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Urania - Asimov d'appendice
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E IL GHIACCIO ERA DOVUNQUE - Isaac Asimov
Titolo originale: We were the first ever burst...
È noto che io non vado mai in aereo e che, più in generale, detesto viaggiare. Ciò nonostante, a causa della profonda irrequietezza degli esseri umani della nostra epoca, in qualche occasione mi sono spinto anche a migliaia di chilometri da casa. Così, dal momento che sto scrivendo una serie di articoli che trattano dell'esplorazione della Terra, sento l'impulso di elencare le tappe dei miei vagabondaggi personali, attinenti all'argomento trattato.
La città più a oriente in cui sono stato è Mosca (37 ° di longitudine Est), che, guarda caso, è anche quella più a settentrione (55 ° di latitudine Nord) in cui abbia mai messo piede. Questo, tuttavia, successe quando non aveva ancora tre anni, quando cioè i miei genitori erano sul punto di ottenere l'autorizzazione e i biglietti di viaggio per venire negli Stati Uniti, e progettavano di portare anche me insieme a loro. Di conseguenza, questo è stato un viaggio del tutto indipendente dalla mia volontà, e di cui non ricordo assolutamente niente. Considerando dunque solo gli spostamenti effettuati «volontariamente», la città più a est e insieme più a nord in cui sono stato è Londra (0,1 ° Ovest e 51 ° Nord), da me visitata nel 1974.
E se la mia visita a Londra va ritenuta il punto più distante da me raggiunto in direzione nordest, quello più distante in direzione sudest che abbia mai toccato è stato nel 1973, quando la nave «Canberra» su cui mi trovavo si ancorò al largo di Dakar, la capitale del Senegal (17 ° Ovest e 14 ° Nord).
Prendendo invece la direzione sud, il limite estremo lo raggiunsi nel 1975, quando misi piede in Sudamerica, a La Guaira in Venezuela (10 ° Nord).
Infine, per quanto riguarda la direzione ovest, stabilii il mio record nel 1946, arrivando fino a Honolulu, nelle Hawaii (157 ° Ovest). Ma poiché questo viaggio a Honolulu avvenne quando ero sotto le armi e quindi, di nuovo, indipendentemente dalla mia volontà, la città più distante verso ovest raggiunta di mia iniziativa è Chicago (87 ° Ovest), dove andai per la prima volta nel 1952.
Come potete vedere, nonostante tutti questi miei viaggi «temerari» (durante i quali ho sempre agognato il ritorno a casa), non ho mai attraversato l'Equatore e nemmeno, da quando vivo negli Stati Uniti, il Meridiano di Greenwich. Non sono mai stato in Asia, né in Australia e, in particolare, non sono mai stato entro un raggio di diecimila chilometri dall'Antartide, argomento principale di questo mio articolo.
Trattando dell'espansione dell'umanità e delle esplorazioni verso sud, un mio precedente articolo si era fermato al punto in cui Colombo era riuscito ad attraversare l'Oceano Atlantico e a toccare terra, e a quando era diventato evidente che un secondo oceano separava il Nuovo Mondo dall'Asia Orientale (sia detto tra parentesi, la vera meta di Colombo).
Nel 1493, con un accordo internazionale che ebbe come mediatore il Papa, Spagna e Portogallo si divisero le zone non europee della Terra. La Spagna entrò in possesso di tutte le terre che si trovavano a ovest di una linea immaginaria che correva in mezzo all'Atlantico, il Portogallo di tutte quelle a est. Nessuna delle due parti, però, pensò che la linea immaginaria dovesse seguire la circonferenza del globo: ne limitarono il percorso dal Polo Nord al Polo Sud dal lato dell'Atlantico.
Ne risultò così che la parte portoghese comprendeva l'ambito Estremo Oriente, mentre dalla parte spagnola restavano soltanto i continenti americani, molto primitivi. La Spagna rimase molto scontenta della cosa.
Nel 1517 un navigatore portoghese, Ferdinando Magellano, essendo stato trattato ignobilmente (a suo parere) dal paese d'origine, passò dalla parte della Spagna e fece sapere al re spagnolo che era possibile rimanere a ovest della linea di demarcazione e, nello stesso tempo, raggiungere l'Estremo Oriente: bastava spingersi abbastanza lontano. Tutto quello che si doveva fare era circumnavigare le Americhe, non importava se a nord o a sud, e poi continuare ad andare avanti. Nessuna linea di demarcazione era stata messa a fermarli dall'altra parte del globo.
