Science Fiction Project
Urania - L'autore in appendice
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SYDNEY JOYCE VAN SCYOC - Marzio Tosello
Sydney Joyce Van Scyoc, l'ultima acquisizione nell'Olimpo degli autori scelti da Urania, è nata a Mount Vernon, nell'Indiana, il 27 luglio del 1939. Sposata, due figli, dopo la laurea ha lavorato per diverso tempo come scrittrice free-lance prima di dedicarsi a tempo pieno, anche se solo temporaneamente, alle cure della famiglia. È tornata alla sua passione, la narrativa, agli inizi degli anni Settanta. Fra le varie incombenze che occupano il suo tempo, c'è quella di presidente della chiesa unitaria Starr King di Hayward.
Ma lasciamo a lei la parola, che così commenta il suo lavoro:
"I miei primi racconti erano ambientati su una Terra di un futuro non troppo lontano e trattano principalmente di lotte individuali contro società tecnologiche in cui la disumanizzazione è in crescita continua. A metà degli anni Sessanta ho dovuto interrompere il mio lavoro lasciando passare molto tempo senza che avessi la possibilità di scrivere una riga, perché troppi sono i problemi di chi ha figli piccoli da allevare. Ma poi ho ripreso di nuovo a scrivere, e mi sono accorta che la mia attenzione era scivolata verso temi centrati su altri pianeti in cui agivano comunità in lotta contro inesplicabili condizioni ambientali aliene. Mi sono sempre più appassionata alla tematica genetica e ai mutamenti sociali che sono convinta interferiranno con forza con la razza umana, una volta che avremo cominciato a colonizzare altri pianeti. Di solito non m'addentro nella descrizione degli inevitabili cambiamenti tecnologici che interverranno, però mi piace ambientare i miei scritti su mondi isolati abitati da un numero di persone relativamente basso. Il mio personale orientamento è sempre più panteistico, e nei miei romanzi cerco sempre di occuparmi delle interconnessioni spirituali che si stabiliscono fra umani e ambiente".
È dal 1972 che la Van Scyoc accantona il tema dell'ingegneria genetica per approfondire quello delle relazioni tra umani e alieni, con particolare riferimento all'ecologia extraterrestre, enfatizzando l'interdipendenza e l'unitarietà di tutte le forme viventi.
Nel suo primo romanzo, Saltflower (1971), una razza aliena in via d'estinzione insemina la Terra per generare una nuova razza che unisca i fattori primari delle due. Al centro del romanzo c'è un ragazzo interrazziale attorno al quale si scatena una guerra d'intrighi e fanatismi religiosi. Nel secondo romanzo, Un mondo da salvare, fa una difesa spassionata della cultura terrestre e della possibilità che questa ha di sviluppare liberamente le proprie capacità per operare scelte etiche.
In Starmother (1976), un romanzo centrato su mutanti in lotta contro fanatismi e ruoli sociali estremamente rigidi, si rivela un'altra delle sfaccettature della Van Scyoc, il suo interesse primario per la religione vissuta come liberazione. Il romanzo seguente, Cloudry (1977) ha anch'esso al centro un proscritto, solitaria figura d'eroe tipico delle sue trame, che sono curate nel linguaggio come nei particolari. Una autrice estremamente interessante, che dovrebbe piacere al pubblico italiano in questa sua prima apparizione.
FINE