Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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IL POSTO DI GOODMAN - Manly Wade Wellman
Titolo originale: Goodman's place
Quando il dottor Ferro arrivò tra le montagne, gli abitanti gli chiesero di guarirli dai mali di cui soffrivano. Lui disse che era dottore in filosofia, non in medicina, ma soffiò sulla mascella piagata di Lottie Burden, e mise polvere di fiori sul braccio slogato di Sam Taber, e loro guarirono. Il dottor Ferro si sistemò nella casa degli Uttiger.
Era un uomo tranquillo, di statura media, sui trentacinque anni, con i capelli scuri. Le sopracciglia gli disegnavano una linea sopra gli occhi, portava pantaloni e un grande cappello neri, e sotto la lunga giacca nera indossava camicia bianca e cravatta. Quando sorrideva metteva in mostra due file di denti regolari.
Chiese di comprare il Posto di Goodman, sull'altra sponda del torrente Darkscrabble, di proprietà della vecchia signora Sue Lovatt. Lei accettò l'offerta, ma si sentì in dovere di raccontargli, come aveva sentite dire in gioventù, che in cinque o sei, uomini e donne, avevano affittato il terreno dai suoi antentati per costruirci una casa, ma tutte le case che avevano tentato di costruire erano state bruciate dai vicini, e forse non tutti erano riusciti a scampare alle fiamme. Il Posto di Goodman non attirava più nemmeno i cacciatori o i vagabondi. Gli alberi nascondevano la luce del giorno, e a volte su quel terreno cadevano pioggia e fulmini mentre intorno era sereno. Anche gli animali e gli uccelli stavano alla larga. Là c'erano solo "cose" che non si sapeva cosa fossero, e alle quali la gente non voleva pensare. A volte, passando da quelle parti verso sera, si sentiva un canto, o un mormorio.
Il dottor Ferro sorrise mostrando i denti perfetti. - Non mi preoccupano queste vecchie leggende - disse. - Sono andato a vedere il terreno, e mi è sembrato un posto tranquillo. Comunque, Goodman non è un bel nome per un posto dove abitare? Qui c'è metà della somma. Vi darò il resto il giorno in cui la casa sarà finita.
Glenn e Becky Uttiger e la loro figlia Grace erano felici di ospitare il dottore nella loro casa. Era gentile e intelligente.
Certe sere leggeva loro qualche brano dei suoi libri. L'unica persona che riuscì ad assumere per tagliare gli alberi e costruire la casa al Posto di Goodman fu Hode, il nipote di Sue Lovatt. Il ragazzo compiva vent'anni quell'estate, ed era appena tornato dall'esercito. Hode era di corporatura superiore alla media tranne che per la larghezza delle spalle, e le mani, come suo nonno e suo padre, entrambi morti e sepolti. Aveva i capelli biondi che s'infoltivano dietro le orecchie e sulla fronte. - Tu non hai paura del Posto di Goodman, vero? - gli chiese il dottor Ferro.
- No, finché non vedrò qualcosa che mi spaventa - disse Hode.
- Lavoreremo dalle nove del mattino fino alle tre - gli disse il dottore. - Ti darò un dollaro all'ora.
- Mi va bene - disse Hode. Ma in realtà aveva accettato quel lavoro per stare lì attorno a vigilare. Non gli piaceva il modo in cui il dottore sorrideva e parlava a Grace Uttiger.
Due anni prima, quando Hode si era arruolato, Grace era soltanto una ragazzina. A-desso era diventata una giovane donna slanciata e ben fatta, con grandi occhi azzurri e capelli neri come l'interno di un camino. Hode aveva già fatto sgombrare il campo a due tipi che avrebbero voluto diventare amici della ragazza. Però il dottore gli Uttiger lo stimavano molto.
- Vostra figlia è intelligente - disse loro il dottore. - Io le presterò alcuni libri da leggere. Sarebbe un bell'ornamento per una comunità più grande e migliore di questa... non che io abbia qualcosa contro i buoni amici che mi sono fatto qui.
E Grace disse a Hode: - Domani sera verrò alla festa dei Whippard con te. Però questa sera voglio leggere il libro che mi ha prestato il dottor Ferro. Parla di cavalieri e di dame dell'antichità.
- Non mi sembra molto interessante - disse Hode, anche se gli sarebbe piaciuto leggere quel libro, se non fosse stato del dottor Ferro.
- Il dottore ha viaggiato in paesi oltre l'oceano.
- Anch'io - disse Hode.
- Ma tu ci sei andato solo per combattere.
- Il più delle volte, combattere è una necessità - disse Hode.
