Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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SFORTUNATO INCIDENTE NELLA VITA DI UN ESAMINATORE - Roberta M. Lamming
Titolo originale: An unfortunate incident in the life of a license examiner
A prima vista, la moglie di Clenty non sembrava proprio niente di speciale. Aveva i capelli del colore di un pezzo di legno spaccato e lasciato essiccare al sole (questo è un ricordo della mia infanzia: a quei tempi non occorreva un permesso per lavorare il legno). Poi gli occhi: sembrava che fossero rivolti verso l'interno e che si limitassero solo a sbirciare all'esterno. Molti Temporanei hanno occhi simili. Immagino che sia il loro modo di preservare la propria intimità. Quando un uomo e una donna condividono l'alloggio con un'altra coppia, e tutt'e quattro sanno che allo scadere delle dodici Ore-in-Casa concesse verranno sostituiti da altre due coppie, la parola "casa" non dà più l'idea di un luogo, ma solo un senso di sicurezza nel proprio partner o, meglio, di una sicurezza in se stessi e basta.
Era venuta direttamente dal lavoro, e portava ancora stampata in faccia quell'espressione di pulizia e lindore comune a tutte le impiegate nei Pubblici Servizi. Ma la sua sembrava un'espressione fissa, permanente. Forse aveva altre facce per quando stava con Clenty, gli cucinava i pasti e andava a letto con lui, ma io non riuscivo a immaginarle. Facevo addirittura fatica a immaginarla insieme a Clenty. Confesso di essere rimasto sorpreso. Indossava un accollato abito nero chiuso fino alla gola e stretto in vita da una cintura, che le delineava le forme ma le dava anche un'aria clinica, asessuata, o forse lei era proprio così. Certo che io immaginavo che un uomo come Clenty avrebbe dovuto avere qualcosa di più - di meglio - ad aspettarlo la sera. Comunque era qui, e tutti i gusti sono gusti. Stava in piedi davanti alla mia scrivania, con quegli occhi guardinghi e un'aria di tenace pazienza, mentre io controllavo i documenti.
- Sedete - le dissi.
Ma loro preferiscono stare in piedi. Questo dà loro l'idea - sbagliata devo aggiungere - che ci fanno una buona impressione con quell'atteggiamento rispettoso e, contemporaneamente, con i loro attributi fisici. Ma lei mi obbedì subito, prendendo la sedia più vicina e mettendosi a sedere con le gambe strettamente unite messe di sghembo.
- Bene - dissi fra me - cominciamo...
Mi sentivo stanco dopo una giornata pesante e ancora irritato perché mi avevano assegnato quel caso. Lo avevano fatto per mettere alla prova la mia onestà, credo. Ogni tanto i ragazzi del piano di sopra fanno di questi scherzi. Be', avrebbero visto quant'ero leale! Dopo aver messo il segnatempo al mio orologio, sfogliai un'altra volta le carte, poi cominciai a studiare la ragazza come se avessi appena finito di leggere qualcosa che mi aveva colpito in modo particolare... la solita scena per la quarantacinquesima volta, quel giorno. Questo esame iniziale ha lo scopo di rendere malleabile la postulante e ricordarle che la decisione dell'Esaminatore è definitiva e inappellabile.
- Così - dissi con un sorriso impersonale - voi e Clenty vorreste avere a completa disposizione l'appartamento, a Turno Pieno?
Lei alzò di scatto la testa. Restano sempre interdette quando cominciamo da lì, cioè da un argomento d'importanza relativamente secondaria. Ma la moglie di Clenty stava in guardia, e non tergiversò né negò.
- Sì, signore.
Aveva una voce morbida, sommessa, che mi avrebbe fatto lo stesso effetto di una stretta flaccida se non avessi imparato a non tener conto di queste cose, o, per lo meno, a non lasciarmi distrarre da esse. Continuai con le osservazioni di rito.
- Mi state chiedendo di sistemare altrove una delle altre coppie in modo da poter avere libero accesso al locale per ventiquattr'ore. Immagino vi rendiate conto che questo può creare delle notevoli difficoltà per l'altra coppia. È probabile che li si debba trasferire dal loro attuale posto di lavoro, e magari perfino dividerli, sistemarli in due ostelli diversi. Vi rendete conto di questo?
Lei non rispose ma i suoi occhi si strinsero.
- Ritenete che voi e Clenty diate un contributo sufficiente alla società per giustificare tanti fastidi?
Adesso fu lei a sorridere, nervosamente ma con una sfumatura di trionfo, mentre diceva: - Con tutto il rispetto, signore, Clenty svolge un lavoro veramente importante, e quindi, vedete - aggiunse in fretta forse temendo di esser stata troppo audace - che non è come se volessimo un Turno Completo per noi. È che così potremmo avere un bambino.
- Ah, sì, la Licenza Bambino. È un altro privilegio che avete chiesto.
Corrugando la fronte, tornai a esaminare i certificati medici, i rapporti sull'affidabilità e il rendimento sul lavoro, i risultati dei test per stabilire il QI. Erano tutti eccellenti.
- Be', non si può negare che vi manchino le qualifiche richieste - e stavolta il mio sorriso fu un po' più cordiale. - Siete sani, diligenti e abili nel lavoro.
- Grazie, signore.
