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Urania - Asimov d'appendice
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IL PIANETA INNOMINABILE - Isaac Asimov
Titolo originale: The unmentionable planet

Negli anni Cinquanta scrissi sei libri di avventure per ragazzi di cui era protagonista un giovane di nome Lucky Starr. Ogni storia era ambientata in una zona diversa del sistema solare. Lo sfondo delle avventure era collocato rispettivamente su Marte, gli asteroidi, Venere, Mercurio, Giove e Saturno. Nel settimo libro (mai scritto) l'azione si sarebbe dovuta svolgere su Plutone. Ma credo di non avere nemmeno preso in considerazione l'idea di scegliere come ambiente Urano.
Sembra che Urano sia il più negletto dei pianeti. Tutti gli altri hanno qualcosa di rimarchevole che li rende adatti per storie di fantascienza. Mercurio è il più vicino al Sole, Venere il più vicino alla Terra, Marte il più noto, Giove il più grande, Saturno ha gli anelli, Nettuno è il gigante più lontano, Plutone è il pianeta più lontano che si riesca a osservare lungo tutta la sua orbita.
E Urano? Che dire di Urano? Lo si trascura solo perché non ha niente di particolarmente interessante? No, naturalmente. Credo che in parte sia snobbato perché ha lo svantaggio di avere un nome difficile, che in inglese è praticamente impronunciabile.
Ho appreso il concetto nella maniera più brusca. Quando ero giovane e spensierato, sapevo che Urano (o più esattamente Ouranos) era il dio greco del cielo. Sapevo che la musa dell'astronomia si chiamava Urania (pronuncia inglese "iuréinia"). Sapevo anche dell'esistenza di un elemento il quale, una volta scoperto, era stato denominato "uranio" in onore del pianeta che era stato anch'esso appena scoperto, e sapevo che tale elemento si pronunciava "iuréiniem".
Mi pareva quindi ovvio che Urano si pronunciasse "iuréines" e mi regolavo di conseguenza. Ero talmente sicuro del fatto mio, che non mi preoccupai mai di controllare sul vocabolario. Inoltre ero così avventato da non notare nemmeno che il nome, così pronunciato, suonava esattamente come "your anus" (il tuo ano, ndt).
Ma un bel giorno sentii un tizio pronunciare "Uranus" con l'accento sulla prima sillaba. Lo corressi subito, con la mia consueta, insopportabile aria di superiorità; ne nacque una discussione, consultammo un vocabolario e constatai con orrore che avevo torto. Il vincitore non si accontentò della vittoria, ma mi ridusse in polpette osservando che la mia pronuncia era oltretutto di cattivo gusto.
Si dà il caso però che la pronuncia "iùrines" non sia molto meglio, perché suona circa come "urinous", che significa "avere l'apparenza, le proprietà o l'odore dell'urina".
Insomma, in inglese entrambe le possibili pronunce di Urano sono abbastanza brutte, e così la gente evita di menzionare il pianeta. Io avrei una soluzione, naturalmente. Si potrebbe per esempio adottare la versione greca del nome, Ouranos (pronuncia "ùrihnos") oppure pronunciare la "a" breve ("iùraenos"). Dato che questi suggerimenti sono ragionevoli, non saranno mai adottati.
All'inizio del 1986, però, Urano fece notizia, e tutti furono costretti a usare il fatidico nome. Così adesso parlerò di questo pianeta basandomi sulle nozioni apprese nel 1986. Avevo già trattato l'argomento in Gli anelli di Urano, ma tutto ciò che precede il gennaio del 1986 è ormai storia vecchia e datata, per quanto concerne Urano.

Nel 1977 furono inviate su Giove e Saturno due sonde, Voyager 1 e Voyager 2, destinate a studiare questi due pianeti giganti. Esse raggiunsero Giove nel 1979 e Saturno nel 1980 e fecero un ottimo lavoro. Poi Voyager 1 uscì dal piano planetario e cominciò a vagare per gli abissi spaziali.