Quando lui e il dottore attraversarono il Darkscrabble e raggiunsero il Posto di Goodman, Hode sentì gli alberi minacciosamente vicini nell'aria grigia. Il dottore si tolse la giacca, rimboccò le maniche della camicia, e cominciò a ripulire uno spiazzo manovrando l'ascia con la stessa abilità di Hode. A terra si vedevano grosse pietre nere, disposte in modo da segnare le fondamenta.
- Qui c'era una casa - disse il dottore - e qui la costruiremo di nuovo. Questo tronco segnerà la soglia.
Hode tagliò i rami. - Ho sentito cantare - disse. - Mormorare.
- È la tua immaginazione - disse il dottore. - Levighiamo la parte inferiore delle travi, e sopra ci facciamo l'incavo per le traverse.
Tagliarono due travi, le appoggiarono saldamente sulle pietre, e alle estremità incastrarono altre due travi per collocare le prime traverse. Queste furono le fondamenta, di circa quattro e ottanta per sei. Poi collocarono altre traverse, a sessanta centimetri una dall'altra, con la parte levigata verso l'alto per appoggiarci il pavimento.
- Le assi per il pavimento le prepareremo dopo - disse il dottore. - Prepariamo altre travi per le pareti. Tagliamole a questa altezza per fare la porta.
- Una porta sola? - chiese Hode.
- Non mi serve una porta posteriore per scappare quando qualche visitatore viene a bussare all'ingresso - disse il dottore sorridendo. - Faremo la porta qui, nella parete est. Dov'è la sega?
Mentre sistemavano altre travi, sulla zona scese l'ombra, e quando il dottore disse: - È mezzogiorno, mangiamoci la nostra buona colazione preparata dalla signora Uttiger - tra gli alberi si era addensata una specie di nebbia.
Mentre mangiava i panini, Hode ebbe di nuovo l'impressione di sentire il canto sottovoce di cui non riusciva ad afferrare le parole. Tornato al lavoro cercò di fare molto fracasso con l'ascia per non sentire il canto. Fu felice quando il dottore guardò l'orologio e disse: - Sono le tre. Torneremo domani mattina. Ecco i sei dollari, Hode. Ti pagherò alla fine di ogni giornata.
Faceva buio fra quegli alberi, anche se erano soltanto le tre. Mentre raccoglieva gli attrezzi, Hode sentì un fruscio sopra la testa, come d'ali. Ma gli uccelli stavano lontano da quel posto. Se era un pipistrello doveva essere grande almeno come un cane. Fu lieto di tornarsene con il dottore oltre il Darkscrabble fino alla casa degli Uttiger. Grace stava spazzando davanti alla porta di casa. Sorrise a Hode, poi fece un sorriso più ampio al dottor Ferro. Hode la salutò, poi si diresse verso la casa della nonna.
Dopo cena prese il banjo che gli aveva lasciato suo padre. Lo accordò, poi si mise a cantare una vecchia canzone imparata dal nonno.
Quello che sta lassù nel Posto di Goodman, che sta nel Posto di Goodman a cercare e cercare per trovare una goccia, una goccia di sangue che sia sangue di vergine, quello ha passato, il fiume dell'Ade ha passato.
Cantando, e pizzicando le corde, Hode si chiese che cosa volessero dire quelle parole. Il giorno dopo tagliarono e misero in opera altri tronchi, segnarono la posizione delle finestre nella parete posteriore, e fissarono gli stipiti della porta. Quella sera sulle montagne splendeva la mezza luna. Hode andò a prendere Grace e la portò al ballo per il nuovo fienile dei Whippard. Ma c'era anche il dottor Ferro. Suonava il violino per far ballare gli invitati. I vecchi dissero che era un solista pari ai migliori degli ultimi anni, come Os Deaver e Mitch Wallin. Il dottore non fece niente di particolare, oltre a chiedere a Hode di andare a prendere il suo banjo e di suonare con lui. Hode cercò di suonare al meglio delle sue possibilità, però, suonando, non poteva ballare con Grace. Gli elogi che gli fece il dottore alla fine non furono sufficienti per consolarlo.
Il giorno dopo ci furono altre travi da sollevare, e gli stipiti della porta e delle finestre da incastrare in mezzo alle travi. Prima delle tre sollevarono le travi di sei metri di sostegno per il tetto, e quelle di quattro e ottanta da sistemare alla sommità delle pareti laterali, e le infilarono negli incastri. Adesso Hode non sentiva quasi più il canto, e si chiese se per caso non ci si stava abituando. Il dottore gli diede sei dollari, come al solito, e disse: - Tu, Hode, meriti più di quanto guadagni.
