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Urania - Racconti d'appendice
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IL TESTAMENTO DEL MOSTRO - Sergio Poggi
Sull'ultimo numero di URANIA si è introdotto il tema della videoregistrazione: da questo cominciamo a esaminare alcuni film che, secondo noi, meriterebbero di essere collezionati alla stregua di buoni romanzi.
Proiettato da non molto in tv (con solo 35 minuti di ritardo! - vedi URANIA n. 1075), Il testamento del mostro è un piccolo gioiello che ha conosciuto solo una brevissima stagione cinematografica. Distribuito in Italia con un titolo che non gli fa onore, probabilmente è stato visto solo da una ristretta pattuglia di estimatori di Renoir e da pochi altri, avvertiti spettatori. Prodotto per la tv da Jean Renoir dopo tre anni di silenzio artistico e subito prima di Picnic alla francese, è il quartultimo film di una carriera all'insegna del grande cinema iniziata nel 1924. Ispirato a Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, è la versione cinematografica più vicina allo spirito di Stevenson: quella più rispettosa della lettera del romanzo rimane sempre la versione del 1931 di Rouben Mamoulian, interpretata da Fredric March.
Renoir ribalta il rapporto Jekyll-Hyde (qui ribattezzati Cordelier e Opale) a favore del secondo: Opale infatti rappresenta le energie naturali che Cordelier ha represso. Il moralismo di Cordelier, la sua rigida adesione ai canoni del perbenismo sono tali, per cui diviene un personaggio antipatico, scostante. Il suo tentativo di "visualizzare l'anima", che sfocerà nella liberazione di Opale dal suo io interiore, non è rigidamente da vedersi come una contrapposizione Bene-Male, in cui quest'ultimo sarebbe quanto viene represso da ogni individuo, ma è da vedersi come la liberazione delle forze naturali, tenute strettamente legate da vincoli formalistici.
Opale è un individuo anarcoide che compie il male perché insofferente a qualsiasi legame, perché non vive nella realtà sociale ma in quella psicologica. Il vero personaggio è Opale, mentre l'altro non ne è che la facciata.
Il film inizia negli studi della R. T. F. dove Renoir stesso introduce il film: la sua voce ci accompagna per la prima parte del film e torna poi alla fine, per concludere la vicenda. Vengono poi presentati i vari personaggi: Cordelier e il notaio Joly, che redige il testamento del dottore a favore del fantomatico Opale, Séverin, lo psichiatra ora nemico di Cordelier, e infine Opale, che compie la prima delle sue efferatezze cercando di strangolare una bambina. La trasformazione del rigido, freddo Cordelier nel sanguigno Opale è affidata più alla capacità di Barrault a gestire il proprio corpo che non all'intervento del truccatore, che si limita a pochi, significativi ritocchi al viso di Cordelier.
Il bianco, gelido dottore diviene così lo scuro Opale, dal corpo tormentato dai tic e dall'atteggiamento tanto più libero quanto l'altro è strutturalmente legato. Barrault carica il personaggio di una serie infinita di movimenti scattanti che spezzano gli spigoli dell'armatura che Cordelier s'è costruito addosso. La caratterizzazione del personaggio fu talmente apprezzata che ispirò Toshiro Mifune quando girò Yojimbo, la guardia del corpo, un film destinato a rimanere nella memoria dei cinefili soprattutto per il fatto che servì da modello per la coppia a ricalco che ne fece Sergio Leone con Per un pugno di dollari, che lanciò la breve stagione dello spaghetti-western.
Scheda tecnica
Produzione: R. T. F., Sofirad, Compagnie Jean Renoir, 1959;
Regia e sceneggiatura: Jean Renoir, ispirata al romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, di Robert Louis Stevenson;
Fotografia: Georges Ledere;
Musica: Joseph Kosma;
Scenografia: Marcel-Louis Dieulot;
Interpreti: Jean-Louis Barrault (Cordelier e Opale); Reddy Bil-lis (Joly); Michel Votold (dottor Séverin), Jean Topart (commissario Lardout);
Durata: 90 minuti.
FINE