Voyager 2 invece fu riprogrammata perché passasse accanto a due pianeti ancora più lontani, Urano e Nettuno. Inoltre, con una serie di abili mosse, i dispositivi di bordo furono corretti in modo che quando la sonda fosse arrivata nelle vicinanze di Urano potesse studiare il pianeta meglio di quanto avrebbe potuto studiarlo se fosse stata nelle condizioni in cui era partita, nel 1977.
Urano è decisamente più piccolo di Giove e Saturno. Il suo diametro di 51 mila chilometri (32 mila miglia), è solo tre settimi di quello di Saturno e un terzo di quello di Giove, ma è sei volte e mezzo quello della Terra, sicché il pianeta resta sempre un gigante gassoso. Quanto alla massa, è 2/13 della massa di Saturno, 1/22 di quella di Giove, ma 14 volte e mezzo quella della Terra.
Nella maggior parte dei pianeti l'asse di rotazione è più o meno perpendicolare al piano dell'orbita intorno al Sole. In altre parole, se guardiamo il pianeta nel cielo, il suo asse di rotazione è pressoché verticale. Esiste di solito una lieve inclinazione. Venere e Giove hanno assi inclinati di 3 gradi, la Terra ha un'inclinazione di 23,5 gradi, Marte di 24, Saturno di quasi 27, Nettuno di quasi 29. L'inclinazione assiale di Mercurio non è determinata con certezza, ma pare sia un po' meno di 28 gradi.
Se il sistema planetario si fosse formato da una vasta nube di polvere e gas mulinante in vortici e sottovortici, gli assi planetari sarebbero stati forse perfettamente perpendicolari al piano dell'orbita intorno al Sole.
I pianeti nacquero invece dall'aggregazione di oggetti subplanetari. Se tali oggetti si fossero aggregati provenendo in maniera del tutto simmetrica da ogni direzione, l'asse sarebbe rimasto perpendicolare. Ma è possibile che gli ultimi e maggiori impatti registrati dai pianeti in formazione non provenissero in misura uguale da tutte le direzioni e che gli assi abbiano subito un'inclinazione di entità casuale.
Be', Urano deve avere ricevuto uno o più colpi tremendi mentre si stava formando e destino volle che li ricevesse praticamente sempre dalla stessa direzione, perché il suo asse è inclinato addirittura di 98 gradi, un po' più di un angolo retto.
Ciò significa che questo mondo ruota intorno al suo asse su un fianco, e quando contempliamo il pianeta nel cielo, noi ne vediamo l'asse orizzontale anziché quello verticale.
Urano gira intorno al Sole in 84 anni, e a causa dell'inclinazione dell'asse durante metà rivoluzione è l'emisfero settentrionale a vedere il Sole salire a spirale verso lo zenit e poi scendere fino all'orizzonte, mentre durante l'altra metà è l'emisfero meridionale ad assistere al fenomeno.
Se uno si trovasse al polo nord (o al polo sud) di Urano, vedrebbe il Sole sorgere su un punto dell'orizzonte, ascendere verso il cielo e infine, dopo circa 21 anni (!) arrivare allo zenit. Poi vedrebbe la nostra stella scendere per altri 21 anni e tramontare infine sul punto opposto dell'orizzonte dopo essere rimasta in cielo per 42 anni. Passerebbero quindi altri 42 anni prima che sorgesse di nuovo.
Al momento attuale nei cieli di Urano il Sole è quasi allo zenit sopra il polo sud. In altre parole, il polo sud è rivolto quasi direttamente verso la Terra e il Sole (È sempre rivolto verso entrambi perché da Urano la Terra non appare mai più lontana di tre gradi dal Sole).
Sul finire del 1985 il Voyager 2 stava avvicinandosi a Urano e si preparava a scattare fotografie ed elaborare calcoli dopo avere percorso circa dieci miliardi e mezzo di chilometri - sei miliardi e mezzo di miglia (In linea d'aria Urano è a soli 2 3/4 miliardi di chilometri, o 1 2/3 miliardi di miglia da noi, tuttavia il Voyager non procedeva in linea retta, ma descriveva ampi archi per reazione all'attrazione gravitazionale del Sole, di Giove e di Saturno e al moto proprio della Terra al momento del lancio).