Il giorno dopo, un sabato, misero in opera i correnti, e al centro di questi fissarono i montanti verticali di un metro e venti per sostenere la trave di colmo. Poi fecero gli incavi alle travi di dodici centimetri che dovevano servire da puntoni, e le fissarono tra i correnti e la trave di colmo. - Domani, domenica, riposiamo - disse il dottore mentre tornavano a ca sa. - Lunedì metteremo il pavimento, poi le assi del tetto, e così via.
Quella sera Hode lucidò gli stivali, e la domenica, subito dopo pranzo, andò alla casa degli Uttiger. - Grace e il dottor Ferro sono andati a fare un picnic - gli disse la signora Uttiger. Non era una risposta evasiva, ma non era nemmeno un'ampia spiegazione. Hode ripercorse il sentiero seguendo le orme delle piccole scarpe di Grace e di quelle più grandi del dottore fino al punto in cui deviavano per andare verso il Darkscrabble.
Le tracce portavano verso il punto in cui un tronco d'albero congiungeva le due rive del torrente. Hode corrugò la fronte immaginando il dottore che stringeva la mano di Grace per aiutarla a passare. Lui non attraversò in quel punto. Risalì il torrente fino a dove poteva guadarlo, senza preoccuparsi degli stivali appena lucidati. Poi tornò indietro a cercare e seguire le tracce. Avanzò con la cautela di un cacciatore, spostandosi rapido e silenzioso da un albero all'altro. A un certo punto cominciò a sentire le voci, più chiare però delle altre volte.
Erano le voci di Grace e del dottore che chiacchieravano tranquillamente. Hode si spostò sempre tenendosi nascosto fino a raggiungere un punto da dove poteva vedere i due.
- Goodman è un bel nome, che va benissimo - stava dicendo Ferro. - Molto tempo fa, in Inghilterra, era considerato un nome di buon auspicio.
Grace stava seduta su un tronco, di fronte a Ferro accoccolato nel riquadro della porta, e gli versava qualcosa da una brocca in una tazza. Sembrava panna. Gli Uttiger andavano fieri dei loro prodotti ricavati dal latte.
- Campo di Goodman, o Bosco di Goodman - disse il dottore. - Molti posti si chiamano così, e sono terreni dedicati a quello che gli antichi chiamavano Goodman perché non avrebbero mai avuto il coraggio di chiamarlo Satana.
- Allora Posto di Goodman significa Posto di Satana? - chiese Grace, e parve un po' spaventata.
- Quelli che hanno costruito qui devono averlo pensato, prima di essere cacciati via - disse il dottore. - Ma io non ci credo, e non è necessario che tu ci creda.
- Voi non credete in Satana? - chiese Grace.
- Non proprio. - I denti del dottore brillarono. - Ho studiato questa credenza per anni, la credenza in qualcosa che esce da chissà dove per contrastarti. Ma la mia teoria può sembrare sciocca.
- No - disse la ragazza, - niente di quello che dite è sciocco.
Hode fece una smorfia. Grace parlava come una ragazzina, non come un'adulta, ma spesso le donne parlavano in quel modo per adulare tipi come il dottore.
- Tu sei di animo buono e fiducioso, Grace. - La voce del dottore era gentile. - Ora, per spiegarti, ti devo parlare di astronomia.
- Il sole, la luna, i pianeti e le stelle. - Grace era fiera di dimostrare che sapeva cosa fosse l'astronomia.
- I soli, le lune, e i pianeti formano i sistemi - disse il dottore. - I sistemi formano le galassie... che sono troppo grandi nello spazio per poterle immaginare, almeno per me e per te. E molte galassie formano il nostro universo.
- E l'universo non è tutto? - disse Grace. - Niente limiti, niente confini?
- Non è tutto, bambina - disse il dottore, con gentilezza. - Gli astronomi dicono che l'universo è come la pellicola di una bolla di sapone tanto immensa da non poterla immaginare. E nella pellicola ci sono i nostri mondi, e i soli, e le galassie... nella pellicola stessa, non dentro e non fuori.
Ascoltandolo, Hode dimenticò quasi di esserne geloso.
- Ma cosa c'è dentro e fuori? - chiese Grace.
- Questo possiamo solo immaginarlo - disse il dottore. Forse dentro la bolla c'è tutto quanto è successo nel passato, mentre la bolla si espandeva. Fuori può esserci in attesa tutto quello che succederà in futuro, man mano che la bolla cresce. Ma tu ti chiederai cosa c'entra tutto questo con il Posto di Goodman.
- Sì, signore - disse Grace.
- Pensa, ragazza mia, alla possibilità che esistano altri universi che girano intorno al nostro. Cosa può succedere se uno di questi universi tocca il nostro, in un qualsiasi punto solido?
Hode vide Grace sorridere.
- È difficile da immaginare.
- E se gli uomini scoprissero che è già successo, nel corso della storia? - disse il dottore. - Se scoprissero che esiste un Posto di Goodman dove un altro universo si affaccia sul nostro?
