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Urania - Racconti d'appendice
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LA MICIDIALE MISSIONE DI PHINEAS SNODGRASS - Frederik Pohl
Titolo originale: The dreadly mission of phineas snodgrass

Questa è la storia di Phineas Snodgrass, inventore, che costruì una macchina del tempo.
Costruì una macchina del tempo e risalì un paio di millenni, fino all'epoca, giorno più giorno meno, della nascita di Cristo. Fece conoscenza con l'imperatore Augusto, con sua moglie Livia e con molti altri ricchi e potenti romani del tempo e, entrato rapidamente nelle loro grazie, si assicurò la loro collaborazione per avviare una drastica trasformazione delle usanze esistenti nell'anno 1. (Aveva rubato l'idea, per essere sinceri, da un racconto di fantascienza di L. Sprague de Camp, intitolato "Per paura che calino le tenebre").
La sua macchina del tempo non era molto grande, ma il suo cuore sì. Snodgrass scelse così il suo carico con l'idea di fornire il massimo aiuto possibile alla popolazione mondiale. Le principali piaghe dell'antica Roma erano sporcizia e malattia, dolore e morte. Snodgrass decise di rendere il mondo romano sano e igienico, e di mantenerne la popolazione in forma perfetta con l'ausilio della medicina del Ventesimo secolo. Il resto sarebbe venuto da sé, una volta che gli uomini fossero stati liberati dalle malattie e dalla mortalità precoce.
Snodgrass introdusse la penicillina, l'aureomicina e l'odontoiatria indolore. Insegnò a fabbricare lenti per occhiali e spiegò le tecniche chirurgiche per correggere la cateratta. Illustrò l'anestesia, la teoria biogenetica delle malattie con l'azione dei microrganismi, e mostrò come purificare l'acqua potabile. Fece costruire fabbriche di Kleenex e insegnò ai romani a coprirsi la bocca quando tossivano. Chiese e ottenne, la copertura delle fogne, e propagandò la pratica d'una dieta equilibrata.
Snodgrass portò la salute nel mondo antico; e curò anche magistralmente la propria. Visse più di cento anni, e quando morì, nell'anno 100 d. C., era un uomo pienamente soddisfatto.
Al momento del suo arrivo nel grandioso palazzo di Augusto sul colle Palatino, al mondo c'erano circa 250 milioni di esseri umani. Snodgrass convinse il principe a condividere i suoi doni col mondo intero, a beneficio non solo dei cento milioni di sudditi dell'impero, ma anche del centinaio di milioni di asiatici e delle decine di milioni di uomini che vivevano in Africa, nell'emisfero occidentale e nelle isole del Pacifico.
Tutti godettero in breve tempo di buona salute.
La mortalità infantile diminuì rapidamente dal 90 per cento circa a meno del 2 per cento. Le aspettative di vita crebbero immediatamente. Tutti stavano bene e dimostrarono il loro stato di salute mettendo al mondo più bambini; i quali, in ottima forma, raggiunsero la maggiore età e prolificarono abbondantemente.
Solo i popoli deboli non sono in grado di raddoppiarsi a ogni generazione, se ci si mettono d'impegno.
Ma quei romani, goti e mongoli erano gente tutta d'un pezzo. Ogni trent'anni la popolazione mondiale aumentò di un fattore due. Nell'anno 30 d. C. era di circa mezzo miliardo. Nell'anno 60 d. C. aveva superato il miliardo. All'epoca in cui Snodgrass, felice e contento, lasciò questa valle di lacrime, la Terra era più o meno affollata come ai giorni nostri.