Dopo avere viaggiato così a lungo, la sonda si ritrovò in un ambiente buio. Su Urano l'intensità della luce che arriva dal lontanissimo Sole è 1/4 di quella che arriva su Saturno, 1/13 di quella che raggiunge Giove e 1/368 di quella esistente sulla Terra. Ciò significa che le fotografie di Urano richiedevano un'esposizione più lunga di quelle scattate a Giove e Saturno. Su Saturno erano sufficienti 15 secondi di esposizione, mentre su Urano ne occorrevano quasi 100. Ovvero, si potevano fare meno fotografie ed era più probabile che fossero sfocate.
In apparenza Urano era azzurrognolo e pressoché informe, il che non era del tutto imprevisto. Più lontano si è dal Sole, meno calore arriva sul pianeta e più piccola è la differenza di temperatura tra le varie zone della superficie. È la differenza di temperatura a produrre la circolazione atmosferica, le nubi visibili e le tempeste.
Per questo l'atmosfera di Giove è compatta e turbolenta, quella di Saturno lo è meno e quella di Urano è praticamente calma.
Inoltre, a mano a mano che ci si allontana dal Sole, vengono a mancare vari gas nell'atmosfera. L'atmosfera di Giove è abbastanza ricca di ammoniaca e di altri gas con punti di ebollizione relativamente alti, e sono questi gas che contribuiscono a creare nubi e formazioni colorate. Su Saturno l'ammoniaca è in percentuale minore nell'atmosfera (dove la temperatura sale al punto da mantenerla allo stato gassoso), e su Urano è in percentuale ancora minore.
Ciò significa che il metano, il quale ha un punto di ebollizione particolarmente basso, è l'impurità predominante nell'atmosfera superiore di Urano. Il metano assorbe la luce rossa e dà all'atmosfera un'apparenza azzurrognola. Inoltre tende a subire reazioni chimiche in presenza anche della minima quantità di luce del Sole che arriva sulla superficie del pianeta. Questo produce uno smog di idrocarburo che ci impedisce di vedere lontano nell'atmosfera planetaria. (E lo stesso tipo di smog che si ritrova nell'atmosfera ricca di metano del satellite di Saturno, Titano).
La reazione chimica subita dal metano può trapelare dal mutamento di colore dell'atmosfera. Se il fenomeno si verifica, questo mutamento sarebbe attualmente più visibile al polo sud, dove il debole Sole allo zenit emana un po' più di calore che altrove; e in effetti al polo sud è stato osservato un minimo bagliore rosso.
Naturalmente il metano è solo un componente secondario dell'atmosfera di Urano. Quelli principali (come nel caso di Giove, Saturno e anche il Sole) sono l'idrogeno e l'elio, con l'idrogeno dominante.
Recenti osservazioni all'infrarosso effettuate dalla superficie della Terra facevano pensare che l'atmosfera di Urano potesse essere composta fino al 40 per cento da elio. L'analisi buttò nello sconcerto la comunità degli astronomi, dato che la cifra era di gran lunga troppo alta. Generalmente il contenuto in elio dell'universo è valutabile in un complessivo 25 per cento: l'idrogeno costituisce il restante 75 per cento, tutto il resto rappresenta meno dell'uno per cento.
Sul Sole, Giove e Saturno l'elio è circa il 25 per cento o anche meno, e appariva arduo spiegare la massiccia presenza di tale gas su Urano.
Si poteva ipotizzare che Urano, essendo più lontano dal Sole, avesse avuto meno materiale dal quale formarsi. Si sarebbe sviluppato quindi più lentamente, diventando più piccolo di Saturno (che è a sua volta più piccolo di Giove). Poiché sarebbe stato più piccolo dei due giganti gassosi interni a tutti gli stadi della sua formazione, avrebbe avuto un campo gravitazionale meno intenso e raccolto meno idrogeno di Giove e Saturno. Avrebbe tuttavia potuto attirare facilmente atomi più massicci di elio, accumulando in questo modo non più elio, ma per lo meno una percentuale maggiore di esso.
L'ipotesi aveva un difetto: Urano è più freddo sia di Giove, sia di Saturno e, alla sua temperatura più bassa, dovrebbe riuscire a trattenere facilmente l'idrogeno nonostante le proprie dimensioni più piccole.