Grace alzò le spalle. - È un pensiero che mi spaventa.
- La gente ha paura di quello che non conosce - disse il dottore. - Ma forse c'è gente che si è trovata di fronte a cose sconosciute di altri universi, ha dato loro regali e ne ha ricevuto regali in cambio. Sto facendo studi su questo.
Grace si alzò. - Spero di non fare brutti sogni questa notte.
- Non avere paura dei sogni, Grace. Ma se le vecchie magie e gli antichi incantesimi che evocavano Satana in luoghi particolari... servissero in realtà a chiamare creature di altri universi? Avresti paura di questo?
- No, se ci foste voi, dottor Ferro. Però non so bene cosa dire.
- Allora non dire niente. A nessuno.
Hode tomo sui suoi passi, riattraversò il Darkscrabble, e rientrò a casa. Si sentiva meschino per avere spiato il dottore e Grace. Quella sera a cena chiese alla nonna se aveva mai sentito parlare di evocazioni di Satana al Posto di Goodman. Lei rispose di avere sentito chiacchiere e storie in proposito, però non ricordava bene. - Ricordo però - disse - che secondo la leggenda Satana non ha alcun potere sui puri di cuore.
Hode non si sentì confortato del tutto. Non sapeva se il suo cuore era perfettamente puro. Mangiò un po' di polenta e un pezzo di pollo, e andò a letto. Ma per diverse ore non riuscì a chiudere occhio.
Il lunedì, mentre lavorava con il dottore, si sentiva nervoso. Se il Posto di Goodman era il Posto di Satana, allora quello era l'anticamera dell'inferno, una definizione che da ragazzino lo avrebbe spaventato a morte. Non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciarla per paura che Dio si arrabbiasse e lo facesse sprofondare appunto all'inferno.
Misero i listelli sulle travi. Poi Hode fece delle caviglie di quercia, e il dottore le infilò nelle tegole con un mazzuolo. Hode aveva una certa difficoltà a tagliare quelle specie di cunei stando al passo con il dottore. Sentiva delle voci cantare una canzone lamentosa, appena udibile. O così gli pareva. Si guardava alle spalle, di tanto in tanto, ma vedeva soltanto l'ondeggiare della nebbia.
Il martedì, mentre stavano inchiodando le tegole, Hode parlò al dottore del canto, e il dottore rise, prendendolo in giro. Dopo di questo il canto diminuì lentamente, fino a diventare quasi impercettibile, comunque c'era sempre. Alle tre Hode disse che forse si sarebbe messo a piovere.
- No - disse il dottore. - Questa è l'ombra dei rami.
Hode prese i sei dollari e guardò in alto. Non c'erano nuvole in cielo, solo una lieve foschia tra gli alberi. Hode ebbe la tentazione di piantare tutto e non venire più a lavorare ma non lo fece, per due ragioni. Primo, non era vigliacco al punto da lasciare il lavoro solo perché lì si sentiva un po' a disagio. Secondo, voleva scoprire che intenzioni aveva il dottore con Grace Uttiger.
Per rivestire di tegole lo spiovente del tetto e fare il cornicione impiegarono quasi tutto il mercoledì. - Finiremo dopodomani - disse il dottore, con i chiodi in bocca. - Venerdì, in tempo per la luna piena.
- Sembra quasi che lavoriate seguendo i proverbi - disse Hode, in ginocchio sul terreno, intento a tagliare le assi per guarnire gli stipiti della porta e delle finestre. - Ho sentito dire che se si comincia un lavoro di venerdì non lo si finisce mai. Ma cosa succede se si finisce di venerdì?
Il dottore si girò a guardarlo fisso. - Tu ci credi a queste cose?
Hode si mise a inchiodare l'asse che serviva da stipite laterale della porta. - Io tengo a mente i proverbi e cerco di scoprire se dicono la verità. La verità ci arriva dalle cose più strane.
Il dottore incastrò il davanzale nel vano della finestra. - Hode - disse - c'è del senso nelle cose che dici. Quale consideri la cosa più grande, la cosa migliore al mondo che l'uomo può avere?
Hode finì di ribattere un chiodo. - Senza pensarci tanto, direi il vero amore.
- Il vero amore - ripete il dottore. - Lo consideri meglio della saggezza e della forza?
- Secondo me, dottor Ferro, la saggezza e la forza vengono col vero amore.
Il dottore sistemò un altro pezzo di stipite alla finestra. - Andiamo avanti bene - disse, cambiando argomento. - Abbiamo ancora da mettere le assi del pavimento e le travi laterali per chiudere le fessure.
- E da infilare sui cardini la porta e le finestre - disse Hode. - E il camino non lo fate?