Di conseguenza, il 20 settembre del 1519 Magellano partì dalla Spagna con cinque navi. Avrebbe potuto tentare di costeggiare le Americhe a nord, ma si sapeva già che, sebbene esistessero vie marittime ai confini settentrionali del continente (il famoso «Passaggio a nordovest»), la rotta passava per i mari artici in cui sarebbe stato molto difficile navigare. Nessuno, invece, possedeva ancora informazioni sulle estreme regioni meridionali delle Americhe, quindi il «Passaggio a sud-ovest» avrebbe potuto rivelarsi agevole.
Magellano giocò d'azzardo su questa possibilità. Condusse le navi verso sud, lungo le coste orientali del Sudamerica, esplorando tutte le insenature che davano adito a qualche speranza, come quelle in cui oggi si trovano Rio de Janeiro e Buenos Aires. Più a sud, Magellano e i suoi incontrarono degli indigeni (Indiani), che gli sembrò avessero piedi smisurati, tanto che da quel giorno l'estrema punta meridionale del Sudamerica si chiama Patagonia, che in spagnolo significa «piedi grandi».
Finalmente, il 21 ottobre del 1520, dopo che Magellano si era spinto abbastanza a sud da trovare condizioni climatiche subartiche (o, per meglio dire, subantartiche), scoprì una baia dall'aspetto promettente, che percorse sotto l'infuriare di una tremenda tempesta: furono cinquanta chilometri di vera tortura. Ancor oggi il passaggio è chiamato «Stretto di Magellano».
Quando alla fine Magellano arrivò in mare aperto, trovandolo illuminato dal sole e calmo, almeno in quel momento, venne colpito dalla smisurata distesa di acque placide e, con le lacrime che gli scorrevano lungo le guance, la battezzò Oceano Pacifico. Di tutti i navigatori europei fu proprio il primo a percorrerlo.
Magellano continuò la navigazione nell'Oceano Pacifico, che attraversò fortunosamente in novantanove lunghissimi giorni, durante i quali non arrivò mai in vista di alcuna terra. Lui, poi, venne ucciso nelle Filippine, ma dopo aver raggiunto l'Estremo Oriente, come aveva promesso. Le sue navi andarono avanti, caricando mercanzie, e attraversarono l'Oceano Indiano e poi circumnavigarono l'Africa, finché, dopo tre anni dalla partenza, fece ritorno in Spagna una sola nave, con a bordo non più di diciotto uomini comandati da Juan Sebastian Del Cano.
Furono questi i primi uomini ad aver circumnavigato il globo, e le spezie che riportarono avevano un valore molto superiore al denaro impiegato per l'intero viaggio, se non si contano le perdite umane.
Del viaggio di Magellano, quello che riguarda in particolare l'argomento di questo articolo è il fatto che, nel percorrere lo Stretto di Magellano, i naviganti raggiunsero il 54 ° Sud, cioè il punto più a sud mai toccato prima da alcun europeo, in tutta la storia della civiltà occidentale.
Eppure non avevano battuto un primato in senso assoluto, dato che a sud dello stretto la terra continuava. Avevano persino visto dei falò sulle sue rive, e perciò la chiamarono «Tierra del Fuego» (Terra del Fuoco), nome che porta anche oggi. La Terra del Fuoco era ovviamente abitata da Indiani che si erano spinti ancora più a sud di Magellano, migliaia di anni prima di lui.
Nessuno s'interessò più alla Terra del Fuoco. Non c'era evidentemente niente da guadagnare in quella regione fredda e umida. Era solo un posto che si costeggiava nel percorrere il Passaggio a sudovest verso il glorioso Oriente. Si ritenne comunque, ma senza ovviamente basarsi su alcun tipo di prova, che fosse l'estremo lembo di un altro continente, che le antiche carte nautiche raffigurarono con coste e particolari geografici di pura fantasia.