Con infinito sollievo degli astronomi, il Voyager 2 risolse il problema. Le sue osservazioni dimostrano che nell'atmosfera di Urano l'elio rappresentava circa il 12-15 per cento, una cifra perfettamente nella norma.
Furono individuate in totale quattro nubi abbastanza all'interno dell'atmosfera, ed esse vennero analizzate con cura per stabilire il periodo di rotazione del pianeta.
Gli astronomi in genere ritengono che più piccolo è un pianeta, più lungo è il suo periodo di rotazione. Così Giove, il pianeta più grande, ruota in 9,84 ore, Saturno, secondo per grandezza, in 10,23 e la Terra in 24. Urano, che come dimensioni si trova tra Saturno e la Terra, avrebbe dovuto avere un periodo di rotazione compreso tra quelli di tali pianeti.
Fino a non molto tempo fa si reputava che il periodo di rotazione di Urano fosse di 10,8 ore. Nel 1977 però nuovi calcoli diedero per probabile un periodo di 25 ore.
Il guaio era che su Urano non c'era naturalmente nessun segno visibile che si potesse distinguere dalla Terra e seguire durante il moto del pianeta. Il Voyager 2 fornì tuttavia dei risultati dai quali si deduceva che Urano ruotava sul suo asse in 17,24 ore, una cifra indubbiamente accettabile.
Certo, l'atmosfera presenta alcune stranezze. La temperatura sulla superficie visibile dell'atmosfera di Urano è pressoché uguale dappertutto. La debole radiazione solare non sembra avere molto importanza. Tuttavia a circa 30 gradi di latitudine nord e 30 di latitudine sud c'è una regione dove la temperatura pare calare leggermente. Per spiegare questo fenomeno non è stata ancora avanzata alcuna ipotesi plausibile.
Sono stati inoltre individuati nell'atmosfera dei venti che viaggiano a 160 chilometri nel senso della rotazione planetaria. È sconcertante, perché quanto sappiamo dei movimenti atmosferici ci induce a pensare che il vento soffi nella direzione opposta a quella della rotazione planetaria. Tuttavia Urano (come Giove e Saturno) pare irradiare più energia di quella che riceve dal Sole, per cui deve esserci qualche fonte interna di calore, qualche fenomeno fisico o chimico capace eventualmente di spiegare l'anomalo movimento del vento.

Quando il Voyager 2 si avvicinò al pianeta, parve in un primo tempo che quest'ultimo non avesse campo magnetico. Fu un grosso shock, perché era logico aspettarsi un campo magnetico in presenza di una rotazione rapida e di un interno elettricamente conduttore. Dato che Giove e Saturno hanno campo magnetici, pareva certo che anche Urano ne avesse uno. Se così non era, occorreva trovare una spiegazione esauriente.
Per fortuna gli astronomi non furono costretti a trovarla. Il Voyager 2 si stava avvicinando dal lato del Sole e l'osservazione del campo magnetico era impedita da elettroni presenti nella ionosfera. Quando la sonda raggiunge un punto a 470 mila chilometri (290 mila miglia) dal centro di Urano, gli elettroni passarono nella magnetosfera planetaria. Il campo magnetico esisteva: era 50 volte più intenso di quello terrestre e si estendeva dal lato notturno del pianeta. Tutto era come doveva essere.
Be', non proprio tutto. L'asse magnetico di solito è inclinato rispetto all'asse di rotazione e non passa necessariamente per il centro gravitazionale del pianeta (Non si è trovata ancora una spiegazione del fenomeno).
La situazione nel caso di Urano è però estrema, L'asse magnetico è inclinato di almeno 60 gradi rispetto all'asse di rotazione e ha il proprio centro a 8 mila chilometri (5 mila miglia) dal centro del pianeta. Il perché dell'insolito fenomeno è ignoto, ma forse ha qualcosa a che vedere con l'altrettanto insolita inclinazione dell'asse di rotazione.