- Con questo bel tempo, sono lavori che si possono rimandare - disse il dottore. - Li faremo quando saranno necessari.
Il dottore smise di parlare, con il suo solito modo brusco di mettere fine al discorso.
Il giovedì mattina portarono quattro grossi secchi fino al Darkscrabble Creek. Il dottore li riempì d'argilla che poi impastò versando gradatamente F acqua. - Deve essere morbida e dura allo stesso tempo - disse, mescolando. - Aiutami a portare i secchi alla casa. Io chiuderò le fessure tra le travi, e tu puoi cominciare a mettere le assi del pavimento.
Mentre inchiodava le assi, Hode guardò il dottore lavorare. Sigillare le fessure con l'argilla era un sistema antiquato. Hode non ricordava di averlo mai visto fare. Il dottore applicava l'argilla con le mani, e la faceva penetrare tra le travi servendosi di un bastone appuntito. - Non bisogna mai lasciarla sporgere - disse a Hode - altrimenti la pioggia la toglie. Deve infilarsi tra le travi in profondità.
Hode tagliò in misura le assi del pavimento e quando ne ebbe a sufficienza entrò in casa per cominciare a inchiodarle sulle traversine. Fuori, il dottore continuava a chiudere le fessure con gesti esperti. Per sigillare quelle più alte montò in piedi su un ceppo di quercia. Dentro la casa, a mano a mano che lui chiudeva le fessure, si faceva sempre più buio. Quando ebbe finito d'inchiodare le assi che aveva preparato, Hode uscì per tagliarne altre. Mettere le assi del pavimento era un lavoro di precisione, quasi quanto quello di chiudere le fessure. Avevano tutti e due ancora molto da fare quando il dottore disse: - Andiamo al torrente. Mi devo lavare. Dopo pranzo prenderemo altri secchi d'argilla.
Quando raggiunsero la riva del torrente notarono qualcosa che si muoveva, e Hode si sentì rizzare i capelli in testa. Ma era Grace, che avanzava tra gli alberi. Portava ai due uomini la colazione di mezzogiorno, ma ce n'era abbastanza da permetterle di mangiare con loro. C'erano salsicce, pane, una pentola fumante di fagioli e prosciutto, e una brocca di latte fresco. Disse: - Come va, Hode, e come sta la nonna? - Fu molto gentile con Hode, ma mentre mangiavano parlò quasi sempre con il dottore. Lei stava leggendo uno dei suoi libri. Era intitolato "Il magiko - Teoria e Pratica" di Aleister Crowley, e lei chiese al dottore perché mai il signor Crowley avesse scritto Magiko con la k. Il dottore sorrise, e disse che il signor Crowley aveva dedicato parecchi anni allo studio delle cose molto molto antiche, compresa la grafia. Quando ebbero finito di mangiare, Grace disse di volerli aiutare a impastare l'argilla nei secchi, ma il dottore le consigliò di non sporcarsi le mani. Allora la ragazza li salutò, e si diresse verso casa.
- Voi ci credete alla magia? - chiese Hode al dottore mentre trasportavano i secchi.
- Solo quando serve a spiegare qualcosa di particolare - disse il dottore. - Molte scienze moderne partono dalla magia. L'alchimia ha portato allo sviluppo della chimica. L'astrologia ha portato all'astronomia, e la medicina moderna è partita dall'evocazione degli spiriti. Un giorno ne parleremo.
Hode continuò a tagliare e a inchiodare le assi del pavimento, e il dottore continuò a tappare le fessure. Quando furono le tre il dottore disse: - Per domani a mezzogiorno dovrei potermi trasferire qui.
- Ma non avete il letto, e nemmeno una sedia - disse Hode.
- Domani notte mi accamperò in qualche modo - disse il dottore. - È la notte di luna piena.
Non era la prima volta che parlava della luna piena.
Quella sera, a casa, Hode consultò il calendario. Diceva che la luna piena si sarebbe levata il giorno dopo alle sette e mezzo, meno di un'ora dopo il calare del sole. Ricordò antiche leggende sulla luna piena, di come certi uomini si trasformassero in lupi in quel periodo, e di come le acque del mare si alzassero al loro massimo livello. Quella fu un'altra notte in cui Hode dormì poco: continuava a rigirarsi chiedendosi se c'era qualcosa da fare, se doveva fare qualcosa, e se era giusto.
Quando Hode arrivò dagli Uttiger, il mattino dopo, il dottore gli chiede di aiutarlo a portare dei pacchi. C'erano una coperta arrotolata, pentole e padelle, un sacco di viveri, e parte dei libri del dottore. - Questo mi basta per cominciare - disse il dottor Ferro. - Il resto lo porterò in seguito.