Circa cinquant'anni dopo il viaggio di Magellano, gli Spagnoli erano intenti a saccheggiare con estrema crudeltà quella che oggi chiamiamo America Latina, mentre gli Inglesi, che con la Spagna erano allora in uno stato di guerra fredda, catturavano le navi spagnole e razziavano le città costiere ogni volta che potevano, allo scopo di depredare i predoni. Queste imprese erano ai margini della legalità, tanto che la stessa Elisabetta I si dichiarava scandalizzata dalle scorrerie inglesi (il che non finiva mai di dare fastidio agli Spagnoli, dal momento che la stessa regina riceveva una parte del bottino e nominava cavalieri i razziatori).
Il più intraprendente e fortunato dei corsari inglesi fu Francis Drake, cui venne fatto di pensare che gli Spagnoli erano sì ben protetti sulla costa atlantica delle loro colonie americane, ma che erano anche del tutto inermi sulla costa del Pacifico, ritenendola a torto sicura.
Perciò, verso la fine del 1577, Drake decise di portare le sue navi attraverso lo Stretto di Magellano, e di risalire poi lungo le coste occidentali dell'America. Condusse a termine l'impresa, spingendosi in seguito talmente a nord da arrivare all'odierna Baia di San Francisco, e accumulando tanto bottino da dover interrompere i saccheggi se non voleva che la sua nave, la «Golden Hind», affondasse sotto il carico.
Poi fece rotta attraverso l'Oceano Pacifico, diventando così il secondo in assoluto a circumnavigare il globo.
Quello che ci interessa del suo viaggio, dal punto di vista di questo articolo, è che Drake, uscendo dallo Stretto di Magellano, trovò che il Pacifico non faceva fede al suo nome. In realtà, Drake venne investito da una violenta tempesta che, contro la sua volontà, lo spinse verso sud quel tanto che gli bastò per dimostrare che la Terra del Fuoco era un'isola, e che più a sud si stendeva solo mare aperto. Quel tratto di oceano da allora si chiama Stretto di Drake.
Quindi Drake, portato fuori rotta fino al 58 ° Sud, stabilì a quel tempo il record di distanza in direzione sud.
Se non era sembrato utile esplorare la Terra del Fuoco, la possibile esistenza di terre ancor meno accoglienti a sud dello Stretto di Drake non sollevò ovviamente la minima curiosità. L'esplorazione era incoraggiata in altre direzioni, ovvero nell'individuazione di nuove terre nei pressi dell'Arcipelago Indonesiano, che era favolosamente ricco delle materie prime più richieste dagli Europei.
Nel 1602 un navigatore spagnolo, Luis Vaez de Torres, fece vela a sud della più vasta delle Isole dell'arcipelago, la Nuova Guinea, e la zona di mare che allora percorse è oggi chiamata Stretto di Torres.
Nello stesso anno, gli Olandesi ottennero il controllo dell'Arcipelago Indonesiano, cacciandone i Portoghesi. Essendo poi, col tempo, venuti a conoscenza di vaghe notizie relative a una terra che si sarebbe trovata a sud dello Stretto di Torres, il governatore dell'arcipelago, Anton Van Diemen decise per l'esplorazione diretta. Così, nel 1643, inviò verso sud una spedizione di ricerca al comando dell'esploratore olandese Abel Janszoon Tasman.
Tasman ebbe una sfortuna incredibile. In dieci mesi di viaggio riuscì a circumnavigare un'isola vasta quanto gli Stati Uniti, senza vederla né sospettarne l'esistenza. Si imbatté invece in un'isola molto più piccola, situata a sudest della maggiore, che chiamò Terra di Van Diemen in onore del suo superiore, ma che oggi è più giustamente conosciuta come Tasmania dal nome dello scopritore. Tasman localizzò anche due isole più estese, a sudest della Tasmania, cui diede il nome di una provincia olandese, la Zelanda, e che oggi costituiscono la Nuova Zelanda.
In un viaggio successivo Tasman avvistò le coste settentrionali di quella grande isola che in precedenza aveva mancato e che chiamò Nuova Olanda, ma non sospettò mai che avesse le dimensioni di un vero e proprio continente.
Tuttavia, nessuna delle terre scoperte da Tasman si trova tanto a sud quanto la punta meridionale del Sudamerica, e perciò l'esploratore olandese non stabilì alcun primato in quella direzione.
