Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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CHI HA UCCISO IL VENTESIMO SECOLO? - Barry Nathaniel Malzberg
Titolo originale: The twentieth century murder case
Le mie indagini le faccio per strada. Camminare è faticoso, oltre modo noioso, per niente gratificante, ma non c'è altro sistema che, a lungo andare, possa farti ottenere gli stessi risultati. Specialmente in casi ostinati e da prendersi con le molle come questo. Il ventesimo secolo giace rantolante in una corsia d'emergenza, per quattro quinti già morto e ridotto in condizioni di estrema gravità. Ha cominciato a manifestarsi la sindrome di Cheyne-Stokes. Scorticato fin quasi a farlo morire, colpito duramente alla tempia, il secolo reagisce con contrazioni spasmodiche ai metodi di rianimazione, insensibile alle cure sollecite del personale addetto. Non si ha proprio l'impressione che il ventesimo secolo possa riprendersi, ma chi l'ha ridotto così? Chi ha trascinato questa vittima innocente in una così terribile situazione? Il caso è stato affidato a me. Le mie credenziali sono ottime, il mio curriculum è tra i migliori. Eppure, questa è un'indagine che intimidirebbe anche gente come me. Non c'è scarsità di sospetti, né mancanza di moventi, eppure, l'insolita crudeltà dell'aggressione...
Ma io rifiuto qualsiasi tipo di congettura. Ho un'intelligenza sarcastica e introspettiva che non nuoce alla mia professione, ma che risulta micidiale per l'investigazione diretta.
Negli uffici di Cambridge, Hawley & Smoot, agenti pubblicitari, mostro i miei documenti a uno stuolo di segretarie e assistenti, rifiuto di accettare un no come risposta, rifiuto di accettare un sì come risposta, rifiuto ogni tipo di risposta finché non sono finalmente di fronte allo stesso Hawley, il partner più anziano e il solo superstite del trio iniziale, il quale, con ben poco oltre alla fede e all'intuito, fondò quest'agenzia nel 1946, inizialmente in una stanzetta a pian terreno. È un uomo estremamente grasso, distrutto da decenni di pranzi d'affari e di successi, di relazioni costose e senza speranza e dal terrore di un attacco letale alle coronarie. - Non sono stato io - mi dice appena mi presento. La notizia dell'attacco al ventesimo secolo ha fatto scalpore, com'era da aspettarsi, ed è sulle prime pagine di tutti i giornali. Così non ha proprio nulla da chiedermi. - Non avevo alcun motivo. È l'unico secolo che abbia conosciuto. Sono nato nel 1909: non ne uscirò mai vivo. Perché dovrei voler uccidere il ventesimo secolo?
- Se muore, ne uscirete vivo - gli faccio notare astutamente.
Mi mostra i palmi delle mani. - Ve l'ho già detto, non ne ho motivo - ripete. - Ne ho sempre pensato bene. Televisione, voli intercontinentali, il doppio martini dry, la Cadillac, la visiera parasole, il telefono, la trasmissione turbo-idromatica. I contraccettivi a basso prezzo. Che cosa potrei avere contro un secolo che mi ha dato tutte queste benedizioni?
- Gli avete inquinato gravemente il cuore - gli faccio notare con gentilezza - per decenni l'avete infestato di bugie, di menzogne istituzionalizzate, di motivazioni errate, avete usato la tecnologia che avevate a disposizione per disumanizzare, per vendere alla gente beni di cui non avevano bisogno a prezzi che non potevano permettersi, per scopi che non riuscivano a percepire. Dopo averne scalfita l'anima, nella follia del potere, cercaste di colpirne il cuore. Roso dal senso di colpa, infiammato dalla megalomania, lo spingeste in un viottolo e l'accoltellaste.
La bocca gli si apre ma lo sguardo rimane immobile. - Mi dispiace, ma non è vero, tenente. È totalmente falso. Potete non essere d'accordo con i nostri metodi o con le nostre pratiche commerciali... vorrei però che ricordaste almeno la teoria del prodotto migliore per il pubblico più vasto... ma io non sono un assassino, né lo sono i miei soci. Siamo tutti uomini d'affari. Inoltre, il secolo può riprendersi. Gli ultimi comunicati dicono che ha superato la crisi iniziale.