Lasciarono cadere i pacchi sulla metà del pavimento già posata, e tagliarono assi per finire l'altra metà. Mentre Hode preparava le assi il dottore le inchiodava alle traversine. Era molto abile nel collocarle e nel farle combaciare perfettamente. Ma a un certo punto, quando Hode rientrò in casa per portare delle assi, il dottore era in piedi di fronte alla parete di fondo. Aveva in mano il coltello e stava incidendo qualcosa su una trave.
- Segno la data d'inaugurazione della casa - disse il dottore. - Bene, le assi che hai portato dovrebbero bastare per finire il pavimento.
Si chinò per raccogliere la sega. Hode gli guardò da sopra le spalle per vedere quello che aveva inciso sulla parete. Non sembravano le cifre di una data, non sembravano nemmeno cifre, e non avevano neanche l'aria di essere lettere decifrabili. Il dottore aveva poi inciso altri segni sulle travi. Hode si diresse alla porta, e in quel momento vide uno dei libri del dottore aperto sulla coperta, illuminato dalla luce che entrava dal riquadro della finestra. Non disse niente. In quel momento non avrebbe saputo cosa dire. Tagliò le ultime assi che dovevano servire per il pavimento, poi pulì il carretto che era sullo spiazzo. Quando il dottore uscì dalla casa, Hode gli parlò.
- Ho portato qualcosa per la nuova casa - disse, e si frugò nella tasca posteriore dei pantaloni. - Un ferro di cavallo. Sapete, la gente li attacca sopra la porta d'ingresso.
Il dottore prese il ferro di cavallo e rise. - Non credo che lo metterò - disse. - Il ferro di cavallo serve per tenere lontane le streghe, e io alle streghe non ci credo.
- E se ne venisse una e vi facesse ricredere? - chiese Hode, e il dottore lo guardò fisso.
- Probabilmente lei e io potremmo insegnarci qualcosa 1' un l'altro - disse. - Comunque, Hode, grazie per il pensiero. Adesso ti dico una cosa. Ci sputiamo sopra tutti e due, per scaramanzia, e poi andrò a buttarlo nel Darkscrabble.
Sputarono sul ferro poi il dottore si allontanò in fretta verso il torrente. Hode lo guardò sparire tra gli alberi, poi entrò rapido in casa per guardare il libro aperto sulla coperta.
Non era un libro stampato. Le parole erano scritte con inchiostro rosso, e in calligrafia antica.
"Padre nostro, che fosti nei cieli!"
E più avanti: "fa che il tuo tempio sia terminato un venerdì di luna piena, al suo spuntare, traccia sulla terra di fronte alla porta un cerchio del diametro di tre metri, e all'interno traccia un pentacolo in cui tu possa stare in piedi. A ogni vertice del pentacolo scrivi una di queste parole: Alpha, Omega, Belphagor, Goetula, Tetragrammaton".
"Vedi di stare dentro il pentacolo e il cerchio, e sia con te la vergine che hai scelto. Accendi un fuoco nel modo descritto in precedenza. Poi pronuncia con forza le parole che hai imparato per la convocazione. Quando verranno quelli che hai chiamato, loro ti daranno tutto ciò che chiedi, in cambio del sangue della vergine... "
- Hode! Hode! - Il dottore lo stava chiamando, e Hode uscì.
- Cosa facevi là dentro? -borbottò il dottore.
- Stavo camminando per provare le assi del pavimento.
- L'avevo già fatto io. - Il dottore prese l'orologio. - È mezzogiorno, e abbiamo finito. Ecco - si frugò in tasca, - ti pago i sei dollari della giornata intera. Hai lavorato molto bene. Arrivederci, e grazie.
Allontanandosi, Hode si chiese se il dottore si era fermato per finire la capanna senza testimoni.
Mentre camminava da solo, cercò di trovare un certo senso per i pochi dati che possedeva. Padre nostro che "fosti" nei cieli... Quella non era la preghiera che lui conosceva. Era per caso un'invocazione a Lucifero, l'Angelo caduto? La cosa che gli piaceva meno era l'allusione al sangue della vergine. Doveva riferirsi al sangue di Grace Uttiger. Di chi, se no? Altre cose, come gli strani segni sulle pareti dentro la capanna e i nomi scritti nel libro, esulavano dalla sua comprensione.
A casa, chiese alla nonna: - Cos'è un pentacolo?
- Oh, solo un incrocio di linee per formare una stella. Così. - Tracciò con un dito il disegno sul tavolo. - È un motivo ornamentale che si usa sulle trapunte. Una volta lo chiamavano la Stella Lucente della Strega.
- Stella Lucente della Strega - ripete Hode. - È un'invocazione di qualche tipo?