Il Voyager 2 passò tra gli anelli del pianeta e Miranda, il satellite più interno (visto dalla Terra). Alle 5 del pomeriggio del 24 gennaio 1986 arrivò nel punto più vicino a Miranda, ossia a 28 mila chilometri (17.400 miglia) dalla sua superficie. Neanche un'ora dopo raggiunse il punto più vicino a Urano, a 81.500 chilometri (51 mila miglia) dallo strato di nubi del pianeta. Effettuò tali passaggi ravvicinati con una differenza di pochi secondi rispetto all'orario previsto e allontanandosi di soli 16 chilometri (10 miglia) dal percorso stabilito: una precisione straordinaria.
Nel 1977, attraverso osservazioni compiute dalla superficie terrestre, erano stati individuati intorno a Urano nove sottili anelli. Si studiò il pianeta mentre si trovava vicinissimo a una stella e si analizzarono le variazioni nella luce della stella quando gli anelli le passavano davanti.
Il Voyager 2 dimostrò che i nove anelli esistevano davvero e ne scoprì un decimo tra l'ottavo e il nono (a partire da Urano e contando verso l'esterno). Tale nuovo anello è sottilissimo e assai poco visibile, per cui non lo si sarebbe mai potuto individuare dalla Terra.
Come si era capito anche attraverso le osservazioni compiute sulla Terra, gli anelli di Urano sono composti da particelle scure, del che forse non c'è da stupirsi. I corpi più piccoli del sistema solare esterno di solito sono ghiacciati, e questo ghiaccio (generalmente d'acqua, ma non sono da escludersi ammoniaca e metano come componenti secondari) è misto a materiali pietrosi di varie dimensioni.
Due fenomeni possono rendere scuri tali oggetti ghiacciati. A volte i corpi piccoli perdono lentamente il ghiaccio attraverso l'evaporazione, ma non perdono i materiali pietrosi. Con il trascorrere di miliardi di anni diventano meno ghiacciati e tendono a ricoprirsi di una crosta di materiale pietroso che è più scuro del ghiaccio e impedisce ad altro ghiaccio di evaporare. Quanto al secondo fenomeno, il metano presente nel ghiaccio può lentamente polimerizzarsi in sostanze nere e catramose che scuriscono ulteriormente la superficie.
Parlai del possibile formarsi di una simile crosta sulle comete molto prima che la sonda Giotto sfiorasse la cometa di Halley. Quando Giotto passò vicino alla cometa di Halley, dimostrò che questa era molto scura (Emanava però ancora getti di ghiaccio in evaporazione, perché si era assai più riscaldata nel sistema solare interno di quanto non siano gli oggetti nelle vicinanze di Urano).
C'è dunque da chiedersi non perché gli anelli di Urano siano così scuri, ma perché gli anelli di Saturno siano così chiari. Sembra che i corpi piccoli vicini a Saturno (con l'eccezione del satellite Giapeto, nel quale un emisfero appare scuro) siano più ghiacciati di quelli vicini a Giove o a Urano, e un giorno bisognerà decidersi a spiegare il mistero.
Risulta inoltre che mentre gli anelli di Saturno sono composti di oggetti di ogni dimensione che vanno dalla polvere fine a rocce grandi come montagne, gli anelli di Urano sono composti per lo più di massi dalle dimensioni uniformi e sono praticamente privi di polvere. È di nuovo una differenza incomprensibile tra Saturno e Urano, e io credo che sarà Saturno a rivelarsi atipico.
Urano ha un sistema di satelliti che è, sotto molti profili, singolare. Attraverso osservazioni compiute dalla superficie terrestre si sono scoperti cinque satelliti, dei quali nessuno è un gigante con diametro di tremila chilometri (1.850 miglia) o più. Urano è l'unico gigante gassoso senza un satellite di grandi dimensioni. Nettuno ha Tritone, Saturno ha Titano, Giove ha Io, Europa, Ganimede e Callisto. La Terra ha la Luna. Perché a Urano manchi un satellite gigante non si sa. Che c'entri in qualche modo l'eccezionale inclinazione del suo asse?