Fu un vero peccato che Snodgrass non avesse abbastanza spazio nella sua macchina del tempo per i disegni di navi da carico o per i testi di metallurgia necessari a costruire gli utensili per fabbricare le mietitrebbie per i lavori dei campi; per i turbo-generatori a tripla espansione necessari a produrre l'elettricità per alimentare le macchine necessarie a far funzionare le città; in breve, per tutta la tecnologia escogitata nei successivi duemila anni e passa.
Ma non l'aveva.
Di conseguenza, all'epoca della sua morte la situazione non era proprio eccellente. Troppa gente era alloggiata male.
Ma nell'insieme Snodgrass poteva dirsi soddisfatto, perché quelle erano faccende che si sarebbero sicuramente aggiustate da sé. Con una popolazione mondiale sana l'incremento numerico sarebbe stato un ottimo sprone alla ricerca. La natura sconfinata, una volta conosciuti i suoi segreti, avrebbe sicuramente provveduto a un numero qualsiasi di esseri umani.
E in effetti lo fece. Motori a vapore del tipo Newcomen sollevavano l'acqua per irrigare i campi allo scopo di accrescere la produzione agricola già molto tempo prima della sua morte. Il Nilo fu sbarrato ad Assuan nel 55 d. C. Autofurgoni alimentati a batteria sostituirono i carri da buoi sulle linee urbane di Roma e Alessandria prima del 75 d. C.; e i rematori delle galere furono affrancati grazie agli enormi, sgraziati fuoribordo diesel che pochi anni dopo sospinsero le navi onerarie attraverso il Mediterraneo.
Nel 200 d. C. la popolazione mondiale aveva superato i venti miliardi, e lo sviluppo tecnologico correva di pari passo con l'esplosione demografica. Aratri a propulsione nucleare avevano spianato la Selva di Teutoburgo, dove le ossa di Varo stavano ancora disfacendosi; e un fertilizzante, ottenuto dalla ionizzazione dell'acqua dei mari, dava fantastici raccolti di cereali ibridi. Nell'anno 300 d. C. il mondo raggiunse felicemente i 250 miliardi di anime. La fusione dell'idrogeno consentiva di ricavare quantità favolose di: energia dai mari; la trasmutazione atomica convertiva qualsiasi sostanza in cibo. Cosa estremamente necessaria, non essendoci più un centimetro di terra coltivabile disponibile. Già allora la Terra era piuttosto affollata. E per la metà del VI secolo d. C. i 150.000 chilometri quadrati di terre emerse erano stati utilizzati così bene che non c'era in tutto il globo un essere umano che potesse stendere le braccia in qualsiasi direzione senza toccare qualche suo simile, in piedi vicino a lui.
Ma tutti godevano di buona salute, e la scienza continuava a progredire. I mari furono prosciugati, il che triplicò immediatamente la superficie abitabile. (E in cinquant'anni anche il fondo dei mari fu utilizzato capillarmente). L'energia, ricavata in precedenza dalla fusione dell'idrogeno marino, derivava ora dall'assorbimento dell'intera emissione di energia solare, mediante giganteschi specchi di forza pura. Gli altri pianeti congelarono, naturalmente; ma questo non ebbe molta importanza, poiché nei decenni successivi furono disintegrati l'uno dopo l'altro, per risucchiare l'energia del loro nucleo. La stessa sorte toccò al Sole. Preservare la vita sulla Terra in condizioni così artificiose richiedeva ovviamente un enorme consumo di energia. A turno tutte le stelle della Galassia stavano trasmettendo il loro intero potenziale energetico alla Terra; ed era allo studio un progetto per intercettare Andromeda, il che avrebbe assicurato il foraggiamento di qualsiasi espansione demografica per almeno... trent'anni.
A questo punto si pensò bene di fare un calcolo.
Assumendo il peso dell'uomo medio in circa 130 libbre (equivalenti, per far cifra tonda, a 6*10e+4 grammi) e ammettendo una tendenza costante al raddoppio della popolazione ogni trent'anni (benché non esistesse più niente che assomigliasse a un "anno", poiché il Sole era stato da tempo disintegrato); una Terra sana e solitaria fluttuava ormai ciecamente verso Vega), si scoprì che per l'anno 1980 la massa totale di carne, ossa e sangue umani sarebbe stata di 6*10e+27 grammi.
Si presentò allora un problema. La massa totale della Terra infatti era solo di 5,98*10e+27 grammi. L'umanità viveva già in cunicoli che, penetrando attraverso la crosta terrestre e gli strati basaltici, erano arrivati a intaccare il nucleo congelato di nichel-ferro. Per il 1980 il nucleo stesso del pianeta sarebbe stato sostituito interamente da donne e uomini vivi, che avrebbero dovuto scavare le loro gallerie attraverso la massa dei loro stessi corpi. La terra sarebbe stata un globo palpitante di corpi vivi avvinghiati, alla deriva nello spazio.
Inoltre, semplici calcoli aritmetici dimostravano che quella non sarebbe stata la fine. La massa degli esseri umani, in un tempo finito, avrebbe uguagliato la massa totale della Galassia; e in un arco di tempo altrettanto calcolabile avrebbe raggiunto e superato la massa di "tutte" le galassie.
Questo stato di cose non poteva più essere tollerato, e si decise quindi di studiare un progetto.
Con notevoli difficoltà risorse essenziali vennero dirottate per consentire la costruzione di un piccolo ma importante apparecchio: una macchina del tempo. Con un solo volontario a bordo (selezionato accuratamente tra i 900.000 miliardi che si erano offerti) essa retrocesse fino all'anno 1 d. C. Come carico aveva solo un fucile da caccia con un'unica cartuccia. Con quella cartuccia il volontario assassinò Snodgrass mentre si arrampicava faticosamente su per il Palatino.
Con somma gioia (sia pur potenziale) di qualche quintilione di persone che non sarebbero mai nate, le Tenebre calarono felicemente.

FINE