Alla fine del Seicento restava ancora da raggiungere una meta allettante e agognata, un'immaginaria terra la cui esistenza era stata inventata dagli antichi Greci. Alcuni dei loro filosofi, che erano a conoscenza del fatto che la Terra è rotonda e che tutte le regioni allora conosciute si trovavano nell'emisfero settentrionale, ritenevano che in base al principio di simmetria, nell'emisfero meridionale dovesse esserci un'uguale massa di terra emersa, che finì per essere chiamata Terra Australis (Terra Meridionale).
Nel 1700 i territori conosciuti a sud dell'Equatore comprendevano i due terzi meridionali del Sudamerica, il terzo meridionale dell'Africa e varie isole, la più vasta delle quali era la Nuova Guinea. Mettendoli tutti insieme, la loro superficie era di molto inferiore a quella dei territori situati a nord della stessa linea. Di conseguenza sembrò logico che dovesse esistere un continente ancora da scoprire.
I sospetti si accentrarono sull'Oceano Pacifico. Le coste conosciute delle Americhe, dell'Asia e delle isole dell'Indonesia delimitavano un'area che costituiva una buona metà della superficie del globo terrestre. Senza alcun dubbio non poteva essere del tutto priva di terre emerse.
Esploratori europei solcarono in lungo e in largo le acque del vasto Pacifico, alla ricerca della Terra Australis, e alcuni si spinsero anche molto a sud.
Nel 1738 un ufficiale della marina francese, Pierre Bouvet de Lozier, navigò per mille e cinquecento chilometri alla latitudine di 55 ° Sud, ma tutto quello che incontrò fu una piccola isola a circa 2.600 chilometri a sud della punta meridionale dell'Africa. L'Isola Bouvet, come oggi è chiamata, non si trova più a sud della punta meridionale del Sudamerica, e quindi non costituisce un record.
Un altro navigatore francese, Yves Joseph de Kerguelen-Tremerec, messosi in viaggio nel 1771, scoprì un'altra isola, circa 4.000 chilometri a sudest della punta meridionale dell'Africa, più vasta ma non più a sud dell'Isola Bouvet. È oggi l'isola maggiore dell'Arcipelago delle Kerguelen.
Comunque, il più grande in assoluto degli esploratori dell'Oceano Pacifico fu James Cook, che raggiunse una tale fama come comandante di navi da essere oggi universalmente conosciuto come il Capitano Cook, mentre il suo nome di battesimo è quasi dimenticato.
Tra il 1768 e il 1771, durante il primo dei suoi tre grandi viaggi, il Capitano Cook attraversò l'Oceano Pacifico meridionale ed esplorò le coste della Nuova Guinea e della Nuova Zelanda. Seguì anche i contorni della Nuova Olanda scoperta da Tasman, e dimostrò che si trattava di un'isola, ma un'isola vasta quasi quanto l'intera Europa. La chiamò Australia, con evidente riferimento alla leggendaria Terra Australis.
Anche togliendogli la superficie dell'Australia, il Pacifico pareva sempre inverosimilmente troppo esteso. Quindi, nel 1772, il Capitano Cook partì per una seconda esplorazione. Perlustrò l'Oceano con tale attenzione che tutti si convinsero che tra l'Australia e il Sudamerica non poteva esistere nessuna terra delle dimensioni di un continente. In realtà, affermò lo stesso Cook piuttosto deluso, se anche a meridione fosse esistito un continente, si sarebbe trovato tanto a sud da non avere alcun valore pratico.
Ovviamente l'Oceano Pacifico non è del tutto privo di terre emerse, anzi la loro superficie totale è di quasi un milione di chilometri quadrati. Il guaio è che tale superficie è frazionata in circa diecimila minuscole isole.
Nel suo terzo e ultimo viaggio, dal 1776 al 1779 Cook esplorò il Pacifico settentrionale, e alla fine fu ucciso (e mangiato) dagli indigeni delle isole Hawaii.
A ogni modo, nel corso del suo secondo viaggio, il Capitano Cook aveva finalmente battuto il record di distanza in direzione sud, stabilito da Drake quasi duecento anni prima, cioè nel 1577.
