Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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DALLE UTOPIE A OGGI - Marzio Tosello
Oggi viviamo una realtà che può dirsi fantascientifica se vista con gli occhi di chi è transitato per gli anni Settanta? Da un certo punto di vista sì, da certi altri no. Guerre, fame, pestilenze e cose del genere ci sono sempre state, e quindi non fa nemmeno conto parlarne: sono una costante che prescinde dai decenni e che si ripete, immutata, nei secoli. Quindi si tratta di ripetizioni genetiche, che con la SF nulla hanno a che vedere.
Invece, ci sono meraviglie che allora potevamo forse immaginare, e che oggi sono realtà quotidiana per molti. Il "villaggio globale" della comunicazione, l'estensione capillare dei computer con tutto quello che ne consegue per lavoro, relazioni sociali e così via, i trapianti che hanno conseguito traguardi allora solo immaginabili. Ma, a ben guardare, viviamo in tempi da fantascienza? Sì, ma questo è sempre successo a partire da cento e poco più anni fa, vale a dire da quando il progresso non è più stato qualcosa i cui risultati si potevano misurare a distanza di generazioni. Adesso qualsiasi scoperta o invenzione entra subito in circolazione, diventa nel breve tempo appannaggio di tanti, viene ben presto superata o migliorata o messa alla portata di tutti nel giro di pochi mesi. Si pensi ai trasporti: agli inizi del secolo, malgrado esistessero già alcuni prototipi di automobili, la totalità del trasporto era affidata ancora alla trazione animale. Per mare si viaggiava ancora a vela o a vapore, gli aerei erano attrazioni buone per le fiere o, al massimo, per essere usati in guerricciole locali (i primi a usarli per bombardare il nemico, lanciando bombe a mano da bassa quota, furono gli italiani nel 1911).
Poi, di colpo, le cose hanno cominciato a muoversi a gran velocità. Nel giro di pochi anni le cose sono così tanto cambiate che, in una vita normale - calcolata sulla settantina abbondante di anni - si è passati dalla Ford modello T, ansimante e malsicura, alle centinaia di modelli attuali; si sono eliminati i cavalli dal trasporto pubblico relegandoli nei galoppatoi, si è passati dagli aerei a elica ai jet, s'è intravista persino la possibilità di uscire dallo spazio terrestre. Insomma, per chi è nato negli anni Venti, Trenta, Quaranta e così via, gli anni a venire si sono rivelati come pieni di meraviglie (sempre restando nel campo delle scoperte scientifiche, ovviamente). Quindi, un passaggio continuo nel regno della fantasia più sfrenata, a volte con virate così improvvise quali nemmeno i più accorti scrittori di fantascienza erano riusciti a immaginare. Che i computer si sarebbero diffusi con una tale capillarità nessuno l'aveva previsto, come nessuno aveva pensato che si sarebbero potuti avere calcolatori così minuscoli e televisori talmente miniaturizzati da poterli tenere nel palmo di una mano. La fantascienza è domani, è già oggi, è nella realtà quotidiana, non vive più nelle pagine dei romanzi. Forse anche per questo i "tempi" fantascientifici si sono così tanto ristretti: adesso non si parla più di futuri molto lontani ma si immaginano scenari estremamente vicini, cose già adesso possibili. È la lezione del cyberpunk e di tutti gli epigoni che ha creato, lezione fondata sulla visione di una società degradata - è sempre stato il pallino di certa SF dipingere il futuro a tinte fosche, e forse non a torto - su una sempre maggior commistione uomo-macchina, sullo strapotere delle multinazionali e delle varie mafie.
Gli autori che vogliono sfuggire a questa morsa si rifugiano nell'avventura, nel futuro iperbolico, nelle società aliene da costruire a proprio beneplacito. Questi però non tracciano le vie del nostro possibile futuro: qualora dovesse esserlo, bisognerà attendere qualche migliaio di generazioni per vederlo attuato, e a quel punto nessuno ricorderà più i romanzi che, magari, l'hanno prefigurato.
FINE