- Anche se vivrà - ribatto - il danno cerebrale è irreversibile. Non potrà più camminare, né parlare, né ridere, né piangere. Benché non sia clinicamente morto, lo sarà sotto ogni altro rispetto. - Mi alzo, spingendo indietro la sedia. - Dovrete tenermi costantemente informato dei vostri spostamenti - gli dico allungandogli il mio biglietto da visita. - Non potrete lasciare la città senza permesso.
- Non mi lascio certo intimidire - replica Hawley. - Il mio avvocato si metterà in contatto con voi.
- È una buona idea quella di interpellare il vostro avvocato - aggiungo lasciando rapidamente l'ufficio. È sempre meglio terminare velocemente le interviste, per lasciarli turbati, perché rimanga un'ambigua minaccia sul loro capo. Questo è uno dei primi principi dell'investigazione. A dire il vero, io sono il migliore nel mio campo, ma non ho mai avuto un caso come questo. Nessuno nella mia divisione ha mai avuto esperienza con un'atrocità di queste proporzioni. Scendo rapidamente i cinquanta piani con l'ascensore, esco nelle strade grigie piene di gente che sta vegliando, mi infilo nella mia macchina parcheggiata in sosta vietata. Un venditore di ciambelle mi riconosce e scuote il capo. - Sono contento che vi occupiate di questo caso, tenente - dice - siete il migliore. Lo prenderete, non è vero?
- Volevamo tutti molto bene al secolo - dice ancora il venditore asciugandosi una lacrima dalla guancia terrea. - Anche se ha trattato così ingiustamente la maggior parte di noi, sapevamo che aveva un gran cuore. Sentivamo che era dalla nostra parte. In segreto, se mi capite. La maggior parte di noi gente semplice gli voleva bene.
Commosso gli rispondo: - Capisco.
- C'è qualche possibilità che possa sopravvivere?
Alzo le spalle. Un po' di gente si è riunita intorno e mi fissa in silenzio. - Forse - rispondo - ma non sarà più lo stesso.
- Dovete prendere quel porco che ha fatto questo al mio secolo, tenente - mi dice il venditore gesticolando. Qualcuno, tra la folla, applaude. Avvio il motore della Plymouth super-potente, dall'attrezzatura speciale, e mi lancio in mezzo al traffico. A dire il vero, le doglianze di quell'uomo qualunque mi hanno commosso e mi hanno reso ancor più deciso a risolvere il caso, anche se non so quasi da che parte cominciare. Dovunque ci sono dei sospetti, c'è una marea di moventi.
Impulsivamente mi dirigo a nord, sull'Harlem River Drive, quella che alla fine si fonde con la Cross County Expressway, e corro lungo i ricchi quartieri della periferia settentrionale. A Scarsdale devio verso est, attraverso una cittadina ancora più protetta ed esclusiva, arrivo al cancello di una tenuta immensa e mostro le mie credenziali alla guardia armata. L'operazione è lenta e burocratica e soffusa di minacce, ma alla fine vengo condotto alla presenza di Howard Waffles senior, presidente del consiglio d'amministrazione della Wonder Waffles. - Avete avvelenato il secolo lentamente - gli dico dopo i primi preliminari, passando subito all'attacco. - Materiali sintetici non degradabili, additivi mortali, preparati chimici per rendere tenera la carne, materie inquinanti, particelle cancerogene, carni infette vendute legalmente in migliaia di rivendite nella nazione. Avete riempito di malvagità le vene del secolo, finché vi siete trovati a dover distruggere l'evidenza della colpa, il corpus delicti, il secolo stesso.
- Sciocchezze - ribatte Howard Waffles senior, un vecchio vivace che porta il distintivo della sua compagnia sul risvolto. - Io lavoro per nutrire, non per ammazzare.
- Non avete mai detto la verità. Avete venduto veleno facendolo passare per alimenti arricchiti, come se fosse salute a buon mercato.
- Di questo dovete parlarne ai miei agenti pubblicitari, Cambridge, Hawley e il giovane Smoot - dice Howard Waffles senior. - Io ero solo un uomo con un'idea in testa. Ho lasciato a loro i particolari della campagna vendite. Ma no, no, figliuolo... ehm, tenente, l'assassinio non rientra nelle mie abitudini. Il secolo ha fatto fin troppo per me. Mi ha dato quattrocento milioni di dollari; perché avrei dovuto attirarlo in un viottolo buio e colpirlo alla testa? O sparargli alla tempia, come ho letto.