Il 17 gennaio del 1773 la nave di Cook raggiungeva infatti la latitudine di 66,5 ° Sud, attraversando così il Circolo Polare Antartico. Era la prima volta in assoluto che un essere umano oltrepassava quel limite.
In seguito, sempre nel corso di quel viaggio, lo attraversò altre due volte, e il punto più lontano in direzione sud che toccò fu a 71,17 ° di latitudine Sud, il 30 gennaio del 1774. In quel giorno Cook si trovava a soli 1.820 chilometri di distanza dal Polo Sud.
Il Capitano Cook non scoprì nessun territorio continentale nei suoi viaggi verso sud. La sua nave venne sempre fermata da enormi masse di ghiaccio, tanto che, a ragion veduta, poté dichiarare che sul cammino verso il Polo Sud c'erano soltanto ghiacci e mare, e nessuna terra.
Le esplorazioni antartiche ricordate in questo articolo dovevano essere presenti anche alla mente di Samuel Taylor Coleridge, quando, nel 1798, il grande poeta inglese scrisse «The Rime of the Ancient Mariner» (La Ballata del Vecchio Marinaio).
Il Vecchio Marinaio lascia la natia Inghilterra, e la sua nave viene spinta verso sud attraverso l'Atlantico meridionale, nello stesso modo in cui la tempesta aveva spinto Drake, finché, al pari di Cook, non raggiunge i ghiacci del sud:
«Il ghiaccio era dovunque, era qua, là,
era tutto all'intorno:
crepitava, gemeva ed ululava,
come, svenuti, s'ode un vano rombo.»
Guidati da un albatro, gli esploratori trovano la strada per uscire dai ghiacci e tornare verso nord nell'Oceano Pacifico, dall'altro lato del Sudamerica. E a questo punto troviamo un riferimento all'eroica esplorazione di Magellano:
«Lieve la brezza spirava, la spuma
bianca volava, la scia ci seguiva;
noi fummo i primi che irrompemmo in seno
a quel silente mare.»
In realtà, tuttavia, il Capitano Cook scoprì qualche isola meridionale: la Georgia del Sud (così chiamata in onore di re Giorgio III), che si trova pressapoco alla stessa latitudine sud della Terra del Fuoco, ma a 1.750 chilometri a est di questa; e le Isole Sandwich Australi, che chiamò così in onore di John Montagu, quarto conte di Sandwich e Primo Lord dell'Ammiragliato.
Le isole Sandwich Australi si trovano a sudest della Georgia del Sud. Sono disposte su una linea che va da nord a sud e rappresentano la prima scoperta di terre emerse esistenti a sud della Terra del Fuoco. La più meridionale delle Isole Sandwich Australi, giustamente chiamata Isola di Cook, si trova a 59,3 ° di latitudine Sud.
Una delle conseguenze delle esplorazioni del Capitano Cook fu che le acque antartiche si rivelarono ricche di foche e di balene. Navi denominate «sealers» e «baleniere» si diressero verso sud per dare la caccia a questi mammiferi, e si ebbero quindi nuove scoperte.
Nell'ottobre del 1819 un marinaio inglese, William Smith, scoprì le Shetland del Sud, situate direttamente a meridione della Terra del Fuoco, che costituiscono un nuovo primato dell'esplorazione verso sud: la più meridionale dell'arcipelago, legittimamente chiamata Isola di Smith, si trova a 63 ° di latitudine Sud.
Proprio allora il monopolio britannico nell'esplorazione dell'Antartico venne spezzato. Nel 1819, infatti, l'esploratore russo Fabian Gottlieb Bellingshausen venne inviato nei mari australi dallo zar Alessandro I, con il preciso ordine di migliorare il primato di Cook in direzione sud.
Bellingshausen non ci riuscì, ma sulla sua rotta trovò una piccola isola, molto simile a quella di Manhattan per forma e dimensioni, che chiamò Isola di Pietro I in onore dello zar Pietro il Grande. Quest'isola è a 68,8 ° Sud, in altre parole si trova 240 chilometri a sud del Circolo Polare Antartico. Era il primo lembo di terra realmente antartica mai scoperto.
L'esploratore russo scoprì anche un'altra isola più vasta, spostata di circa 600 chilometri più a ovest, che dedicò allo zar Alessandro. Bellingshausen credette che facesse parte di una massa continentale. In realtà non è così, anche se è talmente incuneata tra i ghiacci che risulta difficile persino dimostrarne la natura di isola. La punta più meridionale dell'«Isola Alessandro I» si trova a 72,5 ° Sud.