Si rilassò per un attimo, a torto, naturalmente. Io sono ormai un giudice esperto in questo campo. Si rilassò senza muovere un dito: lo capii dalla voce, dai contorni del viso, da tutto l'atteggiamento del corpo. Era come se non stesse più sulla difensiva... Come desiderano queste donne che noi si stia dalla loro parte! Basta una lode da niente, e subito abbassano la guardia, eppure lo sanno bene che noi perderemmo l'impiego se approvassimo più del 12 per cento delle richieste complessive! Quando vidi che la mia frase aveva ottenuto l'effetto previsto, cominciai a preoccuparmi per lei. Sentivo che avrebbe subito una grossa delusione.
Per darle modo di riprendersi un po', chiesi: - E la tassa per la Licenza? Immagino che abbiate a disposizione la somma necessaria.
- Sì.
Bastava quello scarno monosillabo, che celava molte cose. Come quasi tutte le donne che venivano da me, avrebbe avuto tanto da dire sul sudore e le fatiche che le era costato mettere insieme quella somma, che preferiva non cominciare nemmeno. L'aiutai nel solito modo.
- Lavoro extra e così via?
- Proprio così, signore. Nient'altro. Detto questo, strinse le labbra come le valve di una conchiglia. Io speravo con tutto il cuore che il mio allarme fosse stato prematuro e, deponendo il fascio di carte, mi appoggiai allo schienale, ben consapevole del registratore che girava, ronzando sommessamente, in una nicchia sotto la scrivania. Questo avviene solo quando m'importa realmente quale piega prende il dialogo... e non capita spesso. Per darle un momento di respiro guardai, oltre la corona sbiadita dei suoi capelli, le luci tremule della Città. Presto sarebbe stata l'Ora del Cambio, quel momento di pausa quando il mondo Commerciale si spegne, e segue un istante d'oscurità prima che subentri il Secondo Circuito e tutti i pannelli pubblicitari fiammeggino di nuovi slogan mobili.
- Signora Clenty - dissi -vi siete mai chiesta quante postulanti si presentino negli uffici delle Licenze di questa Città, ogni giorno?
La domanda la sorprese e un nervoso sfregamento delle ginocchia tradì il suo turbamento.
- Migliaia...
- Esatto. Quindi capirete che voi e vostro marito non siete che una fra le tante migliaia di coppie che chiedono il privilegio di allevare un bambino...
Le inflissi il trattamento "sguardo gelido", tipo occhi di pesce, che servì a farle salire un leggerissimo rossore alle guance.
- Lo sappiamo, signore, ma...
- Si guardò le mani, che teneva posate in grembo come fogli di carta e, con mio rammarico, capii che non era capace di terminare la frase. Poiché l'aveva lasciata in sospeso, fui costretto a insistere.
- Ma? Cosa vi rende tanto speciali?
Aspettai, ma lei non aprì bocca. Questo non avrebbe fatto buona impressione, riascoltata in seguito sul registratore. Dovevo pungolarla.
- Perché dovremmo dire di sì a voi, mentre diciamo di no a tanti altri? Forse non sapete che le domande sono corredate quasi tutte di documentazioni impeccabili come la vostra?
Non era del tutto vero, però la frase ottenne l'effetto voluto. Con mio sollievo, lei reagì. Alzò la testa e io pensai che si sarebbe decisa a dir qualcosa, avendo finalmente afferrato l'imbeccata.
- Clenty e io siamo del parere di aver diritto a una famiglia. Immagino che tutti dicano così, però noi... be', noi abbiamo la fede.
- La fede?
Stava giocando male le sue carte. Io inarcai le sopracciglia e subito i suoi occhi si spalancarono, spaventati.
- Oh... - farfugliò - voglio dire... nel futuro, signore. Fede nel futuro. Siamo convinti che tutto andrà per il meglio...
Dunque era così! La solita solfa sulla fede nel Governo! Be', purché non tentennasse, poteva anche andare. Qualche esperto nel Gioco delle Licenze doveva averle detto di insistere su quel punto. Probabilmente le avevano detto che era la maniera più semplice e sicura per raggiungere lo scopo, e infatti è vero, purché si sappiano evitare i trabocchetti. Speravo che lei lo sapesse. Cominciai ad annuire con aria saputa.
- Parlando di fede nel futuro - dissi - intendete dire che capite come siano necessarie le restrizioni, ne afferrate i vantaggi, capite che i sacrifici richiesti alla nostra generazione garantiranno un mondo migliore ai nostri figli? è così?
- Sì - rispose lei annuendo con fervore. - Oh, certo!
- Così, se doveste rinunciare a realizzare i vostri desideri per il bene di coloro che non sono ancora nati, sareste disposta a farlo.
- Fare cosa, signore?
- Rinunciare ai propri vantaggi per il bene comune.
Le sarebbe bastato dir di sì per tornarsene a casa e amici come prima. Invece, con mio disappunto, mi accorsi che la trappola che le avevo teso l'aveva intimidita, ed esitò, per poi ricorrere a uno stupido diversivo.
- Be', Clenty... tutt'e due noi crediamo che la vita valga sempre la pena di essere vissuta. - Il suo sguardo tremulo passò dal pavimento alla scrivania, su su fin alla mia faccia, evitando però gli occhi. - Qualunque cosa accada. E mi pare che questo sia già molto, non è vero, signore?