- Forse perché siete vecchio e siete consapevole che il secolo sarebbe vissuto più di voi. Era gelosia, un crimine passionale, una rabbia emotiva.
Howard Waffles senior fa un rutto e accenna un risolino; un forte odore di cipolline fritte marca «Wonder Waffles» mi raggiunge. - Mi dispiace tenente - dice - sono un uomo vecchio, non potete mettervi a fare il bullo con me. Non ho fatto niente al secolo e voi lo sapete.
- L'avete avvelenato...
- Ho dato cibo a buon mercato a milioni di automobilisti. - Howard Waffles senior prende il mio biglietto da visita, che avevo posato sulla scrivania di fronte a lui, e se lo mette in tasca. - Vi sarei grato se ve ne voleste andare ora, tenente - mi dice. - Trovo i vostri metodi rudi e insolenti. E non potete certo spaventare un vecchio; gli basta la paura della notte.
Non posso fare altro che andarmene. Benché sia molto duro per me ammetterlo, so capire quando sono stato battuto. Se avessi l'insolita forza, il dinamismo e la sicurezza di un Howard Waffles senior, o anche di un Hawley, probabilmente non mi occuperei di omicidi né avrei parte alcuna nel servizio civile. Sarei negli affari per conto mio. Così come sono le cose, devo andare avanti meglio che posso.
Mi scortano fin fuori la tenuta. Nel bel mezzo della Cross-County Parkway, la mia radio comincia a emettere segnali e sono subito messo al corrente delle cattive notizie. Il secolo è spirato. Allora si tratta decisamente di un caso d'omicidio. Per un attimo sono sopraffatto dall'emozione e sono costretto a fermarmi a un lato della strada. Per me, così come per Hawley, è il solo secolo che conoscerò. Era già morto per quattro quinti ed era anche avvelenato senza speranza, ma per tutti noi era ancora lì, presente; era qualcosa su cui potevamo contare, come l'aria che respiriamo, e ora se n'è andato, e che cos'altro possiamo dire? Come vivremo? Dove andremo? Le lacrime mi sgorgano da sole, accompagnate da una ferma determinazione: troverò l'assassino. Non posso riportare in vita il secolo, ma posso vendicarlo.
Mi dirigo fino agli immensi uffici della Rete di Comunicazioni Internazionali, la RCI come tutti la chiamano, parcheggio con aria di sfida nel piazzale riservato ai dirigenti e sorpasso con aria da bullo tre vice-presidenti e il presidente del consiglio d'amministrazione, lungo la strada che porta all'ufficio del vice-presidente per la programmazione, che è, naturalmente, la vera potenza. Una volta tanto incontro poche difficoltà per entrare: 1' annuncio della tragedia avvenuta, come avviene per tutte le cose del genere in quest'epoca, si è diffuso per la città e la veglia si è mutata in lutto.
Negli angoli vedo il personale più giovane in lacrime; dirigenti di media importanza, in maniera più ambivalente, siedono nei loro uffici fissando il vuoto oltre le porte aperte, stracciando pezzetti di carta con gesti monotoni e impersonali. Il consiglio d'amministrazione, com'è nella natura di tali organismi, sta probabilmente celebrando la morte di questo secolo provocatorio, e sta già programmando un piano enorme e assolutamente unico al mondo per la cerimonia funebre. Ma il vice-presidente per la programmazione è occupato da altre cose; mi guarda, seduto dietro la solida trincea rappresentata dalla sua scrivania.
- Non so perché siete venuto da me - dice. - Non ho niente a che fare con questa storia. Partecipo con comprensione, naturalmente. Probabilmente si rimetterà.
- Il secolo è morto - gli dico deciso. - Lo sanno già tutti in città, e lo sapete anche voi.
Scatta all'indietro nella sua sedia. - Ho avuto da fare - dice. - Ho lavorato fino ad ora. No, non ho saputo. Mi dispiace.
- Vi dispiace?
- Naturalmente.
- Perché vi dispiace?
- Il secolo... state parlando di un grande personaggio pubblico. E, naturalmente, noi gli dovevamo tutto. Che cosa volete infine, tenente?
- Voglio sapere perché 1' avete ucciso.
La bocca del vice-presidente si apre, quasi come quella di Hawley nell'interrogatorio di un tempo che ormai è passato. È naturale: è avvenuto nel millennio scorso. - Mi dispiace dirlo, ma siete assurdo tenente.