- Quand'ero ragazzina ho sentito dire che queste trapunte tenevano le streghe lontane dal letto. Cos'hai in mente, Hode?
- Sono preoccupato - disse. - Non so decidere con esattezza cosa dire o fare.
- Hode Lovatt - disse la nonna - tu sei un brav'uomo, come lo erano tuo nonno e tuo padre. E sono contenta che tu abbia finito di lavorare a quella casa.
- Forse non ho ancora finito - fu tutto quello che riuscì a dire.
- Allora tieni in mente che la bontà sta sopra la cattiveria - gli disse la nonna. - Le sta sempre sopra.
Non era di molta consolazione, ma era già qualcosa. Hode avrebbe voluto essere in gamba quanto la vecchia nonna credeva. Tentare di mettere insieme i vari significati era un altro lavoro arduo quanto quello di collocare le travi, le tegole, e le assi per costruire la capanna del dottor Ferro. Ma di una cosa era certo: qualsiasi cosa dovesse succedere, sarebbe successa al sorgere della luna piena, non molto dopo il calare del sole.
Finse di mangiare la cena, poi uscì nelle ultime luci grigie del giorno, e si diresse verso il torrente Darkscrabble e il Posto di Goodman che stava poco al di là del corso d'acqua.
Per la prima volta nella sua vita, Hode Lovatt fu felice di avere fatto le esercitazioni militari notturne. Attraversò il Darkscrabble senza fare il minimo rumore, poi si fermò un attimo per cercare di orientarsi sugli alberi. La nebbia che li avvolgeva era talmente scura e fitta da far pensare a una tenda, che si scosta con la mano. Avanzò, appoggiando prima il tacco e poi la punta del piede, per non far frusciare le foglie e l'erba. S'impigliò nei rami, e allora li sollevò per evitare di fare rumore. Vide una luce in alto. Era la luna che sorgeva, e qualcosa di più della luna.
Sentì, anche, qualcosa. Era quel canto che si era ormai abituato a sentire, ma non identico: aveva un tono diverso da quello del giorno, era più forte e più basso nello stesso tempo. Una specie di armonia sorda. E all'improvviso sentì la voce di Grace Uttiger.
- Dottor Ferro, ho paura!
Mentre Hode avanzava scivolando in mezzo agli alberi, sentì il dottore rispondere alla ragazza. - Non avere paura, Grace. Siamo qui per trovare una forza che in questo mondo è ancora sconosciuta. Vieni, dentro questo diagramma siamo al sicuro.
Hode strisciò sulle mani e sulle ginocchia finché non vide lo spiazzo di fronte alla capanna, illuminato dalla luce della luna che saliva nel cielo e dalle fiamme verdi e azzurre di un falò.
Il dottore e Grace erano vicino al fuoco. Intorno a loro c'erano dei segni sulla terra, un cerchio con dentro una stella. I segni di cui parlava il libro del dottor Ferro. Grace indossava il suo vestito di cotone. Il dottore portava il suo solito vestito nero, non aveva il cappello, teneva la mano sinistra sollevata in alto sopra la testa, e nella destra abbandonata lungo il fianco stringeva qualcosa.
Ma non erano soli sullo spiazzo. Sagome scure, indistinte, erano raccolte in cerchio intorno a loro, e sembravano intente a guardare il dottore e Grace fermi dentro il cerchio. Al primo momento Hode pensò che fossero persone. Un gruppo di persone venute a vedere quello che stava succedendo do. Poi si accorse che le figure avevano una sagoma insolita.
Avevano corpi, e teste, ma le spalle non avevano la forma di spalle. Le teste stesse avevano qua e là un corno, o due corna, o protuberanze che sporgevano come corna. Il dottore mosse la mano che teneva alta sopra la testa, come per fare un segnale. Una delle sagome rispose al segno. Ma il braccio, se poi era un braccio, si agitò nell'aria come un lungo serpente nero, e la mano sembrava che avesse parecchie dita in più. Il canto aumentò di volume. Il dottore pronunciò una parola che Hode non riuscì a capire. Forse era un nome. Poi ne disse un altro, con voce più forte. Infine ne disse un terzo, gridando. Il canto sommesso sembrò agitare la nebbia scura tra gli alberi nel punto in cui Hode si era fermato con un ginocchio a terra. Tutte le braccia e le mani, o tentacoli o serpi che fossero, si alzarono.
- È ora, Grace. - Il dottore abbassò la mano sinistra e prese la ragazza per un braccio. Adesso Hode vide bene anche la mano destra. Stringeva un coltello, lucente come la luna.
- No! - urlò la ragazza.
- Avete promesso di non farmi del male!
- Ti ho mentito, Grace - disse il dottore con pazienza, nel modo in cui si parla con un bambino. - Dovevo portarti qui. Ho bisogno di te. Ho bisogno del tuo sangue per comperare...