Molto? Quanto di negativo era sottinteso in quella dichiarazione mi sgomentò. Devo averla guardata in modo strano, perché lei tornò ad abbassare gli occhi, e seguì un terribile silenzio. C'era riuscita a fare il passo falso! Avrei potuto congedarla lì sui due piedi; solo per Clenty decisi di darle ancora corda, e mi affrettai a cambiare argomento.
- E se otteneste la Licenza - (che ironia!) - e aveste un bambino - le chiesi - e supponendo che sia un maschio, cosa pensate che farebbe da adulto? Voi siete un'addetta alle telescriventi, Clenty è un agente-autista; tutt'e due lavorate nei Pubblici Servizi. Vorreste che vostro figlio seguisse il vostro esempio?
- Dipenderebbe...
Annaspava alla ricerca delle parole. Probabilmente era ancora turbata dalla lunghezza della pausa che era seguita alla sua ultima risposta.
- Da cosa?
- Da quello che vorrebbe lui. I Pubblici Servizi danno la sicurezza, si tratta di un lavoro utile, però...
- Sì?
Ebbi l'impressione che stesse per dire una cosa ma che cambiasse subito idea.
- Ci sono altre occupazioni utili e sicure - fu tutto quel che disse.
- Sicure in che senso?
- Che non inducono la gente a pensare nel modo sbagliato - rispose lei con un filo di voce.
- Certo, certo...
Mi affrettai ad annuire ripetutamente. Meglio non chiederle cosa intendeva dicendo "modo sbagliato", perché era probabile che sarebbe colata definitivamente a picco.
- Ma se lui volesse scegliere qualcos'altro? - suggerii.
Questo la spaventò. Probabilmente l'avevano avvertita che esternare progetti troppo ambiziosi per un figlio era indizio di turbe mentali, idee sovversive, e così via.
- Magari vigile del fuoco o riciclatore di immondizie? - suggerì con cautela.
Ero tutto un sorriso. Le alternative che aveva proposto erano accettabili, alla sua portata, non c'era niente da eccepire. Lei capì di aver colto nel segno e si rilassò piena di sollievo. Il tempo che potevo dedicarle era finito, come mi ricordava il ronzio del mio orologio. Così, mi rilassai anch'io e presi a giocherellare coi timbri, per farle capire che l'esame era concluso. Lei stava immobile, fissando il muro alle mie spalle, forse per non sembrare troppo impaziente di sentire il verdetto. Era impallidita. Dio solo sa quante volte avevo visto un simile pallore. Significava che la postulante aveva capito quanto me di aver fatto un passo falso, ma avrebbe saputo dire quando o come? Ne dubitavo.
"La vita vale sempre la pena di essere vissuta, e mi pare che questo sia già molto, non è vero, signore?"
Come diavolo potevo promuovere qualcuno che se ne veniva fuori con una frase come quella? Quella gente peccava di qualcosa che andava oltre l'ingenuo ottimismo. In loro c'era un senso di sfida, una ribellione nascosta, la fede dell'individuo nelle proprie risorse... un'opportunistica attesa del momento favorevole... Naturalmente capivo che la preoccupazione di non fare concessioni speciali, trattandosi di Clenty mi rendeva apprensivo, ipersensibile, ma non avrebbero condiviso i miei sentimenti anche i ragazzi del piano di sopra ascoltando la registrazione? Quella stupida femmina! Mi diedi da fare a timbrare i suoi documenti e scoprii che, più che preoccupato, ero rabbioso. Clenty era un ottimo agente-autista che mi aveva salvato la vita per un pelo quando l'auto era stata assalita dalla folla nell'area dei Temporanei, e io non potevo sopportare l'idea di inimicarmelo. Non è facile sostituire un agente-autista. Per via ufficiale occorrono settimane di spiegazioni, richieste, raccomandazioni; in via privata, be', chi mai può prendersi il gusto di perdere un agente-autista sapendo che la sua vita dipende dall'uomo che sta al volante? Accidenti ai ragazzi del piano di sopra e ai loro test di onestà! Cosa dovevo fare? Mi decisi a guardare quei capelli sbiaditi e quegli occhi di nuovo inespressivi, e mi pronunciai per l'unica soluzione che mi sembrava sicura: un compromesso.
Col mio più accattivante sorriso, le dissi: - Signora Clenty, gli argomenti che avete portato in appoggio alla vostra domanda sono indubbiamente interessanti, tuttavia, per quanto mi dispiaccia, non credo che sia ancora il momento di concedervi la Licenza. Fra un anno, forse. Vi consiglio di andare domattina all'Ufficio Domande e di portare questo...
Feci scivolare sulla scrivania un tesserino per un Riesame. Li faccio scivolare giù dalla manica con un'abilità che ha del magico: è un gesto assurdo, in quanto in pratica se ne concede normalmente uno ogni duecento postulanti.
Ero soddisfatto di averle dato quel contentino. In primo luogo lei non doveva essersi aspettata dei risultati positivi al primo tentativo, comunque disse con voce atona: - Grazie, signore. - Si alzò e raccolse il tesserino che infilò nella borsetta con una compostezza e una serietà che trovai commovente. La guardai perfino in faccia con un vago senso di simpatia, e mi parve che quel viso pallido e inespressivo fosse quasi bello.
"Sarebbe carino da parte mia - pensai - se potessi farle capire in qualche modo che, dopo tutto, non sono quell'orco che posso sembrare...". Perciò dissi: - Conosco Clenty e so che resterà deluso. Sta a voi persuaderlo che deve pazientare ancora. Avete ancora qualche turno disponibile in quell'appartamento?