- Davvero? Ne avevate il movente, ne avevate pure 1' opportunità. Nessuno pensa più al secolo in questa città; tutto è come se fosse avvenuto nel ventunesimo secolo. E una volta liberatovi del secolo tutta la storia recente viene cancellata. Potete mentire quanto volete, rappresentare falsamente il passato e il suo patrimonio, rendere sentimentale e falsificare la passione, far pulizia delle crudeltà... una volta che il secolo è morto, non c'è nessuno che possa giudicarvi.
- È assurdo - ribatte il vice-presidente per la programmazione. - Non sono nemmeno due anni che faccio questo lavoro. Ho ereditato questa situazione...
- Ma se il secolo è morto - dico io - nessuno saprà da quanto tempo siete stato qui, non vi pare? Si potrebbe ricominciare tutto da capo. Non ci sarebbe più storia.
- Parlate da stupido - dice il vice-presidente, ma la voce gli trema. - Questo non prova nulla.
- Prova tutto, invece - dico io. - Confessate. Vi renderà le cose più facili.
- State bluffando. Voglio un avvocato. Non dirò più nulla senza il mio avvocato.
- Nessuno vi sarà amico - gli dico. - La gente comune sarà contro di voi. Ma c'è una via d'uscita. Non penso l'abbiate fatto da solo. Un crimine come l'assassinio di un secolo non può essere compiuto se non con un complotto. Vorrei suggerirvi di dire che eravate solo uno in un gruppo, che avevate dei complici. Se farete dei nomi, se descriverete il modus operandi, se vi rimetterete alla clemenza della Corte, tutto potrà essere più facile per voi. Potreste cavarvela con la scusa che si trattava di una cospirazione.
Gli occhi del vice-presidente sono ora spalancati e lucidi. - State bluffando - ripete. - Non avete la minima prova.
- Posso procurarmele - ribatto inflessibile. Alla fine, quando sento che un caso si sta per risolvere, agisco per istinto e corro alle conclusioni senza ambivalenze. È per questo che sono il migliore del mondo nel lavoro che faccio. O che facevo. Un nuovo millennio è pronto a partire.
- Posso parlarne a Hawley. O ad Harold Waffles senior. Sono entrambi uomini ingegnosi, imprenditori, cosa che voi non siete, gente indipendente. Loro capiranno l'assennatezza di doversi rivolgere allo Stato anche se voi non riuscite a capirlo. Vi lasceranno allo scoperto. Vi lasceranno solo addossandovi tutta la colpa.
Si irrigidisce, poi perde di colpo il controllo. Balza in avanti proteso sulla scrivania, la faccia stravolta. - Non era mia l'idea! - grida. - Era loro! Quei bugiardi! Dovevano prendersi cura di tutti i dettagli; io dovevo solo preoccuparmi dei mass media, delle pubbliche relazioni, degli abbellimenti. Io non c'entro per niente, capite? Sono venuti loro da me! Io non volevo prendervi parte. È stato quel Waffles, quello è pazzo, vuole uccidere tutti!
Tiro fuori di tasca le manette, mi chino in avanti, le aggancio ai suoi polsi che non oppongono resistenza. - Racconterete tutto al Quartier Generale - gli dico. - Ci farete un rapporto completo ed esauriente.
- Non volevo farlo! - strilla il vice-presidente. - Loro hanno complottato tutto per anni, hanno detto, e ora dovevano farlo prima che il secolo morisse di morte naturale; dicevano che l'avrebbero fatto lo stesso, che io ci stessi o no, ma se ci fossi stato ne avrei ricavato un gran vantaggio, un nuovo ruolo, una promozione importante, un nuovo inizio...
Lo tiro per le manette, facendolo alzare. - Avremo tutti un nuovo inizio, ora - gli dico. Lo spingo verso la porta. - Questo è certo.
- Io amavo il secolo...
- Ognuno uccide le cose che ama - ribatto filosoficamente.
Potrà anche non essere vero, ma concluso questo caso io smetto. Ci sono già stati cinque tentativi di omicidi al ventunesimo, tre dei quali in sparatorie con cecchini, uno con una trappola per orsi, uno per avvelenamento, tutti quasi riusciti. Un crimine a buon esito ha sempre degli imitatori. Io sono troppo vecchio e il secolo è troppo giovane.
Sarà un millennio veramente schifoso.
FINE