- Fermatevi subito! - urlò Hode con tutte le forze, balzando in piedi, e il dottore si guardò in giro per vedere chi aveva parlato.
Hode si lanciò verso il fuoco, passando in mezzo alle schiene curve girate verso di lui. Le teste si alzarono. Non avevano faccia, solo disgustosi occhi lucenti. Il canto si alzò fino a diventare un ruggito, e Hode tossì, come se gli avessero tolto l'aria. Fece un lungo salto, passando sopra le fiamme verde-azzurro, e afferrò Grace con tutte e due le mani, strappandola al dottore.
- Pazzo, ci ucciderai tutti - sentì gridare dal dottore.
Il dottor Ferro cercò di colpire Hode con il coltello, ma Hode aveva già trascinato Grace fuori dalla stella e dal cerchio. Le voci si misero a latrare e schiamazzare tutto attorno, e le sagome cominciarono ad avanzare verso di lui incespicando.
- Non puoi portarla via - si mise a balbettare il dottore, poi avanzò, alzando di nuovo il coltello. Le sagome fecero cerchio intorno a loro, e l'aria era diventata irrespirabile.
Quando il dottore gli fu vicino, Hode lasciò andare Grace con una mano e fece roteare il pugno, quasi per scagliarlo come una pietra. Il colpo raggiunse il dottore in piena faccia. Hode sentì il naso e i denti che si rompevano sotto le sue dita. Il dottore si piegò all'indietro come una spiga di grano colpita da una raffica di vento e cadde. Mentre tentava di rimettersi in piedi, la luce illuminò il sangue che gli colava sulla faccia. Le sagome informi si girarono di scatto verso di lui. Hode non perse altro tempo. Si lanciò verso gli alberi, trascinandosi dietro Grace.
Nessuno li seguì. Hode si guardò un attimo alle spalle.
Le sagome erano chine nel punto in cui il dottore era caduto. Hode e Grace continua-rono a correre in mezzo agli alberi, urtando a volte con violenza contro i tronchi. Alle loro spalle si alzò la voce del dottor Ferro.
- Aiuto!
Altri balzi fra gli alberi, alla massima rapidità cui Hode poteva andare trascinando Grace. Ancora il dottore urlò:
- Aiuto!
Dall'alto, la luna disegnava riflessi luminosi sulle acque del Darkscrabble. Hode entrò nel torrente senza esitare. Scivolò, e quasi cadde, ma riuscì a mantenere l'equilibrio. Trascinò Grace fino all'altra sponda, e qui si lasciarono cadere a terra, ansimanti. E sentirono ancora il dottore che urlava:
- Aiuto!
Poi più nessun suono. Né canti, né altro. Solo il rumore dei passi e l'ansimare di Hode e di Grace che correvano nella notte. Correvano per raggiungere le cose che conoscevano, e dove c'erano case abitate.
A casa, Grace comunicò balbettando ai genitori che lei e Hode si sarebbero sposati. Lei lo amava più di qualsiasi cosa al mondo. I genitori spalancarono gli occhi, ma dissero che per loro andava bene. Il giorno dopo, la signora Sue Lovatt chiamò i vicini a sentire la storia che Hode e Grace dovevano raccontare. Così venne ricordato anche tutto quello che era successo al Posto di Goodman molto tempo prima. Qualcuno disse che forse il dottor Ferro aveva trovato i libri e le formule magiche usate una volta da chi evocava strane creature per chiedere loro di trasformare le pietre in oro, o di essere messi su un trono. Il vecchio Sam Taber affermò che il sangue del dottor Ferro, fosse lui vergine o no, doveva avere soddisfatto le creature evocate, chiunque fossero, dato che non avevano più cercato di prendere anche il sangue di Grace.
Nessuno ebbe il coraggio sufficiente, né subito né in seguito, di andare a vedere cosa fosse successo al dottor Ferro sullo spiazzo di fronte alla sua capanna.
Non molto tempo fa da quelle parti è passato un tale che ha fatto il nome di un certo Lovecraft. Ha detto che questo Lovecraft aveva scritto libri su come certe "cose" possono arrivare a noi da altri mondi, e come possano provocare strani avvenimenti, e come non sia consigliabile farle arrivare troppo vicino a noi, se appena si può evitarlo.
Alcuni giurano che nelle vicinanze del Posto di Goodman si sente ancora il canto. Se andate a vedere c'è ancora la capanna che il dottore e Hode hanno costruita. È tutta cadente, e completamente ricoperta da curiosi rampicanti, e ci sono fiori mai visti attorno alla porta. Questo è quanto ho sentito raccontare. Comunque, non chiedetemi di andare a vedere se è vero.
FINE