- Me ne restano quattro.
- Allora approfittatene subito. Fermatevi alla clinica tornando a casa, e poi godetevi un turno. Fatelo divertire, stanotte, dimostrategli che il sesso può essere un piacere fine a se stesso. Datemi retta.
Volevo rendermi utile. Cercavo di mostrarmi comprensivo e così mi brucia ancora quello sguardo strano, ostile, che mi rivolse, come se fosse stata lei a esaminare me.
- Era quello che avevo intenzione di fare, signore, indipendentemente dal risultato.
- Bene, allora. Molto bene. Radunai le scartoffie. Non vedevo l'ora che se ne andasse.
- Buonanotte, signore, e grazie per avermi ricevuto.
- Buonanotte, e... uhm, non occorre che vi avverta di non commettere imprudenze senza la Licenza, vero?
Sulla soglia, lei si voltò con un sorriso triste e scosse la testa.
- Clenty... tutt'e due vogliamo tenere il nostro bambino.
- Naturalmente.
Quello era l'ultimo caso del mio turno. Mentre riponevo le carte scattò il Cambio in tutte le zone commerciali della Città, e un attimo dopo arrivò il mio sostituto, Brok Holden. Holden non mi è simpatico. A mio parere è un sadico annoiato che si diverte a mandar via le donne in lacrime. Mentre mi preparavo a uscire, lui mi guardava sorseggiando una tazza di caffè fumante che aveva preso nel distributore dell'atrio.
- Ehilà, Winters - uggiolò. - Come va la popolazione?
Tutte le sere la stessa domanda insensata. La ignorai.
- Il condizionatore si è di nuovo guastato - gli dissi. - Finisci il caffè e bolliti nel tuo brodo.
- Ehi, un momento.
Mi prese per un braccio mentre passavo. Poi arrossì leggermente e io capii che stava per chiedermi un favore. Non me ne aveva mai chiesto uno prima, ma sapevo che l'avrebbe fatto e forse lo detestavo proprio perché aspettavo quel momento.
- Cath, la mia figliola - cominciò. - Ricordi che te ne ho parlato? è una brava ragazza.
- Ricordo - risposi liberando il braccio con uno strattone. - Ricordo che ha firmato un contratto di matrimonio col figlio di quel fabbricante di biscotti. La Oatcakes Ltd. Gente quattrinosa. Ottimo affare. Me l'hai detto -... e quante volte me l'aveva detto, tutto tronfio e gongolante, fino a darmi la nausea. Ma bisognava convenire che, di questi tempi, c'è di che gongolare imparentandosi con gente che fabbrica alimenti.
Holden era in solluchero. Mi diede una pacca sulla schiena.
- Sì! Sì! - esclamò. - Davanti a te sta un uomo che ha l'avvenire assicurato. Ma, ascolta, Winters, c'è un problema. Il padre del ragazzo fa delle difficoltà. Sembra che noi non si sia abbastanza all'altezza.
- Davvero?
Forse ha ragione, pensai. Intanto lui mi tirava con insistenza la manica.
- Devo convincerlo che ha torto. Sposare suo figlio con la figlia di un Esaminatore non è una cosa che faccia arricciare il naso, ti pare? Capisci cosa intendo dire?
- Sì, sì capisco - risposi, facendo un altro tentativo per svignarmela. - Ma stasera sono in ritardo, Holden. Me ne parlerai un'altra volta.
- No, aspetta... adesso che ho l'occasione... no, che tu l'hai...
- Io? - Mi arrestai di botto. - Io non c'entro per niente in tutto questo - dissi freddamente.
Holden rise e strillò: - Be', sì e no! La nuora del padre (ha un altro figlio già sposato) verrà a chiedere la Licenza la settimana prossima, e toccherà a te esaminarla. Sta di fatto che ha già un bambino, quindi deve avere dei motivi particolari... e se tu le farai le domande giuste, Winters, sono sicuro che potresti...
- Buonanotte, Holden.
Se non avevo violato il regolamento per Clenty, figuriamoci se l'avrei fatto per lui!
Giù nel parcheggio trovai il mio agente-autista con una faccia scura. Forse sua moglie era passata da lui, dopo il colloquio con me e gli aveva parlato, ma se l'aveva fatto aveva commesso un grosso sbaglio. Ai dipendenti dei Pubblici Servizi è vietato mettersi in contatto con le famiglie durante l'orario di lavoro. Forse si era limitata a fargli un cenno da lontano, abbassando il pollice o scrollando la testa. Comunque l'avesse scoperto, mi bastò un'occhiata alla faccia solitamente placida di Clenty per convincermi che sapeva, e questo m'innervosì. Se la sarebbe presa con me? Aprì la portiera dell'auto senza dire una parola.
- Grazie, Clenty.
Avevo parlato a voce troppo alta e in tono troppo cordiale. Dava l'idea che mi sentissi colpevole. Accidenti, avevo fatto il mio lavoro, nient'altro, e lui doveva capirlo! Sedette rigido al posto di guida e spense la radio che lasciava sempre accesa fino al mio arrivo, per tenersi al corrente sull'andamento dei tumulti.
Naturalmente, dato che i contatti con le famiglie sono vietati, dovevo presumere che non fosse al corrente.