La parte di oceano compresa tra l'Isola di Pietro I e l'Isola di Alessandro I è conosciuta anche con il nome di Mare di Bellingshausen.
Nel frattempo, un comandante della marina inglese, Edward Bransfield, cartografava le Shetland del Sud ed esplorava le acque ancora più a sud, una zona di mare chiamata in suo onore «Stretto di Bransfield». Il 30 gennaio del 1820 Bransfield registrava anche l'avvistamento, alquanto incerto, di una terra ancora più a sud dello stretto, che chiamò Terra di Graham, dedicandola all'allora Primo Lord dell'Ammiragliato, James R. G. Graham.
Sempre nel 1820, ma il 16 di novembre, un marinaio americano di ventun anni, Nathaniel Brown Palmer, al comando di un piccolo «sloop» che faceva parte di una flottiglia di imbarcazioni, avvistò con sicurezza la terra a sud dello Stretto di Bransfield.
Ne risultò una lunga e accanita controversia geografica tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Gli Inglesi chiamarono la nuova terra Terra di Graham, gli Americani Terra di Palmer. Da principio, comunque, non c'era alcun motivo di ritenere che questa nuova terra, qualunque nome le si desse, fosse qualcosa di diverso di un'isola. Alla fine, però, si scoprì che faceva parte della massa continentale dell'Antartide. La sua punta più settentrionale è una stretta striscia a forma di S molto allungata, di circa 1.500 chilometri di lunghezza, che verso nord arriva al 68 ° di latitudine Sud, cioè a 480 chilometri a nord del Circolo Polare Antartico, nella Zona Temperata Australe.
Si dovette aspettare il 1964 per raggiungere un accordo sul nome da dare alla penisola, quando fu deciso di chiamare la parte settentrionale Terra di Graham, e quella meridionale Terra di Palmer, e di dare al tutto il nome neutrale di Penisola Antartica.
Il 7 febbraio del 1821, un altro marinaio americano, John Davis, mise realmente piede sulla Penisola Antartica, e di conseguenza fu il primo uomo a toccare letteralmente l'Antartide La sua impresa, comunque, è rimasta sconosciuta fino al 1955, quando è stato rinvenuto il giornale di bordo della sua nave. Nello stesso giornale, Davis, forse influenzato da Bellingshausen, scrive di essere del parere di aver effettivamente messo piede sul continente antartico, ma che non ne ha le prove. La sua era una semplice intuizione.
Il primato di Cook venne finalmente battuto il 20 febbraio del 1823, quando un cacciatore di balene inglese, James Weddell, raggiunse un punto situato a 72,25 ° Sud, in un'insenatura dell'oceano oggi chiamata Mare di Weddell. Il vento e il ghiaccio lo costrinsero a tornare indietro, ma intanto era arrivato a 1.800 chilometri dal Polo Sud.
Weddell ebbe l'impressione che il mare si estendesse fino al polo e che soltanto il ghiaccio, non la terra, bloccasse il passaggio. Se le case fossero state così, non sarebbe esistito alcun continente antartico, ma unicamente, nella migliore delle ipotesi, una congerie di isole antartiche.
Il Mare di Weddell si estende subito a est della Penisola Antartica. Nel gennaio del 1841 un esploratore scozzese, James Clark Ross, penetrò in un'altra insenatura dell'oceano, circa 2.000 chilometri a ovest del Mare di Weddell, che oggi è nota come il Mare di Ross.
Ross navigò anche verso sud finché non venne fermato da una torreggiante parete di ghiaccio, alta da sessanta a cento metri (alta cioè come un palazzo di 20-30 piani). Oggi noi sappiamo che si tratta di un'enorme piattaforma di ghiaccio che dalla terra si spinge nel mare e la chiamiamo Piattaforma glaciale di Ross. Ha una superficie molto vicina a quella della Francia.
Per tutto quell'anno e anche l'anno dopo, Ross costeggiò i margini del ghiacciaio, e finalmente stabilì un nuovo primato in direzione sud spingendosi a 78.15 ° Sud, cioè a soli 1.150 chilometri dal Polo Sud.