Inoltre i cinque satelliti sono inclinati come Urano e ruotano sul piano equatoriale del pianeta. In altre parole, mentre tutti gli altri satelliti planetari si muovono grosso modo in senso orizzontale nel cielo mentre li osserviamo, i satelliti di Urano si muovono in senso verticale.
Questo significa forse che i satelliti si formarono quando l'asse di Urano era già inclinato. Se si fossero trovati nel piano equatoriale del pianeta quando quest'ultimo aveva ancora un asse abbastanza normale, l'inclinazione successiva li avrebbe indotti a muoversi in orbite altamente inclinate. L'inclinazione deve essersi verificata proprio all'inizio della storia del sistema solare, e i satelliti si devono essere formati dopo.
I satelliti sono più scuri di quanto si pensasse. Dalla Terra apparivano solo come puntini luminosi: gli astronomi, ritenendo che fossero di ghiaccio, avevano immaginato che riflettessero in misura abbastanza sensibile la luce e avevano calcolato le loro dimensioni in base alla loro luminosità. Poiché si sono rivelati più scuri del previsto, per essere così luminosi come appaiono bisogna che riflettano meno luce e siano più grandi. Ecco un elenco dei presunti diametri dei cinque satelliti prima dell'esplorazione del Voyager e dei diametri calcolati dalla sonda:

Diametro del satellite: km (mi)prima del Voyager 2dopo il Voyager 2
Miranda240 (150)480 (300)
Ariel700 (435)1.170 (725)
Umbriel500 (310)1.190 (740)
Titania1.000 (620)1.590 (990)
Oberon900 (560)1.550 (965)

Noterete che il diametro di Miranda è diventato quasi il doppio, quello di Ariel è aumentato di 1,7 volte, quello di Umbriel di 2,4 volte, quello di Titania di 1,6 volte e quello di Oberon di 1,7 volte. Naturalmente i satelliti furono scoperti in ordine decrescente di grandezza. Miranda, il più piccolo (e il più interno) dei cinque, fu individuato solo nel 1948.
Il 31 dicembre 1985 il Voyager 2, avvicinandosi ulteriormente, scoprì un sesto satellite ancora più interno di Miranda. Miranda si trova infatti a 130 mila chilometri (80.400 miglia) dal centro di Urano, mentre il nuovo satellite dista da esso solo 85 mila chilometri (53.400 miglia). Il nuovo satellite ha inoltre un diametro di soli 160 chilometri (100 miglia) ed è stato per ora battezzato 1985U1.
Nel gennaio 1986 furono individuati ben nove altri satelliti, tutti più vicini a Urano di 1985U1. I primi tre, 1986U1, 1986U2 e 1986U3, avevano un diametro di circa 80 chilometri (50 miglia), gli altri un diametro che andava dai 20 ai 50 chilometri (dalle 10 alle 30 miglia). Il più interno che si conosca attualmente è 1986U7: si trova all'interno del sistema di anelli, a soli 50 mila chilometri (30.500 miglia) da Urano.
Questi piccoli satelliti pongono qualche problema. L'analisi di Giove e Saturno effettuata dalle sonde ha indotto a formulare il concetto di "satelliti pastori", piccoli satelliti che ruotano all'esterno e all'interno di un particolare anello e tramite l'attrazione gravitazionale impediscono agli anelli stessi di disgregarsi e disperdersi. Bene, pare che la maggior parte degli anelli di Urano non abbiano satelliti del genere. Come fanno allora a continuare a esistere?
Inoltre sappiamo che sia Giove, sia Saturno, sia Urano hanno piccoli satelliti che ruotano subito all'interno o all'esterno del sistema di anelli. Probabilmente anche Nettuno li ha. Mercurio e Venere non possiedono satelliti, e la Terra ha una grande luna lontana, ma nessun piccolo satellite vicino. È l'assenza di simili corpi piccoli e assai vicini a impedire a questi mondi di conservare un sistema di anelli? Certo, Marte ha due satelliti vicini di piccole dimensioni, ma non possiede anelli. Che i satelliti marziani siano stati catturati dal pianeta dopo che un anello si era disgregato? Bisognerà, se possibile, apprendere molto di più sulla formazione degli anelli.