- Che strada facciamo, stasera? - chiesi, come sempre. - Spero non il giro per l'Europa! Mi sembra sempre di non arrivare mai a Siberia!
- No, signore - rispose gratificandomi di un sorriso formale nel retrovisore. - Non è necessario fare tutto quel giro, signor Winters. Però ci sono stati degli incidenti nella South Ring Way... ancora la Centrale del latte. Un'altra incursione.
- Già - risposi. - E che novità ci sono?
C'è sempre qualcuno che va a razziare la Centrale. Si trova nei pressi del complesso di tre miglia quadrate dei condomini dei Temporanei, così c'è sempre in giro un sacco di gente in attesa dell'Ora del Rientro. È naturale che si riuniscano nell'attesa, e che diano sfogo al loro malcontento; così si accumula la tensione e in men che non si dica succedono dei disordini. Chissà perché i Temporanei se la prendono soprattutto col razionamento del latte. Nello stesso distretto c'è una fabbrica di biancheria, ma quella non l'hanno mai assaltata. Io mi sono fatto un'idea in proposito. Il latte li turba, perché è legato all'idea della maternità e dei bambini e quindi è diventato come un simbolo della famiglia e delle sue funzioni tradizionali, tutte cose che mettono a repentaglio le precarie condizioni di vita dei Temporanei. Vogliono più latte così come vogliono più spazio... sempre per l'idea della famiglia.
Mi venne fatto di chiedermi se anche Clenty la pensava così e incrociai il suo sguardo nello specchietto, il che ci mise in imbarazzo tutt'e due. Ma lui si sentì obbligato a rispondere subito alla mia domanda: - Novità non proprio - disse. - Un po' di confusione giù al fiume. La polizia sta facendo un altro dei soliti repulisti, così, se non vi dispiace, signor Winters, passeremo per il ponte inferiore.
- Per me va bene... ma credevo che avessero già fatto un repulisti la settimana scorsa.
- Sì. Per la droga.
- E stasera?
- È la volta degli Sturalavandini.
Alludeva ai procuratori di aborti clandestini, privi di addestramento e permesso governativo. Vivono a centinaia nelle case galleggianti, insieme a tutti quegli altri che esercitano attività clandestine di vario genere. Nessuno che abbia la testa sulle spalle si rivolgerebbe a loro, se avesse facoltà di scelta, ma stando le cose come stanno, hanno una numerosa clientela. Infatti, quando rifiutano la Licenza a una donna ma le dicono che ha buone probabilità per l'anno successivo, nove volte su dieci lei ci crede. Poiché vuole comportarsi da brava cittadina ossequiente alle leggi, aspetta. Però qualche volta è talmente eccitata che dimentica i contraccettivi - inconscio desiderio freudiano, ovviamente - e così resta incinta. In questi casi la cosa più sensata è rivolgersi a una clinica statale e lasciare che ci pensino loro. È questione di un'ora. Il suo errore non è che uno dei tanti numeri nell'archivio, e tutto finisce lì. Ma la gente ignorante non ci crede. Sono convinti che l'Ufficio Licenze ne venga informato e che l'aborto segni un punto a sfavore nel secondo colloquio, il che è assurdo, in quanto il Riesame è solo un inutile proforma anche se non saremo mai disposti ad ammetterlo. Se anche però si trattasse di una cosa seria, non credo che un piccolo sbaglio del genere peserebbe molto sul giudizio. Ma la gente ha la testa dura, e gli abortisti clandestini insistono su questo punto, nel loro interesse, ovviamente.
Stavamo uscendo da Gerald Street e adesso che ci eravamo reinseriti nel tragitto abituale pensai che fosse venuto il momento di affrontare l'argomento che stava a cuore a tutt'e due.
- Sai, Clenty, - cominciai, - ho appena visto tua moglie. È molto attraente. Sei fortunato.
Lui prese tempo prima di rispondere.
- Grazie, signore. Sì, è una ragazza a posto.
- Temo... - avrei voluto affrontare la questione in un modo migliore. - Mi dispiace doverti dire che l'ho delusa... cioè, che vi ho deluso. Ma solo per quest'anno, sai?
- Oh?
Fu tutto quel che disse. Solo "Oh?", guardandomi con aria interrogativa nel retrovisore. Mi parve che quel modo di reagire da parte di un subaltemo fosse piuttosto strano, e fui contento che fra me e lui ci fosse un divisorio di cristallo antiproiettile.
- Non avevo scelta, Clenty. I colloqui vengono registrati. Io avrei voluto promuoverla, ma lei ha fatto un commento sul futuro che ha rovinato tutto...
Avrei voluto aggiungere qualcosa per attenuare l'effetto e mentre ci stavo pensando lui mi sorprese dicendo con voce irosa: - Immagino che abbia cercato di dimostrarsi troppo intelligente.
Era una risposta che non mi aspettavo e che mi consolò, perché significava che non dava la colpa a me. Feci del mio meglio per rassicurarlo.
- Be', non arriverei a dir questo... è stata solo un pochino, come dire? Ambigua. Non ha scelto bene le parole. Le ho dato il tesserino per un Riesame al più presto possibile, cioè fra un anno esatto, e devo dire che ha preso bene la cosa. E questo conta, sai.