Una delle scoperte più interessanti di Ross, fatta mentre esplorava il Mare di Ross, fu il Monte Erebus, un vulcano attivo alto 3.700 metri. Questo vulcano si eleva da un'isola (Isola di Ross), a 77,4 ° di latitudine Sud, ed è quindi il vulcano attivo più a sud di tutto il globo. Il disegno raffigurante la lava incandescente che esce dal suo cratere, circondata dai ghiacci eterni, ha forse ispirato Edgar Allan Poe per un paragone minuzioso del suo poema «Ulalume», scritto nel 1847:
«Erano i giorni che il mio cuor volgeva
come i fiumi di scorie rotolanti
come lava flottante senza posa
in sulfuree correnti giù per l'Yaanek
nelle tetre contrade al polo estreme,
le correnti gementi giù per l'Yaanek
nelle regioni al polo boreale.»
Anche il Mare di Weddell, nel suo tratto meridionale, è ricoperto da banchi di ghiaccio, che costituiscono la Piattaforma di Filchner, dal nome dell'esploratore tedesco Wilhelm Filchner.
Se si immaginassero queste due regioni prive della piattaforma glaciale, le coste più meridionali del Mare di Weddell si troverebbero a circa 82 ° Sud (a 900 chilometri dal Polo Sud) e quelle del Mare di Ross a circa 86 ° Sud (a soli 500 chilometri dal Polo Sud).
Ma, finché esisteranno, le due piattaforme costituiranno un confine invalicabile all'esplorazione via mare. E infatti il primato di Ross è tuttora insuperato. Per fare di meglio, gli esploratori hanno dovuto usare le gambe.
Le esplorazioni antartiche che ho descritto fino a questo momento sono avvenute tutte in quella parte della regione antartica che si trova a sud dell'America Meridionale e del Pacifico, e in cui il mare è poco profondo. Così non è, invece, dalla parte opposta dell'Antartide, che si trova a sud dell'Australia e dell'Africa, e dell'Oceano Indiano che si stende tra i due continenti.
Il primo avvistamento di terra antartica a sud dell'Africa ebbe luogo nel 1831, ad opera di un navigatore inglese, John Bisco, che chiamò questa terra Terra di Enderby dal nome degli armatori della sua nave. L'avvistamento, però, avvenne a distanza perché i ghiacci gli impedirono di sbarcare.
Nel 1840 un esploratore francese, Jules Dumont d'Urville, intravvide una linea costiera prossima al Circolo Polare Antartico a sud dell'Australia, che chiamò Terra Adélie (Terra Adelia) dal nome di sua moglie.
Tra il 1838 e il 1842, infine, l'ufficiale della marina americana Charles Wilkes, comandò una spedizione esplorativa che lo portò, per ultimo, fino all'Antartide. Qui costeggiò un lungo tratto di terra tra la Terra di Enderby e la Terra Adelia, che aveva la particolarità di seguire la curva del Circolo Polare Antartico con una strana precisione. Questo tratto di costa, che si trova a sud dell'Oceano Indiano, è oggi noto come Terra di Wilkes.
Al suo ritorno, Wilkes fu il primo a dichiarare che tutte le singole scoperte avvenute nei vent'anni precedenti potevano essere collegate l'ima all'altra e, poiché combaciavano, stavano a indicare l'esistenza al Polo Sud di una massa di terre emerse di proporzioni continentali. Dunque Wilkes fu l'effettivo scopritore dell'Antartide, considerata un vero e proprio continente.
Guarda caso, io credo che ogni orgoglio nazionale o etnico sia deplorevole, ma, una volta tanto, non riesco a trattenermi...
Sebbene nella prima metà del Diciannovesimo secolo gli Stati Uniti si trovassero ancora agli inizi, voglio sottolineare che: fu un americano, Palmer, a effettuare il primo avvistamento sicuro di una zona dell'Antartide, fu un altro americano, Davis, che mise piede per la prima volta su una zona dell'Antartide, e fu un terzo americano, Wilkes, che per primo dimostrò che l'Antartide era un continente e che quindi ne è il vero scopritore.
Gli Americani dunque sono stati i primi a irrompere nella terra del ghiaccio.
FINE