Il Voyager 2 esaminò attentamente i cinque satelliti più grandi di Urano. Sulla superficie di Oberon sono disseminati crateri dai quali si diffondono verso l'esterno diversi raggi luminosi. È un fenomeno abbastanza comune. Il fondo dei crateri è però scuro, e questo è un particolare meno comune.
Titania non ha solo crateri, ma anche fosse tettoniche. Saltiamo per il momento Umbriel e passiamo ad Ariel, che ha crateri e canyon forse ancora più grandi. Pare che più ci si avvicini a Urano, più la superficie dei satelliti sia accidentata.
Miranda, che è stato esaminato a distanza assai ravvicinata, ha stupito tutti. Sulla sua accidentatissima superficie c'è un po' di tutto: canyon come su Marte, solchi come su Ganimede, avvallamenti come su Mercurio. Inoltre si notano una serie di linee scure che sembrano frittelle ammucchiate viste di fianco, un insieme di solchi simili a quelli di un ippodromo, e un luccicante gallone a forma di "V".
È davvero sconcertante che un corpo celeste così piccolo abbia caratteristiche di superficie così varie. È decisamente troppo piccolo per essere geologicamente vivo. Per il momento si è avanzata l'ipotesi che abbia rasentato la morte. Forse fu colpito da qualche grosso oggetto celeste e ne fu letteralmente distrutto (Il grande satellite più interno di Saturno, Mimante, ha un cratere così gigantesco che a suo tempo l'impatto deve avere quasi disintegrato il corpo celeste).
Miranda, dopo essere stato frantumato, deve essersi riaggregato grazie alla sua stessa gravità, ma evidentemente non si trattò di un processo ordinato. Il satellite si aggregò disordinatamente, sicché adesso presenta caratteristiche di superficie estremamente caotiche.

Mi pare però che il vero mistero sia rappresentato da Umbriel. È il più scuro dei satelliti. Sembra sia anche privo di caratteristiche, se si esclude un unico anello brillante che somiglia a una ciambella e brilla vicino ai confini dell'emisfero illuminato.
Perché Umbriel è più scuro degli altri? Perché è privo di caratteristiche? Che cosa produce la ciambella bianca? Purtroppo passeranno probabilmente molti anni prima che si possa dare un'altra occhiata (magari più attenta) al satellite; nel frattempo possiamo solo osservare le fotografie in nostro possesso e meravigliarci.
Nel 1787 l'astronomo anglo-tedesco William Herschel (1738-1822), che sei anni prima aveva scoperto Urano, individuò i suoi due satelliti più luminosi. Invece di dare loro nomi di divinità greco-romane, li chiamò "Oberon" e "Titania", il re e la regina delle fate nella commedia di Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate.
Quando l'astronomo inglese William Lassell (1799-1880) scoprì nel 1851, gli altri due satelliti più luminosi di Urano, chiamò il più brillante dei due "Ariel", dal nome dello spirito felice e spensierato della Tempesta di Shakespeare (Si presupponeva naturalmente che Ariel, il più luminoso, fosse anche più grande dell'altro, ma ora sappiamo che in realtà l'altro è più grande, solo che essendo più scuro riflette meno luce).
Lassell chiamò il satellite più scuro "Umbriel", dal nome di uno spirito che c'è nel Ricciolo rapito, un poema epico-satirico scritto dal poeta inglese Alexander Pope (1688-1744). Umbriel era uno spirito lunatico, incline ai sospiri e alle malinconie. "Umbriel" deriva dalla parola latina "umbra", che significa ombra ("ombrello", quindi, è qualcosa che proietta una "piccola ombra" all'interno della quale noi rimaniamo asciutti).
Quando scoprì il quinto satellite di Urano, l'astronomo olandese-americano Gerard Peter Kuiper (1905-1973) tornò alla Tempesta e chiamò il corpo celeste appena scoperto Miranda, dal nome dell'affascinante eroina della commedia.
Ma non è strano che Umbriel, il satellite scuro e indistinto, sia stato chiamato con il nome di uno spirito lunatico che sedeva triste tra le ombre? C'è qualche significato riposto nella cosa?
No, nessuno. Si tratta di pura coincidenza.

FINE