In quel momento difficile stavamo arrivando allo svincolo vicino al Brefotrofio Statale Barkside. Di tutti i brefotrofi che ho visitato, credo che questo sia il peggiore. È un complesso di edifici elefanteschi, pieni fino a scoppiare di bambini che dormono in tre per ogni letto in lunghi corridoi umidi. Gli impianti sanitari sono ridotti al minimo indispensabile e non vedo come la situazione possa migliorare. Nascono sempre più bambini da genitori privi di Licenza e anche se questo comporta il licenziamento e l'addio alla speranza di futuri privilegi, c'è sempre molta gente troppo stupida o troppo nobile che non vuol disfarsi dei bambini. Allora interviene lo Stato che divide la famiglia e sistema i piccoli lì, in quello squallore grandioso, con enorme spesa. So che in cuor suo il Governo vorrebbe lasciare i bambini alle madri, ma non può farlo: dobbiamo far di tutto perché la Licenza venga rispettata, e, per quanto inefficienti, le misure punitive restano sempre il sistema migliore per evitare che si contravvenga alla legge. Dove andremmo a finire senza la Licenza, se anche adesso abbiamo appena lo spazio per respirare?
Clenty non fece commenti alle mie osservazioni ottimistiche. Immagino che stesse ripensando a tutte le volte che mi aveva salvato la vita, facendomi uscire incolume in mezzo a una folla di rivoltosi, o scegliendo il tragitto più sicuro quando c'erano disordini. E supponendo che stesse pensando a questo avrei voluto scusarmi, dare altre spiegazioni, ma non osavo. Poteva pensare che avessi paura. È brutto quando non ci si fida del proprio agente-autista; se uno lo fa capire, tanto vale che si punti una pistola alla tempia.
A un tratto tornò a sorprendermi scrollando il testone e dicendo: - È un vero peccato che dobbiate intervistare le donne, signore.
Grazie al cielo dava la colpa a lei, non a me! Sudavo per il sollievo. Non lo avrei perso, dopo tutto. Ma la sua osservazione mi aveva colpito. In genere, le coppie dei Temporanei sono molto affiatate e reciprocamente leali perché non possono fare altrimenti se vogliono riuscire a ottenere la Licenza. Fino a quel momento non avevo mai pensato che Clenty non fosse soddisfatto di sua moglie. Lo sentii mormorare: - Sapevo che non ce l'avrebbe fatta...
Allora decisi di esternare la massima cordialità: - Certo, capisco quello che provi - dissi, ed ero sincero perché la mia stima nei suoi riguardi era aumentata, e potevo permettermi di essere espansivo. - Ma sai come sono le donne... non vedono le cose dal nostro punto di vista. Non sono razionali. Per questo interroghiamo loro. Non c'è tempo di intervistare tutti e due i coniugi, e così ci limitiamo alla parte meno stabile.
- La parte meno stabile - ripeté lui con voce amara. Evidentemente non era una novità per lui, tuttavia pensavo che si sarebbe un po' raddolcito se avesse saputo come funzionavano le cose, se gli avessi rivelato un po' dei retroscena. Così continuai: -Vedi, Clenty, se la donna dimostra di avere un carattere deciso, siamo sicuri di non avere nulla da temere da parte del marito. Mentre in caso contrario possono sorgere dei dubbi. - Azzardai un sorriso visibile nello specchietto. - Ma non essere troppo duro con tua moglie. Secondo me era un po' nervosa. Vedrai che la prossima volta andrà tutto bene.
- La prossima volta! Aspettate che la veda - borbottò. - La pesterò fino a farle diventare la faccia blu... So che non è colpa vostra, signor Winters - aggiunse a voce alta - ma io quel bambino lo volevo.
Le mani guantate stringevano più forte il volante. Non chiedetemi come facessi a saperlo visto che non le potevo vedere. Studiando la sua schiena al di là del divisorio sentivo l'ira che gli ribolliva dentro, la sua delusione, e mi chiesi cosa avrebbe fatto a sua moglie appena a casa. L'avrebbe davvero picchiata? Be', meglio lei che me... Fatto sta che io consideravo quell'autista-guardia del corpo come il mio salvatore e dover pensare agli effetti della sua forza fisica non era rassicurante, in quel momento. Ricordavo quando mi aveva sollevato di peso e portato letteralmente sopra le teste di una folla di donne urlanti alla clinica statale che ero andato a visitare. Non ricordo che cosa avesse spinto le donne a urlare, ma son certo che facevano sul serio. Clenty mi aveva portato in braccio come un bambino. Gli dovevo qualcosa. E non potevo dargli che qualche consiglio.
- Cerca di stare calmo - gli dissi. - Le ho detto di prendere subito un turno e l'ho mandata in clinica a fare un'iniezione. Quando tornerai a casa la troverai tutta pimpante. Sii gentile con lei. È dura, Clenty... ma la vita è fatta così.
- Certo, signore.
Non sapevo cos'altro dire.
Percorremmo Market Street in un cupo silenzio. Cominciava a piovere. Goccioline lucide brillavano sui vetri dei finestrini. Sbirciando fuori guardavo le lunghe code che si snodavano davanti alle fermate dei mezzi pubblici, agli spacci di bevande a prezzo ridotto, ai distributori di buoni per il pane, e apprezzavo la fortuna di star chiuso al riparo in macchina. A guardarle, quelle file sembravano composte da gente calma e paziente, ma io sapevo che non era vero. Non erano altro che selvaggi pronti a scatenarsi in spietate lotte per la sopravvivenza. Lo sapeva anche Clenty e io pensai che doveva apprezzare ancora più di me la pace dell'automobile. Questo pensiero mi riempì di rimorso. Forse ero stato un po' troppo duro con sua moglie.
