre più a ovest dentro la costellazione dei Pesci.
Che l'equinozio invernale passasse nella costellazione dei Pesci nel 100 a. C. è dovuto al confine tra Ariete e Pesci, stabilito arbitrariamente dagli astronomi. Nei tempi antichi il confine era più vago, e si può pensare che fosse di 1,4 ° più a ovest. In questo caso il punto dell'equinozio invernale sarebbe stato spostato in Pesci nel 4 a. C.
Questo avrebbe certamente importanza per un mistico. Se scriviamo «Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore» in greco, abbiamo cinque parole le cui iniziali sono: iota, chi, theta, upsilon, sigma. Queste cinque lettere in fila danno, in latino, «ichtus», che in greco significa pesce. Per questa ragione i primi cristiani, quando una più aperta ammissione della loro fede poteva essere pericolosa, usavano il «pesce» come simbolo.
Non è interessante che nel 4 a. C. l'equinozio d'inverno si muovesse nella costellazione dei Pesci? Chiunque pensi che la prima intenzione di Dio nel disporre le stelle fosse stata quella di esprimersi con facili crittogrammi, deve restarne impressionato.
Ma lasciamo pure il confine Ariete-Pesci al 100 a. C. (questo non può infastidire i mistici, perché una differenza di cento anni è per loro una bagatella) e calcoliamo i momenti in cui l'equinozio invernale raggiunge altri confini e passa in altre costellazioni. Possiamo farlo, sia prendendo i reali confini delle costellazioni stabiliti dagli astronomi moderni, sia presumendo che le costellazioni siano tutte di ipotetica identica ampiezza. Eccoli:


 realeipotetica
Toro4.410 a. C.4.395 a. C.
Ariete2.570 a. C.2.247 a. C.
Pesci100 a. C.100 a. C.
Acquario26602049
Capricorno43604197
Sagittario64856345
Scorpione88858493
Bilancia1058510641
Vergine1234512789
Leone1566514937
Cancro1834517085
Gemelli1982519233

Se vogliamo che l'equinozio d'inverno al suo ingresso nei Pesci significhi la nascita di Gesù, abbiamo tutto il diritto di supporre che ogni nuovo ingresso in una costellazione stia a indicare un evento altrettanto significante nella storia dell'uomo.
Così, se usiamo le costellazioni ipotetiche o di identica grandezza, l'equinozio invernale entra in Toro nel 4395 a. C. Forse è stato il momento in cui nell'antica Creta è cominciata l'adorazione del toro. Non so se sia vero, o se ciò che succedeva nella piccola isola meritasse l'attenzione del cielo, ma chi sono io per negarlo o affermarlo?
Poi, nel 2.247 a. C., l'equinozio d'inverno entra in Ariete. Dato che, secondo la moderna interpretazione biblica, è solo tre secoli prima del tempo di Abramo, e dato che Abramo sacrificò un ariete al posto del figlio Isacco, questo ingresso deve avere avuto qualcosa a che fare con le origini del giudaismo. Chi può metterlo in dubbio?
Dell'ingresso in Pesci ne ho già parlato. Nel 2049, cioè fra circa tre quarti di secolo, l'equinozio d'inverno passerà in Acquario (se consideriamo le costellazioni sulla base della identica grandezza. Sulla base della grandezza reale il passaggio avverrà solo fra sette secoli circa).
Cosa succederà nel 2049? L'Acquario è rappresentato da un uomo che versa acqua da un vaso, e questo può simboleggiare il fatto che i cieli travaseranno pace e prosperità sulla Terra.
Il grande vantaggio del misticismo sta nell'impossibilità di dimostrare un errore di interpretazione. Se il prossimo secolo ci distruggerà, i sopravvissuti potranno dire che l'Acquario simboleggiava la pioggia radioattiva, e tutti si stupiranno dell'esattezza dell'astrologia.
Tutto quello che ho detto per l'equinozio invernale vale anche per l'equinozio d'autunno (che nell'emisfero sud è l'equinozio d'inverno) tranne che si devono spostare le costellazioni, o i segni, di sei.
Nei tempi in cui l'equinozio d'inverno era al confine occidentale di Ariete il punto dell'equinozio d'autunno si trovava (considerando le costellazioni di identica grandezza) ai confini della Bilancia. Oggi si trova nella costellazione della Vergine.
A metà tra gli equinozi ci sono i solstizi. In questi punti il movimento del Sole cessa di allontanarsi dall'equatore celeste, e c'è un periodo d'immobilità. Poi riprende a tornare verso l'equatore. In questo punto stazionario, quando il Sole raggiunge la massima posizione nord o sud, abbiamo collocato i solstizi, definizione derivata da una parola latina che significa «Sole stazionario».
Il solstizio in cui il Sole raggiunge il massimo punto nord cade il 21 giugno. Nell'emisfero nord il giorno ha la massima durata, e la notte è la più corta. Per noi del nord, quindi, è il solstizio d'estate.
All'altro solstizio, che il Sole raggiunge il 21 dicembre, il Sole è nella posizione più a sud. Nell'emisfero nord è il giorno più corto e la notte più lunga. Questo è il solstizio d'inverno.
Il solstizio d'estate arriva tre mesi dopo l'equinozio d'inverno, e il Sole, nell'intervallo, passa attraverso tre costellazioni. Nel 100 a. C. il Sole, partendo dal confine occidentale di Ariete, attraversava Ariete, Toro e Gemelli. Immaginando che le costellazioni siano di identica grandezza, il Sole, al momento del solstizio d'estate, entrava nella costellazione del Cancro.
Al solstizio d'estate il Sole si trova a 23,5 ° a nord dell'equatore celeste, e brilla direttamente sopra quei punti della Terra che si trovano a 23,5 ° di latitudine nord. Questo parallelo di latitudine viene chiamato «tropico», dal termine greco che significa «girare», dato che quando il Sole raggiunge questo punto nord della sfera celeste non va oltre, gira, e comincia a muoversi verso sud. E dato che gira nel momento in cui entra nella costellazione del Cancro (almeno, nel 100 a. C.) la linea dei 23,5 ° di latitudine nord viene chiamata «Tropico del Cancro».
Se cominciamo dalla Bilancia, quando il Sole entra nell'equinozio autunnale, e contiamo tre costellazioni, vediamo che attraversa Bilancia, Scorpione e Sagittario e, quando raggiunge il solstizio d'inverno, entra in Capricorno. Così la linea di 23,5 ° di latitudine sud viene chiamata «Tropico del Capricorno».
Tra queste due linee immaginarie del nostro globo si estendono i «tropici». Se guardate un qualsiasi libro di geografia, vedrete che questi due tropici portano i nomi dati dagli antichi greci. Cioè proprio Cancro e Capricorno.
Ora, quando il Sole brilla direttamente sopra il Tropico del Cancro si trova nella costellazione dei Gemelli, e quando brilla direttamente sopra il Tropico del Capricorno si trova nella costellazione del Sagittario.
La geografia, come l'astrologia, ma con ragioni più valide (ha importanza dire Tropico del Cancro invece che Tropico dei Gemelli?), non riconoscono la precessione degli equinozi.
È probabile che non importi nemmeno in astrologia. In fondo, credete veramente che la posizione del Sole contro le stelle vi influenzi in un modo o nell'altro? Se è così, è la posizione «attuale» del Sole, che importa, o è quella che aveva duemila anni fa?
Il mio parere personale è che il contenuto razionale dell'astrologia, comunque si consideri la posizione del Sole, sia zero.

FINE