- Farò il possibile perché possiate disporre del vostro alloggio a Turno Completo, Clenty, quando stenderò il tuo prossimo rapporto di rendimento sul lavoro. Te lo sei meritato, e forse sarà utile a te e a tua moglie...
- Grazie, signor Winters.
Ma dal tono della voce capii che senza la Licenza per avere un bambino, l'idea di poter disporre più a lungo dell'appartamento non gli faceva né caldo né freddo.
Non cercai più di rompere il silenzio.
Quando la mattina dopo Clenty si presentò a casa mia, capii subito che c'era qualcosa che non andava. Era grigio in faccia e aveva l'uniforme tutta stazzonata e chiazzata di sudore. Era evidente che doveva aver girovagato per ore in Città. Inoltre, sebbene poi non ne facessi cenno, l'avevo osservato dalla finestra mentre eseguiva il solito controllo per assicurarsi che la macchina non fosse stata danneggiata o non ci avessero nascosto una carica di esplosivo, e avevo notato che lo faceva con gesti meccanici, distrattamente, cosa che non era da lui.
Aspettai finché non ci fummo seduti ai nostri posti e lui non ebbe spento la radio, prima di chiedergli cos'aveva. Seguì un prolungato silenzio. Mi guardava con gli occhi arrossati nello specchietto, e mi parve di leggerci dentro un'espressione che non avevo mai visto... accusa, forse?
- Non è più tornata a casa, signore - disse poi di punto in bianco.
Sono certo che anch'io diventai grigio. Prima che avessi il tempo di rispondere lui continuò: - Ho aspettato fin quasi a mezzanotte, poi non ho resistito più. Sono uscito... - Era questo che avevo temuto: non volevo che rivelasse di aver trasgredito al regolamento. Perciò lo interruppi esclamando: - Non devi dirmelo! Se sei uscito senza permesso è affar tuo, ma io non devo saperlo!
Lui strinse le labbra, ma scrollò la testa con espressione irosa e sprezzante.
- Dove hai cercato? - gli chiesi.
- Dappertutto. In tutti i posti dove è solita andare. Dove si beve. Nessuno l'ha vista. Mi sono rivolto anche alla polizia, dove abbiamo degli amici. Niente. Sono sceso perfino nella sotterranea. Nessuna traccia.
Parlava con una voce bassa, tesa, che mi allarmava. Sapeva controllarsi, questo non lo nego, tuttavia mi dava l'impressione di un'enorme macchina che abbia un guasto ai comandi, e io mi rannicchiai sul sedile posteriore, cercando di fingere di ignorare quello che stava provando. Sparizioni di quel genere non sono rare. Di solito, almeno per quanto ne sappiamo, sono motivate dalla paura. Paura di tornare a casa senza la Licenza e di doverlo confessare al marito. Il brutto è che molte sono sparizioni definitive. Nella Città la gente può sparire in un batter d'occhio. Molti vengono aggrediti per essere scippati della borsa piena di viveri, o per essere spogliati se indossano abiti appena decenti, a volte solo perché sono troppo belli, e spesso senza alcun motivo particolare. Se uno gironzola o indugia non sapendo se voltare a destra o a sinistra a un incrocio, è spacciato.
Per il mio bene, decisi di far capire a Clenty di chi era la colpa.
- Non è tornata a casa - dissi - perché aveva paura di quello che avresti detto a proposito della Licenza.
L'occhiata che mi scoccò attraverso il retrovisore era carica d'odio.
- Può darsi.
Prese una curva troppo stretta, e quando riprese a parlare non c'era più traccia di cortesia e di rispetto nella sua voce: - Può darsi, signor Winters. Tutto quel che so è che se non la trovo...
"Ci siamo", pensai "adesso mi minaccia..."
- Se non la trovi... - lo incitai. Lui teneva gli occhi fissi sulla strada.
- Il sistema - borbottò. - Secondo me è...
Suonò rabbiosamente il clacson per farsi strada in mezzo a un gruppo di manovali intenti a riparare i lampioni.
- Probabilmente è tornata al lavoro - dissi nel tentativo di ammansirlo. - Non vorrà rovinare le sue ottime note caratteristiche...
Come se questo importasse, ora!
- Appena arrivo telefono alla sua sezione - promisi. -Sono sicuro che è là.
- Sarà meglio per lei.
Mi parve che stesse sforzandosi di riprendere il controllo. Mi squadrò freddamente nello specchietto, e disse: - Sapete, signor Winters, sarà anche stupida, ma io l'amo.
- Si capisce.
Prevedevo già che giornata mi aspettava. Controlli e telefonate fra un esame e l'altro. Dovevo mettermi in contatto con la polizia, gli obitori, le Cliniche per la Sanità Mentale... una giornata frenetica, angosciosa. Bisognava trovare quella maledetta donna. Non potevo sopportare l'idea di tornare a casa di sera con Clenty se non riuscivo a rintracciarla.
Ma non la trovai. Per fortuna quel giorno non erano in programma visite ufficiali, il che significava che Clenty era addetto a un altro dipartimento durante il mio turno, e questo almeno mi risparmiava l'incubo di doverlo ragguagliare di volta in volta. Insomma, non riuscii a trovarla e sapevo che sarebbe arrivata la fine del mio turno senza aver sue notizie. Qualunque cosa ne fosse stata di lei, la Città ne aveva cancellato le tracce. Probabilmente i suoi documenti erano in mano a qualcuno che li stava falsificando; gli abiti erano finiti da qualche altra parte addosso a due o tre donne diverse; perfino i suoi sbiaditi capelli color paglia... No, nessuno l'avrebbe mai più trovata. Dopo aver esaminato l'ultima candidata (per ironia della sorte si trattò di una tizia alla quale non potei negare la Licenza) rimasi seduto alla scrivania chiedendomi come avrei fatto a dirlo a Clenty e quale sarebbe stata la sua reazione. Ricordavo le sue parole: - Tutto quel che so è che se non la trovo...
Mentre guardavo la distesa di luci della Città, le vidi spegnersi al Cambio, e lentamente mi resi conto che stavo male. Clenty poteva liberarsi di me in mille maniere diverse, e nessuno avrebbe mai potuto provare che l'aveva fatto con intenzione: un guasto al motore in una delle zone più pericolose dove abitavano i Temporanei, dove le Licenze sono rare come diamanti; oppure rallentando in una strada dove c'erano dei disordini, dove avrebbero potuto riconoscermi, forse nel distretto dove l'anno prima c'era stata una mezza rivolta per via di quei contraccettivi che non avevano funzionato. Là c'erano mille mani pronte e vogliose di far a pezzi un Esaminatore, se solo Clenty l'avesse permesso... e io ero sicuro che l'avrebbe fatto.
Poi arrivò Holden. Sorrideva come al solito, e aveva una tazza di caffè in mano.
- Salve, Winters, come va la popolazione?
Lo guardai senza vederlo.
- Holden...
- Sei giù! - disse scrutandomi. - Fai tardi la notte, eh? Te la spassi.
- Holden - dissi - cosa ne diresti se ci scambiassimo i nostri autisti... fin da stasera?
Si fece subito attento. I suoi occhi da bevitore brillavano maliziosi.
- Cambiare autista? Perché, c'è qualcosa che non va, Winters?
Io alzai le spalle sforzandomi di non dare molta importanza alla cosa. Il suo sorriso si accentuò. Non mi fece altre domande.
- Clenty è una brava persona - disse.
- Un ottimo elemento.
Uno dei migliori.
- Da stasera?
- Perché no?
Bevve il caffè bollente e il vapore caldo gli arrossò oscenamente la faccia. Mi batteva il cuore da scoppiare. La situazione era chiara come il sole: se Holden non accettava, io ero un uomo morto. Clenty era probabilmente fuori di sé, dopo aver aspettato tutto il giorno in attesa di notizie. Forse non sarebbe nemmeno ricorso a un sistema sofisticato, ma mi avrebbe cacciato un coltello in gola senza tanti complimenti. Gli uomini come lui, coraggiosi, grandi e grossi, che non hanno paura di niente, quando amano una donna sono capaci di qualsiasi cosa.
Infine Holden annuì e trasse di tasca la tessera col nome del suo autista. Gliela strappai di mano, e poi - come avrebbe potuto non farlo? - lui disse sorridendo: - Senti, Winters, per quella faccenda... quel piccolo aiuto a Cath...
Accettai, non avevo scelta.
Clenty fu informato da un funzionario del Personale che sua moglie non era stata rintracciata. Quella sera, prima di arrischiarmi a uscire, feci chiamare di sopra il nuovo autista. E adesso, con Clenty che lavora per Holden al turno di notte, mi sento abbastanza al sicuro. È estremamente difficile che le nostre strade s'incrocino. Gli unici momenti pericolosi sono quelli del cambio dei turni, ma poiché c'è sempre molta gente che entra ed esce dal parcheggio non si arrischierebbe certo ad aggredirmi proprio allora. Quando c'incrociamo, salendo o scendendo dalle rispettive auto, io sento il suo sguardo e so che mi odia ancora di più perché gli ho fatto lo sgambetto.
Quanto a Holden, quel farabutto mi adora, in apparenza, ma so benissimo che si compiace con se stesso per aver scoperto che anch'io, come tutti, ho un prezzo. E non gli importa se per me questo prezzo è la vita. Per lui l'importante è sapere che ho un prezzo e che ne può approfittare, e in ogni occasione festeggia la scoperta con grandi manifestazioni di amicizia.
Ho dovuto mettere insieme un'intervista a prova di bomba per la nuora dei biscottai, e non capisco ancora come quelli del piano di sopra non abbiano sospettato qualcosa, ma evidentemente tutto è sembrato regolare perché le hanno dato la seconda Licenza. Anche Cath avrà un figlio, lasciate fare a Holden. Ha vinto su tutta la linea.
E io? Be', le donne biondo paglia mi sconvolgono ancora. Mi rendono nervoso, e quando si tratta di una di loro faccio sempre in modo che ottenga la Licenza. Mi turba anche il pensiero di Clenty... però almeno sono vivo, mi aggrappo alla vita con le unghie e coi denti, anche se non saprei dire perché ci tengo tanto. Forse aveva ragione la moglie di Clenty quando disse che vai sempre la pena di vivere, no?
Domanda: Ma perché, se ne era convinta, non se l'è sentita di affrontare il marito? E se non ci credeva, perdio, perché l'ha detto?
Non capisco le donne.
FINE